Creato da: Library.Cafe il 20/01/2011
Qui si serve cibo per l'anima. Perché anche lei può aver fame
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L'INCIPIT
Ursus e Homo erano legati da una stretta amicizia. Ursus era un uomo, Homo era un lupo. Le loro indoli si erano trovate d'accordo. Era stato l'uomo a battezzare il lupo. Probabilmente egli si era scelto da se stesso anche il proprio nome, e avendo trovato Ursus adatto a se stesso, aveva trovato Homo adatto alla bestia. Questi due associati, l'uomo e il lupo, trovavano il guadagno nelle fiere, nelle feste parrocchiali, e in tutti gli angoli delle strade dove i passanti si aggruppavano, per il bisogno che la gente prova dappertutto di ascoltare delle fandonie e di bearsi della vista del ciarlatano. Victor Hugo ALTRE LOCANDE NELLA RETEIl peso dell'anima DA VEDERE"Mar adentro" (Mare dentro) Tratto dal libro "Lettere dall'inferno" DA ASCOLTARELa ballata dell'amore cieco GirolibrovagandoAVVENTORI DELLA LOCANDAAnn Harper (Sally Shanks) Victor-Marie Hugo Ultimi commentiArea personale- Login
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Post n°2 pubblicato il 31 Gennaio 2011 da Library.Cafe
“Chi siete, da dove venite?” “Dal baratro” Ci fu un brivido e si fece silenzio. Gwynplaine continuò. Le assemblee sono come bambini; gli incidenti sono le loro scatole a sorpresa, che li impauriscono e li attraggono. A volte sembra che scatti una molla e dal buco si vede schizzar fuori un diavolo. […] Da ogni parte intorno a Gwynplaine si levò un grido: “Ascoltate, ascoltate!” Lui, intanto, teso e sovrumano, riusciva a mantenere sul viso la contrazione severa e lugubre, sotto la quale il suo ghigno s’impennava, come un cavallo selvaggio pronto alla fuga. Riprese: “Io sono colui che viene dalle profondità. Milord, voi siete i grandi e i ricchi. È pericoloso. Approfittate della notte, ma state in guardia, c’è una grande potenza, l’aurora. L’alba non può essere vinta. Arriverà. Sta già arrivando. E ha in sé un irresistibile fiotto di luce. E chi impedirà a questa fionda di scagliare il Sole nel cielo? Il Sole è il diritto. Voi, invece, siete il privilegio. Abbiate paura. Il vero padrone di casa sta per bussare alla porta. Chi è il padrone del privilegio? Il caso. E chi è il suo figlio? L’abuso. Né il caso né l’abuso sono solidi. Hanno entrambi un pessimo domani. Io vengo ad avvertirvi. Vengo a denunciarvi la vostra stessa felicità. È fatta dell’infelicità altrui. Voi avete tutto, ma il vostro tutto è fatto del nulla degli altri. Milord, io sono l’avvocato senza speranza, difendo una causa persa. Questa causa la vincerà Dio. Io non sono niente, sono solo una voce. Il genere umano è una bocca e io sono il suo grido. Voi mi ascolterete. Vengo ad aprire davanti a voi, pari d’Inghilterra, le grandi assise del popolo, questo sovrano che è vittima, questo condannato che è giudice. Mi piego sotto il peso di ciò che ho da dire. Da dove iniziare? Non so. Ho raccolto nella vasta diffusione delle sofferenze, la mia sconfinata arringa sparsa. Che farne? Mi opprime e io la riverso alla rinfusa qui davanti. Avevo previsto tutto questo? No. Voi siete stupiti, anch’io. Ieri ero un guitto, oggi sono un lord. Giochi profondi. DI chi? Dell’ignoto. Tutti dobbiamo tremare. Milord tutto l’azzurro è dalla vostra parte. Di quest’immenso universo voi vedete solo la festa: sappiate che c’è anche l’ombra. Per voi io sono lord Fermain Clancharlie, ma il mio vero nome è un nome da povero, Gwynplaine. Io sono un miserabile tagliato nella stoffa dei grandi da un re, il cui capriccio volle così. Ecco la mia storia. Molti di voi hanno conosciuto mio padre, io non l’ho conosciuto. Egli è prossimo a voi per il suo lato feudale, mentre io gli sono vicino per il suo lato proscritto. Ciò che Dio ha fatto è un bene. Sono stato gettato nel baratro. A che scopo? Perché ne vedessi il fondo. Sono un sommozzatore che riporta a galla una perla, la verità. Parlo perché so. E voi mi ascolterete, milord. Io ho provato. Ho visto. La sofferenza, no, non è una parola, signori felici. La povertà? Ci sono cresciuto. L’inverno? Mi ha fatto battere i denti. La fame? L’ho patita. Il disprezzo? L’ho subito. La peste? L’ho avuta. La vergogna? L’ho trangugiata. E la rivomiterò davanti a voi e questo vomito d’ogni miseria vi schizzerà sui piedi e divamperà. Ho esitato prima di lasciarmi condurre in questo posto in cui sono, perché altrove ho altri doveri. E il mio cuore non è qui. Ciò che è accaduto dentro di me non vi riguarda; quando l’uomo che voi chiamate l’usciere della verga nera è venuto a prendermi da parte di colei che chiamate regina, per un momento ho pensato di rifiutare. Ma mi è sembrato che l’oscura mano di Dio mi spingesse in questa direzione e ho obbedito. Ho sentito che era necessario che venissi tra voi. Perché? Per via dei miei stracci di ieri. Era per prendere la parola tra i sazi che Dio mi aveva messo tra gli affamati. Oh! Abbiate pietà! Oh! Questo mondo fatale in cui credete di vivere, voi non lo conoscete; siete così in alto da starne fuori; vi dirò io com’è. Di esperienza ne ho. Arrivo da sotto. Posso dirvi quanto pesate. Voi, i padroni, sapete cosa siete? Ciò che fate, lo vedete? No. Ah! Com’è tutto terribile. Una notte, una notte di tempesta, piccolo, abbandonato, orfano, solo nell’immenso creato, ho fatto il mio ingresso in quell’oscurità che chiamate società. La prima cosa che ho visto è stata la legge, sotto forma di una forca; la seconda è stata la ricchezza, la vostra ricchezza, sotto forma di una donna morta di freddo e di fame; la terza è stata il futuro, sotto forma di una neonata agonizzante; la quarta è stata il bene, il vero e il giusto, sotto le spoglie di un vagabondo che aveva per unico compagno ed amico un lupo.”
[continua] Ann Harper "Figlie delle ombre"
Commenti al Post:
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Inviato da: Sospiro_Rosso
il 17/02/2011 alle 19:00
Inviato da: andrix110367
il 08/02/2011 alle 23:08
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il 07/02/2011 alle 15:53
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il 07/02/2011 alle 15:50
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il 07/02/2011 alle 15:46