Creato da: metalblacksmith il 17/10/2003

Il Libro delle Ombre
 
Pensieri, Parole, Esperimenti, Incantesimi, Invocazioni ed Omissioni di Blacksmith

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Messaggio N° 15 18/11/2003 
 

Post N° 15

Faccio il portinaio di un albergo a ore,
una vita intera dietro a ‘sto bancone
e intanto che di sopra c’è chi fa l’amore,
ammazzo il tempo e scrivo, per disperazione.
Che poi disperazione è una parola grossa…
Non spero né dispero, è solo una gran noia,
che ormai mi è penetrata fin dentro nelle ossa
e aspetto solamente di tirar le cuoia.
Non guardo neanche più le facce tutte uguali
Di tanti lui e lei che mi chiedono una stanza ,
neanche alzo la testa, dai versi miei immortali
che poi butto nel fuoco, mentre la morte avanza.
La morte qui è di casa, viene molto spesso,
fa il lavoro suo, noioso come il mio
e quando se ne va, rimane il suo riflesso,
come un’ombra nello specchio, nell’oscurità un fruscio.
Questo un tempo era un grand hotel lussuoso
E adesso cade a pezzi, come me coi miei ricordi.
Con gli anni si è ridotto a un fantasma polveroso,
rifugio di fantasmi, che siano vivi o morti.
Sto dietro al bancone di un albergo a ore,
dove più nessuno viene, per paura dell’ignoto,
paura degli spettri, di sé stessi e dell’amore,
che in fondo poi è lo stesso: paura di un gran vuoto,
paura del gran vuoto che riempie questa vita,
questa assurda cosa, quest’immenso albergo a ore,
con me che senza scopo consumo la matita
scrivendo della noia, della morte, dell’amore.
Sto dietro al bancone di un albergo arcano,
sospeso, come noi, tra la morte certa e l’incerta vita
e aspetto chissà cosa e so che aspetto invano
l’inizio di qualcosa che forse è già finita.
E tutti si domandano cosa c’è dopo la morte,
ma a me che passo il tempo a trovare qualche rima
non mi frega niente quel che cavolo deciderà la sorte,
mi chiedo più che altro che cosa c’è prima,
che cavolo c’è prima, prima della fine?
Giorni come questo, a tutti gli altri uguale,
e noi ombre che vaghiamo smarrite sul confine,
in cerca di una vita che non faccia così male.
Venite, entrate pure, voi che cercate il nulla,
misteri, apparizioni, magie, prodigi e mostri,
qui dove la mente si confonde e poi si annulla
e tra i fantasmi forse troverete pure i vostri.
La mente è un labirinto di corridoi e stanze
e se ti ci sei perso non basta un aspirina:
se vai alla ricerca di rimpianti e di speranze
devi frugarla tutta, dal solaio alla cantina.
E quando meno te l’aspetti, ti aspetta un nuovo amore,
perché la vita è strana, davvero strana forte.
Ancora un’illusione, per far battere il cuore,
in attesa che l’amore faccia rima con la morte.
La mente è un labirinto, sì, e pure senza uscita:
ci puoi solo entrare e già ti sei smarrito,
la porta alle tue spalle si è chiusa ed è svanita:
non tornerai più indietro, vagherai all’infinito.
Stanze di un albergo antico e fatiscente,
gente che va e viene, sta qui per così poco
che poi non ne rimane niente o quasi niente,
memoria evanescente, che brucia come fuoco.
Io lavoro al bar di un albero a ore,
porto su il caffè a chi fa l’amore,
ma questa è una canzone che è già stata fatta,
stasera non ho voglia, la mente si è distratta,
come se aspettasse qualcuno che verrà,
tornando dall’eterno in quest’altra eternità,
ma chi sarebbe, poi? Un morto come me,
a cercare, come tutti, qualcosa che non c’è.
Se c’è una cosa inutile, qui o nel mondo fa lo stesso,
è chiedere un perché, che non esiste quasi mai.
Non c’è un perché a niente, tutto è già successo
Nel futuro o nel passato, e che senso ha più ormai?
Un’altra notte ancora, e un altro giorno è andato,
lasciando solo il nulla, perdendosi nel nero
e non pure ci perdiamo, come è sempre stato,
nel tempo senza tempo, dentro il suo mistero.
Tutti, morti o vivi, venite alla gran festa,
che non ha avuto inizio, e non finirà mai,
e vi scorderete, danzando, che vi resta
forse poco tempo, o tutto il tempo, ormai,
e il tempo fugge sempre, è difficile trovarlo,
ti credi nel presente, speri nel futuro,
oppure non ci pensi, tentando d’ingannarlo,
ma chi ti inganna è lui, rintanato, oscuro,
nascosto nel passato, che non passa mai,
e sempre incombe e pesa, e forse è l’unica realtà
ed è il ricordo forse la sola vita che hai,
che avevi, che avrai, che sempre torna e va.
Parole sopra un foglio, carta poi bruciata,
fogli d’amore e d’odio, dentro lo stesso fuoco
e tra ricordi persi e memoria ritrovata,
il tempo ancora sfugge, nascosto nel suo gioco,
il gioco del passato che non passa più,
spettro del futuro, fantasma del presente,
non so cos’è successo, e forse neanche tu,
ma qualunque cosa fosse, ormai non conta niente.
Faccio il portinaio di un albergo vuoto,
e mi sembra a volte sia come tutto il nostro mondo,
pieno d’ombre di passaggio verso un fine ignoto,
di umanità dolente che si aggira a tondo a tondo,
si aggira stralunata, senza saper perché,
aprendo porte a caso, tra qui e l’aldilà,
tra l’aldilà e qui, differenza non ce n’è,
cercando invano il varco tra il sogno e la realtà.
Hotel del mondo immobile, ance se gira, gira, gira,
gira su sé stesso e sulle rovine,
e io inganno il tempo, o è lui che mi raggira,
io che scrivo ancora malgrado sia la fine.
Faccio il portinaio di un hotel che non esiste,
e anch’io come tutti forse non son vivo,
e per passare il tempo e non sentirmi vero e triste
sto qui e non penso, e sono un’ombra, e scrivo…

da Dylan Dog – Ghost Hotel

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