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Post N° 374

Post n°374 pubblicato il 04 Agosto 2007 da liberante

"Aspettando l'estate" Franco Battiato  

L'allegrezza del vento fuga i cattivi pensieri mentre ogni ombra fugge via.
Le giornate si accorciano.
La sera i fuochi inondano i dintorni di luce.
La tristezza non prevale su me col canto la tengo lontana.
Le giornate si allungano, sto aspettando l'estate.

Anche se non ci sei
tu sei sempre con me
per antiche abitudini,
perchè ti rivedrò
dovunque tu sia.

Aspettando l'estate all'ombra dell'ultimo sole, sospeso tra due alberi a immaginare.
L'estasi dei momenti d'ozio voglio riscoprire, aspettando l'estate

Anche se non ci sei
tu sei sempre con me
e sono ancora sicuro
che io ti rivedrò
dovunque tu sia. 

 
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liberante
liberante il 04/08/07 alle 01:17 via WEB
Per antiche abitudini non posso non tenerti nell’anima, non posso non avere questo amore. E non posso non usare che le doppie negazioni, e sai bene quanto non mi piacciano. Eppure da che ho memoria di noi, la negazione è stata l’unica arma per difendermi da te. Guerra e battaglia, tu contro di me ed io contro di te. E noi contro noi stessi. Ecco perché il tempo liscio e piano all’ombra della grande quercia, e quello prima ancora, dove le nostre ombre erano troppo corte per impacciare il cammino, risplendono di quella luce nitida di pienezza e felicità. Perché felicità ne abbiamo avuta e tanta, da riempirsi le mani e da farla traboccare dagli occhi, chè chiunque ci guardasse ne restasse abbagliato. E non solo felicità, ma anche vita piena e rigogliosa e voglia di essere uno per l’altro il tutto. Ma sono state stagioni di passaggio, non un percorso lineare di crescita e di equilibrio. Primavere ed estati lussureggianti d’amore, calde dei nostri corpi e delle nostre menti, unite e plasmate dalle risate e dalle parole che legavano le mie mani alle tue. Il nostro volerci non era mai abitudinario e ritualizzato, ma l’esplosione sincera della passione. Era un continuo accumulo di noi dentro di noi. E fuori di noi. Il bimbo cresceva nei sorrisi e nella dolcezza. Le strade non erano ancora ricoperte dai vetri taglienti del nostro rancore. Tutto perdonava tutto. Estati e primavere di passi leggeri, di carezze e conquiste, di scoperte e viaggi, di risate e canzoni. Senza un vero motivo ci sarà stato un momento in cui l’estate è trapassata in autunno e l’autunno in inverno. In cui la pienezza lentamente si è svuotata e l’amore ha preso un altro significato. In cui nulla era più quello che era stato e il gelo della solitudine condivisa ha congelato i sentimenti. Ci sarà stato un momento in cui le carezze sono diventate ferite e le parole pugnali. Senza più risate, nè sorrisi e canzoni da cantare insieme stonando. Il silenzio interrotto solo dal sibilo della rabbia e della cattiveria. Al posto della luminosità e del calore solo un buco vuoto, una voragine da vertigine e che non so guardare. Per antiche abitudini ti tengo nella mente per non vedere il vuoto che l’assenza del nostro amore ha lasciato dentro di me.
 
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Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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