A Room of One's Own

Il monaco e l'abito


Questa faccenda del grembiulino a scuola, mia mamma l’avrebbe sicuramente approvata senza riserve. E non certo per considerazioni più o meno ideologiche, ma proprio perché lo considerava necessario a proteggere i vestiti, ed era talmente nella sua forma mentis  che il grembiule, anche a casa, è stato parte integrante del mio abbigliamento abituale fino all’adolescenza inoltrata. Io poi, di fronte alle polemiche che ho letto in questi giorni, sono rimasta inizialmente interdetta: credevo che l’obbligo fosse stato reintrodotto, senza tanto clamore,  già dall’anno scorso;  ricordo infatti che mia cognata aveva dovuto precipitarsi a comprarlo giusto alla vigilia del primo giorno di scuola, per la sua bambina che cominciava la prima elementare: una cosa molto vezzosa, a quadrettini bianchi e gialli, con ricami al corpetto e alle tasche. Nulla a che vedere con il severo grembiule nero che si usava ai miei tempi. Ci pensavo proprio nei giorni scorsi,  vedendo la foto nel post n. 360 di Carpediem: ne ho una quasi identica,  una ventina di bambini in grembiule e blusa nera, allineati su due file, in posa per la foto ricordo della seconda elementare. Eppure, nonostante la ‘divisa’ che li avrebbe dovuti rendere ‘uniformi’, le differenze tra l’uno e l’altro sono innegabili e saltano immediatamente all'occhio: c'é quello con il colletto bianco di pizzo, con un fiocco grande e ben costruito, e quello col colletto a sghimbescio, quello che si tiene dritto e impettito e quello che sta con le spalle curve e la testa bassa, quello col fiocco slacciato, e quello con la blusa senza il colletto bianco.E penso, guardandoli, che non è la divisa a renderli uguali,  ma quello che c’è sotto, dentro al grembiule, a renderli diversi: il diverso ambiente sociale d’origine, la storia familiare e personale di ciascuno, le stesse doti di intelligenza e di carattere, che ciascuno, geneticamente, possiede. E nessun grembiulino può cancellarle.