non ci accontentiamo

Il nocciolo della questione

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I MIEI BLOG AMICI

Citazioni nei Blog Amici: 2
 

ULTIME VISITE AL BLOG

blackleopard007rosalia.rinikarin.1978ledea1950cartattoodanielabasilearanciovitaminacarlotta.rositatotadglluigideanblazau_zenriccardo_1980anoccioloquestionemessinaguybolognamodena
 

ULTIMI COMMENTI

Grazzie!
Inviato da: Mon jardin
il 02/08/2013 alle 17:21
 
Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 16:56
 
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
Inviato da: Anonimo
il 25/12/2007 alle 22:55
 
Dici sul serio?? ... beh interessante...
Inviato da: Anonimo
il 25/11/2007 alle 19:30
 
"Mai abbastanza..." Così diceva S.Francesco:...
Inviato da: solopace.ale
il 24/01/2007 alle 12:13
 
 

I NOSTRI SITI

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

Buon Natale

Post n°9 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da noccioloquestione

immagine

Anche se non mi conosci
e la mia lingua non capisci
oggi voglio scriverti, perché
questo vecchio mondo è guasto
e anche se non ti ho mai visto
io mi sento troppo uguale a te,
anche se siamo monete di valore
svalutate da una misera realtà,
siamo petali caduti in questa vita
dallo stesso fiore...
Se ogni tanto ti perdoni
e credi in altre religioni
o non hai trovato ancora Dio,
eppure lo bestemmi,
a volte con ferocia,
perché hai perso la fiducia,
ma il tuo sangue brucia come il mio,
anche se ti hanno convinto che l'amore
è la più bugiarda delle verità,
se sei ancora prigioniero di un errore
che ti ha fatto male...

Buon Natale,
sconosciuto fratello lontano,
ti auguro buon Natale
dal mio piccolo cielo italiano,
non odiare
chi ti vuole rubare il futuro,
rendi il bene per il male,
buon Natale!

Anche se la guerra è in onda
e tutto il mondo si circonda
di frontiere senza libertà,
anche se ai poveri
non restano che fame e trucchi,
avanzi dei paesi ricchi,
briciole di generosità,
un messaggio arriva ancora dalla gente
che ogni giorno aiuta chi non ce la fa,
per la vita che rinasce in una stalla
e un cuore universale...

Buon Natale, [Buon Natale!]
disarmato fratello lontano,
ti auguro buon Natale [Buon Natale!]
e la luce di un campo di grano,
non farlo, non buttare
questo sogno a portata di mano
e, anche se spegni o cambierai canale,
buon Natale!

Anche senza un lavoro e senza dignità,
anche se sei imbottito di felicità,
se in questa notte, come per regalo,
ti ritrovi solo, dentro a un letto di ospedale,
buon Natale! [Buon Natale!]

A un secolo che muore,
buon Natale! [Buon Natale!]

Fratello non mollare mai, [Fratello non mollare mai,]
ma rincorri anche tu quella stella, [ma rincorri anche tu quella stella!]
la vita è una grande mamma che ti culla,
col suo alito immortale
e un oceano d'amore.

Anche senza l'albero
e i pacchetti da scartare,
anche senza tutta
questa festa artificiale,
fosse, come gli altri giorni,
il giorno più banale...

Buon Natale!

 
 
 

Tre madri (da 'La buona novella' di Fabrizio De Andrè)

Post n°8 pubblicato il 19 Dicembre 2006 da noccioloquestione
 
Foto di noccioloquestione

La scena è quella della crocifissione di Gesù, e dei due ladroni che i vangeli apocrifi chiamano Tito e Dimaco. Sotto le croci, De Andrè immagina i pensieri delle madri dei condannati a morte, animati da sentimenti uguali ma differenti nello stesso tempo.

 

"Tito, non sei figlio di Dio

Ma c'è chi muore nel dirti addio"

"Dimaco, ignori chi fu tuo padre

Ma più di te muore tua madre"

 

Con soli quattro versi il genio di De Andrè racchiude e presenta il vincolo inscindibile esistente tra una madre e un figlio: la scissione forzata di questo legame, dovuta alla morte del figlio, rafforza l’identificazione di una persona nell’altra: è il figlio che muore sulla croce ma è la madre che, più di lui, muore nel salutarlo per sempre.

 

"Con troppe lacrime piangi, Maria,

Solo l'immagine di un'agonia

Sai che alla vita nel terzo giorno

Il figlio tuo farà ritorno

Lascia noi piangere un po' più forte

Chi non risorgerà più dalla morte"

 

E qui cominciano a mescolarsi sentimenti multipli. Quella che in apparenza può sembrare fede incondizionata nella divinità di Gesù, è purtroppo mascherata da una neanche troppo velata invidia verso un’altra madre che, pur piangendo insieme alle prime due donne, a differenza loro riabbraccerà il suo figlio vivo dopo soli tre giorni. Trasformando così la vera agonia vissuta dalle due madri in una semplice “immagine” della stessa.

 

"Piango di lui ciò che mi è tolto

Le braccia magre, la fronte, il volto

Ogni sua vita che vive ancora

Che vedo spegnersi ora per ora

 

E qui la grandezza di Maria che, quasi a volersi giustificare di fronte alle altre due donne, spiega che non piange la morte del figlio suo, dimostrando di credere che essa non sarà definitiva, ma di soffrire solo per ciò che, di lui, morirà. Grande testimonianza di fede è associare la parte mortale del figlio alle sue caratteristiche fisiche e corporee (le braccia, la fronte, il volto). Maria dimostra di sapere benissimo che del figlio suo morirà solo la natura umana, non quella divina.

 

Figlio nel sangue, figlio nel cuore

E chi ti chiama nostro Signore

Nella fatica del tuo sorriso

Cerca un ritaglio del paradiso

 

Per me sei figlio, vita morente

Ti portò cieco questo mio ventre

 

E ancora in quest’ultima parte della canzone si incontrano due dei sentimenti più importanti dell’intera umanità: l’amore (tra madre e figlio) e la fede. Gesù è per Maria non solo figlio nel sangue, ma anche e soprattutto nel cuore, e sa che la sofferenza di Cristo è la porta che aprirà il paradiso a molti. Come in tutte le canzoni della buona novella, è evidenziato però il fattore umano. Per comprendere a pieno la passione di Gesù bisogna prima capire che si è fatto uomo come noi, e dunque le sue sofferenze non sono meno dolorose delle nostre. Così Maria mostra di patire la morte di colui che ha cominciato ad amare fin dal concepimento e che non ha mai smesso di amare, soprattutto adesso che è condannato a morire inchiodato sulla croce.

 

Come nel grembo e adesso in croce

Ti chiama amore questa mia voce

 

Questi due versi mi ricordano la scena più bella del film “The Passion” di Mel Gibson. Gesù sofferente cade mentre porta la croce, Maria lo vede e vorrebbe correre ad aiutarlo, fermata dai soldati romani. Contemporaneamente si vede un flashback di Gesù bambino, che prova i suoi primi passi e cade; già in quell’occasione Maria era accorsa, aiutandolo a rialzarsi. Quale migliore espressione di un amore immutato, prima nel grembo e adesso in croce?

 

Non fossi stato figlio di Dio

T'avrei ancora per figlio mio"

 

Un capolavoro non poteva che terminare con una frase meravigliosa. Queste dodici parole hanno in sé tutte le idee che abbiamo espresso finora. Sono talmente autoesplicanti che basterebbero per un’intera canzone. L’incontro tra i due sentimenti regnanti in questa canzone diventa uno scontro, essendo l’uno il limite per l’altro.

 
 
 

bambini

Post n°7 pubblicato il 07 Dicembre 2006 da noccioloquestione
 
Tag: bambini

Fragilità e innocenza... negli occhi di un bambino... "se non ritornerete come bambini..."

"Bambini giocano sul mare. Si rincorrono tra la sabbia e i sassi e la marea che sale e accarezza i loro piedi. Le loro capriole si intrecciano come fili tessuti da mani antiche in un disegno che senza fine si estende oltre l’orizzonte visibile, al di fuori dell’orbita lunare, dove passano le comete e gli asteroidi. Le loro voci riempiono lo spazio, è una festa al limitare della città. Sono suggestioni al confine tra il sogno e la vita, suggestioni leggere nella brezza, suggestioni senza tempo. Mentre la sera scende e accompagna quel vociare allegro. Giocano. Bambini".

 
 
 

Fragilità

Post n°6 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da noccioloquestione
 
Foto di noccioloquestione

Alzi la mano chi non ha mai avuto nella sua vita momenti di fragilità o di debolezza...

Non bisogna averne paura, ma farne un punto d'appoggio per andare avanti ed affrontare questa vita, difficile da interpretare ma bella da esplorare (Jovanotti, La linea d'ombra).

E' una condizione che accomuna l'umanità...ci passiamo tutti, perchè avere vergogna di ammetterlo...perchè la società vuole sempre e solo vedere modelli di persone forti, che non hanno paure, che affrontano la vita solo da vincenti...nella vita non vince sempre chi è forte, non vince chi mostra di aver capito tutto della vita...perchè se così è non hai capito niente...

Mi è molto più di aiuto un dubbio che centomila certezze...

Anche Gesù ha avuto i suoi momenti di fragilità:

38 Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». 39 E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». (Mt, 26, 38-39)

E' proprio questa umanità di Gesù che ci aiuta a capire...eco ho usato la parola umanità: avrei potuto sostituirla con 'fragilità' e la frase non avrebbe cambiato il suo senso.

E allora, se 'fragilità' è sinonimo di 'umanità', di cosa aver paura?

 
 
 

Il senso della vita

Post n°5 pubblicato il 01 Dicembre 2006 da noccioloquestione
 
Tag: Vita
Foto di noccioloquestione

Il senso della vita è capire l'importanza del senso della vita...l'autoreferenzialità...è ciò che ci distingue dalle macchine...dagli animali...c'è qualcosa di più...

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: noccioloquestione
Data di creazione: 29/11/2006
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963