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Post N° 365

Post n°365 pubblicato il 04 Luglio 2007 da liberante

Ho troppe luci

perdo l’orientamento.

Perché la notte.

 

Perché la notte apre le porte a me stessa e dimentico lo spazio del tempo vuoto ed inutile del giorno che consumo inconsapevole e colpevole nell’oblio di quei gesti e di quei passi che non facendoli si farebbero da soli.

Perché la notte del silenzio mi fa voce e mi urla nello stomaco le frasi impossibili che la luce ed il caldo del sole non sanno dire e la fasulla tranquillità si frantuma contro il muro duro della consapevolezza.

Perché la notte rimango affacciata sul vuoto e affascinata dalla caduta mi lascio cadere sempre più in fondo senza trovare resistenza al mio volo e nella profondità estrema e nell’estremo limite trovo lo spazio aperto e l’aria libera per il respiro.

Perché la notte la percorro sulla mia pelle e le tue dita inseguono le mie parole tra le labbra e i denti, sulla lingua con il sapore aspro del salato sudore, nel palato a sciogliersi come un pezzetto di ghiaccio e resta la sete.

Perché la notte si insinua nelle carezze e nei capelli, sul collo e tra le spalle, nelle gambe e nei piedi e dentro, dentro nella carne con la forza dolce ed estenuante del piacere non cercato e trovato per caso e per caso accolto.

Perché la notte ti porta da me come fossi il sogno con braccia grandi e il petto da appoggiarci la testa per ascoltare il battito affannato del cuore e lasciare tutto quello che il giorno illumina, fuori, al di fuori del cerchio dei nostri corpi.

Perché la notte.

 
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cinzia63
cinzia63 il 05/07/07 alle 02:08 via WEB
Perche’ la notte e’ un ubriacarsi di sensazioni, e’ quel camminare lento tenendosi per mano, e’ quel parlarsi piano in quel vicino che si spezza sulle labbra, e’ un volo di pensieri liberi, di quell’aprirsi l’anima e lasciarla andare, e’ confondersi e infondersi, amalgamarsi. Perche’ la notte e’ un lento dondolio di gesti, diventa l’emozione negli occhi, diventa mani, occhi, pelle e sensi, diventa quel farsi l’amore...
Ovunque.
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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