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...fini la comédie

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Gli indimenticabili..tributo ad Alberto Sordi....

Post n°341 pubblicato il 03 Settembre 2012 da zeno1949

Si pesca nell'album della memoria: immagini, frasi, gesti inimitabili e unici, rappresentativi, sognanti, concreti, reali, amari, divertenti: Albertone il bello, il brutto, l'ironico, il saggio, l'amico, il vecchio zio, il nonno, il furbo, il sognatore, il medico, il vigile, l'aristocratico, il papalino, il goliardico, il cicalone, il vitellone, il "sindaco per un giorno, imperatore per sempre", il tassinaro, il "romano dè Roma".

Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno del 1920. Il suo debutto nel cinema avviene come comparsa in "Scipione l'Africano" (1937), ma i suoi esordi nel mondo dello spettacolo sono caratterizzati dal doppiaggio di Ollio, l'attore Oliver Hardy. Nel dopoguerra ottiene un grosso successo in radio, con i suoi divertentissimi personaggi (i "compagnucci della parrocchietta", "Mario Pio"...), ma l'exploit vero e proprio avviene con il personaggio di Fernando Rivoli, protagonista de "lo Sceicco Bianco" (1952) e con l'inizio della collaborazione con Federico Fellini e lo sceneggiatore Rodolfo Sonego. La consacrazione dell'attore, poi, si avra' con l'interpretazione, in varie pellicole, di un uomo medio cialtrone, furbetto ed infingardo. Fellini  si accorge del suo immenso talento e lo chiama a interpretare il  nullafacente Alberto in"I vitelloni" (1953).


La consacrazione definitiva arriva con "Un americano a Roma" (1954) di Steno, in cui Sordi interpreta Nando Moriconi detto «l'americano» (personaggio già proposto in un episodio di Un giorno in pretura, 1953, dello stesso Steno), grottesco manifesto dell'utopistico provincialismo italiano. Grazie ai tanti volti della sua maschera attoriale e alla fortunata collaborazione con lo sceneggiatore R. Sonego, diventa in breve il principale artefice del successo della commedia all'italiana, recitando in numerosissimi film che compongono un mosaico nel quale si riflette l'Italia di quegli anni.

"Maccarone m'hai provocato e io me te magno!".

Nel 1959 è nelle commedie "Il vedovo" di D. Risi e "Il moralista" di G. Bianchi, oltre a mostrare il suo lato più dolente in "La grande guerra" di M. Monicelli; seguono altri successi in commedie e film più sofferti come "Tutti a casa" (1960) di L. Comencini, "Una vita difficile" (1961) di D. Risi, "Mafioso" (1962) di A. Lattuada, "Il maestro di Vigevano" (1963) di E. Petri, "Il boom" (1963) di V. De Sica, "Detenuto in attesa di giudizio" (1971) di N. Loy e "Lo scopone scientifico" (1972) ancora di Comencini.


Nel 1966 debutta alla regia con "Fumo di Londra", cui seguono numerose altre prove non sempre all'altezza della bravura del Sordi attore. Pur insistendo sulle tonalità istrioniche che hanno costruito il suo successo e la sua grandezza, come dimostra ad esempio con i toni fermamente grotteschi di "Un borghese piccolo piccolo" (1977) di M. Monicelli,


dal romanzo di V. Cerami, nella seconda parte della carriera (dalla seconda metà degli anni '70 in poi) sfronda il suo cinema dalla cattiveria descrittiva e dalla satira feroce, per assumere invece irrisolti toni moralisti e atteggiamenti piattamente paternalistici quali quelli che emergono in film come "Un tassinaro a New York" (1987), "Nestore, l'ultima corsa" (1994) e "Incontri proibiti" (1998), tutti da lui diretti. Resta comunque l'importanza decisiva di un artista che, come pochi, ha saputo raccontare l'Italia del secondo Novecento riuscendo a specchiare e influenzare i molti vizi e le poche virtù dell'italiano comune.

Uno spezzone tratto dal film "Il Vedovo", 1959.
Sordi passeggia di notte per le strade cittadine deserte insieme ad un signore. Fumano una sigaretta e chiacchierano con tono rilassato

 Da "Il tassinaro", 1983
Sordi-tassinaro ha caricato sul suo tassì una coppia di americani. Lui è un uomo corpulento e indossa un notevole cappello a tesa larga, stile J.R. del telefilm "Dallas". Lei è una donna di mezza età, vestita in modo sgargiante e con una vocetta stridula. I tre discutono animatamente.

  Premi & Nomination in carriera

Nastri d'Argento 1954
Premio miglior attore non protagonista per il film "I vitelloni" di Federico Fellini

Nastri d'Argento 1956
Premio miglior attore per il film "Lo scapolo" di Antonio Pietrangeli

Nastri d'Argento 1960
Premio miglior attore per il film "La grande guerra" di Mario Monicelli

David di Donatello 1960
Premio miglior attore per il film "La grande guerra" di Mario Monicelli

David di Donatello 1961
Premio miglior attore per il film "Tutti a casa" di Luigi Comencini

David di Donatello 1966
Premio miglior attore per il film "Fumo di Londra" di Alberto Sordi

David di Donatello 1969
Premio miglior attore per il film "Il medico della mutua" di Luigi Zampa

Festival di Berlino 1972
Premio miglior attore per il film "Detenuto in attesa" di giudizio di Nanni Loy

David di Donatello 1972
Premio miglior attore per il film "Detenuto in attesa di giudizio" di Nanni Loy

David di Donatello 1973
Premio miglior attore per il film "Lo scopone scientifico" di Luigi Comencini

David di Donatello 1977
Premio miglior attore per il film "Un borghese piccolo piccolo" di Mario Monicelli

Nastri d'Argento 1977
Premio miglior attore per il film "Un borghese piccolo piccolo" di Mario Monicelli


Alberto Sordi si spegne il 25 febbraio 2003 all'età di 82 anni. La salma, sottoposta ad imbalsamazione, viene traslata nella sala delle armi del Campidoglio, dove per due giorni riceve l'omaggio ininterrotto di una folla immensa; il 27 febbraio si svolgono i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano, davanti a circa 500 000 persone. Sordi riposa oggi nella sua tomba di famiglia, presso il cimitero monumentale del Verano.

(informazioni prese dal web)

Alcune sue frasi celebri:

"La mia comicità non è mai stata astratta, gratuita.
L'ho sempre ricalcata sulla realtà del momento."


"La nostra realtà è tragica solo per un quarto:
il resto è comico: Si può ridere su quasi tutto."


"Nei miei film io mi limito a riflettere le
inquietudini di tutti noi, il pessimismo dilagante."


"Alla mia età ho fatto il callo alla solitudine.
Una solitudine, però, molto relativa, perchè
il lavoro riesce a riempire completamente la mia esistenza."


Sarà in Paradiso? Come si dice, "Si va in Paradiso per il clima, all'Inferno per la compagnia". Per lui è forse indifferente,  sicuramente è in buona compagnia. Ride, lo si sente da qua; prende in giro "noartri". Un giorno urlò, "Lavoratori!", e tutti lo amarono odiandolo un po'. Da lassù, siamo sicuri, griderà, "Romani!", e poi il solito gestaccio che lo fece amare. E ce lo meritiamo tutto, perché della vita lui ha amato la leggerezza, il sorriso, senza negare le durezze o le tristezze, ma affogando le difficoltà in sana ironia. E mò? E mò niente, perché tanto lui mica è sparito! La tristezza se ne andrà,  e poi basta guardà un suo film. Eccolo, ancora lui. Inimitabile. E se ride! Grazie Albertone., quante risate ci hai regalato e sono sicuro continui a farlo da dove sei ora.....
Ciao Arbè, statte bene! Ora fa sbellicà dalle risate
er Signore che de' sicuro se' divertità solo a sentitte parlà!!

Grazie per avermi seguito ancora una volta...




 
 
 
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