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...fini la comédie

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I porcospini...ovvero una favola per dirvi...

Post n°328 pubblicato il 07 Agosto 2012 da g1b9

 Buona sera a tutti, Liliana, redattori, amici del blog,ormai siamo in piena estate,molti quest'anno non andranno in vacanza, rinunceranno anche ad altro, data la pessima congiuntura economica, molti sono soli, molti hanno solo questo mezzo per stare con gli altri, molti sono malati.. Ho scritto questo post pensando  a quella umanità che soffre per molti e svariati motivi, sono nostri fratelli, cerchiamo di scoprire in noi  questo sentimento, emozione che ci permette di aiutarli..





  I PORCOSPINI

 In una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini.Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi, sballottati avanti e indietro tra due mali,finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente


 

Questo breve racconto di Arthur Schopenhauer,
in realtà è molto più di una semplice favoletta...
é  una magnifica..perfetta descrizione dell' EMPATIA .
Cercherò ora di raccontarvi cos'è l'empatia...
Intanto non è sinonimo di simpatia. 

L'empatia è  quella capacità di “sentire l’altro”, di cui tutti noi,anche se a diverso titolo siamo dotati per natura.  Essa permette agli uomini di riconoscersi dal semplice incontro di uno sguardo, di  sentire che i bisogni dell’altro sono  importanti quanto i propri, entrando in contatto con il suo mondo interiore e le sue emozioni.E  poichè le emozioni  hanno enorme importanza nell' intercomunicazione  possiamo ben capire perché l’empatia sia ritenuta una dote fondamentale per chi voglia essere un buon comunicatore, ma  anche soltanto  per chi  desideri  vivere felicemente qualsiasi tipo di rapporto (di coppia, di amicizia, di lavoro). 

 

 

 L’uomo è per natura un animale sociale; pertanto  vive in relazione con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, è importante e necessario trovare la giusta distanza che ci permette di percepire le emozioni dell’altro senza  viverle direttamente...Alcuni  pensano che il modo migliore per stare vicino a chi amiamo sia provare le stesse emozioni  in modo tale da vivere quasi in simbiosi,soffrendo con lui,e come lui, se  questo ha un problema .  La vera empatia non richiede un simile sacrificio,e spesso è anche controproducente. Lo sanno bene tutti coloro che svolgono professioni d’aiuto, medici, infermieri, psicologi per i quali è importante possedere una buona dose di empatia.Se questi si facessero completamente carico delle problematiche degli altri non potrebbero essere loro d’aiuto perché sarebbe come  cercare di salvare chi è caduto nelle sabbie mobili , avventurandosi in esse allo stesso modo


 

La vera empatia può essere dunque riassunta nella formula “vicini ma non troppo”.La nostra intelligenza emotiva ci aiuta a farci comprendere  che ti tipo di rapporto stiamo costruendo con una persona e quindi a gestire queste emozioni di empatia, simpatia, empatia e simpatia allo stesso tempo.

 

L’empatia fiabesca di Shaun Tan

 

 

 

Vincitore agli Oscar 2011 dell’Academy Award for Animated Short Film, The Lost Thing è un cortometraggio d’animazione che avrei tanto voluto farvi  vedere , ma è stata una vana ricerca.
Shaun Tan , è un narratore sorprendente, capace di catturare l’attenzione grazie al suo variegato immaginario e al lirismo delle sue storie.



Protagonista del cortometraggio
è un ragazzo solitario e introverso,
instancabile collezionista di tappi di bottiglia.
Un giorno, mentre si sta dedicando a questo hobby sulla spiaggia,
si imbatte in una creatura singolare, una specie di teiera-granchio.
Resosi conto che essa si è perduta,
abbandonata tra l'indifferenza di tutti,
cerca di scoprire a chi appartenga e di ritrovare la sua casa.


 


L’ambientazione ricreata da Tan è volutamente inquietante: decadenti edifici di cemento sui quali si arrampicano tubi arrugginiti, una città statica e sprofondata, come in alcuni dipinti di Edward Hopper, in una sorta di apatia, di noia post-industriale. Anche i suoi abitanti sono affini al mondo autistico che popolano, completamente assorbiti in se stessi, nelle proprie abitudini rituali e in una vita desolata e incolore, tanto che nemmeno notano la creatura e non vogliono a nessun costo interrompere la routine per aiutarla. Nel disinteresse generale e ostacolato da una burocrazia kafkiana, solo il giovane, commosso dall’infelicità di questo curioso essere, se ne prende cura.

 


 
A tratti struggente, a tratti gioioso, questo corto seduce con una grafica fiabesca ed è sorretto da un solido costrutto di progettazione, animazione, suono e musica. Contraddistinguendosi per eleganza e semplicità, dipinge un mondo surreale che fonde il quotidiano, l’insolito e il bizzarro. La storia è speciale non solo per l’impianto grafico-narrativo, ma poiché invita a guardare il mondo con occhi diversi, per accorgerci di quanto ci circonda e recuperare la fiducia nel valore della bontà. Il concetto di cosa perduta, inoltre, ha una sottile venatura filosofica: può essere simbolo della natura, dell’innocenza, oppure il dilemma di aver smarrito se stessi o la propria parte più umana; sono molte le interpretazioni possibili.
 la visione di Shaun Tan  vuole trasmette significati profondi soprattutto tramite l’emozione e l’empatia.



 In The Lost Thing,   l’impianto fantastico è strumento ed espediente fondamentale per veicolare un messaggio di valenza universale. Altri punti di contatto sono, ad esempio, la staticità e grettezza in cui sprofonda il quotidiano, l’attenzione ai particolari apparentemente insignificanti ma dietro ai quali si celano meraviglie e altre dimensioni, il superamento dell’egoismo, del disinteresse, delle proprie ristrette vedute, l’emozione e l’empatia che risvegliano l’io. Fattore fondamentale è, in primis, la curiosità, quale capacità di gettare uno sguardo profondo e diverso sul mondo, vederne e valutarne le sfaccettature. Solo grazie alla curiosità, cui è strettamente legato il desiderio di arricchimento interiore, è possibile superare l’indifferenza e riuscire finalmente a vedere davvero. In secondo luogo, centrale è il ruolo dell’emozione, che, intesa anche in senso etimologico (e-moveo) si ricollega direttamente all’empatia. Essere in grado di provare empatia spinge a mettersi in gioco, ad andare oltre il sé: se l’individualismo è fondamentale per coltivare se stessi, rendersi individui e non massa, l’empatia è la summa in cui convergono curiosità ed emozione, nonché uno degli strumenti fondamentali concessi all’essere umano per salvare se stesso e compiere un salto evolutivo di consapevolezza.

(Per empatia di  Shaun Tan , notizie trovate sul web)

 


 
 

 
  
Un grazie di cuore, cari amici...

Vi lascio un abbraccio...

Giovanna

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