Creato da MirtilloGirl il 11/09/2006
quando qualcosa comincia, comincia a finire (a.g. pinketts)

marmellata di mirtilli

Innocenza. Purezza. Illogicità. Anti-logicità.
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F=ma

Post n°52 pubblicato il 14 Novembre 2006 da MirtilloGirl
 
Tag: écrire

«Vedete, colleghi, diminuendo l’attrito, il moto del corpo si prolunga per uno spazio-tempo maggiore. Dunque, cari colleghi, è evidente che via via che diminuiscono le forze agenti su un corpo, esso persiste nel suo stato di moto rettilineo uniforme. Allo stesso modo, se non applico nessuna forza su un corpo esso permane nel suo stato di quiete». Che giornata.
Eppure ora non si sentiva meglio. Aveva trovato una risposta, sì, ma d’altra parte io sapevo che non si sarebbe accontentato di ciò, che la risposta avrebbe portato con sé altre domande. Sapevo esattamente a cosa pensava.
Non è facile essere un angelo custode, soprattutto se devi vegliare su un uomo intelligente come Isaac: avere nelle mani tutto il cosmo, e vedere lui che poverino si tormenta giorno e notte per assodare che se nessuno tocca un corpo, il corpo rimane immobile. Accidenti a quei dannati accademici, se non parli legiferando nel loro linguaggio, sembra che non riescano a comprendere nemmeno le cose più banali. Quella che per loro stava già diventando la Prima Legge della Dinamica, per Isaac era solo l’inizio di un ragionamento.
A volte il cervello degli esseri umani è come il piatto del 33 giri, quando si inceppa ripetendo la stessa frase all’infinito. Finchè qualcuno non lo ferma. Così a volte loro sono lì, a un passo dalla risposta, ma continuano a farsi la domanda.
Ecco perchè quando l’ho visto sedersi sotto quel melo non ho saputo resistere. Insomma, non potevo continuare a vederlo tormentarsi così. Credetti di non fare una cosa sbagliata dandogli un piccolo aiuto, d’altra parte era già sulla strada giusta. Dovevo solo sbloccare quella domanda, perché la risposta era proprio lì, nella sua testa, già pronta.
Fu per questo che quando si sedette sotto quel melo non potei resistere. Feci cadere una mela matura, quella che stava proprio sopra la sua testa, ed essa lo centrò con un colpo perfetto proprio dove si era inceppata la domanda. Subito dopo lo vidi fissare un punto davanti a sé per un tempo interminabile. Capii che il suo discorso mentale era partito. Feci cadere un’altra mela dall’albero di fronte, e poi un’altra. Lui rimase immobile a fissare il punto in cui erano cadute le mele, come se mentalmente continuasse a vederle cadere, a rallentatore, e ne misurasse ogni parametro: velocità, massa, attrito, accelerazione, distanza. Poi raccolse la mela che lo aveva colpito. Sorrise. Io dentro di me facevo un tifo vergognoso per lui. Finchè lo vidi assumere quella sua solita espressione di pacata solennità, e solo allora ne compresi davvero il significato: per un istante aveva percepito in sé le leggi del Cosmo, tentando di penetrarle, sviscerarle, sezionarle con l’intelligenza. Era commovente.
Corse nel suo laboratorio e per giorni e giorni di nuovo lo vidi entusiasta e pieno di sicurezza a dimostrare con gli esperimenti ciò che aveva intuito sotto il melo. E dopo ogni esperimento ripeteva scimmiottandosi ironicamente:
- È evidente, cari colleghi, che applicando una forza ad un corpo, questo si muove! E quindi vuol dire che accelera! E forze diverse sullo stesso corpo producono accelerazioni diverse! Ma anche la stessa forza su corpi diversi produce accelerazioni diverse, pertanto la forza è proporzionale all’accelerazione che provoca e dipende dalla massa!!
Scrisse sulla sua lavagna: F=ma
Un brivido secolare mi percorse le ali.
Era tutto infervorato, spettinato, con gli occhi infuocati. Si fermò improvvisamente e con quella solita pacata solennità, a voce bassa, quasi intimorito come quando in chiesa si percepisce la presenza di Dio, disse ancora:
- Ed è altresì evidente, esimi e rispettati colleghi, che quella provvidenziale magia che ci tiene attaccati alla Terra, non è altro che una forza. Pertanto tale forza, dipende dalla nostra massa e dall’accelerazione di Attaccamento che la Terra esercita su di noi. E questa accelerazione la Terra la esercita anche sugli altri corpi celesti, e probabilmente ogni corpo celeste ha una sua costante di Attaccamento, ed è questo che rende possibile l’esistenza del Sistema Solare!
- Meraviglioso, Isaac, superbo!
- Chi ha parlato?
Non avevo potuto resistere. Stavo applaudendo.
- Sono io Isaac, non ti spaventare.
Dovetti mostrarmi, a quel punto, e sapevo bene che provocavo una certa apprensione con quell’aura divina che mi circondava e quelle due ali enormi attaccate alle scapole. Almeno per la tunica bianca ero riuscito a fare qualcosa: all’ultima Adunanza Celeste avevo proposto l’adozione di una cintura dorata legata in vita che mi faceva sembrare un po’ meno goffo, e delineando il mio corpo dava subito a intendere che non era poi così diverso da un corpo umano.
Ad ogni modo Isaac svenne. Fu la cosa migliore, così potei apparirgli in sogno. Si sarebbe sentito a disagio se avesse dovuto raccontare di avere avuto una visione.
- Isaac, hai scoperto una delle leggi più importanti che regolano il cosmo!
- Io?
- Sì, ricordi quello che stavi dicendo prima di svenire? La forza e l’accelerazione dei corpi, la costante di Attaccamento terrestre, il Sistema Solare… Certo dovremo trovare una parola più adatta, meno empirica, Attaccamento ha pure una qualche sfumatura sentimentale.
- In effetti serve qualcosa di più solenne.
- Il latino ci può aiutare senz’altro.
- Ci stavo già pensando, ma sembrano tutte stupide: la costante di Penso, o Peso, da pensum, la costante di Attensio, da ad-tendo, la costante di Pondo…
- Di Pondo?...
- Da pondus.
- No, a parte che ha la stessa radice di Peso, si sta già evolvendo in Ponderare, erediterà il significato più astratto dalla parola madre. E poi è stupida.
- Lo vedi? E se la chiamassi la Costante di Newton!
- Non fare il megalomane. Pensa a qualcosa di più solenne, qualcosa che abbia in sé il concetto di pesantezza ma anche quello di autorità…
- …qualcosa di gravoso, ma anche di importante….
-…serietà e dignità…
- …gravità...
Ci guardammo instupiditi. Fu così che nacque la Costante di Accelerazione Gravitazionale Terrestre. Almeno nella teoria, determinarne il valore fu un altro paio di maniche.
Ma questo fu solo il primo passo. Isaac comprese che qualcosa legava tutti i corpi come un filo invisibile, ipotizzò che esistesse una forza di attrazione universale, arrivò a formulare la Legge di Gravitazione Universale, trovò persino una Costante di Gravitazione Universale: il filo invisibile. Quella sì che avrebbe dovuto chiamarla Costante di Newton. Infine dimostrò che tutto ciò andava applicato anche al moto dei pianeti, spiegando finalmente dei fenomeni su cui la filosofia naturale, la scienza, indagava da sempre.
L’unica cosa che mi dispiace, è che quella faccenda della mela andò oscurando la sua serietà di scienziato: alla gente piacque raccontarla in maniera banale, si tramandò di generazione in generazione, come una di quelle storie popolari che le balie raccontano ai bambini che fanno i capricci: «Mangia quella mela, che senza di lei Newton non scopriva la forza di gravità, e adesso volavamo tutti in aria come somari!»
I professori a scuola peggiorarono le cose, perché i ragazzini cominciarono ad immaginarsi quest’uomo del Seicento con pizzi, trine, merletti e una grossa parrucca bianca che, facendo una pennichella sotto un albero dopo pranzo, viene colpito in fronte da una mela fantozziana che gli provoca un improvviso lampo di genio: «Perdincibacco, ma esiste la Gravità!»
Eh no, ragazzini, che esistesse lo sapeva anche Aristotele, il problema era capire come funzionava! Ma che vuoi farci, agli uomini piace questa Storia fatta di aneddoti e pettegolezzi. Forse cercano di rendere più piccoli e comprensibili i grandi eventi della Storia, che altrimenti sarebbero troppo grandi, trasfigurati in un passato impenetrabile. E allora li trasformano in storielle, così raccontano che Newton scoprì la gravità perché gli cadde in testa una mela, che Archimede scoprì il principio del galleggiamento nella vasca da bagno e gridò «Eureka!», che Leonardo sapeva scrivere al contrario, che Cleopatra era bellissima, no anzi era bruttissima, forse era media, Alessandro Magno era bisessuale e gli Ateniesi erano froci, Carlo Magno aveva un cavallo che si chiamava Bucefalo e inventò la scuola, Riccardo Cuor di Leone era un duro, Filippo il Bello era un figo e Pipino il Breve aveva il pipino breve, la Niña, la Pinta, la Santa Maria, e il Re Sole si chiamava così perché sul suo regno non tramontava mai il sole (e inventò le Pasticche del Re Sole?...), il Medioevo erano gli anni bui, nel Settecento accesero la luce e fecero Illuminismo, nell’Ottocento giunsero cavalcando nembi cinerei i Romantici, ma poi i Realisti li ridimensionarono, Garibaldi fufferito fufferito adunagamba, eran trecento eran giovani e forti e sono morti, Napoleone morì il 5 maggio e aveva un cavallo bianco, Maria Antonietta aveva una guardia reale che si chiamava Lady Oscar, durante la Rivoluzione Industriale si facevano lavorare i bambini di otto anni, ma poi la legge lo vietò per sempre, Shakespeare forse non era uno ma erano tanti, i comunisti forse non erano tanti ma erano uno solo, Adolf Hitler forse non è morto, Jim Morrison nemmeno, ma senz’altro Bin Laden è ancora vivo, e dobbiamo vendergli la democrazia. Liberté, égalité, fraternité.
Già, la Storia. È che la Storia non esiste. É solo una presunzione. Me ne rendo conto quando dandomi forma di luce cavalco l’atmosfera terrestre e attraverso i Multiversi: vedo così tante Storie, accadono eventi simili dappertutto, eppure così diversi. Nulla resta uguale nemmeno a sé stesso, e nulla è così insignificante da essere assorbito in ciò che è più grande. Qualcosa lega tutte le circostanze, grandi e piccole, come un filo invisibile.
Dire che esiste la Storia è come raccontare la vita di un uomo qualunque e dire che quella è la Storia della razza umana. Casomai esistono le Storie. Esistono le profondità e le pieghe del Tempo. Ma come si fa a farglielo capire?
Alcuni miei compagni dicono che gli uomini sono troppo stupidi per comprendere realmente il corso degli eventi. Ma secondo me estremizzano ingiustamente. Per noi è facile parlare, noi abbiamo nelle mani il Tempo, lo Spazio, il Cosmo. Ma loro, in fondo, cos’hanno?
Solo una vita. E dentro ci deve stare tutta una storia.

dedicata alla persona che mi ha insegnato la poesia della Fisica, il prof. F. G.

 
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