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« Filippa Filippazzi | Messaggio #304 » |
Vederli volteggiare come piume e con quella facilità di gesti che non fa pensare alla fatica, ma nemmeno alla forza.
È un’idea di spontaneità.
Si muovono come nei gesti quotidiani, con abitudine leggera.
Li ho ammirati fin da bambina e ho inventato storie in cui fuggivo con il circo e diventavo una eterea e bellissima trapezista e il mio compagno di volteggi era il mio amore. Un principe azzurro volante che mi afferrava con braccia forti ed io mi abbandonavo docile e sicura nelle sue mani.
La casa con le ruote e per città la strada.
Ho sognato il sogno dell’amore che divideva l’aria che lo sosteneva e l’incertezza del vagabondare.
L’amicizia come sistema di vita tra cani e gatti e pasti cucinati insieme, risate di clown tristi e pianti di acrobati allegri.
Il duro lavoro di ogni giorno e la ripetizione degli esercizi sempre uguali era il collante.
Questo immaginavo.
Ancora oggi resto con lo sguardo sognante, stregata dall’impalpabile magia di gesti così precisi da sembrare casuali.
Del circo non ho mai amato gli animali, nemmeno i cani e i cavalli che pur sono abituati alla mancanza di libertà da millenni di sudditanza con l’umano. Mi ha sempre intristito vedere leoni e ghepardi, elefanti e giraffe violentati nella loro indole e resi simili a tetri pupazzi.
Del circo ho l’immagine onirica di forme perfette e armonia di movimenti.
L’impalpabile magia di qualcosa che resta sospeso tra i colori vistosi di visi truccati e il fluttuare di corpi senza peso.
Un volo libero di fantasia.
Una lacrima di sorriso.
Il circo che sognavo è questo. Le Cirque du Soleil.
Da guardare e ascoltare.
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DA LEGGERE
Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)
" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......
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