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Ho troppe luci
perdo l’orientamento.
Perché la notte apre le porte a me stessa e dimentico lo spazio del tempo vuoto ed inutile del giorno che consumo inconsapevole e colpevole nell’oblio di quei gesti e di quei passi che non facendoli si farebbero da soli.
Perché la notte del silenzio mi fa voce e mi urla nello stomaco le frasi impossibili che la luce ed il caldo del sole non sanno dire e la fasulla tranquillità si frantuma contro il muro duro della consapevolezza.
Perché la notte rimango affacciata sul vuoto e affascinata dalla caduta mi lascio cadere sempre più in fondo senza trovare resistenza al mio volo e nella profondità estrema e nell’estremo limite trovo lo spazio aperto e l’aria libera per il respiro.
Perché la notte la percorro sulla mia pelle e le tue dita inseguono le mie parole tra le labbra e i denti, sulla lingua con il sapore aspro del salato sudore, nel palato a sciogliersi come un pezzetto di ghiaccio e resta la sete.
Perché la notte si insinua nelle carezze e nei capelli, sul collo e tra le spalle, nelle gambe e nei piedi e dentro, dentro nella carne con la forza dolce ed estenuante del piacere non cercato e trovato per caso e per caso accolto.
Perché la notte ti porta da me come fossi il sogno con braccia grandi e il petto da appoggiarci la testa per ascoltare il battito affannato del cuore e lasciare tutto quello che il giorno illumina, fuori, al di fuori del cerchio dei nostri corpi.
Perché la notte.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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