A Room of One's Own

Esperienze (parte prima)


A volte mi piace sfogliare all’indietro il mio blog, e sebbene non sia strutturato come un diario, rileggendo le cose scritte a distanza di tempo, mi rivedo per come ero al momento in cui le ho scritte. Come mi è successo un paio di giorni fa , dopo aver scritto il post precedente, che mi è venuto desiderio di andare a rileggere il post che aveva innescato l’episodio  di cui avevo parlato.          Quando due anni e mezzo fa ho cominciato a scrivere nel blog, ero completamente digiuna di qualunque esperienza su come si conduce una discussione. Non avevo tentato che un brevissimo esperimento con i forum e avevo capito subito che non era cosa per me, così come non ero riuscita a entrare in sintonia con i ritmi della chat. Anche nel mondo ‘’non virtuale’’ il mio stile di vita è talmente appartato che non prevede praticamente mai incontri con amici con i quali affrontare e discutere qualche argomento.          Per questo, probabilmente, all’inizio mi sentivo molto intimidita quando mi imbattevo in qualche blog in cui ci si azzuffava verbalmente: ricordo che in quello di Rosalux c’erano alcuni personaggi che litigavano su qualunque argomento, e io mi chiedevo come fosse possibile che lei potesse sopportarlo e  continuasse a tenerlo aperto.            Pensavo anche che, così come disturbavano me, quelle risse camuffate da discussioni fossero ugualmente penose per i vari soggetti che vi erano coinvolti e poiché non brillo certo per acume e perspicacia, ci ho messo un po’ a rendermi conto che in questa, come in tante altre cose, le persone non sono tutte uguali, e che persone diverse hanno percezioni diverse di ciò che è penoso oppure eccitante.          Dopo averlo capito, ho cominciato però a considerare con un po’ più di distacco le discussioni a cui mi capitava di assistere, e  questo mi ha dato anche  modo di notare ed estrapolare   alcuni cliché che si possono individuare e riconoscere sotto l’apparente diversità delle varie discussioni.(continua)