Creato da liberante il 05/03/2005
Che anche nella più delirante delle fantasie il bianco su cui scrivo sia la mia verità.

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« Gli "incipit"Messaggio #357 »

Post n°356 pubblicato il 02 Giugno 2007 da liberante

Mi muovo per gli spazi.   (1 di 3)

Mi muovo per gli spazi di questa casa come galleggiassi in acque infide e sconosciute.
Guardo e non vedo, anzi vedo ma non riconosco, oppure riconosco ma non accetto.
Sfioro con le dita gli oggetti, senza toccarli veramente, col timore che potrebbero essere diversi da quello che sembrano.
Un anno è passato.
Mi fermo nella grande stanza che chiamavamo con la risata nella voce “il nostro living”. È come l’ho lasciata quel giorno di aprile quando ho chiuso la porta e ho pensato che qui non sarei più tornata.
Un anno è passato.
Un anno talmente difficile che vorrei ricordarne nulla, perché nulla è stato, lo spazio vuoto della tua assenza.
E del nostro tempo insieme mi vengono in mente solo le cose peggiori, le litigate, i malumori, il dolore rabbioso ed impotente, le lacrime ingoiate e il sorriso per nasconderle e non quelle belle che abbiamo vissuto qui, in questa casa.
La nostra casa, e mi si appanna lo sguardo.
Ripenso a questo anno.
La solitudine è un marchio a fuoco che mi porterò sempre addosso, che non si cancellerà con altre compagnie, altre amicizie, risate, parole, viaggi, con niente che possa inventarmi. Il fraseggio di quella vecchia canzone “…la solitudine che tu mi hai regalato io la coltivo come un fiore…” mi rimbomba nella testa insieme al silenzio delle finestre chiuse come occhi ciechi.
Sono ferma in mezzo alla stanza e non azzardo né un gesto, né una parola a voce alta.
Vorrei piangere, ma non voglio piangere.
Chiudo gli occhi come per vedere meglio, come per concentrarmi su questo silenzio troppo pesante.
E arrivano i ricordi.
A ondate, una burrasca di immagini e sensazioni, reali e tangibili che posso perfino sentirne l’odore.
Quello della tua pelle, quando sul terrazzo nei pomeriggi estivi prendevamo il sole, oziosamente. Dicevi
“Meglio di qualsiasi spiaggia ultrafamosa, noi due e il sole, cosa vuoi di più?”
L’idea di prendere una casa sul lago era stata tua.
Eravamo all’inizio della nostra storia. È stato il periodo bellissimo in cui scoprivamo noi e questo dire noi ci faceva sentire mischiate nei pensieri e nei desideri.
Rubavamo il tempo a tutti i nostri impegni per vederci, anche solo per mezz’ora.
Tu lavoravi in ospedale, con orari assurdi e stanchezze devastanti, con la tua sensibilità perennemente ferita dall’impossibilità di accettare il dolore degli altri che diventava il tuo dolore, e il rimorso di non aver mai fatto abbastanza.
Io ero nel mondo patinato, assurdo e fittizio della moda a cercare  di far coincidere la mia creatività con la follia delle invenzioni più insensate. Avevamo storie e fidanzamenti che erano già quasi matrimoni.
L’incontro fu il più banale possibile.
Eri di turno al pronto soccorso quando arrivai con un profondo taglio nella mano provocato dalla mia distrazione nell’usare il coltello per il pane e poi eri sempre tu a tagliare il pane con quell’espressione beffarda e dolcissima
“lascia stare che tu non sei tagliata per queste cose”.
Mi conquistò la tua pacatezza e la fiducia che ispiravi.
E poi fu la pelle.

 

Ludovico Einaudi "Divenire"   

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/06/07 alle 10:13 via WEB
ricordi...sensazioni...dolori e gioie...sentimenti contrapposti.....NOI insomma ! Bacio bacio !!
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 00:20 via WEB
Ci sono delle storie che accomunano, tra tutte quelle del dolore.
(Rispondi)
 
Amore_immaginato
Amore_immaginato il 03/06/07 alle 10:59 via WEB
attendo il 2 e il 3...lo sai no??? Bacio
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 00:21 via WEB
Lo so e lo apprezzo. Ti abbraccio grande.
(Rispondi)
 
massimoluna
massimoluna il 03/06/07 alle 13:18 via WEB
struggente.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 00:26 via WEB
Vorrei saper scrivere quelle belle storie che fanno ridere, ma non sono capace, che far ridere è arte.
(Rispondi)
 
carlofedele
carlofedele il 03/06/07 alle 14:14 via WEB
storie di vita vissuta. Quello che più mi piace di leggere. Bella pagina e complimenti a te per la scelta
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 00:27 via WEB
Per la scelta musicale Ludovico Einaudi è una certezza.
(Rispondi)
 
lupopezzato
lupopezzato il 03/06/07 alle 15:51 via WEB
Non solo le melanzane. Anche tagliare il pane. Ci sono persone alle quali però perdoniamo tutto. E' nella quantità delle cose che perdoniamo la vera misura dell'amore?
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 00:31 via WEB
Che domanda...! questa è la domanda più domanda che potessi farmi e non ho risposta. Ma nemmeno se tirassi fuori tutte le mie belle teorie lucidate sull'amore riuscirei a trovare una qualche maniera per rispondere ed allora lascio perdere, faccio come non mi avessi chiesto nulla.
A proposito di melanzane, è difficile tagliarle in fette uguali, ne viene sempre una così sottile che brucia subito!
(Rispondi)
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 04/06/07 alle 01:08 via WEB
Secondo me, sì. La quantità di cose che perdoniamo sono la misura dell'amore. A prescindere se è giusto o sbagliato perdonare. A prescindere se "giusto o sbagliato" sono due parole che non hanno nulla a che vedere con l'amore.
Secondo me, sì. E' vero, succede di sbagliare una fetta di melanzana e di farla troppo sottile. Dipende sempre a cosa pensiamo mentre tagliamo le melanzane. In cucina si dovrebbe pensare solo a quello che stiamo facendo e non ad altro. Altrimenti si confondono le melanzane col prosciutto. :o)
(Rispondi)
 
 
 
 
cinzia63
cinzia63 il 04/06/07 alle 10:44 via WEB
secondo me, indiscutibilmente si, anche se sembra brutto parlare di misura in amore, non esiste una misura, non esiste per me, ed e' questo che ci insegna quanto ci mettiamo in quell'amore, più lontano riusciamo a guardare, più riusciamo a perdonare, e più grande e forte è il passo che facciamo su una difficoltà...
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:28 via WEB
Non so se il sapere perdonare dia la misura dell’amore. Anche perché non so dare misura all’amore. Ma ipotizzando una misura dell’amore non mi piace che sia il perdono il termine di paragone. Il perdono presuppone una colpa. L’errore non ha colpe. Non ha nemmeno scusanti. Sbaglio. Sbaglio e basta. Colleziono errori, a volte perfino identici, ma non mi sento in colpa per aver sbagliato. Semmai mi incazzo, provo quella rabbia nel fondo dello stomaco che risale come l’acido del cibo non digerito. La rabbia impotente del non poter riavvolgere il nastro e inciderlo in un altro modo. Nella vita il rewind and delate non esistono. Nella vita gli errori si scontano con altri errori e con la consapevolezza del continuare a combattere e a sbagliare. Non c’è il perdono per gli errori. C’è l’accettazione. Che è altra cosa rispetto al perdono. Dovrei essere così perfetta da riuscire ad accettare l’amore per quello che è. L’uomo che amo vorrei riuscire ad accettarlo senza volerne cambiare nemmeno una virgola, nemmeno un errore, nemmeno un difetto, un graffio, una mancanza, una menzogna o una verità. Il perdono non mi piace. Mi sa troppo di dimentichiamo e facciamo finta di niente. Invece devo ricordare non per rancore e per rinfacciare, ma per amare ancora di più, senza misura e sempre un po’ di più.
(Rispondi)
 
tecnicamente_io
tecnicamente_io il 04/06/07 alle 10:33 via WEB
La nostra vita è fatta anche di momenti dolorosi che ci insegnano e ci forgiano il carattere...Buon inizio settimana...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:31 via WEB
Per dirla alla Tiziano Ferro "...Se non uccide fortifica..."
(Rispondi)
 
cinzia63
cinzia63 il 04/06/07 alle 10:36 via WEB
lo sai che dentro alle tue parole ci cado, che le sento come se fossero mie, che sono uscite da quel tempo in cui le dipingiamo, tu a me ed io a te, ed io mi ritrovo a scorrere le stesse pagine del tuo libro, e ogni volta che leggo appoggio un'altra emozione sulla cima. sono diventate una montagna quelle emozioni, e ogni volta mi scandiscono i battiti, come fossi in quella casa, come quando ero seduta sulla soglia della tua stanza e ti ho guardato a lungo prima di dirti "Dio, quanto sei bella..." co mese passeggiassi nel tuo corridoio ad accarezzare le tue cose. quelle cose che conosco.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:35 via WEB
Li conosco anch'io i tuoi passi che incrociano la mia ombra, li riconosco per il profumo di vaniglia e cannella delle candele che accendi per ritagliare nel buio della notte quel tuo angolo di luce, e lì mi fermo, a guardarti per parlare un pò, e ridere e sorridere, per appoggiare la mia ombra vicino alla tua.
(Rispondi)
 
 
 
cinzia63
cinzia63 il 05/06/07 alle 13:17 via WEB
sappiamo essere ombre e luce, profumo o sensazione, sappiamo essere tutto quello di cui abbiamo bisogno, un pensiero o una carezza, un modo per starsi accanto, costasse anche tutto l'oro del mondo.... ed ogni volta torno qui con il battito acceso... ogni volta torno qui.
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 05/06/07 alle 22:39 via WEB
... e ti aspetto con un sorriso e una sigaretta da fumare insieme.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/06/07 alle 16:08 via WEB
Ti sto leggendo da quando iniziasti a raccontare della separazione, ogni volta ci hai reso partecipe del tuo dolore, delle tue emozioni, secondo gli addetti ai lavori il dolore provocato da una separazione è similare a quello di un lutto quindi ci vuole molto tempo per essere elaborato, ma avverto ancora oggi, a distanza di un anno, che il dolore è tale e quale a ieri, indiscusso rimane il fatto che sei ancora innamorata di lui, almeno così traspare, e finchè rimarrai ancorata a quei ricordi difficilmente potrai essere libera, vincere la solitudine e rendere più leggero il silenzio. Bisognerebbe volersi più bene, non serve piangere, occorre invece andare incontro al nuovo giorno con la convinzione che una nuova gioia è lì ad attenderci :-), e hai diritto a viverti nuove e rinnovate emozioni :-)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:41 via WEB
In linea generale potrei darti ragione, ma non del tutto. E' verissimo che sono ancora innamorata, ho fatto fatica ad accettare questo amore, ma era inevitabile. Il dolore fa parte della vita ed anche lui è inevitabile. Quello che racconto adesso è fantasia. Non fantasia perchè non possa esistere una storia così, ma fantasia perchè io non l'ho vissuta. Per il resto, credimi, non provo solitudine, sono sola, che è diverso.
(Rispondi)
 
lughe_sarda
lughe_sarda il 04/06/07 alle 17:49 via WEB
e manco da un pò.. a ritroso mi perdo tra le tue parole che lasciano sempre sfumature di pensiero anche dopo la lettura.. mi perdo in questo mare colorato di emozioni e di delicati racconti che solo tu riesci a rendere così vivi, reali come se fossi parte di quel racconto.. fotogrammi di vita nella delicatezza dell'anima.. Grazie, ti abbraccio forte, Patri
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:43 via WEB
Mia cara Patri, hai sempre parole così belle per me che sorrido e me le tengo strette. Del resto per me è un privilegio condividere le tue emozioni. Ti abbraccio grande anch'io.
(Rispondi)
 
annisexanta
annisexanta il 04/06/07 alle 18:45 via WEB
Pensavo fosse la tua storia,ma poi ho letto che lavoravi nel mondo della moda e così ho capito,ho capito o no?
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:44 via WEB
Hai capito benissimo...è una di quelle storie che mi si ficcano in qualche angolo strano e poi vengono fuori, quasi senza che ci metta volontà alcuna.
(Rispondi)
 
Oceano_Irrazionale
Oceano_Irrazionale il 04/06/07 alle 19:39 via WEB
un ciao velocissimo e non ho neanche il tempo di fermarmi a leggere... :°(
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:47 via WEB
Non importa, l'importante è che ti ricordi di me!!!
(Rispondi)
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 04/06/07 alle 20:38 via WEB
le vedo le ombre cinesi proiettate dalla tua storia in cui rivivono gli aliti di mille altre storie altrui... una casa vuota, com'è svuotata d'amore la "patinata" (solo in superfice, da quel che leggo)protagonista della storia... buon prosieguo, o preziosa....
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:50 via WEB
"...l'immaginazione mischiata alla verità fanno più ricco questo mondo e più fruttuoso il pensieroso starvi, ..."
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/06/07 alle 22:58 via WEB
Ti mando un bacio e un :o) - Mallory.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 04/06/07 alle 23:51 via WEB
ANCH'IO !!!
(Rispondi)
 
clodclod
clodclod il 05/06/07 alle 06:40 via WEB
bel racconto di emozioni.di sentimenti e ricordi. mi astengo da qualsiasi intervento del tipo " La posta di donna Mestizia " (!)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 05/06/07 alle 22:42 via WEB
ahahah!!!
Che ne dici della "Posta del Cuore di Donna Mestizia"? Per ogni lacrima regaliamo un sorriso e per voi cuori innamorati tante belle stelline sberluccicanti!!!
(Rispondi)
 
MalloryClothing
MalloryClothing il 12/06/07 alle 20:51 via WEB
"Sfioro con le dita gli oggetti, senza toccarli veramente, col timore che potrebbero essere diversi da quello che sembrano". ...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 13/06/07 alle 01:50 via WEB
***
(Rispondi)
 
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Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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