Creato da leonardo_donofrio il 05/01/2009

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L'Intervento di Valerio Federico al seminario "FEDERALISTI E SOCIALISTI" tenutosi a Lugano sabato 7 marzo 2009

Post n°49 pubblicato il 11 Marzo 2009 da leonardo_donofrio
 
Foto di leonardo_donofrio

PORTO FRANCO - Club socialista e riformista di Milano - 3° seminario  del “Gruppo di Volpedo“ FEDERALISTI E SOCIALISTIUno storico binomio riproponibile per l’oggi?(Castagnola – Lugano  - Svizzera) - 7 marzo 2009

Da radicale, e quindi da liberale, e, come è stato detto, da liberale e quindi, inevitabilmente, da federalista porrò alcune questioni.

Mi ha fatto piacere ascoltare i professori Vitale e Meldolesi perché ci hanno detto, tra le altre cose, che il federalismo non è solo una “scatola istituzionale” - peraltro in questi termini risulterebbe poco interessante per i cittadini e per tutti noi - ma è uno strumento politico utile a promuovere la democrazia, a tutelare i diritti individuali e, come detto dal professor Meldolesi, a produrre efficienza. Uno strumento capace di rispondere alle speranze delle persone.

Visto che il federalismo è strumento politico atto a quanto detto oltrechè utile a evitare conflitti di vario genere: regionali e tra stati nazionali, allora mi chiedo perché non debba essere alla portata di tutti, e quindi perché la prospettiva del federalismo non debba essere globale, mondiale. Troppo spesso si pensa che qualcosa che appare lontana nel tempo non sia da perseguire. No, noi radicali crediamo che la storia cambi grazie alle grandi idee e visto che Altiero Spinelli ne ha avute di grandi idee, pensiamo che debbano essere portate avanti, quasi logicamente fino alla loro conseguenza finale: il federalismo come base per un ordinamento globale considerando le strutture federaliste intermedie come organizzazioni di passaggio affinchè di questo strumento si giovino tutti i cittadini del mondo. Proprio in questa prospettiva noi crediamo che l’allargamento dell’Unione Europea sia stato opportuno, sia che questa sia già un’organizzazione parzialmente federale o che sia solo uno spazio di libero mercato. Rilancio dunque la proposta radicale, anche in questo seminario, di perseguire l’adesione di due paesi quali la Turchia e Israele nell’Unione Europea. Si tratta di due realtà particolari e l’ingresso di entrambe nell’Unione avrebbe un significato evocativo straordinario considerando gli aspetti religiosi, storici, etnici e geopolitici.

E’ necessario ribadire il prevalere del federalismo inteso come metodo di convivenza e non come tentativo di unire stati e cittadini sulla base di riferimenti culturali, geografici o religiosi. Riferimenti religiosi da evitare proprio nell’ottica di tutelare la libertà religiosa lasciandosi alle spalle un dibattito inutile su radici vere o presunte. Quello che a noi interessa sono i frutti di queste radici e un frutto è proprio lo strumento Unione Europea capace di trasmettere valori quali la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.

Ripropongo dunque la questione del motivo per cui condannare alcuni stati a rimanere stato nazionale considerando la precarietà di questa condizione quando possiamo dare loro un’alternativa: l’opportunità di entrare in un sistema federale, che potrà essere mondiale. I benefici si avrebbero in termini di pace e giustizia e, avendo osservato quanto accaduto a molti paesi che sono entrati nell’Unione Europea, in termini di dinamiche di riforma, di efficienza e di democratizzazione che si attivano già nella prospettiva di un’adesione all’Unione.

Chiudo segnalando che in Italia e in Europa molti si definiscono federalisti a sproposito. A questi va ricordato che il federalismo è incompatibile con il proibizionismo così come è incompatibile con interventi degli stati in economia se non coordinati dal soggetto federale (e con un arbitro, nel caso dell’Unione Europea, la Commissione, come scritto da Bonino e Amato). Questo per evitare che sia distrutto quanto costruito in Europa in molti anni, un mercato comune libero e concorrenziale.

 
 
 
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