Creato da MirtilloGirl il 11/09/2006
quando qualcosa comincia, comincia a finire (a.g. pinketts)

marmellata di mirtilli

Innocenza. Purezza. Illogicità. Anti-logicità.
Salute. Etcì! Salute.
Contraddizione. Sapore.
Mani. Pensiero.
Muscoli tendini sangue.
Pensiero. Razionalità. Bleah.
Ritmo. Danza. Piedi.
Solitudine. Silenzio. Eternità.
Critica degli archetipi.
Rito. Rito laico. Burocrazia.
Gesù. Innocenza. Purezza.
Da capo.

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Tag

 

 

« Messaggio #76Messaggio #79 »

La cerimonia del tè

Post n°78 pubblicato il 15 Gennaio 2007 da MirtilloGirl
 

- Zietta questo programma ha il bollino giallo, vuol dire che lo devi guardare insieme a me.
- No cucciolo, vuol dire che io continuo a leggere e tu cambi canale.
- Ma cosa guardo?
Non la televisione, gli vorrei dire. Esci in giardino, scavalca la staccionata, entra nel bosco e perditi a inseguire le farfalle. Ma non abbiamo un giardino. Né tantomeno un bosco vicino. Figurarsi le farfalle.
- Però tu cosa leggi?
- Un libro scritto da un tizio che viaggia molto, e parla dei suoi viaggi.
- Dove va? A Roma?
- Stella, con tutto il rispetto per Roma che è una città stupenda, i viaggi di questo tizio sono un po’ più impegnativi.
- Tu ci sei andata a Roma?
- Diverse volte.
- E’ più bella di qua?
Piccolo, non ci vuol molto per questo. Ma una città è pur sempre una città, per quanto più viva e allegra, è sempre un posto dove si corre e si lavora, e dove ritrovi le stesse identiche logiche.
Una delle volte che andai a Roma fu per un colloquio di lavoro, un paio d’anni fa. M’ero trovata di fronte una perfetta Personality engineer, Master di Harvard, che con la sua pluriennale istruzione specialistica e dopo un’attenta analisi grafologica della mia lettera motivazionale si era impuntata in tutti i modi per far crollare le mie certezze. A un certo punto, quando lei aveva cominciato a parlare dei miei problemi con mio padre, io le dissi: “Un momento: io sono qui per un colloquio per un lavoro.” E lei: “Ti sto provocando, non lo capisci?”. Evidentemente no. Se devo fare la parte di quella che regge a tutte le tensioni esterne perché la cosa più importante per me è il lavoro, no, non lo capisco. Se ti aspetti che io ti dica a un certo punto del colloquio che ho una spiccata attitudine per il problem solving e per il team work, no davvero, non lo capisco. E i tuoi cinque master in mental masturbation advanced non mi aiuteranno a capirlo.
Sul treno del ritorno quel giorno ascoltavo Bennato, che è stata la colonna sonora di quei mesi. Mesi di scelte importanti, a combattere con i miei istinti contro le logiche.
Sei testardo, questo è sicuro,
quindi ti puoi salvare ancora
metti tutta la forza che hai
nei tuoi fragili nervi.
Nervi fragili. Piangevo, alla fine, quel giorno. Pensavo a loro che correvano, che sapevano, che tiravano fuori la carta di credito dai loro portafogli di pelle, e pensavo a me, che non avevo nulla, nessuna certezza, solo quella delle cose che mi rendevano felice e a cui non volevo rinunciare.
La lentezza.
La dolcezza.
La profondità.
Mentre tu sei l’assurdo in persona
e ti vedi già vecchio e cadente
raccontare a tutta la gente

del tuo falso incidente.
Quell’estate, avevamo ascoltato questa canzone a tutto volume tre volte di fila sulle strade della Valcamonica, coi finestrini giù, la macchina piena di strumenti e attrezzature improvvisate, il cavalletto di una macchina fotografica come stativo per un bodhran, che non si suona così, ma per noi va bene, è il suono che c’importa non la tecnica. Sprovveduti cantastorie che portavano il loro teatro tra i monti, sulle pietre, con i loro miti e i loro bisogni antichi come il pane, vitali come il pane.
E quella credeva di incantarmi. Con un contratto.
Non ce l’ho la concretezza, fanculo. Forse un giorno la cercherò. Ma Dio mi benedica se non lo farò, se continuerò ad essere felice del mio niente che in realtà è tutto. Cercare di essere felici non vuol mica dire avere i grilli in testa. Ma tu vaglielo a spiegare, a quelli che hanno il portafoglio di pelle.
- Zietta tu facevi l’università a Roma?
- No piccolo, la facevo a Pavia.
- E Pavia è bella?
- Decente. Un po’ più lenta e pacata di Milano. Qualcuno direbbe più provinciale.
- Cosa vuol dire?
- Un tempo c’erano i paesini. Tutti si conoscevano e sapevano tutto l’uno dell’altro. Quando uscivi di casa, tutti lo sapevano. E se passavi davanti alla porta del tuo vicino, dovevi fermarti a salutarlo, se no eri maleducato. E il vicino poi ti doveva offrire qualcosa da bere o da mangiare, se no poi era maleducato lui. Magari anche un caffè, veloce veloce, tanto non c’era molto da dirsi perché tutti sapevano tutto di tutti.
- Ma non è più meglio se uno ti offre qualcosa di lento, così hai più tempo per parlare?
- Sì, è più meglio.
- Per esempio uno cosa ti può offrire di lento?
Ora lo frego.
- Ce lo facciamo un tè?

“La coltivazione del tè richiede cure attente e costanti: la pianta deve essere periodicamente potata e mantenuta ad un’altezza tale da permettere la raccolta delle foglie. Questa deve avvenire almeno tre anni dopo la messa a terra, ed è svolta rigorosamente a mano.”
- Una foglia alla volta??
“Una foglia alla volta. Dopo la raccolta inizia la fase di essiccazione. E’ la durata di questa fase, alla quale corrisponde il processo di fermentazione, a determinare il tipo di tè che si vuole produrre. Benché ve ne siano varietà infinite, i tè possono essere raggruppati in tre grandi famiglie: tè verde, oolong, tè neri”
- Noi quale beviamo zietta?
“Uhmm… Ci facciamo questo qui: si chiama Keemun, viene dalla Cina, è un tè nero a foglia lunga, chiaro, delicato, si può bere anche mentre si mangia.
La preparazione del tè richiede pazienza e dedizione.
L’acqua va scaldata in un recipiente smaltato, che dovrà essere utilizzato solo a questo scopo.
La teiera andrebbe poi ulteriormente scaldata sciacquandola più volte con acqua bollente.
Il tè va messo direttamente nella teiera: un cucchiaino per ogni tazza, più uno per la teiera, che il tè piace pure a lei.
Un attimo prima dell’ebollizione, l’acqua va tolta dal fuoco e versata direttamente sulle foglie di tè.
La teiera va poi coperta, così che non si disperdano gli aromi delle foglioline. Quattro cinque minuti di infusione sono più che sufficienti.”
- Zietta però scotta.
- A qualcuno piace caldo.
immagine
- Ma è bollente!
- Mentre si fredda vuoi un po’ di pane e cioccolata?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Rispondi al commento:
MirtilloGirl
MirtilloGirl il 15/01/07 alle 22:50 via WEB
sono una ragassa commossa...
 
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963