Creato da liberante il 05/03/2005
Che anche nella più delirante delle fantasie il bianco su cui scrivo sia la mia verità.

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Post N° 424

Post n°424 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da liberante

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Commenti al Post:
liberante
liberante il 27/01/08 alle 00:28 via WEB
... c’è come una barriera tra me e le parole. Uso alibi. La stanchezza è un dato di fatto, soprattutto quando il lavoro è talmente attenzione da consumare qualsiasi voglia di mettere attenzione su altro che non sia il nulla assoluto. Ed allora ci sono le serate di divano e televisione che diventano solo sonno, di quello piombino, e di risveglio che non so se è mattino notte o pomeriggio e poi perdo tempo leggendo libri di cui non mi frega un cazzo per tirare le tre di notte e dormire un altro pezzo di sonno che mi resta appiccicato addosso fino al secondo caffè. E sono in progressione, chè più resto lontana da questa tastiera più mi allontano. Ho un piccolo senso di colpa nascosto dietro la voglia di benessere e pace come una mancanza per non lasciare uscire il nero e il colore che m’ingombrano l’anima. Ho una piccola paura dietro il piccolo senso di colpa, quella di non sapere più scrivere. E mi interrogo dove e quando lo scrivere sia diventato un’esigenza primaria, simile per molti versi alla passione. Ho una memoria di me bambina che scrivevo. Verona, e forse non più di undici, dodici anni. La scrivania era quasi in mezzo alla stanza e di fronte c’era una porta finestra che si affacciava sul balcone. Alla mia sinistra il pianoforte, alla mia destra uno scaffale con i libri e dietro di me il mio letto, quello che à stato nella casa di Castoglio fino a pochi anni fa, ma questa è un’altra storia. Seduta alla scrivania, un quaderno aperto ed io che scrivevo. Doveva essere primavera perché c’era il sole che illuminava dalla finestra aperta. Mamma entra nella stanza ed io chiudo di scatto il quaderno ed apro un libro. Quel gesto di nascondere, di non voler far vedere che scrivevo credo sia stato uno dei miei primi approcci allo scrivere, per me, di me, di storie, d’invenzioni e fantasticherie. Poi c’è una voragine in cui ci sono solo brandelli di ricordi banali e normali di un pezzo della mia vita che non era né banale né normale. La morte di mamma e subito dopo di mia zia erano eventi terrificanti e la mente ha cancellato assieme al dolore anche tutto il resto. Dai sedici anni in poi ho scritto prevalentemente diari. Quelli che tuttora chiamo i “quadernacci”. Erano e sono anche adesso un miscuglio di elencazioni di fatti e persone, e di meditazioni, se così si possono chiamare, su me stessa ed i miei sentimenti ed umori. C’è stato un buco di un po’ di anni che ha coinciso con la rovina del mio matrimonio in cui non solo non scrivevo più, ma nemmeno vivevo. Accanto ai diari c’erano le storie che inventavo ed in cui mi immergevo come in una vita parallela a quella reale. Perché, oltre a scriverne, le vivevo in una dimensione della mia mente che era tanto reale quanto la quotidianità. Ho scritto anche poesie, aforismi, inizi di romanzi che dovevano raccontare saghe familiari. Di tutto quello che ho scritto negli anni passati non ho più nulla, tranne un quadernaccio del 1980. Sintomatico era il fatto di nascondere che scrivessi, che è una caratteristica che mi ha accompagnata fino a quando ho aperto il primo blog su Splinder, ed ancora adesso non tutto quello che scrivo lo metto qui. Una specie di pudore. Ci sono delle parole che posso dire solo a me stessa, che devo dire solo a me stessa, sono i pensieri “tinti”, ed il fatto di riuscire a farlo con nere lettere su un foglio bianco mi aiuta a venir fuori dai vortici inconsulti del mio farmi del male. Quindi ho sempre scritto senza farmi troppe domande e senza aspettative di nessun tipo che non fosse il mero piacere. Anche quando mi fa male. Anche quando mi lacero con pugnali appuntiti di verità. Anche quando scavo dentro di me alla ricerca del tumefatto dolore che so nascondere così bene. Ecco. Dopo tutte queste parole non so perché scrivo. Lo faccio e mi piace farlo. Quello che mi rammarica di questo pezzo della mia vita è che ho tante storie e parole dentro e non ho il tempo per farle uscire. Perché, e di questo sono certa, scrivere non è questo rubare mezz’ora alla notte in tahoma12, ma avere tutto il tempo che voglio e dilatarlo e farlo diventare la stessa cosa di quello che sto scrivendo. Per fare questo dovrei fare solo questo. Scrivere e basta. Che è un altro dei miei tanti sogni.
(Rispondi)
 
annisexanta
annisexanta il 27/01/08 alle 01:21 via WEB
Credo di non scrivere più dai tempi della scuola(temi) e sì che non andavo nemmeno tanto male, nessun bisogno di scrivere, nessun sogno di farlo, mi sa che sono per davvero di.... poche parole ;°)...Buonanotte.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 27/01/08 alle 19:08 via WEB
Però quelle poche sono ottime parole...
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 27/01/08 alle 01:50 via WEB
I pensieri "tinti" che custodiamo rilegate in quaderni che lentamente ingialliscono nello scandire del tempo. Pensieri "tinti" che graffiamo su fogli bianchi per fermare la scia di dolore che la vita ha portato con se e che restano solo nostri.. Pensieri "tinti" nelle notti di silenzi stridenti che abbiamo strappato dall'anima per voltare pagina.. Poi apri una pagina virtuale e lasci pensieri a mezzo, frammenti a volte incomprensibili a volte distonici ma egualmente noi in questo viaggio tra parole che fanno star bene, che custodiscono sogni mai espressi e che in rari casi ti fanno sentire in sintonia con altri pensieri non tuoi.. Patri
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 27/01/08 alle 19:13 via WEB
E poi apro le pagine di questo diario virtuale e trovo parole che hanno lo stesso sapore dei miei pensieri "tinti" e mi fanno sentire il mio stesso sentimento con più chiarezza. Non importa se il dolore resta sempre nelle pieghe più nascoste, ma a volte basta riuscire a incasellarlo nelle parole. Grazie, Patri.
(Rispondi)
 
lupopezzato
lupopezzato il 27/01/08 alle 02:25 via WEB
scrivere è distrarre i pensieri :o)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 27/01/08 alle 19:14 via WEB
... che se si distraggono smettono di mordere. (sorrido)
(Rispondi)
 
precedente
precedente il 27/01/08 alle 10:33 via WEB
qualche volta lo scrivere è semplicemente un filtro di comunicazione, tra la parte più profonda di noi e l'altra. quella che ci osserva in superficie. ti rileggi e ti chiedi come, e dove, mai siano uscite da te quelle parole. eppure se le hai scritte non potevano essere che dentro di te. lì. pronte ad uscire. forse per stupirti.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 27/01/08 alle 19:18 via WEB
E quello che chiamo l'ombra che c'è dentro di me, non apparente, ma nascosta dalla consuetudine a non farla vedere agli altri. La scrittura è dare voce a quest'ombra, quando non ho altra compagnia che la solitudine. Solitudine non in termine negativo, ma come stato di fatto. Quando non ho un'anima amica che mi ascolta.
(Rispondi)
 
clodclod
clodclod il 27/01/08 alle 17:31 via WEB
non so tu, Liber, ma io credo di aver dentro un io'scribens'del tutto autonomo,cosi come c'è una clod 'ludens', una clod dpressa, o altro.la clod scribens, ho notato, devo lasciarla fare quel che vuole e qando le pare. Se chiude la penna con chiavi e catenacci, nn c'è nient da fare.se ci resto male? altrochè!..Ma avrà anche lei i suoi bioritmi. Comnque devo stare moltoattenta al primo svogliato schiudersi della penna e prestarle la mia mano, perchè scriva.Qualsiasi cosa, anche insigificnt, purchè scriva.da cosa nasce cosa: un'idea, un'abitudine, un di più di non so che.Purchè si scriva, me l'ha insegnato un'altra amica omonma ( clodette).perchè scrivere è un gancio che ci aggancia al vivere ( come altri ganci, lo so..)
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 27/01/08 alle 19:22 via WEB
" scrivere è un gancio che ci aggancia al vivere "
Bellissima definizione, la faccio mia. Ci aggancia perchè anche nel più delirante delirio di fantasia c'è un pezzo di me. C'è una verità che non sospettavo.
(Rispondi)
 
 
 
Saphyra23
Saphyra23 il 27/01/08 alle 22:42 via WEB
direi che avete già detto tutto voi...:)
(Rispondi)
 
 
 
 
liberante
liberante il 30/01/08 alle 22:22 via WEB
Vuoi dire che siamo un tantinicchio logorroiche? Ebbene sì, hai ragione!
(Rispondi)
 
Vincanto_Editions
Vincanto_Editions il 27/01/08 alle 23:36 via WEB
c'è un legame forte tra le tue parole e l'immagine che hai scelto, quella donna che, al riparo del quieto di una stanza, se ne sta a scrivere, pur con tutto il mondo di cose e di impegni che la sovrasta, con quegli occhi che paiono chiusi eppure aperti su se stessa, perchè lì, in quel momento, è il mondo suo (vero o immaginato non importa, dato che comunque reca una traccia di lei. Ed è intimo l'abbandono alle parole scritte, non perchè son sottratte allo sguardo altrui, ma perchè ella sa che quelle l'avvicinano ai misteri, alle questioni, alle "parole" di cui è fatto il proprio essere.... buona notte e buona settimana o mia preziosa....
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 28/01/08 alle 23:40 via WEB
Non so chi sia l'autore, l'epoca o il titolo, mi ha colpito perchè mi somiglia...gli occhiali sul naso, la vecchiezza, l'ambiente disordinato, l'attenzione. Se ci fosse il mio portatile bordeaux potrebbe essere proprio il mio ritratto!!!
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 28/01/08 alle 02:27 via WEB
non ti leggo mai...forse il fatto di averti sempre vicino nel quotidiano non mi dà lo stimolo per mettermi e capire anche questo lato, così importante, della tua vita, lo scrivere... ..detto questo non sapevo che quel letto, finito poi a Castoglio, fosse stato tuo, quando eri ragazza ed io ancora solo un presagio invisibile di due persone che non si conoscevano nemmeno... ...ho scritto ieri, o ieri l' altro, x me, a sorpresa, di castoglio, della nonna, di quel letto... ..sono colpito dalle storie, da quello che si portano appresso, dalla banalità del nostro presente che non è banale, dal vissuto che ci portiamo appresso e che forma nel tempo il nostro essere, degli oggetti apparentemente scontati ed inutili che seganano le esistenze...è un pensiero così sconfinato che fatico a vederne i contorni ma'... ...comq credo che la scittura sia la chiave per venirne a capo...o perchè gli altri, attingendo, vengano a capo del loro prendendo dall' altrui...
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 28/01/08 alle 23:51 via WEB
Le cose, gli oggetti, così come le stanze assorbono e trattengono. Li ignori, non sai nemmeno se ci sono o no, tanta è l'abitudine di saperli lì. Poi un giorno ci pensi e scopri che hanno conservato per te i ricordi. Mentre scrivevo del mio letto di quando ero a Verona, più di 40 anni fa, ho sentito tutte le storie che erano incollate a quel letto. Le mie. E tu hai sentito le tue. E' la stessa cosa di quando piangevo buttando via la macchinetta del caffè. Ci legano a questi oggetti, banali, il modo straordinario in cui ci hanno accompagnato per un pezzo della nostra vita.
Non smettere mai di scrivere.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 28/01/08 alle 05:18 via WEB
Signora...che appena conosco.
Le tue parole, sempre semplici e prive di contorte distrazioni di forma...mi gettano in uno stato d'umana povertà. Quella povertà del vivere guardando la vita dal basso cosi che ti sembri sembre infinitamente grande e bella. Cosi che le nostre pene siano solo conchiglie nelle nostre tasche. Tu hai capito che la vita scorre trasparente, cosi trasparente che a nessuno è negata. Come le tue parole sono di terra e non già di straordinari composti chimici. Tu hai capito che la forma non è una suggestiva immagine seducente, ma la perfezione semplice della natura. Cosi raccogli da te frutti succosi e non già lucenti, saporiti senza il lusso del colore...Le parole, quello che scrivi...sa essere nostro ancor prima che tuo. Perchè fai della tua vita un sorriso da donare a quanti sanno leggerla...Io per primo sento di riconoscere nei tuoi piccoli scritti, sentieri che ho percorso o che percorrerò. L'interesse di uno scritto è proporzionato alla generosità di chi scrive, alla capacità di chi scrive di donare se stesso raccontandosi. Tu lo fai e sempre dalle tue parole mi sento accresciuto di qualcosa. C'è tanta sterile ricchezza...anche in questi luoghi battuti dalla curiosotà di conoscere. E poche le persone generose che sanno fare della propria vita un terreno sorridente ove misurarsi sull'esperienza già fatta, sul dolore già pagato, sui debiti di una vita già estinti. Non voglio entrar nel merito delle tue pene dello scrivere. Sento in questo tuo nodo una sorta di tappa della passione....Una perlina di rosario. Perchè c'è nello scrivere un bisogno di sputar fuori se stessi che ha a che fare con la pena ancor di più che con la gioia. La gioia il più del caso la si vive, mentre si riversano in parole, come lacrime, le proprie tristezze. Tu sai spesso superare anche questo, cosa in cui io raramente riesco. Giulio.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 28/01/08 alle 23:57 via WEB
Giulio, non è vero che mi conosci appena. Mi conosci, e molto bene, e mi fai un grande onore che non sento di meritare. Scrivo il più delle volte per sfogare i pensieri "tinti" e sono bravissima a piangermi addosso. Le parole che hai avuto per le mie parole sono uno splendido regalo. Grazie.
(Rispondi)
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/01/08 alle 01:00 via WEB
Poiche conoscere è il risultato che più mi appaga. Sentirti riconosciuta in ciò che credo di te...E' il tuo regalo. Ciò che vedo attraversando gli occhi delle persone è quanto più mi appaga. Perciò che cerco di lasciare bene aperti i miei. E presto potrai guardarci ancora attraverso. A volte mi arrabbio con questo universo...Ma poi quando mi trovo a rivivere momenti vissuti con persone come te la notte che viene mi sembra piu serena e bella. Farò il possibile per riportarti i miei occhi ed il mio mondo.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/01/08 alle 01:02 via WEB
Quando leggo la tua "tristezza" qui poi me ne vado con un sorriso e più pace dentro. Sempre. Giulio.
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
liberante
liberante il 30/01/08 alle 22:24 via WEB
Anche a me piace guardare con gli occhi negli occhi e conoscere per sapere, chè non si finisce mai d'imparare, io da te. A presto.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/01/08 alle 23:18 via WEB
Io da te. A presto.
(Rispondi)
 
donnaisabella
donnaisabella il 28/01/08 alle 14:06 via WEB
Avere la fortuna di conoscere persone che riescono a far scivolare la penna sugli stessi passi di danza del pensiero mi solleva l'anima... non ne sono capace, riconosco i miei limiti in questo, e mi spiace tanto perchè mi impedisce di mantenere vivo il ricordo di quelle immagini che mi inondano nei momenti di estrema commozione, quando la musica tocca le corde giuste avvolgendo la voce. E' una fortuna che ci siano persone come te con le quali dialogare... Ritroverò tra i tuoi scritti qualcosa di me che non andrà mai persa.
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 29/01/08 alle 00:00 via WEB
Vedi, ognuno vive per quello che sa e che può. Tu e la musica, che non sarò mai capace di avere quei momenti così intensi che descrivi così bene. Lieta che le mie parole ti regalino emozione.
(Rispondi)
 
cla.gavi
cla.gavi il 28/01/08 alle 14:19 via WEB
Per quello che mi riguarda, potresti scrivere che oggi è una buona giornata...lo faresti sicuramente meglio di ....io ti seguiro' sempre, nei tuoi buongiorno nei tuoi buona notte ....nei tuoi...grazie Titti...(non smettere mai) un abbraccio Paolo
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 29/01/08 alle 00:02 via WEB
Allora...oggi è stata una giornata pesante e piena di troppe cose che ho fatto ed allora con un sorriso ti dò la buonanotte e un abbraccio, caro Paolo.
(Rispondi)
 
soloperituoiocc_1968
soloperituoiocc_1968 il 29/01/08 alle 00:34 via WEB
Ho sempre amato scrivere, e anche io ho sempre tenuto diari che conservo e che rileggo per ritrovare antiche emozioni.
Poi la fatica di andare avanti, mi ha fatto dimenticare un po' questa "passione", "passione" che ho ritrovato scrivendo nel mio diario virtuale, e che mi ha fatto conoscere persone come te, che fanno dello scrivere e del leggere un vero piacere.
Serena notte
Chiara
(Rispondi)
 
 
liberante
liberante il 30/01/08 alle 22:27 via WEB
Ciao Chiara. Non so se vorrei rileggere le cose di molti anni fa. A volte penso di sì, per vedere come scrivevo, ma poi mi spavento, chè potrei trovare le stesse cose che scrivo adesso. E sarebbe un'ulteriore conferma che non so imparare dai miei errori, ma ,cocciuta come un somaro, continuo a farli.
(Rispondi)
 
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Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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