La crisi restituisce volti,
storie.
Nella maggioranza dei casi passano sotto silenzio
e le difficoltà di tanti lavoratori
e delle loro famiglie si perdono nella quotidianità.
Quando rimbalzano agli onori della cronaca spesso sono drammi.
Sono tanti,
sono troppi i morti per troppo fisco.
Sono tanti,
sono troppi i morti perchè disoccupati,
con famiglie.
La vergogna,
l'umiliazione subita,
il menefreghismo ha portato a questi fatti di cronaca.
Come i tantissimi che si arrangiano con piccoli stratagemmi,
che non hanno case o barche intestate a prestanome ma che
"aggiustano"
la dichiarazione dei redditi.
Una fregatura qui,
una denuncia gonfiata là.
Finché l'Agenzia delle entrate del Paese al top nell'Ue
per evasione fiscale non ha reclamato il maltolto.
La crisi,
poi,
ha fatto il resto.
Rendendo insormontabili le difficoltà dell'uomo qualunque.
E' ora di finirla.
L'Eurispes stima che l'economia sommersa nostrana
nel 2010 abbia generato 529 miliardi di euro
nel 2010 e per il 2011 il volume stimato sale a 540 miliardi,
pari a circa il 35% del Pil ufficiale.
Sempre Eurispes ci svela che,
oltre agli evasori 'di professione' che occultano al fisco la maggior parte dei loro proventi,
prendono la residenza all'estero,
o nascondono i loro patrimoni nei cosiddetti paradisi fiscali
(550 miliardi su 7.300 stimati sarebbero riconducibili a cittadini italiani),
l'economia sommersa coinvolge appunto tante persone comuni che lavorano in nero,
magari come secondo lavoro,
o che utilizzano l'evasione fiscale come una sorta
di ammortizzatore sociale per contrastare gli effetti della crisi.
Il 53% dell'economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso,
il 29,5% dall'evasione fiscale a opera di aziende e imprese
ed il 17,6% dalla cosiddetta economia informale.
Ora,
il dilemma è:
'morire' per colpa del fisco
o
morire per aver evaso troppo il fisco?
(Un po weeb un po Albino)