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...fini la comédie

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Una domenica particolare...

Post n°389 pubblicato il 05 Dicembre 2012 da picciro

 

Permesso?
Ecco mi accomodo ancora una volta in questa bellissima casa..e vorrei tanto che il mio sentire fosse comune a tutti voi amici e redattori!

 Voglio condividere con voi cari amici, una domenica particolare, passata in compagnia di una mia cara amica in una struttura bellissima immersa nella natura,  Fraternità monastica di Bose, che si trova ad Ostuni, un paese che dista circa 80 km da Bari.

Un mare di verde coltivato ad uliveto , frutteto e orto, tutto sapientemente curato dai frati, tutto perfetto, geometrie tra la terra e il cielo, l’odore di terra buona, una meraviglia di luogo dove regna una pace perfetta per chi ha voglia di ritrovarsi in un luogo lontano dal rumore, dallo stridore, dallo schiamazzo della quotidianità, per immergersi in un’atmosfera di tranquillità che evapora da ogni angolo!

Motivo di questa visita, il primo incontro per riflessioni sull’Avvento. Un frate, molto chiaro nell’esposizione,  ha parlato del vangelo di Marco, di quel miracolo fatto da Gesù, forse uno degli ultimi di esorcismo, liberando un ragazzo dal demonio. Ovviamente all’epoca non si conoscevano malattie come l’epilessia ma i sintomi descritti dall’evangelista portano in quella direzione. 
Gesù, dopo la trasfigurazione, arriva in un luogo dove un gruppo di gente discute e in questo, ci sono i discepoli e alcuni scribi. La gente nel vederlo arrivare è stupita e sgomenta, in una relazione rispettosa tale da raggiungere gli estremi dello stupore..la paura!

Gesù allora chiede di cosa stessero discutendo e un uomo tra la folla esordisce dicendo che discutono su suo figlio che è posseduto dal demonio e che i discepoli nulla hanno potuto per liberarlo  e così  chiede l’intervento salvifico direttamente a lui...se vuole! Chiede con fiducia a Gesù ma nello stesso tempo comprende che il primo miracolo non sarà certo la guarigione del figlio ma la sua fede, sembra quasi dire ..io credo ma tu aiuta la mia non fede! C’è una contemporaneità nella richiesta dell’uomo che grida a Gesù con la sua estrema fiducia, pur comprendendone tutta la sua fragilità.

L'uomo racconta che il figlio soffre sin da bambino, Gesù ordina che gli venga portato davanti: c’è tensione, depistaggio..il male che si sprigiona in quel corpo inconsapevole....Gesù non gli parla perché comprende che è muto e sordo. Dopo la cacciata del demone, il ragazzo sembra morto mentre  la folla assisiste a questa morte che è solo apparente. Poi gli prende la mano e lo solleva e il ragazzo si alza. Dinnanzi a tutto ciò, i discepoli in disparte gli chiedono il perché della loro non riuscita e Gesù risponde ..la preghiera! Perché quell’uomo ha creduto più sulla bontà di Gesù che sulla sua fede. Mentre gli apostoli avevano trascurato questo particolare fondamentale. Quell’uomo non ha posto la fiducia nella sua fede, s’è mostrato in tutta la sua debolezza, ha riconosciuto il proprio limite e non ha creduto in se stesso.



Ma si è affidato, come un bimbo si affida alla cura dei suoi genitori.
Quello che emerge ed è fondamentale è che quell'uomo pone dinanzi la sua precipuità. E' consapevole che la sua vita è un soffio, con tutte le sue contraddizioni. Il male di vivere lo pervade, conosce il rischio dell'incertezza umana, facile preda di pensieri altri ma è sublime il suo tentativo di superare tutto questo L'intervento che riceve, primariamente aiuta se stesso..a superare e ad andare oltre quella condizione che costringe ad andare avanti a tentoni..Quell'uomo sa che credere non è semplice..ma sa anche che continuare a credere è una battaglia!  Estrapolando questo concetto e volendo applicare alla nostra vita, a volte ci si rende conto che non tutto è come la famiglia del Mulino Bianco..la vita non è contradditorietà ma un alternarsi di angoscia e fiducia, speranza e disperazione ed è in questa alternanza che viene dato vita ad una fede che può sfociare in una preghiera insolita, fuori dai canoni, che può contemplare il male di vivere e la morte, che può puntare l'attenzione sul soffio tenue che è la vita, in quanto ogni uomo non è che un soffio, insignificante, evanescente, un'immagine che va via e non si sa dove va a finire. Ecco questo sguardo disincantato sulla vita che si trasferisce anche su Dio e su una  preghiera che può divenire non supplica ma dialogo, attraverso il quale riscoprire un non buttar via della vita che pure contiene relazioni contraddittorie da maneggiare con cura tanto son fragili e in questo realistico sguardo dialogico con Dio, porre la domanda:

E mo', cosa metto insieme? Cioè.. con quali fili intreccio il nodo della speranza? Da una condizione umana non rinnegata può venir fuori una posizione di fiducia non illusoria, la vita di certo non cambia, ma rispetto al venir meno della fiducia sia.. VITA..pur nella contraddizione, una solidificazione della fragilità, senza negarla o nasconderla. Che ne pensate? Aprite il vostro cuore..il mio vi ascolta...

 
                                                              (Ostuni)

 

Nota a margine

Si sa che ognuno di noi ha problemi, la vita non è mai liscia come l’olio…come vorremmo che fosse ma credo, contrariamente a quello che sento, che questo angolo di mondo possa rappresentare una valvola di sfogo, una fonte alla quale abbeverarsi per ritemprarsi ed essere catapultati poi nella solita vita, con maggior forza e spirito d’iniziativa, per afferrarla per le corna. Eclissarsi non giova ..anzi! Penso possa essere un detrarre alla nostra vita piuttosto che altro! Va da sé che siamo liberi..ma anche di mantenere in vita un qualcosa nato per gioco…e che come creatura , debba essere rispettato! E poi si sa..volere è potere! Indipendentemente da tutto e da tutti!! Io ci credo fermamente e va da sé che questo rimane una mia umile e sentita riflessione..dolcissima sera per voi..

rosa


 

 
 
 
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