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Canto XXXV - Inferno

Donne affette da Endometriosi

 
 
 
 
 
 

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STORIA DI LIDIA

Post n°152 pubblicato il 15 Aprile 2008 da librodade

Ciao Veronica, mi chiamo Lidia e, attraverso il sito di Libero, sono venuta a conoscenza del tuo blog e del tuo libro. Ti lascio anche io la mia testimonianza e mi auguro che essa serva a far conoscere sempre di più una malattia sottovalutata e subdola. Grazie di cuore per quanto stai facendo.

"La mia operazione chirurgica per Endometriosi avvenne il 20 novembre del 2003. In tutto durò circa tre ore. Venni accompagnata fino al blocco operatorio da un’inserviente molto gentile e fui accolta da un infermiere sorridente. Indossai una cuffia ed un camice e mi coricai sul lettino operatorio. Mi si avvicinò un anestesista giovane e pieno di energia il quale chiese alle infermiere che si stavano occupando di me di trovare una bella vena in cui inserire l’ago per i farmaci sedativi. Mi venne così inoculato un siero di pre-anestesia. L’ultima cosa che mi ricordo fu il viso del medico chino su di me. Dopo di che fu il nulla per un tempo che non saprei quantificare. Caddi in un abisso nero come la pece e dormii un sonno reso pesante dai veleni presenti nel mio corpo. Mi accorsi di essere tornata alla realtà perché, quando l’anestesista mi urlò nelle orecchie: "Signora B.! Si svegli, signora B.! Abbiamo finito! E’ andato tutto bene!" stavo facendo un sogno strano. Aprii di scatto gli occhi e fu allora che il mio corpo cominciò ad essere percorso da incontrollabili brividi di freddo. Passarono alcuni secondi prima che le infermiere si accorgessero che non riuscivo a smettere di tremare. Dapprima mi misero una coperta addosso, dopo di che mi diedero un calmante per endovena.

Il tragitto in barella dalla sala operatoria alla stanza di degenza è un ricordo molto confuso nella mia mente: rammento solo la voce rassicurante di mia madre, la quale, insieme ad un’inserviente, mi aiutò a vestirmi, stando attenta a non scontrare la flebo, il drenaggio e il catetere. Nel frattempo i brividi erano passati, la morfina mi impediva di sentire il dolore ed io cominciai ad essere presa da logorrea, uno dei sintomi tipici delle anestesie totali. Mia madre proprio non riusciva a farmi stare tranquilla e il risultato fu che caddi in uno stato confusionale che si protrasse per tutta la notte e che mi impedì di riposare. Il giorno seguente molti medici mi fecero visita ed uno in particolare mi disse che ero uscita come nuova dall’intervento.

Girando per la corsia ospedaliera, nei giorni che seguirono, venni a contatto con molte pazienti che giungevano da molte parti d’Italia, con scrupolosi infermieri dalla grande carica umana e con medici e professori che hanno creato un vero e proprio centro che si occupa della diagnosi e della cura di molte malattie ginecologiche, di cui l’Endometriosi è diventata la più seria -dopo i vari tumori femminili-. Fu allora che compresi che si possono perdere i genitali per molto meno di un cancro.

Forse non tutti sanno che questo tipo di operazione prevede che il ventre delle pazienti venga gonfiato con anidride carbonica al fine di rendere l’ispezione chirurgica più agevole. Il chirurgo pratica alcuni fori nel ventre, uno dei quali nell’ombelico, attraverso cui fa passare delle sonde endoscopiche contenenti un laparoscopio dotato di una piccola telecamera -in grado di illuminare le zone dell’operazione e di riprendere su monitor l’intero intervento- e i ferri chirurgici occorrenti per pulire gli organi interni colpiti dal tessuto endometriale nonché le eventuali cisti presenti nelle ovaie.

Interventi chirurgici di questo tipo sono molto delicati anche se poco invasivi e i medici che li eseguono sono assai preparati ed abili nell’uso delle sonde endoscopiche. La percentuale di riuscita è pressoché totale, malgrado il fatto che, fino ad ora, essi rappresentino l’unica cura possibile per una malattia sociale che colpisce circa il 10% delle donne fertili in tutto il mondo. Stiamo parlando di circa settanta milioni di persone."

Lidia Borghi

http://blog.libero.it/terramadre

Ciao Lidia, ho letto le tue righe con la paura che nel finale ci fosse scritto qualcosa di terribile. Per fortuna non è così. Ci hai raccontato per filo e per segno come si svolge un ricovero per laparoscopia. Per averti portata a fissarlo così nero su bianco nei minimi particolari, deduco che ti abbia un po' traumatizzato.
Sarà che dopo averne fatte 4 di laparoscopie, ormai le reputo solo un gran fastidio, niente a confronto con il dover fare i conti con il pensiero della malattia ogni giorno.
Grazie di averci comunque raccontato la tua esperienza. Ti verrò a trovare sul tuo blog.
Vero

 
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