Creato da liberante il 05/03/2005
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Post N° 257

Post n°257 pubblicato il 04 Settembre 2006 da liberante

In metropolitana il caldo era soffocante e la stanchezza si scioglieva assieme al sudore, nelle gocce che sentiva scivolare dai capelli e lungo il collo.
Sentiva solo il suo malessere, quel miscuglio di triste allegria e di fastidio sulla pelle.
Nemmeno riusciva a fare il giochino di guardare le persone e immaginare una storia solo dagli atteggiamenti o dal modo di vestire.
Aveva solo questo disagio di respiro monco e di pensieri troncati.
Avrebbe voluto chiudere gli occhi e dormire per fare che quella mezz’ora passasse senza che se ne accorgesse.
Il suono del violino?
Dove?

(Marc Chagall - Il violinista)

In fondo alla vettura un uomo suonava il violino, un po’ stonato e stridulo, in completa dissonanza.
Le venne in mente
Kusturica e le sue musiche assurdamente melanconiche e giocose, sfrenate, quasi uno sberleffo, una frase sottolineata, un carrozzone di zingari, un gatto nero e un gatto bianco,
la traiettoria di un palloncino, il lento incedere di una fiaccolata sul letto di un fiume, un velo da sposa che scivolava negli abissi del mare, una ferrovia in cui nessun treno passava.
Ora attenta alla musica dimenticava se stessa.
La musica cambiò improvvisa e divenne intonata e perfetta.
Mozart. Eine kleine nachmusik.
Sorrideva adesso, il sorriso profondo, quello che arriva dallo stomaco che si rilassa e lascia passare l’aria troppo a lungo trattenuta.
Sorrideva adesso e guardava l’archetto scivolare sulle corde disegnando le note che cadevano per terra rimbalzando come tintinnanti gocce d’acqua su cristalli colorati.
Pensò a quella strana alchimia di musica conosciuta, conosciuta talmente bene da trovarla banale se fosse stata in un altro posto. In quello spazio ristretto e obbligato, insolito e anomalo diventava musica da farsi passare attraverlo la pelle per farla entrare a liberare quei pensieri che non volevano uscire.
Non era più stanca e il caldo era solo un sensazione lontana.
La mente pulita e tutti i suoi pensieri.

La donna seduta di fronte con la borsa della spesa era stanca, ma non per la spesa, stanca della vita mal vissuta e negli occhi il vuoto opaco del non aspettarsi più nulla.
Il ragazzo con la maglietta griffata e i pantaloni larghi aveva lo sguardo radiante aspettativa per l’appuntamento cui stava andando.
E quella vecchietta nell’angolo illuminata da una candida camicetta era la nonna che avrebbe voluto avere.

Sorrideva adesso facendo il suo solito giochino.
Frugò nel portafoglio e la moneta che mise nel bicchiere ammaccato e sporco, era gratidudine.

 
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Commenti al Post:
bluwarrior
bluwarrior il 04/09/06 alle 22:19 via WEB
Grazie della stima, a presto ;-)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 06/09/06 alle 17:05 via WEB
al dopo Conero che è un luogo che amo...
(Rispondi)
 
dartagnan_5
dartagnan_5 il 05/09/06 alle 08:13 via WEB
un abbraccio, cara titti.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 06/09/06 alle 17:06 via WEB
una riverenza, Messere!
(Rispondi)
 
demianfree
demianfree il 05/09/06 alle 08:23 via WEB
mi si apre il cuore di prima mattina, grazie..
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 06/09/06 alle 17:07 via WEB
...e non posso non dirti grazie
(ah, la doppia negazione!!!)
(Rispondi)
 
vita1954c
vita1954c il 05/09/06 alle 12:13 via WEB
Gratitudine perchè attraverso quella musica era riuscita a vedere oltre.....ti abbraccio.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 06/09/06 alle 17:09 via WEB
oltre il malessere e il disagio.
la musica aiuta, ma la musica dove non dovrebbe essere, regalata da chi viene considerato meno che nulla, è un dono raro e prezioso...
(Rispondi)
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 05/09/06 alle 19:58 via WEB
musica in metrò, e i pensieri stanchi scendono a fermate prima della tua, così che da una ragnatela di soffocanti corridoi sottoterra ti ritrovi a viaggiare alla luce e in più piacevole compagnia...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 06/09/06 alle 17:10 via WEB
che bella questa cosa che il fastidio scende a una fermata e mi lascia libera di essere...tutto quello che voglio!
(Rispondi)
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 06/09/06 alle 23:15 via WEB
ed io mi chiedo che cosa vorresti essere e - poichè non mi faccio mai una domanda per volta e nemmeno gli affari miei - mi chiedo se tu fossi quello che vorresti essere pensi che saresti quello che sei ovvero ti/mi/ci piaceresti così come ti/mi/ci piaci?
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 07/09/06 alle 13:51 via WEB
ah! lupopezzato carissimo! che bella domanda mi hai fatto. dunque, se fossi quello che vorrei essere sarei una che vive per scrivere: tutto il mio tempo migliore dedicato a tirare fuori dalla mia testa questi pupazzetti di idee. invece dedico il tempo peggiore allo scrivere, quello ritagliato in angoli improbabili della mia giornata, o quelli rubati alla notte e al sonno. non so se mi piacerei di più, ma mi piacerebbe di più.
(Rispondi) (Vedi gli altri 8 commenti )
 
 
 
 
liberante
liberante il 07/09/06 alle 13:54 via WEB
e, come vedi, sono anche una capra con 'sti cazzi di tag html, che nelle mie intenzioni il corsivo/grassetto doveva essere solo per lupopezzato!!!
(Rispondi)
 
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 07/09/06 alle 15:09 via WEB
Copio&Incollo? Perché anch’io, se fossi quello che vorrei essere sarei uno che vivrebbe per stare in barca a scrivere. Ma – ahimè – se io fossi quello che vorrei essere e non fossi quello che sono, non avrei più tanto da scrivere. Ascolta: prendi un bicchiere, mettici dentro del ghiaccio, poi 1/6 di emozioni (non roba scaduta ma roba fresca, di giornata), poi 1/6 di pensieri, poi 1/6 dei tuoi sogni, poi 1/6 del tuo piacere di scrivere, poi 1/6 delle tue rabbie, poi 1/6 del tuo essere e, infine, una spruzzata del tuo tempo (è poco, lo hai detto, perciò solo una spruzzata) e mescola tutto. Ho fatto anch’io lo stesso e, i nostri cocktails, hanno tutti e due un buon sapore. Se vivessimo solo per scrivere, quei cocktails secondo me, sarebbero sciapi. Anche se avessimo soltanto più tempo. Perché scrivere di notte significa rubare un po’ di vita al sonno. «lupopezzato era così contento di vedersi in corsivo/grassetto che frugò nel portafoglio e la moneta che mise nel bicchiere ammaccato e sporco, era gratitudine».
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 07/09/06 alle 23:43 via WEB
certo bello sognare, ma poi non avrei più l'ansia dello scrivere e la voglia come ho oras che mi taglio e ritaglio angoletti di tempo smozzicato. allora, sai che faccio, con il cocktail che tu hai preparato, brindo a te!
augh!
grande capo lupopezzato
(Rispondi)
 
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 08/09/06 alle 10:29 via WEB
Arrivò tardi per brindare con lei e, guardando "lupopezzato" scritto in grassetto/corsivo, gli dispiaque quel ritardo e per punirsi non mise la ci prima della qu. Per chi ama scrivere è come farsi del male. Anche se...
(Rispondi)
 
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 08/09/06 alle 10:31 via WEB
... anche se, le parole penso che soffrano quando sono scritte male. Come sentirsi a disagio per una macchia sul pantalone o per una calza sfilata. Le parole, a differenza di noi, non sono mai da sole. Non avrebbero senso. Immagino "dispiaque" in mezzo al discorso. Le altre parole che fanno finta di nulla ma, l’una con l’altra, si scambiano sguardi e mezzi sorrisi come a dire "ma guarda quella" e, la cosa più antipatica, è che "dispiaque" lo sa che non è stata colpa sua. L’hanno scritta così. Cosa può farci? Ma intanto le altre le ridono dietro. Le parole, in fondo, sono come noi. Le parole. Quelle che crescono con noi restando sempre uguali. Parole come scatole. Quante cose ci mettiamo dentro.
(Rispondi)
 
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 08/09/06 alle 11:04 via WEB
«Non era più stanca e il caldo era solo un sensazione lontana. La mente pulita e tutti i suoi pensieri. Sorrideva adesso». Malgrado quel sorriso, per lui era venuto il momento di andar via. Se è vero che l’ospitalità è sacra è anche vero che dopo tre giorni.. si dice così, no? Altrimenti aver chiuso il suo blog sarebbe stato un gesto come di quelli che volendo smettere di fumare smettono solo di comperare le sigarette e cominciano a scroccarle, eheheh. «Frugò nel portafoglio e la moneta che mise nel bicchiere ammaccato e sporco, era gratitudine». Si sfilò il grassetto, poi si sfilò il corsivo: li appoggiò accanto agli infradito ed entrò in acqua. Acqua con la ci, con la qu e con il sale. ©iao :o)
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 08/09/06 alle 13:57 via WEB
aspettami, entro in acqua con te. non nuotare veloce verso il largo, fermati e aspettami. non ho allenamento e nuoto piano. devo dirti una cosa importante, almeno per me è importante. non è vero che scrocchi sigarette, tu offri le sigarette che non fumi più. le offri e ne fai un gran bel regalo. quindi non sei un pesce-ospite che dopo tre giorni...sei una presenza presente e bella. per favore lupopezzato rimettiti il grassetto e il corsivo e prendi il sole su questo scoglio per tutto il tempo che vuoi.
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 08/09/06 alle 13:50 via WEB
le parole sono quello che vogliamo noi, di solito, ma ci sono volte che s'impuntano e fanno di testa loro. escono da sole e fanno casino. fanno tardi di notte e si vestono con i vestiti più strani e si truccano come grandi attrici e recitano, anche, copioni che scavano fuori dal mio stomaco. quando tardi al mattino ritornano hanno volti slavati e sguardi stridenti. non sorridono. non chiedono scusa. si spogliano in fretta e vanno a dormire.
(Rispondi)
 
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Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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