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Canto XXXV - Inferno

Donne affette da Endometriosi

 
 
 
 
 
 

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STORIA DI GIORGIA di PADOVA

Post n°89 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da librodade

Mi fa ridere pensare che ho più esperienza di mia madre in materia di vampate e calo del desiderio...

Cara Veronica,
sono Giorgia (Gio, ci siamo conosciute a Padova); mentre scrivo non so ancora se spedirò questa lettera... non perché mi dispiaccia raccontare la mia esperienza, anzi è da un mese che penso che ho voglia di farlo, ma ho paura che sia solo uno sfogo per me, e non aiuterà nessun altro.
Ho letto le storie delle altre ragazze, e in confronto a molte di loro mi ritengo fortunata, però la rabbia, il dolore, l'angoscia che mi porto dentro mi sembra che non dipendano dalla gravità della mia malattia, perché l'endometriosi ti sconvolge prima di tutto l'anima.

Ho 22 anni, ne sono passati 7 da quando ho iniziato a stare male, ma mi sembra di portare l'endometriosi dentro da sempre.
Per anni ho sopportato (male) i dolori con chili di antidolorifici, gite mancate, vacanze rovinate, notti in bianco, chiedendomi cosa avessi che non andava e non trovando risposta. Mia madre (che mi stava vicina, ma era arrabbiata perché a 14 anni avevo già il ragazzo) dava la colpa al sesso, diceva che era quello a farmi male, e non le sembravano così anormali i miei dolori mestruali.
D'altronde anche il ginecologo da cui mi aveva portato aveva detto "Sei giovane, è normale, prendi la pillola e ti passa". Ho provato per tre volte in tre anni a prenderla, stavo ancora peggio, svenivo dal male, e quando gliel'ho detto non mi ha creduto. Non mi sono mai sentita così umiliata.
Un giorno, a 19 anni, non ce l'ho più fatta e mi sono fatta portare in pronto soccorso: corpo luteo emorragico, operata d'urgenza. Era la settimana prima degli esami di maturità. Dopo l'intervento il medico è tutto contento di aver salvato l'ovaio (ma chi mai mi aveva parlato del rischio di perderlo??), ma solo leggendo la cartella clinica scopro che hanno trovato e rimosso focolai di endometriosi.
ENDOMETRIOSI... Mi crolla il mondo addosso. Mi torna in mente un pomeriggio di quattro anni prima, quando stavo leggendo sul divano un giornale femminile e sono capitata su un articolo che parlava di endometriosi. Descriveva i sintomi e le conseguenze: infertilità al primo posto. Mi si gelava il sangue all'idea di poter diventare sterile, e anche se mi ritrovavo in quei sintomi non ci ho dato peso: era impossibile che proprio a me, così giovane poi, capitasse una cosa simile, non poteva essere quello il motivo dei miei dolori, e poi il ginecologo se ne sarebbe accorto, me l'avrebbe detto. Cercavo di rassicurarmi, ma il pensiero dell'endometriosi non mi ha mai lasciato in tutti gli anni successivi, e alla fine ha trovato triste conferma in quella cartella clinica.
Sono passata, come molte di noi, da un ginecologo all'altro e nessuno mi curava, lasciavano passare il tempo, e stavo sempre peggio. Io davo la colpa all'università, allo studio, allo stress, non volevo pensare all'endometriosi, ma a volte stavo così male che pregavo di morire.
Per fortuna in tutto questo dolore nasce una cosa bellissima, l'amore con il mio attuale ragazzo, che so che sarà il compagno di tutta la mia vita (e la cosa più bella è che lo sa anche lui, dal primo momento); è lui ad essermi vicino quando sto male, a star sveglio di notte con me, a consolarmi nei momenti di disperazione, quando nessuno, nemmeno mia mamma, capiva... Mi sento fortunatissima ad averlo accanto, è come se fosse capace di sentire ciò che provo io, come se l'endometriosi ce la fossimo divisa metà per ciascuno.
Dopo l'estate decido di prendere in mano la mia situazione, mi rivolgo ad una ginecologa di Padova che per fortuna sa cos'è l'endometriosi e come va affrontata. Ho 20 anni e finalmente inizio a curarmi davvero.
Ovviamente ne succedono di tutti i colori, perché noi amiche dell'endo non possiamo avere una sola cosa alla volta! Dopo vari problemi vengo messa in menopausa per tre mesi, naturalmente quelli estivi, e di nuovo da questo Natale altri tre mesi di pausa. Mi fa ridere pensare che ho più esperienza di mia madre in materia di vampate e calo del desiderio! Lei in menopausa non ci è ancora andata!
All'ultima visita la dottoressa mi ha lasciato con un peso terribile sul cuore: mi ha consigliato, dal momento che ho una relazione stabile, di pensare al concepimento.
Studio medicina, mi mancano ancora almeno 7 anni di studi tra laurea e specializzazione, duri, impegnativi anche fisicamente, però sono davanti alla scelta di ritardare tutto, con il rischio di non farcela più a riprendere, per avere un bambino. Ho sempre desiderato avere dei figli, anche tre, quattro, e ho sempre sognato di essere medico. E anche di viaggiare, divertirmi con gli amici, studiare all'estero, specializzarmi, trovare casa e lavoro, magari anche prendere un cane o un coniglio (uno di quelli con le orecchie che penzolano).
Adesso invece devo scegliere a cosa dare la priorità: quella che immaginavo la mia vita prima dei 30 anni o quella che sognavo essere la mia famiglia. Perché se faccio bene una cosa rischio di perdere l'altra, e se faccio un compromesso rischio di far male entrambe.
L'endo è una gran bastarda: mi mette davanti a decisioni che per i miei amici sono distanti decenni, mi fa preoccupare adesso di come fare a mantenere una famiglia che non so ancora se potrò avere, di come finire gli studi che ho iniziato, mi lascia sgomenta perché ho paura che ogni giorno che passa la mia maternità si allontani un po' di più, mi fa sentire vecchia a vent'anni. Ha cambiato la mia vita, da quello che penso a quello che mangio, e sono molto arrabbiata con lei perché non posso avere la vita facile degli altri, perché spendo più soldi di medicine e dottori che di vestiti, perché ho paura di fare l'amore dal male che sento, perché mi ha reso ipocondriaca e pessimista. Ma non sarei io senza di lei, non mi riconoscerei, per questo voglio prima accettare la sua presenza (il mio inconscio ancora non lo fa...) e poi lottare perché non si appropri eccessivamente di me.
Il mio obiettivo a breve termine è cercare di vivere nel modo più normale e sereno possibile, anche se l'angoscia non mi lascia un istante, e continuare a sperare che in qualche modo, tramite vie che non è dato conoscere, tutto vada per il meglio e ogni problema trovi la sua soluzione. Ho imparato che le cose vanno affrontate una alla volta, e pian piano vanno a posto da sole, basta avere un pizzico di ottimismo e contare sempre su chi ci vuole bene ed è qui per noi.
Secondo me se noi facciamo una cosa insieme, come tu fai con l'APE e Marisa, non può che diventare potente e bella, e coinvolgere sempre più persone.
Grazie quindi a te e a chi ti aiuta e sostiene in quello che fai.

Gio

Sai Gio, ho notato che quando una di voi mi dice "non ritengo che la mia storia sia interessante per chi legge" sia invece una storia che trasmette emozioni e messaggi positivi. Al di là del vostro vissuto medico che può essere utile leggerlo per chi è della vostra città, per chi ha esattamente i vostri stessi problemi ecc ... ci tengo che raccontiate le vostre storie per aumentare il tono delle nostre voci.
Cerco sempre di pubblicizzare il blog con giornalisti, dottori, politici ... per questo ho voluto che l'indirizzo del blog comparisse anche sul libro ... e finchè "denunciano" poche donne è solo un lamento, ma se davvero tutte noi raccontiamo la nostra endometriosi facendo parlare i numeri che ci identificano in modo anonimo, credo che prima o poi qualcuno non potrà più far finta che non esistiamo.
3 milioni di donne in Italia sono tantissime. Le donne che hanno raccontato la loro storia in questi mesi sono circa 90. Tantissime, ma rapportate a 3 milioni ... pochissime.
Quindi coraggio ragazze, se non l'avete ancora fatto, ma se ci leggete quotidianamente trovate un po' di tempo per noi. Consideratelo un gesto d'amore nei nostri confronti.

Gio ... quello che mi ha dato più fastidio leggendo la tua storia, è la tua età.
Giovanissima, con 7 anni di dolori alle spalle. Questo mi fa impazzire. Sarà che ti ho conosciuta, sarà che sembri una bellissima bambolina, che dimostri ancora meno anni di quelli che hai ...
Sono contenta che il tuo cuore sia in buone mani, che tu abbia vicino una persona fantastica che sa starti vicino e dividere con te la tua endometriosi.
Per quello che riguarda le tue scelte di vita ... è difficile ... mi viene da pensare che un dottore che è stato anche paziente, potrà essere un dottore fantastico dal lato umano. Ma sicuramente potresti essere anche una mamma fantastica.
E' crudele la vita quando ci mette davanti a scelte così importanti in momenti prematuri ... Non so cosa consigliarti Gio ... è una scelta purtroppo solo tua. Di sicuro non devi lasciarti sopraffare da quello che succederà in un caso o nell'altro.
Ricorda di fare sempre un passo per volta ... se diventerai dottore qualche anno più in là a causa dell'endometriosi, a causa di una maternità ... pazienza.
Forse al tuo posto porterei avanti entrambi i progetti e starei a vedere che succede. Farei decidere ancora una volta al destino.
Se riuscirai a diventare mamma sarà comunque una gioia e pian piano affronterai le difficoltà quotidiane ma con la sensazione di essere "super fortunata" per essere riuscita a diventare madre . Se non accadrà niente starai comunque continuando a studiare per l'altro sogno della tua vita ... e non avrai rimorsi o rimpianti fra 10 anni per aver aspettato a realizzare quest'altro tuo sogno.
Non farti incastrare dal "tempo". Un tempo che sentiamo tanto sulla pelle ... come dici tu, ti senti più vecchia di vent'anni.
E molte di noi non vedono l'ora di arrivare alla menopausa naturale. E' assurdo e contro natura essere giovani e desiderare di diventare vecchie per stare finalmente bene.
Io credo che tu abbia, avendo due sogni da realizzare, un'ancora di salvataggio.
Sarebbe peggio averne solo uno, che magari non si riesce a realizzare nonostante la buona volontà. Ma tu, se non riesci a realizzarne uno, hai sempre l'altro e psicologicamente ti rende più forte.
Io un anno fa andavo in Austria con due progetti in mente. Un figlio e un libro.
Progetti che per alcuni giorni, sono esistiti nella mia mente in modo parallelo.
Arrivato l'ultimo capitolo, un progetto è fallito, ma l'altro è proseguito ed è stata la mia ancora di salvezza nei giorni successivi.
Lo so che un figlio e un libro non sono cose paragonabili, ma alla fine la vita è questa.
E ho voluto che da una cosa negativa ne nascesse una positiva. Ora ha un senso tutto.
In bocca al lupo Gio ... grazie per esserti raccontata, è stato di sicuro molto utile per tutte noi.
Vero

 
 
 
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