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Post N° 286

Post n°286 pubblicato il 23 Novembre 2006 da liberante

Respiro piano,

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quasi volessi che quest’aria di cristallo non si spezzi ,ma resti come la separazione esatta tra il sole caldo e il freddo del gelido inverno. 
... e non ho ragione, amica mia, non ho ragione. Perché se l’avessi non starei immobile a guardarmi tra le mani i disegni colorati di quel che vorrei e non sarei così felice del poco nulla che ho e non mi basterebbe quel bastare a me stessa cocciuto ed ostinato e non sarei consapevole che il cerchio si chiude preciso nel punto in cui accetto di avere questo amore. E bello sarebbe vivere sempre di sete e fame rabbiosa e saziarsi staccando a morsi bocconi da angurie mature e zuccherine. Farsi colare sul mento il succo e ridere affondando le mani nell’acqua pura e fredda del torrente lavando, con un gesto solo, le ombre dell’anima. Le ombre invece restano e nell’ombra nascondo lo scontento di me stessa, quell’incompiutezza che mi rende debole e impreparata alla lotta per la sopravvivenza. Nell’ombra dei miei pensieri storti e indistricabili gli uni dagli altri perdo l’orientamento. La strada dritta e sicura su cui camminavano i miei passi tranquilli diventa un indistinto sentiero serpeggiante tra le rocce e il baratro e il mio camminare è un arrancare stento e incerto. Se davvero avessi ragione, amica mia, sarei a sorridere di me stessa e saprei con una certa dose di sicurezza dove sto andando, chè sicuri non si può mai essere, ma nemmeno così sperduti.

Respiro piano il freddo silenzioso e il sole.

 
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dolcedonna9
dolcedonna9 il 24/11/06 alle 05:49 via WEB
Semplicemente stupenda il tuo narrarti...ti faccio i miei complimenti,vorrei saper scrivere di me in questo modo. Ma le mie capacita' di istruzione sono molto piu' basse delle tue. Io ho solo il diploma di terza media, un corso di infermiera professionale e,tanti anni di esperienza a contatto con tutti i tipi di malattia e di sofferenza.tvb. Giusy
 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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