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« notizie dal mio mondo (c...che morte nera! »

il mio rapporto con la pornografia

Post n°687 pubblicato il 10 Giugno 2009 da gericorosa

Informata dell'esistenza di Heather Brooke e di Youporn, ho dato una rapida quanto indolore sbirciata in questo sito, ben fatto direi, di pornografia spicciola.

E da lì ho dedotto che la pornografia mi annoia a morte, come tutte le cose che non faccio.
E' come quando uno fa una vacanza e ti fa vedere le diapositive. Che palle.
E poi ogni filmato che ho guardato mi infastidiva: lei urla troppo - lui non fa vedere la faccia (e se la fa vedere non è bello) - non mi piace un capezzolo - il glande è troppo scuro - lei ha una patonza larga e fucsia - la decolorazione dei capelli mi sfianca per la banalità - i piercing mi annoiano - il trucco è volgare e troppo effetto MAT.

Così resisto su un filmato porno non più di 10 secondi: ogni volta qualcosa non mi piace e passo oltre.
Come quando la tipa che fa una pompa accusa uno sforzo di vomito: è una figura di merda, come la tipa al villaggio vacanze che viene ripresa mentre si affoga di gelato aggratis.

I movimenti dei corpi sono sincopati: quelli che tutte noi donne odiamo.
Sarà per questo che non si scopa più come una volta?
Troppe scene porno negli occhi degli uomini?
Come la moda del racchettone, che fa credere a tutti di poter giocare a tennis...

Le donne sono visibilmente annoiate, sennò non starebbero lì a dire God, oh God ogni due secondi.
E se ti piace tanto Dio mentre stai chiavando, non è un buon segno.
Gli uomini ce l'hanno sempre barzotto, benchè gliene stiamo facendo di tutti i colori: che forse si stanno annoiando pure loro.

Mondo della pornografia, sei vetusto.
Voglio corpi fragili ed efebici, ma soprattutto belli e pallidi. E eccitati.

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
dilaudid damiano il 12/06/09 alle 13:42 via WEB
The devil in Miss Jones. Gerard Damiano. 1973. USA. Attori: Georgina Spelvin, Harry Reems, John Clemens, Marc Stevens Durata: 68’ Justine Jones, affacciata alla finestra, vede un uomo andar via. Abbassa le tapparelle. Si guarda allo specchio ed entra nella vasca da bagno. Decide di togliersi la vita tagliandosi le vene con una lametta. Confusa, Miss Jones si ritrova in una grande stanza ammobiliata alla presenza del diavolo che le dà la possibilità d’essere inziata ai piaceri della carne. Poiché suicida vergine, Miss Jones impara i piaceri del sesso maschile e di quello femminile, dell’autoerotismo e dei rapporti misti e di gruppo. Alla fine della giostra, Justine è però condannata a non raggiungere mai l’orgasmo ed a masturbarsi inutilmente per tutta la vita. Zoom all’indietro che attraversa la finestra e passa nella stanza da letto. Il volto della donna non è a favore di campo. Va vicino ad un mobile e si riflette in uno specchio. Adesso è a favore di campo, il suo riflesso melodrammatico: questo è l’inizio di uno dei più grandi porno esistenziali mai prodotto. Il gesto del suicidio, l’ossessiva macchina da presa che non può indugiare, ma che nella sua semplicità del vedere non rinuncia alla capacità di far vedere altro: l’inquadratura dall’alto sui polsi che sanguinano, la perdita metafisica della verginità e la morte della carne candida. La morte all’origine del sesso dunque, la morte del corpo, il rasoio in p.p. sulla vasca, la m.d.p. che non indugia sul taglio, la penetrazione lenta della carne… Importante è a questo punto anche la realizzazione scenica del passaggio, la differenza tra la vita piatta e spoglia che descrive l’ambiente che vede il suicidio, e l’eleganza dell’ambiente nel quale il diavolo è in attesa di ricevere la vittima. Dopo il grande successo di Gola profonda (1972) il film che ha aperto la strada del porno ai ceti più alti, alle elite intellettuali cinematografiche, Damiano costruisce un’altra serie d’incontri dall’altissimo valore simbolico, un folgorante capolavoro [i] che passa dall’adorazione fallica maschile ai piaceri saffici, dalla dissacrazione dei tabù (la scena con il serpente, simbolo cattolico della tentazione e spesso del peccato) all’autoerotismo (eseguito con un tubo che spruzza acqua o con la frutta). Memore ancora delle traduzioni freudiane e dei percorsi tracciati dal marchese De Sade (già evidenti nella scelta del nome della protagonista), il regista non tralascia la critica ai tabù cattolici: memorabile la sequenza con il serpente, il dettaglio della bocca di Georgina Spelvin è forse il momento di massimo erotismo dell’intera pellicola. Damiano stesso appare in tutta l’ultima sequenza come interlocutore folle di miss Jones, prima di un carrello all’indietro che scompare dietro uno squarcio (vaginale) dal quale lo spettatore osserva miss Jones masturbarsi senza freno alla ricerca di un irraggiungibile orgasmo della fantasia, l’amore forse. È questa fotografia finale, questo squarcio sul nero che svela una donna alle prese con il proprio sesso ed il regista che riflette su ciò che esso rappresenta, entrambi chiudendo gli occhi, è questa l’immagine di tutta la prima cinematografia di Gerard Damiano. Chiudi gli occhi e vedrai…Le arie malinconiche che accompagnano la (felice) (triste) discesa agli inferi furono composte da Alden Shuman. Georgina Spelvin, una delle poche pornostars in grado di recitare, assieme ad un’altra grande star dello stesso valore, Harry Reems…ma si tratta di tutta un’altra scuola, impareggiabile. La frase di lancio della pellicola fu Se devi andare all’inferno… vacci con un motivo [ii], mentre il titolo scelto allude ad un gioco di parole fatto sul titolo di uno spettacolo teatrale che stava riscuotendo in quell’anno grande successo a Broadway e che si chiamava The Devil and Miss Jones [iii]. Secondo Variety, la pellicola raggiunse il sesto posto negli incassi in America [iv] nell’anno di uscita nelle sale.
 
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