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Alta fedeltà...


Arriva in ritardo di un quarto d'ora, e questo significa che so­no stato nel pub a guardare lo stesso articolo per ben quaran­tacinque minuti. È spiacente del ritardo, anche se, tutto consi­derato, non è che proprio si profonda in scuse; ma non le dico niente al riguardo. Non è giornata.« Evviva », dice, e fa tintinnare il suo bicchiere di vino e so­da contro la mia bottiglia di Sol. Un po' del trucco è venuto via col sudore, è un'altra giornata calda, e ha le guance tutte rosa; è deliziosa. « Che bella sorpresa. »Io non dico niente. Sono troppo nervoso.« Sei preoccupato per domani sera? »« No. » Mi concentro nel cercare di spingere giù per il collo della bottiglia un pezzetto di limone.« Hai intenzione di dire qualcosa, o devo tirar fuori il mio giornale? »« Ho intenzione di dire qualcosa. »« Bene. »Agito la birra cosi diventa davvero limonosa.« Di cosa mi devi parlare? »« Vorrei sapere se vuoi sposarti o no. Dico, con me. »Lei ride un sacco. « Ah ah ah. Ooh ooh ohh. »« Guarda che dico sul serio. »« Lo so. »« Oh, beh, tante grazie, cazzo. »«Oh, Rob, scusami. Ma due giorni fa eri innamorato di quella che ti ha intervistato per quel giornalino locale, vero? »« Non esattamente innamorato, ma... »« Dunque, scusami, ma non mi sembra che tu sia la persona più affidabile del mondo. »« Mi sposeresti se lo fossi? »« No, non credo. »« Bene. Ok. Allora, si va a casa? »« E adesso non mettere il muso. Si può sapere come ti è ve­nuta in mente questa storia? »« Non lo so. »« Sei molto persuasivo. »« Ti si può persuadere? »« No. Credo proprio di no. È solo che sono curiosa di sape­re come fa uno a passare, in due giorni, dal preparare dei na­stri per una donna, alle proposte di matrimonio a un'altra. Chiaro? »« Chiaro. »« Allora? »« È solo che non ne posso più di pensarci tutto il tempo. »« Pensare a cosa? »« A questa roba. L'amore e il matrimonio. Voglio pensare a qualcos'altro. »« Ho cambiato idea. Questa è la cosa più romantica che ab­bia mai sentito. D'accordo. Accetto. »«Silenzio! Sto cercando di spiegarti.»« Scusa. Va' avanti. »« Vedi, io ho sempre avuto paura del matrimonio per via, sai, della palla al piede, perché voglio la mia libertà e compa­gnia bella. Ma mentre pensavo a quella stupida ragazza im­provvisamente ho capito che era il contrario: che se ti sposi con qualcuno che sai di amare, e ti sistemi, questo ti rende li­bero di fare altre cose. So che non sai cosa senti per me, ma io so cosa sento per te. So che voglio stare con te e che continuo a fare finta di no, con me stesso e con te, e così andiamo zop­piconi. È un po' come se firmassimo un nuovo contratto ogni due settimane o roba così, e non ne posso più. E so che se ci sposassimo, io la prenderei seriamente, e mi passerebbe la vo­glia di combinare pasticci. » « E vorresti prendere una decisione di questo genere così? A sangue freddo? Se faccio questo, succede quest'altro, tac tac, e via? Non sono sicura che le cose vadano così. »« Invece vanno così, vedi. Se anche si tratta di una relazio­ne, cioè di una faccenda sentimentale, non significa che non si possano prendere decisioni razionali. Anzi, certe volte ci si è addirittura costretti, altrimenti non si arriva a niente. Sai qual è stato il mio errore? Ho lasciato che a decidere fossero il fat­tore climatico e i muscoli del mio stomaco e un formidabile gi­ro di accordi in un quarantacinque giri dei Pretenders, ma so­no stufo e d'ora in poi voglio essere io a decidere. »« Forse. »« Cosa significa forse? »« Significa: forse hai ragione. Ma questo non mi aiuta, o sì? Tu fai sempre così. Arrivi a chissà quale conclusione, e tutti gli altri devono adeguarsi. Davvero ti aspettavi che ti dicessi sì? »« Non lo so. Non ci ho pensato, davvero. La cosa importan­te era chiedertelo. »« Beh, me l'hai chiesto. » Ma lo dice dolcemente, come se sapesse che quello che le ho chiesto è una buona cosa, non priva di un suo significato, anche se non le interessa. «Gra­zie. » N. Hornby