Creato da leonardo_donofrio il 05/01/2009

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La battaglia contro l'innalzamento dell'età pensionabile è sacrosanta!

Post n°28 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da leonardo_donofrio
 

Riceviamo e pubblichiamo volentieri

Gent.L.D'Onofrio,
la battaglia contro l'innalzamento dell'età pensionabile è
sacrosanta! Forse i nostri parlamentare non conoscono i bene i problemi
delle donne nelle attuali attuali famiglie,dove devono far fronte alle
separazioni  con disagi inauduti,figli in contrattazione,mariti
violenti,parenti indifferenti. Non parliamo del lavoro nero per
sopperire agli scarsi stipendi da 1000,1200 Euri al mese dei mariti  o
conviventi che sono per la maggiore in Italia!  E' facile dare
l'iimmagine della donna superimpegnate ma  con cameriera, marito
"domestico ",figli perfetti,iintelligenti senza problemi,e naturalmente
non disabili ! Così si potrebbe lavorare a tempo inderteminato magari
fino alla fine .....Perche 'non consultare i dati dei disagi raccolti
dall'associazione  che si occupa delle donne maltrattate?
E come mai non si accenna ai disagi degli insegnanti "vecchi" come
dicono ogli studenti ,quando si ha appena 40anni? Insegnanti tra i più
vecchi d'EUROPA ,60 anni , poi 65 anni come dice il ministro e le
indagini del Ministero dell'Istruzione! Con magari 8 classsi alla
settimana con 30 studenti ciascuna ipercinetici  dai 11 ai 18 anni come
vediamo ripresi dai telefonini degli studenti stessi? Quante donna con
cui parlo sono sfinite,depresse che non sanno più come gestire la
famiglia per il troppo carico di lavoro o senza lavoro o con
l'impossibiltà di  godersi una meritata pensione! L'Europa non deve
essere un cappio al collo quando ai ministri fa comodo. E le eccezioni
delle donne in carriera non devono fare testo come  lo sciame delle api
operaie che per troppa fatica non vivono così a lungo come l'ape
regina.
Riprendiamoci il testimone della condizione e dei bisogni reali della
donna in ITALIA e naturalmente la LIBERTA' di andare in pensione quando
ci pare e SECONDO le necessità   anche con pensioni minime ,  non certo
da 20.000 Euri al mese dei e delle nostre parlamentari.Perche' non dare
a" loro" le nostre misere pensioni anche quando non sono minime, caro
Mnistro Brunetta!Quale sarà la pensione del ministro Gelmini e del
Ministro Brunetta! Io vorrei vedere pubblicati  i valori delle loro
pensioni su tutti  i giornali visto che basta un anno da ministro o
senatore per avere super pensioni!Grazie di cuore .

Lettera firmata

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Commenti al Post:
leonardo_donofrio
leonardo_donofrio il 25/01/09 alle 05:51 via WEB
24 gennaio 2009 da stuntman2 :Ma basta per favore...! Adeguiamoci allo standard europeo e smettiamola con certe fregnacce.Di questo passo entreremo nella storia come quelli che non hanno permesso ai propri figli di prendere la pensione... Ciao
 
leonardo_donofrio
leonardo_donofrio il 25/01/09 alle 23:07 via WEB
inviato da anonimo Pensioni degli statali: cinque proposte per la riforma Il governo dovrà decidere come parificare età tra uomini e donne Roma, 24 gen. (Apcom) - Sono 5 le proposte per riformare il sistema pensionistico per i dipendenti pubblici avanzate dalla commissione di studio sulla parificazione dell'età pensionabile, istituita dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Una commissione creata dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue che, il 13 novembre scorso, ha condannato l'Italia per il mancato adeguamento dell'età pensionabile tra uomini e donne nella pubblica amministrazione. La decisione europea obbliga quindi lo Stato a parificare l'età pensionabile dei dipendenti pubblici (il limite attuale è di 60 anni per le donne e di 65 per gli uomini). Per evitare quindi "sanzioni per somme molto ingenti", afferma la commissione, bisogna avviare una riforma in tempi brevi e possono essere seguite tre strade "più conservatrici", con un intervento normativo limitato, o due soluzioni "più innovative". Le proposte saranno presentate al governo per scegliere la più idonea e, per questo, gli esperti stanno verificando le conseguenze previdenziali, economiche e sociali di ciascuna delle soluzioni. Per parificare l'età pensionabile nel pubblico impiego, spiega l'organo creato da Brunetta, "le soluzioni astrattamente prospettabili, limitando il più possibile il perimetro dell'intervento normativo, sono tre". La prima prevede di elevare l'età pensionabile delle lavoratrici parificandola a quella dei lavoratori, rendendo obbligatorio e non più facoltativo anche a loro l'accesso alla pensione di vecchiaia a 65 anni. Questa soluzione "comporterebbe risparmi di spesa", ma senza un analogo intervento sul settore privato "si aprirebbe un problema di parità di trattamento nella normativa pensionistica riferita alle lavoratrici tra settore privato e pubblico impiego". La seconda proposta, invece, punta a "estendere nel settore pubblico anche agli uomini la facoltà di accesso alla pensione di vecchiaia all'età di 60 anni, fermo restando il limite legale a 65 anni". Questa soluzione "sarebbe onerosa per la spesa pensionistica e, comunque, in contrasto con la tendenza generale all'aumento della vita media e dell'età pensionabile". Anche in questo caso, poi, "verrebbe a crearsi una notevole disparità tra i lavoratori del settore privato e di quello pubblico". C'è poi l'opzione di "fissare per entrambi i sessi il requisito di età, per l'accesso facoltativo alla pensione di vecchiaia nel settore pubblico, a un'età intermedia tra 60 e 65 anni (61, 62, 63, o 64 anni), con costi per l'erario da quantificarsi e comunque crescenti in relazione alla diminuzione dell'età minima stabilita, lasciando per tutti il limite legale a 65 anni". Sarebbe, in ogni caso, "una misura in contrasto con la tendenza generale all'aumento della vita media e dell'età pensionabile, e aprirebbe un'asimmetria nella normativa pensionistica riferita ai dipendenti di sesso maschile tra il settore pubblico e quello privato". Alle tre ipotesi "più conservatrici", sottolinea la commissione Brunetta, possono essere affiancate altre due "più innovative: una riferita alla revisione dell'intero sistema pensionistico pubblico, l'altra mirante a parificare e al contempo elevare per entrambi i sessi i requisiti di accesso alla pensione di anzianità nel pubblico impiego". La prima di queste due soluzioni prevede di "rendere applicabile ai dipendenti pubblici il regime previdenziale dell'Inps, considerato dalla Corte di giustizia di tipo cosiddetto legale". Questa soluzione "consentirebbe di mantenere la differenza di età pensionabile tra uomini e donne ed escluderebbe la creazione di una disparità nell'ordinamento interno tra dipendenti pubblici e privati. Ma comporterebbe una profonda riforma di tutto il sistema previdenziale, con l'assorbimento dell'Inpdap da parte dell'Inps ed effetti per l'erario di difficile quantificazione". Bisognerebbe inoltre "verificare preventivamente la percorribilità di questa soluzione con la Commissione europea". Con l'altra proposta, spiega la commissione, si fissa invece "l'età della pensione di vecchiaia, uguale fra generi, a regime nella pubblica amministrazione del nostro Paese nell'arco flessibile dei 62-67 anni. Questa soluzione permetterebbe sia di parificare l'età pensionabile tra uomini e donne, sia di elevarla gradualmente, e quindi di ottenere per il sistema pensionistico pubblico notevoli risparmi di spesa". La soluzione "aprirebbe indubbiamente uno squilibrio rispetto alle condizioni di pensionamento nel settore privato, ma proporrebbe anche un cammino di equiparazione delle opportunità e di prolungamento della vita attiva che potrebbe prevedere una estensione anche al privato". Quest'ultima scelta "potrebbe comportare rilevanti risparmi all'intero sistema previdenziale italiano (pubblico e privato) e consentire così di liberare le risorse necessarie a compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere delle lavoratrici dipendenti, aiutandole nella vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che possono incontrare durante la loro carriera professionale". Qualsiasi riforma tuttavia, conclude la commissione, "deve comprendere anche l'ideazione di un periodo transitorio di messa a regime delle norme, durante il quale i requisiti di età per il pensionamento di vecchiaia vengano elevati a gradini (ad esempio di un anno ogni due anni)". .Fonte (Apcom)
 
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