Life sailing

parole alla deriva di un'anima che naviga libera

 

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Post n°41 pubblicato il 13 Settembre 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoE cosa resta allora? Cosa delle promesse, dei sogni, del futuro, delle briciole sulla tovaglia tanto c'è tempo ? Cosa delle ansie, delle domande, dei dubbi, del libro lasciato aperto sul comodino? Cosa resta delle confidenze, dei baci, dei brividi, del caffè bevuto a metà? Cosa resiste? Cosa ci sopravvive? Cosa si scioglie nell'esistenza dell'altro? 
 
 
 

Post n°40 pubblicato il 13 Settembre 2005 da ormedivento
Foto di ormedivento
Eri felice. Se rivolgo lo sguardo indietro. Se sgrano i ricordi come in un rosario del tempo. Se devo cercare un'istantanea di te felice, allora, penso a quella mattina nel parcheggio della scuola. Una polaroid un pò sbiadita, con i bordi usurati dal tempo, ma dal centro dell'inquadratura si apre uno dei sorrisi più sinceri che mi ricordi. Hai alzato la visiera del casco con calma. Senza ombre sul volto, senza spettri negli occhi, senza incertezze nella voce mi hai chiamata con grandi gesti composti. Ho smesso di correre, di ridere, di respirare i tigli e camminando verso di te ho capito che ti avrei amato per sempre, mio malgrado. Ma oggi, dopo tanti passi, dopo tante ombre, dopo tante passioni, so che per sempre non esiste. Mio malgrado. O forse si.
 
 
 

Post n°39 pubblicato il 08 Settembre 2005 da ormedivento
Foto di ormedivento
Luca, povero Luca mio. Amici ne hai sempre avuti pochi e non ho mai capito in che misura fossi tu a non volerli e quanto gli altri a non volere te. Generalmente però nel circolo vizioso che è la vita una cosa svapora sempre nell'altra, se ne nutre e la cambia facendola somigliare a sè in un magma di colori confluenti.
Amici di Luca, giusto, devo chiamare gli amici di Luca. Io? Prendere il telefono, comporre il numero e sommare al dolore cocente del presente anche le ferite callose del passato. Clò devi chiamare, devi telefonare a Igor. No, Igor adesso non ho la forza di chiamarlo. Domani, forse domani. Si, domani ci sarà ancora il sole su questa città infranta e sulla mia vita stropicciata, sulle tue mani livide e su tutte le lacrime di questa notte. Ma sarà un sole che non scalderà.
 
 
 

Post n°38 pubblicato il 31 Agosto 2005 da ormedivento
Foto di ormedivento"Enri, ma hai le chiavi ?" le mani appoggiate sulle ginocchia, il fiato corto
"No Clo, sono nello zaino... e le tue?" lo sguardo interrogativo
Una risata dal fondo del cuore e le mani che tamburellano sulla sella dei motorini inutili, io ed Enrico ci guardavamo  negli occhi allargati dal sorriso, instupiditi dalla primavera.
"Clo... ma quello nel parcheggio è Luca?" Enrico allunga una mano ossuta ad indicare oltre la siepe, verso il parcheggio più in basso. Ondeggia in un gesto ampio ad indicare un punto poco preciso, con noncuranza, senza nascondere il fastidio che ha sempre provato per Luca.

 
 
 

Post n°37 pubblicato il 30 Agosto 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoLe lame lunghe del sole ancora obliquo e traballante sulla città ci colpivano il viso mentre correvamo come due stupidi lungo i sentieri del parco. Fuori. Fuori dalla scuola e fuori da quella mattinata incerta. Ansimanti verso i nostri motorini, di corsa, di corsa. Scappa Enrico, scappa dalla Visi che non c'è, ma ci sarà. Scappa da questa vita che corre più di te, più di noi e quando ce ne renderemo conto sarà troppo tardi, non avremo più tempo per correre. Scappa Enrico, scappa Clò, scappate ora che potete. Correte fino a non avere più fiato e respirate l'aria di una mattina che non tornerà, di una primavera che finirà troppo in fretta e troppo inconsapevole. Scappate dai dubbi puerili, dalle sofferenze romantiche, scappate dalla Signora Lucia che intrappola gli anni nel fondo del grembiule, dal bidello che fuma di nascosto e gioca la schedina per cambiare vita. La polvere scivola sotto alle suole di gomma e il sudore vi bagna la maglietta, ma ricordate, ricordate ogni singolo attimo di quest'ultima corsa verso i motorini, perchè sarà l'ultima corsa così perfetta. A masticare polvere e sogni insieme, con la leggerezza di chi non sa.
 
 
 

Post n°36 pubblicato il 27 Agosto 2005 da ormedivento
Foto di ormedivento
Corridoio di finestre alte e di vetri appannati per il freddo di gennaio, pavimenti di pietre lucide allungate e delle corse dei ritardatari. Mi ricordo tutto di quei corridoi infiniti, me li ricordo come se fossero stati il nostro ponte verso il domani, il nostro passaggio per il futuro. E da qualche parte ci hanno portati, ma siamo tutti sparpagliati in vite confuse, tutti dolenti in vite spaurite.
Camminavamo vicini io ed Enrico quella mattina, ognuno un pò curvo sotto il peso dei propri pensieri, con le mani nelle tasche, ma in fondo insensatamente felici ed infelici come si può essere solo a diciotto anni.
"Cappuccio e ..." provo ad accennare al bancone del bar, come se il bar della scuola fosse un bar normale. Ma i vetri smerigliati dietro al bancone e le mensole sbilenche, il calendario dei Mondiali dell'ottantadue ancora appeso in fondo alla stanza ed il gagliardetto del Torino, grande cuore granata, appoggiato vicino ai vassoi vuoti mi ricordano che quello non è un bar normale.
"Cappuccio e basta genio mio, non vedi che ore sono? Le cavallette questa mattina.. ma dico io, ne avete da mangiare a casa vostra o vivete tutti in Sudan?" il tono è perentorio, così come l'ovvietà della mia impotenza di fronte alle manone grandi della signora Lucia che mi sventaglia sotto al naso un vassoio lucido e vuoto. Nemmeno una briciola.
"Si sono mangiati già tutto eh Signora Lucia? " provo ad abbozzare. Spingo Enrico fuori dallo stanzone rettangolare, lo rigiro nel corridoio e poi fuori davvero, lungo le scale anti-incendio a respirare tigli e libertà.
 
 
 

Post n°35 pubblicato il 25 Agosto 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoChe strana sensazione. Anche qui ci sono tanti corridoi. Corridoi lunghi ed ordinati che si intrecciano precisi, ma non è la stessa cosa. I corridoi della mia scuola erano amichevoli, luminosi, ampi e pieni di risate, ribollivano di vita che correva e amore che si accennava veloce negli angoli in ombra, nelle pieghe della luce che entrava di taglio le mattine d'inverno.  
 
 
 

Post n°34 pubblicato il 21 Luglio 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoE caffè Enrico ne ha ordinati e bevuti tanti da stringersi le coronarie, ma in casa non resisteva in quelle sere di primavera. Si umiliava, ma non vedeva oltre quelle spalle ben disegnate e ogni caffè era linfa nuova per lui per il semplice fatto che in qualche modo passava tra quelle mani che avrebbe voluto stringere, tra quelle dita che avrebbe voluto intrecciare alle sue.
"Stai fermo Enri, la Visi oggi non c'è". Non riesco ad essere gentile con Enrico perchè in quel momento non vedo altro che il tuo banco vuoto senza motivo.
"Come?? Ma sei sicura Clò?? Come fai a saperlo? Guarda che mi ammazzano i miei se.." Enrico scivola sulle esse concitato, non sa se credermi o meno.
"Tranquillo, non c'è. Il bidello è già andato in presidenza ad avvisare. Ma dov'è Luca?"  lo guardo finalmente negli occhi  e vedo il  suo sguardo da superstite smarrito che non riesce  a  spostarsi  da me. A cercare un segno, un cenno, una conferma. Io sono però smarrita come lui, a modo mio però.
"No. Non so niente di Luca. Asociale com'è certo non viene a confidarsi con me.." Enrico si passa una mano sul viso, il pericolo sembra scampato.Almeno per il momento.
"Già. Dai andiamo a fare colazione, così mi racconti cosa hai combinato ieri sera". Poso lo zaino sul mio banco e mi giro verso la porta. So che Enrico mi seguirà sorridente, con gli occhi pieni del suo amore non consumato, pieno di Lucrezia e del suo collo di cigno.
"Sono andato anche ieri Clò. Sono un cretino perchè non starà mai con me. Ma forse alla fine non mi strazia nemmeno più tanto l'idea. Io però di questo amore non riesco a fare a meno di riempirmi il cuore. Non so se mi capisci..."

 
 
 

Post n°33 pubblicato il 18 Luglio 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoE forse era il profumo della primavera, forse erano i diciott'anni compiuti da poco. Forse era la brezza tiepida della sera, forse i tigli o l'ibisco che fioriva nei giardini, forse era l'ansia di crescere, il desiderio di libertà, la scuola che stava per finire. Forse era l'attesa degli esami di maturità, forse la consapevolezza che qualcosa che non sarebbe mai più tornato stava per finire. Forse era il sapore acre della malinconia mescolato al miele dolce del divenire, forse era un impasto fluido di tutto questo e di altro ancora. Ma forse era solo lo stantuffo tra i polmoni che impazziva tutte le volte che pensava ad una certa curva delle spalle, a certi capelli tagliati corti sul collo, a certe orecchie piccole e perfette che non avrebbe mai smesso di baciare. Certo non avrebbe mai smesso se solo avesse potuto cominciare. Enrico scappava di sera sulla Golf bianca di sua madre, orgoglio anni novanta, fiammante. Lucida l'auto e lucidato lui. E macinava chilometri per arrivare al bar dove lavorava Lucrezia, ma Lucrezia non pensava alla maturità, non pensava ai tigli e le sue orecchie perfette non le lasciava certo baciare al primo spilungone che soffiava la esse anche nell'ordinare un caffè.
 
 
 

Post n°32 pubblicato il 12 Luglio 2005 da ormedivento
Foto di ormediventoNon sei venuto a scuola quel giorno. Mi ricordo ancora il banco vuoto la mattina. Il banco blu, il banco quadrato vicino al mio, vuoto. Mi ricordo il mio strano smarrimento nel non vederti.
"Clò, dai sbrigati. Hai lo studio di funzione? Tra dieci minuti arriva la Visi.." Enrico  è agitato e  inizia ad aprirmi lo zaino che ho sulla spalla. Non aspetta nemmeno che lo abbia posato. Io resto lì in bilico tra lo stupore e l'iiritazione nel non sapere che fine avevi fatto quella mattina. Lì in piedi in mezzo all'aula.
"Clò, ma hai fumato sul 34 questa mattina? Ti svegli?" Enrico è lungo, lungo e scoordinato nel suo essere uomo ancora incompiuto, nella sua esse pizzicata, nel suo tentare di prendere la maturità scientifica senza aver mai capito come si fa uno studio di funzione. Armeggia con le fibbie dello zaino e ripete a se stesso che è un cretino. Avrebbe fatto meglio a non uscire anche ieri sera senza che i suoi lo vedessero. Avrebbe fatto meglio a provare a capire qualcosa di matematica. Avrebbe dovuto forse, si, forse. Ma come poteva resistere? La serata era di primavera inoltrata e le strade erano piene del profumo dei tigli. L'ansia gli gonfiava il cuore dentro al petto e quello stantuffo impazzito piantato tra i polmoni non lo lasciava proprio ragionare.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: ormedivento
Data di creazione: 30/11/2004
 

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