Creato da lilu67 il 22/01/2009

i miei pensieri

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oggetti volanti nelle opere d'arte?

Post n°1383 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da lilu67

 

Oggetti volanti non identificati nelle opere d'arte - Intervista a Roberto Volterri

 

Riguardo il nostro passato più recente, in Italia un ricercatore è andato a scoprire tracce aliene nelle opere d’arte arrivando a delle conclusioni sorprendenti; stiamo parlando dello scrittore e ricercatore Roberto Volterri, che non molto tempo fa pubblicò un libro alquanto evocativo “Narrano antiche cronache, ricordi dal nostro futuro” nel quale raccoglie tutte quelle opere d’arte rinascimentali e non che conterrebbero oggetti volanti non identificati. A molti di questi oggetti, il dott. Volterri tenta di dare una spiegazione iconografica ma per alcuni di loro il caso rimane ancora aperto. Leggiamo le parole di Roberto Volterri in merito:

 

Intervista condotta da Michele Rossi (Consulente per il programma Voyager e autore del libro Interviste con il Mistero) 

Come nasce la sua passione per la ricerca degli oggetti volanti non identificati nelle opere d’arte?


Il mio interesse per queste tematiche nasce molto tempo fa; cominciai con un interesse per la parapsicologia perché mio padre si interessava di materie come yoga, ipnosi ecc; poi ho allargato gli orizzonti anche nei confronti dell’ufologia concentrando però le mie ricerche su quelle che sono le testimonianze del passato. All’epoca della fotografia non era difficilissimo creare dei falsi, oggi con i computer e ancora più semplice ma a metà del XV secolo forse non era proprio nell’immaginario collettivo raffigurare degli oggetti che oggi noi potremmo definire oggetti volanti non identificati.


Ci può fare alcuni esempi?



Abbiamo delle testimonianze abbastanza interessanti come il dipinto attribuito alla scuola di Filippino Lippi o Filippo Lippi dal titolo Madonna e San Giovannino, conservato a Firenze, presso Palazzo Vecchio: ci sono raffigurazioni in ambito religioso molto simili a quella in questione ma questa è molto particolare perché in cielo sembra evoluire una sorta di disco volante. La cosa interessante è la presenza di tre osservatori: ad esempio un pastore che si copre gli occhi poiché l’oggetto evidentemente è molto luminoso; poi è presente un cane che abbaia a quest’oggetto (un cane di solito abbaia a un oggetto concreto e non a un’entità astratta); è presente anche un terzo osservatore (messo in evidenza con tecniche al computer), un pastore insieme al suo gregge che accovacciato per terra osserva anche lui l’oggetto. Cosa sia esattamente non saprei dirlo, anche se è definibile come oggetto volante non identificato. Di testimonianze del genere ne esistono molte altre: un’opera in particolare mi colpisce essendo io di Roma, anche perché non ho mai visto nevicare nella capitale il 5 di agosto come viene rappresentato nel dipinto; si tratta dell’opera di Masolino da Panicale (metà del XV secolo) nella quale egli si rifà a una cronaca di Fra Bartolomeo da Trento del 1244 il quale descrive un evento accaduto a Roma, dove oggi c’è Santa Maria Maggiore. Nell’opera vediamo una nevicata provocata da “strani” oggetti. Uno in particolare incuriosisce perché sembra quello che oggi potremmo definire disco volante. Da questi oggetti scende una sostanza simile a neve che è caduta realmente anche da quelli fotografati nel 1955 e che hanno addirittura provocato l’interruzione di una partita a Firenze, nel 1954, proprio per la presenza in cielo di oggetti del genere che rilasciavano questa strana sostanza chiamata ‘Capelli d’angelo’. Un’altra opera interessante è quella conservata a Montalcino (Si) che rappresenta un oggetto che qualcuno di più stretta osservanza ritiene una sorta di globo terrestre ma che invece somiglia molto allo Sputnik, lanciato nel 1957. Certamente volendolo interpretare da un punto di vista più ortodosso assomiglia a un globo terrestre come altri raffigurati in opere simili. Un’altra opera ancora può essere quella di Carlo Crivelli conservata alla National Gallery di Londra che rappresenta una sorta di toroide da cui parte un fascio luminoso che colpisce la Vergine Maria. Andando ancora più a ritroso nel tempo ci sono altre raffigurazioni come quella rappresentata nel 1561 a Norimberga dove vengono raffigurati dei cilindri in cielo da cui fuoriescono delle sfere variamente colorate. Quindi nell’iconografia religiosa sono presenti dei particolari che potremmo definire anacronismi ma che letti in un’ottica ufologica non danno la prova ma, comunque indizi di un certo spessore che non siamo soli nell’universo cosa che mi sembra abbastanza plausibile.

Cosa ne pensa del cosiddetto Astronauta di Palenque?


In un mio viaggio in Messico mi sono recato a vedere di persona il famoso Astronauta di Palenque che risale al VII-VIII secolo d.C. in cui è presente un personaggio al centro che tiene in mano quelli che sembrano essere dei comandi; al di sotto della figura umana raggomitolata escono delle fiamme e del fumo. Sono forse testimonianza che qualcuno in quell’epoca ha visto qualcosa che poi ha raffigurato?

Ci può parlare dell’opera conservata in Kosovo, a Visoki Dekani e del controverso Papiro Tulli?


A Visoki Dekani c’è un monastero della metà del XIV secolo in cui sono presenti altre raffigurazioni curiose: si tratta di una sorta di stelle con all’interno dei personaggi che sembrano le stiano pilotando attraverso il cielo; potrebbero ricondursi a qualcosa di carattere ufologico ma potrebbero appartenere senza alcun problema anche alla normale iconografia di carattere religioso. Il Papiro Tulli, di cui si comincia a parlare nel 1934, perché capitò nelle mani di Alberto Tulli, noto curatore della sezione egizia del Musei Vaticani, fu tradotto dallo ieratico, cioè dalla lingua egizia in uso presso la classe sacerdotale, in geroglifico e poi ulteriormente tradotto. Sembra che il papiro descriva un evento di carattere ufologico ma in realtà, ulteriori indagini fatte in tempi più recenti (nel 2006), hanno portato alla conclusione che si tratta di un falso creato aggiungendo alcune parti prese dalla grammatica egizia, collegandole tra loro in maniera tale da dare l’impressione che si stia descrivendo un fenomeno di carattere ufologico.


Vi sono prove scritte che farebbero credere a visite di astronauti nel passato?


Oltre a quelle che ho descritto poco fa ve ne sarebbero numerose altre; anche Benvenuto Cellini descrive di aver visto in cielo qualche cosa che oggi potremmo ricondurre a un evento di natura ufologica; Giulio Ossequente, Corrado Licostene, nei loro scritti hanno appunto illustrato fenomeni che oggi potremmo vedere, attraverso l’occhio dell’uomo tecnologico, in chiave ufologica. Ma al di la di queste testimonianze sono assolutamente convinto che non siamo soli nell’Universo. L’ostacolo principale che viene mosso a questa ipotesi sono le distanze: se noi oggi facessimo presente a un aborigeno australiano che in sei o sette ore si riesce ad attraversare l’oceano e ad arrivare negli Stati Uniti lui non ci crederebbe perché è abituato ad andare da un isolotto all’altro su una barchetta, impiegando magari qualche giorno. Quindi può darsi che da qualche parte il livello tecnologico sia talmente più elevato del nostro da non rappresentare più un ostacolo per gli spostamenti interplanetari.

 
 
 

buon weekend amica Lucia

Post n°1382 pubblicato il 14 Ottobre 2011 da biramar

amica

 
 
 

piogge anomale

Post n°1381 pubblicato il 14 Ottobre 2011 da lilu67

Piogge anomalePioggia

Da tempi remoti, i cronisti hanno narrato vicende relative a piogge di strani oggetti, sovente di pesci, rane e sangue: anche la Bibbia ne parla. Generalmente, nell'antichità e nel Medioevo, questi avvenimenti sono stati oggetto di interpretazione simbolica da parte di sedicenti profeti, divenendo, prevedibilmente, indicazioni di imminenti sventure o comunque di grandi cambiamenti. Tra le testimonianze più antiche riguardanti l'Italia, si ricorda un libro del 200 d.C., I Dipnosofisti, in cui si narra che in Sardegna cadde una pioggia torrenziale di rane. Un interessante esempio di come nel mondo antico certi segni straordinari fossero interpretati profeticamente ci giunge dall'opera di Giulio Ossequente (autore della fine del IV secolo d.C.), il Libro dei prodigi. Nel suo scritto, Ossequente raccoglie tutta una serie di fenomenologie anomale verificatesi nei circa due secoli precedenti la nostra era. Egli fu un cronista che si trovò a vivere in un periodo di transizione storica, e percepì dunque le inquietudini tipiche di una cultura della decadenza non più in grado di tener testa all'emergente cristianesimo. Furono altresì realizzati dei "supplementi" a cura di Corrado Licostene (pseudonimo di Corrado Wolffart, che rese pubblica l'opera mutila di Ossequente). Tuttavia è opportuno dire che se alcuni fenomeni nell'antichità erano considerati prodigi e vennero letti esclusivamente come espressione della volontà degli dei, in epoca medievale la concezione profetica era ancora considerata importante, non foss'altro che per l'autorità dei suoi sostenitori, nonché per la mancata evoluzione su basi sperimentali delle osservazioni naturalistiche; nel Rinascimento rimaneva sostanzialmente immutata, nonostante alcune voci discordanti. Ad ogni modo, quello che rende interessante il lavoro di Ossequente è che i 131 fatti prodigiosi narrati sono interpretati come segni profetici e subitamente posizionati nella storia coeva, in genere, la casistica riscontrabile è costituita da fenomeni celesti, visioni, suoni, calamità, anomalie geologiche e biologiche, ritenuti indicatori di imminenti sventure, come al solito. Relativamente alla pioggia di pesci, rane e sangue, si hanno numerose testimonianze anche più recenti, come quella fornita dal canonico don Mario Ciaccio, il quale raccolse i fatti più inusuali avvenuti nella sua città, Sciacca, dal XVI al XIX secolo. Ivi, il 7 luglio 1707, cadde dal cielo una pioggia del colore del sangue e, nel 1737, piovvero rane e fuliggini. Con spirito (saggiamente) illuminista, il religioso ipotizzava che la pioggia color sangue fosse causata alla sabbia finissima, talora rossastra, proveniente dal Nord Africa portata dal vento di scirocco. Invece, per spiegare la pioggia di rane e pesci serviranno degli anni: secondi i meteorologi, sarebbe sufficiente, a produrre la detta fenomenologia, sarebbe bastevole una combinazione atmosferica di venti forti, prodotti da piccoli tornado tipicamente estivi, e di luoghi adatti, ad esempio fiumi,laghi, paludi. Le correnti ascensionali risucchiano tutto ciò che trovano e poi lo trasportano in quota spostandolo sovente per qualche chilometro. Ad un certo momento, le nuvole di queste tempeste improvvise si aprono lasciando cadere il loro carico. Detta spiegazione non è da tutti condivisa. Più misteriosa è la pioggia dei cosiddetti "capelli d'angelo" : si tratta di una sostanza costituita da sottilissimi filamenti che si adagia sui corpi, sul terreno, sulle piante, producendo una sorta di densa ragnatela. La prima testimonianza documentata di questo fenomeno risale al 1741. Interessante rilevare che, in tanti metri quadrati di questi singolari filamenti, gli studiosi asseriscono che non sia mai stato trovato un ragno; alcuni testimoni hanno osservato che, nelle aree in cui si è verificato il fenomeno, spesso erano visibili piccoli bozzoli di quella stessa materia scendere fluttuando dal cielo. Detti "capelli d'angelo" sono stati segnalati anche in concomitanza con presunti avvistamenti di oggetti volanti non identificati. In Italia, il fenomeno iniziò ad essere considerato e studiato nella seconda metà del XIX secolo. Per la precisione, tutto ebbe inizio a Genova, la mattina del 14 febbraio 1870: si verificò una caduta di quell'anomalo materiale, il quale fu raccolto e successivamente analizzato nell'Istituto Tecnico della città. Risultò composto per il 66 % di sabbia (silice con residue tracce di creta), per il 15 % di ossido di ferro (ruggine), per il 9 % di carbonato di calcio, per il 7 % di materia organica e per il resto di acqua. La materia organica conteneva particelle simili a spore, granelli di amido, frammenti di diatomee e globuli blu cobalto non identificabili. In tempi più recenti, a seguito della raccolta di "capelli d'angelo" rinvenuti dopo una serie di avvistamenti ufologici, sono stati condotti approfonditi studi (anche sotto la spinta del CICAP), i cui risultati sono divergenti: quelli del CNR tendono ad avallare la tesi dell'origine biologica (connessa agli aracnidi) mentre quelli del Consiglio Scientifico del Centro Ufologico Nazionale, ritengono si tratti di filamenti di materiale sintetico (forse rayon). Che dobbiamo dunque pensare? Oggetti caduti da aerei? Materiale proveniente dallo spazio? Scherzi di buontemponi e perdigiorno? Oppure… Premettendo che la truffa è sempre dietro l'angolo, specie nell'ambito del paranormale e del mistero, perché tante sono le persone che si approfittano della credulità (causata e connessa ad una scarsa cultura, spesso e volentieri), è necessaria un'analisi maggiormente approfondita della fenomenologia qui riportata, con metodo e rigore scientifico, cosa che non cesserò mai di raccomandare.

 
 
 

le profezie sui papi

Post n°1380 pubblicato il 08 Ottobre 2011 da lilu67

Le profezie sui Papi

La verità nelle profezie sui Papi: un segreto svelato o una fine annunciata?

      

Il mistero di Rennes Le Chateau è uno dei più affascinanti d’Europa. L’inizio della sua fortuna ed il suo successo con il grande pubblico può essere datato circa agli anni ’50 del ‘900, quando i suoi personaggi ed i suoi enigmi iniziarono a diffondersi e ad essere conosciuti ad una grande maggioranza di persone grazie alla pubblicazione di testi di varia natura. Il materiale cartaceo che raccontava di Berenger Sauniere e dei fatti che lo videro protagonista era di varia natura: cronache romanzate dei fatti, “guide turistiche”, saggi, studi. Nel giro di pochissimi anni, la mole di scritti riguardanti questi argomenti crebbe a dismisura, spesso corrompendo la verità ed finendo per alimentare il mito. A partire dal 1956, un nuovo flusso di materiale iniziò ad essere depositato presso gli archivi della Biblioteca Nazionale di Parigi. Per la maggior parte si trattava di opuscoli di non più di qualche pagina, spesso scritte a macchina, fotocopiate e rilegate con punti metallici. 
Tra i documenti più interessanti depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi, vi sono i documenti denominati
Les Dossiers Secrets, i Dossier Segreti. L’autore di questi scritti si presentava come un certo Henri Lobineau: questo sarebbe stato lo pseudonimo di Leo Schidlof, uno storico ed antiquario austriaco (un comunicato “segreto” successivo, però, portò ad identificare l’autore in un nobiluomo francese di nome Henri de Lénoncourt). I Dossier Segreti sono formati da articoli di giornale, fotografie, carte genealogiche e conterrebbero la “storia” del Priorato di Sion, un ordine “massonico” occulto, antico di almeno mille anni e custode di importantissimi segreti, in grado, secondo i Dossier Segreti, di sconvolgere gli equilibri del mondo. Oltre ai dati appena elencati, i documenti contengono anche una sorta di breve storia della setta ed un elenco di tutti i Gran Maestri (i capi supremi, potremmo dire) dell’Ordine. Tra questi spiccano grandi personalità della cultura e dell’arte di ogni tempo: per fare alcuni esempi, vi sono Sandro Filipepi detto Botticelli, Leonardo Da Vinci e Sir Isaac Newton. L’elemento più interessante dei Dossier è la Planche numero 4, che contiene l’organigramma del Priorato. Oltre ai Gran Maestri, esistono 27 “commanderie” ed un “arco” chiamato “Beth-Ania”, il cui compito è sorvegliare le commanderie e la cui sede è nel paesino di Rennes Le Chateau; il Priorato di Sion, poi, appariva formato da 1039 membri, divisi in 729 Preux, 243 Ecuyers, 81 Chevaliers, 27 Commandeurs, 9 Croisés de St. John, 3 Princes Noachites de Notre-Dame ed un Nautonnier. L’ultimo termine, che designava il grado più alto nella gerarchia del Priorato, è un antico termine francese traducibile con “nocchiero”, “navigatore”. Per regola, ogni volta che veniva scelto un nuovo Nautonnier, questi era obbligato, nel momento in cui assumeva la carica, ad anteporre al proprio nome il nome Jean (o Jeanne nel caso fosse una donna), in italiano Giovanni. Secondo l’elenco dei Gran Maestri contenuto nei documenti del Priorato, datati, ricordiamo, al 1956, l’ultimo e contemporaneo Gran Maestro era l’artista francese Jean Cocteau, in carica dal 1918. Chi sia stato il Gran Maestro successore di Cocteau, morto nel 1963, non ci è dato saperlo, visto che, come detto, i documenti sono del 1956 e nessuna aggiunta vi fu posta in seguito.
Spostiamoci ora a Roma. Nel 1958, quando Cocteau era ancora vivo e, probabilmente, ancora in carica come Gran Maestro del Priorato di Sion, al soglio pontificio salì un cardinale di nome Angelo Rocalli. Il cardinale Roncalli, prima di divenire tale, era stato anche Nunzio Apostolico in Turchia: qui, vuole una “tradizione”, si sarebbe associato alla società segreta nota come Rosacroce. Ora, “Rose-Croix Veritas” era anche il sottotitolo che il Priorato di Sion aveva aggiunto alla propria denominazione a partire dal 1188. Già da questi pochi elementi, è possibile supporre che Angelo Roncalli, al momento della sua elezione al soglio pontificio, fosse un membro del Priorato di Sion. Ma le coincidenze non si fermano qui. Come la tradizione papale vuole, anche questo papa scelse per sé un nuovo nome con il quale presentarsi al mondo nella nuova veste di vicario di Dio in terra. La sua scelta cadde su Giovanni XXIII. La nuova designazione, inevitabilmente, finì per creare un certo scalpore: un Giovanni XXIII c’era già stato, nella storia della Chiesa; inoltre, il nome Giovanni era implicitamente “proibito” perché era stato il nome dell’antipapa del 1415. Questo nome, ricordiamo, era anche quello che veniva scelto dai Gran Maestri del Priorato di Sion. Questa scelta, dunque, dava e dà tuttora motivi interessanti di riflessione. Perché Papa Giovanni avrebbe scelto per sé un nome così scomodo come Giovanni? L’unica motivazione per la scelta di tale nome da parte del “papa buono” è che questi volesse creare un certo legame tra il papato ed il Priorato, come a sottolineare la doppia reggenza, da parte di un uomo solo, di due istituzioni così importanti e potenti. 
Aggiungiamo ancora un particolare interessante. Nel XII secolo, un monaco irlandese di nome Malachia compose alcune profezie molto simili a quelle di Nostradamus. Queste profezie sono state tenute in gran conto da tutti i papi durante tutta la storia. Oltre alle profezie, Malachia enumera anche i futuri pontefici che occuperanno il soglio di Pietro nei secoli futuri, descrivendoli con un breve motto latino. Per Giovanni XXIII, Malachia scrive che sarà
Pastor et Nauta, “Pastore e Navigatore”, in francese “Pasteur et Nautonnier”. L’esattezza di tale attribuzione a Papa Giovanni del motto di Malachia, escludendo quella che abbiamo appena indicato e considerandone un’altra meno esoterica, è stata rafforzata considerando che Angelo Roncalli viaggiò molto, soprattutto per mare, e fu Patriarca di Venezia, la seconda, per importanza, delle antiche Repubbliche Marinare: questo spiegherebbe il nautonnier, il navigatore. 
Oltre a queste “coincidenze”, a rafforzare l’idea che Papa Giovanni fosse in qualche modo legato al Priorato di Sion c’è un fatto. Papa Giovanni indirizzò la politica papale in una maniera nuova e di certo poco conforme alla tradizione ecclesiastica. Si dice che fu lui a portare la Chiesa nel XX secolo: con le decisioni e riforme stabilite durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, Papa Giovanni ammodernò la Chiesa, la rese un’istituzione meno sclerotizzata, meno tradizionalista, avvicinandola alla gente (per esempio, il latino della messa viene sostituito con le lingue nazionali, il Vangelo viene finalmente accettato anche in traduzione), riportandola agli antichi valori che ne avevano animato gli ancestrali esordi. Oltre a questo, Papa Giovanni modificò i rapporti tra Chiesa e massoneria, dichiarando che un cattolico poteva essere massone. Ma ciò che più di ogni altra cosa rompe con la tradizione e porta novità è il contenuto di una lettera del 1960 che verteva sul “preziosissimo sangue di Gesù”. Tale lettera sottolineava le sofferenze di Cristo come essere umano ed affermava che la redenzione dell’umanità era avvenuta grazie allo spargimento del sangue di Cristo. E’ un’affermazione dal peso enorme: implicitamente, Papa Giovanni metteva in secondo piano la Crocifissione e la Resurrezione, vedendo questi due fatti (ma soprattutto il primo) come non fondamentali nella dottrina cristiana. Per la Salvezza umana non è più necessario che Cristo sia morto in Croce. 
Non ci sono spiegazioni plausibili per tali dichiarazioni: o Papa Giovanni era un cristiano ortodosso “a modo suo”, oppure era a conoscenza di qualche informazione che gli permetteva di fare affermazioni del genere in piena sicurezza. In tal caso, quali siano le sue fonti, possiamo dedurlo facilmente. 
Aggiungiamo ancora una piccola nota, che ha sia il sapore della casualità, sia il sapore della coincidenza fin troppo sospetta. Malachia era amico e confidente di San Bernardo di Chiaravalle, eminente membro dell’ordine dei Cistercensi, grande capo spirituale della Chiesa del XII secolo e nipote di André de Montbard, uno dei nobili francesi fondatori, secondo
Les Dossiers Secrets, del Priorato di Sion. Inutile dire che la cosa coincidenza, se è tale, è davvero incredibile.

L’esattezza delle profezie papali di Malachia, però, può venire messa in dubbio da una semplice considerazione. Durante tutta la storia della Chiesa, oltre ai papi romani, possiamo enumerare almeno altri 10 papi. Anzi, 10 anti-papi: alcuni furono eletti nel XII secolo, altri furono eletti ad Avignone in seguito allo scisma del XIV secolo. Considerando che il “vicario di Dio in terra” è sempre e soltanto uno, rimane da vedere quale, tra papa ed antipapa, debba essere considerato quello a cui Malachia volle attribuire il suo motto. Generalmente, nel conteggio dei papi, gli anti-papi vengono considerati “validi” come i vescovi di Roma: per cui, per fare un esempio, Papa Giovanni Paolo II è il centodecimo papa perché nel conteggio sono considerati anche i dieci pontefici scismatici; se invece non consideriamo i papi scismatici, l’attuale pontefice è il centesimo. Ogni qual volta Malachia attribuiva il proprio motto ad un pontefice avignonese, il motto faceva esplicitamente riferimento a questo. Per esempio, il
Corvus schismaticus è l’antipapa Nicolò V, già Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, che fu tra i maggiori responsabili dello scisma d’Occidente. Questa specificazione, obbligatoriamente, esclude il papa regolare romano di quel tempo. Alla luce di questo discorso, tutti i calcoli e le attribuzioni dei motti di Malachia vanno rifatte da capo. Per quello che ci riguarda, in particolare, Papa Giovanni XXIII non è più il Pastor et Nauta, ma un’Aquila Rapax. Il motivo di questa designazione appare assai misterioso ed in un certo senso, soprattutto per quello che abbiamo detto, meno plausibile del precedente. L’unica spiegazione a questo motto va ricercata nel fatto che Papa Giovanni sia stato Nunzio Apostolico a Costantinopoli, l’antica capitale dell’Impero Romano, il cui simbolo è appunto un’aquila rapace. Una conferma di questa attribuzione, andando a scartabellare i classici italiani, ci è fornita da Dante, nel canto VI del Paradiso, in cui compare proprio la “profezia dell’Aquila”, pronunciata da Costantino il Grande, fondatore di quella che oggi è Ankara. Il motto di Malachia può essere anche spiegato con il fatto che, come un’aquila, “l’uccello di Dio”, Papa Giovanni seppe guardare in alto, verso il cielo, e vedere, per Grazia divina, quali saranno i fatti a venire. Ricordiamo che Papa Giovanni scrisse un libro di profezie. Una conferma di questa spiegazione si avrebbe nei versi di Giovanni, 1, 6-7, che dicono: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui”. Ma è probabile che il Giovanni della Sacra Scrittura si riferisca a sé stesso.
Per quello che riguarda i motti degli altri papi, invece, cercare i motivi dell’attribuzione alla luce del nuovo ordine è cosa complicata. 
Se consideriamo, dunque, che l’ordine finora seguito nell’attribuzione dei motti di Malachia sia sbagliato, possiamo con un certo sollievo dire che alla tanto annunciata fine del mondo, che coinciderebbe con l’elezione al soglio di Pietro di un
Petrus Romanus, non mancherebbero più due pontefici, bensì altri dodici. Di certo, questo ci restituisce un po’ di speranza per il futuro. Sempre nell’ipotesi che ogni pontificato sia di pari lunghezza di quello dell’attuale papa…
Questa speranza, però, è destinata a finire se consideriamo altre profezie. Si tratta di quelle contenute nel
De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae, stampate a Venezia nel 1527, un libretto di profezie ad opera di un monaco di Padova. In esse, come nelle profezie di Malachia, si dà una rapida carrellata dei papi che verranno. Qui le attribuzioni sono ben più facili da fare e ben più esplicite. Giovanni XXIII viene qui presentato come “uomo di grande umanità e dalla parlata francese”: Papa Roncalli rappresentò per molti anni la chiesa di Roma a Parigi, come detto, e viene generalmente definito “il papa buono”. Con il suo successore, secondo il monaco padovano, iniziano i problemi: in questo tempo “l’ombra dell'Anticristo inizierà a oscurare la Città Eterna”. Di Giovanni Paolo I si dice: “passerà rapido come una stella cadente, il pastore della laguna”. Papa Luciani, che veniva da Venezia, ebbe un pontificato di soli 33 giorni. Riguardo a Giovanni Paolo II: “Verrà da lontano e macchierà col suo sangue la pietra [...] e verrà strappato alla vita”. Per Papa Wojtyla, dunque, una fine tragica e violenta. Quest’ultima affermazione appare in contrasto con quanto affermato da Papa Giovanni XXIII, il quale, nelle sue profezie, ha annunciato che “un Papa straniero tornerà nella sua terra, e vi resterà fino alla fine”. Considerando che l’attuale pontefice è il primo papa non italiano dopo più di 450 anni, non c’è dubbio che il riferimento sia a lui. Dunque, cosa attende Giovanni Paolo II? Un destino funesto o placido nella propria patria dopo l’abbandono della carica? Un viaggio in Polonia, sua patria, il papa lo ha compiuto nell’agosto del 2004, ma l’abdicazione non c’è stata.
Anche nelle profezie del monaco di Padova, come in Malachia, i pontefici prima della Fine del Mondo sono soltanto due. Il primo sarà un “seminatore di pace e di speranza, in un mondo che vive l’ultima speranza”; questo ben si concilierebbe con il motto di Malachia, che dice che il penultimo papa sarà
De Gloria Olivae, “la gloria dell’ulivo”, pianta, come sappiamo, che simboleggia la pace. L’ultimo papa, invece, verrà a Roma da terre lontane “per incontrare la tribolazione e la morte”. Questa profezia è da collegare insieme ad un’altra, sempre del monaco di Padova, che dice: “Quando l’uomo salirà sulla luna, grandi cose staranno per maturare sulla terra. Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate”. Questi elementi compaiono anche in Malachia, che dice: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia.” Sono simili i termini, sono simili le condizioni di distruzione di Roma, è comune il tema della fine del mondo. 
Possiamo fare solo due ipotesi, riguardo queste profezie sinistramente simili: o il monaco di Padova ha copiato Malachia, o… entrambi hanno visto gli stessi fatti. L’unica cosa che ci rimane da fare, tanto per rimanere in tema, è pregare…

 
 
 

28/10/2011 i tre giorni di oscurità

Post n°1379 pubblicato il 05 Ottobre 2011 da lilu67

DA QUANDO E' DIVENTATO REATO AVER CARA LA VITA?

"Nessuna causa è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa".
sabato 3 settembre 2011

28 Ottobre 2011, L'Inizio dei 3 Giorni di Oscurità

I TRE GIORNI DI NOTTE ACCADRANNO EFFETTIVAMENTE ...
pubblicata da Alba Laura Roccamatisi il giorno venerdì 2 settembre 2011 alle ore 19.28

I TRE GIORNI DI NOTTE ACCADRANNO EFFETTIVAMENTE. Sarà un momento estremamente penibile per l'umanità. Tutti, ivi compreso tutti coloro che vi saranno preparati, avranno un momento di difficoltà, di adattamento, uno choc. Per coloro che si saranno preparati, questo durerà molto poco, si capaciteranno subito e sapranno gestire perfettamente questa esperienza. Alcuni hanno creduto che i tre giorni di notte non avranno luogo. Ci teniamo a dirvi che è attualità e fa parte della transizione.

Ben al di là della vostra coscienza umana, ben aldilà della coscienza che potete avere di voi stessi, subite una grande, una grandissima preparazione. Chiedetevi il perché quando vi svegliate la mattina molto stanchi, molto più stanchi rispetto a quando vi siete coricati o con una voglia di non cominciare la vostra giornata di vita, di restare in un posto di cui non avete ricordo.

 

Un enorme lavoro si compie durante il vostro riposo ma allo stesso modo durante i vostri momenti di veglia. Durante quei momenti siete troppo preoccupati per rendervene conto. A volte tuttavia, attraverso una sensazione o un distacco con la realtà, sapete che accadde qualche cosa. Il mondo accelera in modo considerevole la sua mutazione, la sua trasformazione.

 

La preparazione che avete ricevuto ma anche occultata, tanto incosciente durante il vostro sonno quanto nei vostri stati di veglia, ha una grande importanza. Vi permetterà di meglio gestire tutto quello che deve arrivare sia verso voi stessi, verso ogni vita su questo mondo e a questo mondo.

 

Potreste dirci : ci dite tutto questo da troppi anni e nulla vi è di tangibile, e di reale nulla accadde! Vi risponderemo che la vostra coscienza umana ha la cattiva abitudine di spezzettare il tempo. Per noi, non esiste il tempo, ci sono semplicemente degli avvenimenti, ci sono semplicemente delle trasformazioni.

 

Possiamo tuttavia situare queste trasformazioni ma anche se le posizioniamo, non avranno la stessa data di quella che potreste dare loro. Tuttavia da qualche anno c'è stata una grande apertura di coscienza in una parte della popolazione umana. Gli altri umani cominciano ad interrogarsi, a riflettere, ad essere meno chiusi, meno ottusi, molto più malleabili e capaci di allinearsi sempre più con le nuove energie.

 

Gli esseri umani cominciano anche a capire quello che sono e come possono agire con o nei loro corpi, come possono agire anche a proiettare Amore su loro stessi e su ogni vita.

Tutto quello che noi e i nostri fratelli abbiamo fatto da tanti anni comincia realmente a portare i suoi frutti. Non avete che una visione di tutto quello che è negativo o terribile attorno a voi, ma non avete la visione del bello, di tutto quello che gli esseri umani possono dare da loro stessi, di tutto ciò che sono capaci di capire, per questo non avete ancora questa visione.

 

Ritorniamo ai tre giorni di oscurità. Quando si presenteranno a voi, sarete avvertiti. Ci saranno più segni che potrete ricevere nei vostri sogni e anche in modo manifesto, cioè con i vostri occhi umani. Questi tre giorni di notte corrispondono al passaggio, al grande cambiamento, ai veli che vengono tolti.

 

Avete voglia di percepire l'altro lato dello specchio ma ne siete capaci? Siete sufficientemente forti, sufficientemente coraggiosi, sufficientemente fiduciosi per vivere percependo tutto quello che non avete la capacità di percepire per il momento? Questo non durerà a lungo ma sarà molto penibile. Solo l'Amore potrà mettere la Luce e un'immensa protezione intorno a voi.

 

 

Ho spesso sentito dire che durante questi tre giorni di notte, non bisognerà aprire le porte e le finestre, ma che bisognerà isolarsi tappandosi a casa. E' vero?

Ci piacerebbe dirvi, isolarsi dall'esterno, tapparsi a casa, non è assolutamente un'obbligazione. Al contrario quello che sarà necessario durante questi tre giorni, è di riunirvi, di pregare, di inviare molto Amore al vostro mondo, a tutti gli esseri, di inviare molto Amore a tutti i vostri fratelli di Luce, di essere fiduciosi e coscienti di quello che vivete.

 

 

Questi tre giorni di oscurità saranno causati da avvenimenti esterni al vostro pianeta. Potremmo circolare ed essere in gruppo durante questi tre giorni di notte ?

Sarete avvertiti attraverso dei segni che non sbaglieranno. Quando vedrete questi segni, bisognerà evitare di circolare, bisognerà riunirvi e pregare.”

 

Sarà utile accendere delle candele?

 

Si ! Una candela è sempre luce nell'oscurità ! Una candela è il simbolo importante della Luce, della luce che guida, della Luce che illumina. Inoltre , una candela allontanerà alcune energie . Tuttavia le vostre preghiere e il vostro Amore faranno più delle candele.

 

Durante questi tre giorni di tenebre potremmo vivere normalmente, mangiare e bere ?

 

« Non avrete molto la possibilità di mangiare ! Bisognerà bere molto e mangiare molto leggero perché non bisognerà soprattutto appesantire la vostra frequenza vibratoria. Capite l'importanza di essere leggeri ? Alcuni esseri (ma non siete affatto pronti per questo), potranno emanare un certa luce, potranno illuminare. Tutto dipende da un livello di frequenza vibratoria e di Amore e anche di una coscienza di quello che siete capaci di fare e di realizzare.”

 

Bisognerà tenere gli animali all'interno ?

 

« Assolutamente, gli animali saranno molto più turbati di voi, bisognerà rassicurarli.”

 

Dopo questi tre giorni di oscurità, alcuni fra noi saranno capaci di utilizzare il loro merkabah per andare su un'altra sfera ?

 

« Non subito, ma più tardi ! Questi tre giorni stimoleranno grandi capacità, l'unità tra la coscienza umana e la coscienza spirituale ma non ancora l'unità tra la coscienza umana e la coscienza Divina. Avete coscienza della vostra Divinità, ma il ponte non è ancora creato. Se aveste veramente coscienza dei poteri della vostra Divinità, fareste miracoli su miracoli o quello che potrebbe sembrare come tali. In effetti non sarebbero dei miracoli ma semplicemente l'utilizzo delle vostre potenzialità, delle vostre possibilità.”

 

Dopo questi tre giorni, ci sarà ancora la possibilità di vivere su questa Terra o verrà evacuata ?

 

« Ci sarà ancora la vita, ma ci sarà un adattamento ad un'altra vita ! Sfortunatamente ci saranno anche molte partenze !

 

Sarà durante questi tre giorni che la gente avrà molta paura e che ci saranno le partenze?

 

« Si, e anche prima ! »

 

Dopo questi tre giorni saremmo passati nella quarta dimensione ?

 

« In qualche modo ! »

 

Dopo questi tre giorni la luminosità cambierà ?

 

« Si, ma non subito ! Più nulla sarà come prima, anche nel vostro ambiente, nella luminosità, nella coscienza umana, nei rapporti che avrete con gli altri, nel vostro modo di amare, di vivere, di sentire e di manifestare la vita e l'Amore ! »

 

Durante questi tre giorni ci saranno i famosi problemi elettromagnetici di cui tutta la gente parla?

 

« Prima dei tre giorni di oscurità, ci saranno molti problemi e avvenimenti sul vostro pianeta. Sono già iniziati, anche se non ve ne rendiate conto. Vostra madre la Terra comincia veramente ad innalzarsi rispetto alla sua grande, grandissima transizione. Siate attenti a tutto quello che accade attorno a voi, alle vostre reazioni, siate attenti alla vita. In questo momento una moltitudine di segnali sono messi sulla vostra strada! Quando gli umani sentono parlare di questo avvenimento o di quel cataclisma, dicono, come dicono anche gli scienziati, che questo è già esistito. Voi non volete vedere i segnali o soprattutto non volete vederli. Siate attenti a tutto quello che accadde attorno a voi, siate attenti alla vita. Al di sopra di ogni cosa vi chiediamo di amare, di amare il più possibile tutti coloro che vi circondano, di amare in modo incondizionato. E' molto importante!”

E' vero che gli anni che vivrete saranno tutti anni molto importanti. Alcuni fra di voi hanno già potuto sperimentare difficoltà, essenzialmente nella loro trasformazione.

 

Coloro che non avranno fatto il lavoro necessario avranno delle sfide da superare, avranno avvenimenti da vivere. Siate certi che anche se le vostre sperimentazioni vi sembrano difficili da vivere, come quelle che chiamate problemi di salute, sono un grande aiuto per permettervi di essere capaci di vivere la grande transizione. Gli esseri devono vivere una grande depurazione, alcuni attraverso un problema di salute, altri di un problema affettivo, di un problema di lavoro o altro. L'essenziale è che questa trasformazione si faccia attraverso le sperimentazioni.

 

Siate certi che alla fine della corsa, non soltanto tutto rientrerà nell'ordine ma che ringrazierete tutto quello che vi è stato inviato perche ne sarete trasformati.

 

Durante i tre giorni di oscurità e soprattutto al seguito, avrete l'impressione che il cielo si strappi, che percepiate al di là di quello che potevate immaginare ; vedrete tutto quello che non potevate percepire prima e avrete la grande, la grandissima sorpresa di constatare che siamo presenti vicino a voi.

 

 

Avrete ugualmente la capacità di vedere tutti i nostri fratelli che aiutano considerevolmente il pianeta Terra nella sua transizione. Le innumerevoli sfere di Luce, i vascelli che sono in attesa nella quarta dimensione saranno percettibili per voi. Nessun dubbio vi sfiorerà! Attualmente avete ancora alcuni dubbi perché non vedete, non potete comprendere con i sensi umani quello che è fuori portata dalle vostre investigazioni. I momenti che accadranno, anche se potranno essere penosi per alcuni, saranno dei momenti gloriosi per altri.

Non dimenticate la parola chiave: amare!

 
 
 

xfiles in sicilia

Post n°1378 pubblicato il 02 Ottobre 2011 da lilu67

Tra la costa di Caronia e le isole Eolie, scienziati e generali incaricati dallo Stato studiano fenomeni inspiegabili che dal 2004 tormentano gli abitanti. Vi mostriamo alcune foto che fanno nascere molti dubbi.

Non chiamateli dischi volanti perché ingegneri, ammiragli e generali, architetti, geologi e fisici da quattro anni a caccia del mistero dell’acqua e del fuoco potrebbero decidere di continuare a tacere. E lasciare il top secret su una blindatissima banca dati con 350 eventi fra avvistamenti, rilievi di campi magnetici, bolle marine dal diametro di un chilometro, distese di melanzane colore arcobaleno e così via fino ad alcune inedite, ancora inspiegabili, foto mozzafiato con oggetti circolari sospesi sull’isola di Vulcano. Tutti strani fenomeni concentrati fra le Eolie e la costa di Caronia, quella segnata dall’angoscia di una piccola comunità di abitanti a partire dal 2004 strabiliati e allarmati davanti a incendi improvvisi, a Tv ed elettrodomestici che si accendevano da soli o prendevano fuoco, come le lampade e i materassi, mentre i cellulari si ricaricavano senza essere collegati a niente e sui display apparivano strambi caratteri.

Nella foto scattata il 2 agosto 2004 da un mezzo militare in  navigazione di fronte all'isola di Vulcano, si possono notare due oggetti volanti che fanno pensare agli Ufo. Lo scatto è stato giudicato dagli esperti non ritoccato in alcun modo


Non chiamateli dischi volanti nemmeno con i carabinieri che hanno dovuto verbalizzare un collega testimone di una accecante “luce” in cielo, o l’altro al quale prese fuoco una scarpa. Vietata la tipica terminologia da ufologi anche con protezione civile, esercito, aeronautica e marina, università e vulcanologi, tutti timorosi di passare per matti e dubbiosi su cause e ipotesi, ma convinti di un solo dato comune: la concentrazione di fenomeni elettromagnetici in un’area ristretta.


Appunto, quella di Canneto, un pugno di case sul mare, cinquanta residenti, una striscia stretta fra la costa e la linea ferroviaria Palermo-Messina, un rettangolo sottoposto ai raggi X di servizi segreti e sentinelle elettroniche. Tutti impegnati a scoprire perché, soprattutto nell’inverno e nella primavera 2004, proprio in questo buco nero, si smagnetizzavano le pen drive, impazzivano le bussole, si aprivano e chiudevano senza impulsi i cancelli automatici e gli allarmi delle automobili, con sensori e rivelatori di fumo attivati anche senza scosse e fiamme, fino all’implosione dei vetri di una utilitaria e al foro su un parabrezza, «colpito dalla punta di un trapano invisibile», come dichiarò il proprietario e portavoce degli abitanti di Canneto, Nino Pezzino.

Anomalie elettromagnetiche ufficialmente spazzate via da una archiviazione della magistratura che nel 2007 ha impresso al caso il bollo di “un fenomeno di natura dolosa e umana”. Come dire che si sarebbe trattato di un piromane. Però, ancora ignoto. Spiegazione inaccettabile per le “vittime”di Canneto, con intere famiglie evacuate per mesi dalle loro case. Spiegazione insufficiente per gli abitanti fra i quali Antonino Spinnato, un agricoltore con la passione delle foto, tanti scatti finiti alla banca dati, certo di aver visto fino a metà agosto strani oggetti volanti fotografati come gli è capitato di fare con quello che seguiva un elicottero della Protezione civile costretto a un atterraggio per avaria alle pale.

Spiegazione precaria anche per chi scansa i termini da ufologo, ma continua a studiare i fenomeni da un osservatorio istituito con decreto della presidenza del Consiglio nel 2005, il cosiddetto “Gruppo interistituzionale” (vedi box a pag. 60). Una task force che ha come quartier generale un ufficio della Regione siciliana in pieno centro a Palermo, ottavo piano di un edificio moderno, le vetrate sulla cupola del Teatro Massimo e una banca dati che ha già interessato pure i servizi segreti perché un primo riservato fascicolo consegnato a Protezione civile e Palazzo Chigi avanza anche l’ipotesi di “test militari segreti o esperimenti alieni”.

Il tutto con mille dubbi legati a documenti mai pubblicati. È il caso di una foto scattata da un mezzo militare nelle acque di Vulcano il 2 agosto del 2004. Una clamorosa immagine che lascia interdetti perché sul profilo dell’isola sembrano sospesi due oggetti che fanno subito pensare ai dischi volanti. Ingrandito il fotogramma e studiato ogni dettaglio dell’istantanea con sofisticate attrezzature, i tecnici dei diversi enti presenti nel Gruppo hanno solo potuto escludere l’ipotesi del fotomontaggio. «Proprio perché sembrano due dischi volanti procediamo con i piedi di piombo in assenza di conclusioni scientificamente definite », commenta a denti stretti il coordinatore del Gruppo, Francesco Venerando, quando scopre che la foto è comunque arrivata al Corriere della Sera Magazine superando dopo quattro anni la barriera del top secret.

Nei documenti ufficiali si continua a parlare di “due Ovni”, termine che sta per “oggetti volanti non identificati”. Ma si aggiunge che quello stesso 2 agosto del 2004 un Ovni di forma analoga fu osservato nel cielo di Trapani, mentre il 29 luglio, appena quattro giorni prima, un altro dello stesso tipo era stato avvistato su Rometta Marea, a pochi chilometri da Caronia. Informazioni queste ultime arrivate dal Centro ufologico nazionale. Dati incamerati da Venerando con cautela: «Il Gruppo nasce per fare luce sui fenomeni, non per catalogare l’avvistamento di “Ovni”. Ma abbiamo dovuto applicarci anche a questo. E per ogni segnalazione abbiamo ovviamente cercato di controllare le registrazioni radar...», ammette Venerando, anche lui sorpreso perché gli “oggetti” non lasciano tracce. Bisogna però fare i conti con la magistratura che parla di ignoti “piromani” o con l’analogo parere di Enzo Boschi, il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia: «Penso che dietro ci sia un bel dolo...».

Non tutti comunque conoscono i contenuti di una banca dati con foto celate da vistosi “Riservato”. Come è accaduto per gran parte degli oltre trecento eventi. Tutti elencati su paginate elettroniche a colori. Pagine in viola per malesseri e morie di animali, a decine. In azzurro, gli avvistamenti di “Ovni”, più di 100. In giallo, gli incendi, 40. In verde, fenomeni di origine elettronica e elettromagnetica, 100. Non a caso una relazione tecnica fresca di stampa elenca «numerose testimonianze di avvistamenti diurni e notturni di Ovni, di improvvisi bagliori e scie, di forti luminescenze nello specchio di mare compreso tra le Eolie, in particolare le Isole Alicudi, Filicudi e la costa di Caronia, che iniziano nel 2004 e si ripetono abbastanza spesso, fino a oggi...».

Cauto, Venerando si limita a parlare di “una origine artificiale dei fenomeni”, di “emissioni elettromagnetiche impulsive” capaci di generare “una grande potenza concentrata in frazioni di tempo estremamente ridotte”. E quale sorgente potrebbe mai assicurare sto po’ po’ di roba? Sulla “fonte” o sul “soggetto” allarga le braccia: «Potrebbe anche trattarsi di applicazioni sperimentali di tecnologie industriali, non escludendo quelle finalizzate a recenti sistemi d’arma a energia elettromagnetica... ». Un modo forse per lasciar trapelare la possibilità di esperimenti da parte di una potenza militare. Ignota comunque la posizione della “fonte”. Forse, il mare. Forse, sott’acqua. Mistero profondo. Per questo si decise di installare una rete di telecamere e termocamere a infrarossi tutt’intorno a Canneto e diversi sensori sulla costa e sulle isole Eolie nel tentativo di dare la caccia non solo all’eventuale piromane mai trovato, ma a quello che nei rapporti riservati viene definito “l’impulso sorgente proveniente dal mare”.

Telecamere e sensori sono stati collegati per tre anni in tempo reale con i computer del “Gruppo” da una sala regia collocata sull’attico più vicino al mare, l’appartamento di una delle “vittime” di Cannetto, Antonio Caico, un signore stanco che però ha mollato e venduto la proprietà. Per continuare l’attività sarebbe bastato spostare le attrezzature costate 150 mila euro in un prefabbricato sul mare, come chiese Venerando. E invece stop, tutti “accecati”. Con le apparecchiature adesso ammassate in un magazzino del Comune di Caronia. Come rivela Venerando, irritato dall’interruzione del monitoraggio: «Non possiamo più controllare l’area, come facevamo a qualsiasi ora, via Intranet». Il tutto a costo zero, assicura, perché ogni componente del Gruppo opera senza rimborsi, senza budget, come dipendenti degli enti rappresentati. «Il sistema consentiva di rilevare molteplici dati attorno ai fenomeni », si rammarica Venerando. «Volevamo installare altri sensori anche alle spalle di Caronia, sulle vallate interne, a Lipari e Salina, per creare una rete capace di individuare il “punto sorgente”». Sarebbe stata così interrotta un’esperienza unica in Italia, «in un’area geografica oggettivamente sensibile», stando a Venerando che parla di «un’attività d’interpretazione scientifica coniugata con gli studi e le recenti esperienze della ricerca cosiddetta “di confine” ». E dire che sulle telecamere abbandonate in magazzino, sulla necessità di ripristinare il monitoraggio c’è pure un’interpellanza bipartisan in Senato presentata l’anno scorso da 17 parlamentari.

Felice Cavallaro
08 settembre 2008 (ultima modifica: 09 settembre 2008)


SICILIA, CARONIA

Dopo gli incendi arrivano le perdite d'acqua, nuovo mistero a Caronia

Torna il mistero a Caronia, piccolo centro del messinese già teatro, tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio,di una serie di incendi (nella foto), che scoppiavano senza ragioni apparenti.

In alcune abitazioni di Canneto, frazione del paese di 150 mila anime, schiacciato tra la montagna e il mare a metà strada tra Palermo e Messina, da qualche giorno l'acqua fuoriesce misteriosamente dai flessibili che collegano i tubi ai rubinetti. Le case sono le stesse di allora, quelle allineate lungo la ferrovia.

Nel piccolo centro siciliano torneranno gli esperti, per esaminare questo nuovo fenomeno e intanto i pezzi idraulici dai quali si sono prodotte le perdite sono stati sequestrati dai carabinieri.

Oggi è l'acqua che sgorga da fori prodottisi nei tubi, prima le fiamme che bruciavano senza motivo, ma il mistero è lo stesso e soprattutto produce paura e inquietudine tra gli abitanti, già costretti allora ad abbandonare le abitazioni e provati da mesi di ipotesi, dubbi e domande senza risposta.

Tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio incendi misteriosi si produssero in una dozzina di appartamenti, dove prima gli scaldabagni, poi i contatori dell'Enel andavano a fuoco inspiegabilmente. I fenomeni proseguirono anche dopo l'interruzione dell'erogazione da parte del gestore, interessando anche altri elettrodomestici, nonostante fossero scollegati dalla rete. Persino alcuni letti con la rete metallica presero fuoco.

Fenomeni inspiegabili. Il sindaco di Caronia, Pedro Spinnato, chiese l'intervento di tecnici ed esperti, che cercarono di mettere in relazione gli eventi tra loro, per capire se vi fosse una causa legata alla dispersione di corrente nel terreno. Le case furono sgomberate e il 10 febbraio si tenne un consiglio comunale straordinario. «Se si scoprirà che si tratta di una causa naturale - dichiarò il sindaco - come attività elettromagnetica nel sottosuolo o altro , allora chiederemo lo stato di calamità».

Ma intanto si affacciarono ipotesi assai più suggestive, e addirittura fu invocato l'intervento del demonio. A non escludere che il paese fosse in mano al maligno fu in quei giorni padre Amorth, presidente onorario dell'Associazione nazionale degli esorcisti, che ipotizzo: «Accade quello che normalmente accade quando il demonio entra nella vita di chi gli permette di entrare».

Nessuna prova a favore di un'ipotesi dolosa degli incendi fu rilevata dagli esperti del Ris . Escluse parallelamente interferenze dalla ferrovia o dai ripetitori telefonici.

 
 
 

zombi

Post n°1377 pubblicato il 29 Settembre 2011 da lilu67

 
Gli zombi - prove sui morti viventi
Sin dall'ormai lontano 1932, quando il celebre attore Bela Lugosi interpretò con la solita maestria il film Lo zombi bianco, il tema è stato uno dei preferiti del filone hollywoodiano, in piena concorrenza con storie di vampiri e miti alla Frankenstein, cogliendo una popolarità sempre crescente.
Credo che chiunque abbia visto scene degli zombi, ricordi la suggestione delle scene in cui si vedono i morti viventi camminare nelle strade in modo meccanico, come tanti robot, indifferenti alle scariche di pallottole che li investono in pieno petto. Stando alla definizione che compare in un famoso libro, gli zombi sono «quelle persone la cui morte non solo è stata
appurata, ma che sono state sepolte da tempo... e che improvvisamente ricompaiono, magari anche dopo anni... in una condizione di vita completamente obnubilata, come se fossero degli inconsapevoli idioti».
Uno dei primi studiosi occidentali ad occuparsi del fenomeno, osservandone alcuni strabilianti casi, è una donna, cresciuta in America. Nell'ottobre del 1936, in una valle haitiana, venne trovata una donna completamente nuda che vagava senza memoria. Era morta all'età di ventinove anni e regolarmente seppellita. La nostra studiosa era andata a farle visita in ospedale e la descrive come una persona «dal viso pallido, gli occhi morti e palpebre bianche come fossero state bruciate dall’ acido».
Stando a quanto sostiene la nostra studiosa, ad Haiti le persone diventavano zombi se tradivano i segreti delle società segrete magiche. Ovviamente nessuno le credeva, tanto che il suo stesso maestro, parlando di lei, la definisce «la studiosa decisamente un po' troppo superstiziosa». Ciò malgrado, lui stesso riporta un episodio che ha come protagonisti due personaggi dell'alta società. In panne, con l'auto che si rifiutava di procedere, uno dei due mentre stava cercando aiuto si era imbattuto in un nano dalla lunga barba bianca che lo aveva invitato a casa. Si trattava di un prete voodoo. Parlando, accortosi dello scetticismo che l'uomo mostrava nei confronti di una potente invocazione magica, il nano gli aveva chiesto se per caso conoscesse un certo M. Celestin, il quale, in effetti, era stato un suo amico. Al suo cenno di assenso, come se fosse stato richiamato da una forza sovrannaturale, un essere misterioso aveva fatto irruzione nella stanza. Pieno di terrore, l'uomo aveva immediatamente riconosciuto M. Celestin, l'amico morto da oltre 6 mesi. Quando lo zombi gli aveva strappato gli occhiali, l'uomo, benché spaventalo, aveva cercato di riprenderseli, ma il mago glielo aveva impedito, rivelandogli che non c'era nulla di più nefando e pestifero di dare o prendere un qualsiasi oggetto dalle mani di uno zombi, un morto vivente. Poi gli aveva confessato che il povero M. Celestin era stato vittima di una formula magica di morte scagliatagli contro da un mago, quello stesso che dopo averlo fatto diventare uno zombi glielo aveva venduto per venti dollari. Tutte le altre storie riportate dal maestro della studiosa, disegnano un'unica e sola ipotesi in merito al fenomeno degli zombi: si tratta di persone defunte che si rianimano. Ciò malgrado, continua a ritenere la questione frutto di mera superstizione e chiude lì il discorso. Tutto il contrario, dunque, di ciò che sostiene la studiosa. Ma come vedremo, la ragione sta dalla parte dell'audace etnologa e non da quella dello scettico maestro.
L'isola di Haiti, nelle Indie orientali, venne scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, ma era stato solo due secoli dopo che era divenuta famosa come base strategica delle operazioni di pirati e bucanieri. I coloni francesi, giunti numerosi sull'isola, presero a coltivare le ricche piantagioni di canna da zucchero, sfruttando il lavoro degli schiavi negri importanti dall'Africa. Nei 1697 la Spagna, prima colonizzatrice del posto, cedette l'isola alla Francia.
Come tutti sanno, gli schiavi venivano trattati con indicibile crudeltà e puniti in modi orribili, per esempio appesi agli alberi con chiodi conficcati nelle orecchie oppure legati e spalmati di melassa, e dati in pasto alle orde di formiche giganti e di insetti. Un'altra tortura tremenda consisteva nel riempire l'ano del poveretto con polvere da sparo che veniva innescata con una miccia. Il corpo esplodeva e la vittima si riduceva a brandelli, in un'operazione che, sorridendo, i Francesi definivano «lo scoppio dell'asino nero». Piuttosto di sottostare a simili trattamenti, gli schiavi più coraggiosi scappavano rifugiandosi nei luoghi più impervi, sulle montagne. Col tempo, alcune zone erano così diventate off limits per la gente dalla pelle bianca. Attorno al 1740 uno schiavo che aveva perduto un braccio nella pressa per la fabbricazione dello zucchero, era riuscito a scappare riparando nei tenitori rifugio dei neri, che come lui già si erano dati alla macchia. Qui aveva insegnato l'arte dell'avvelenamento. L'uso del veleno contro gli oppressori bianchi. In breve, all'ecatombe del bestiame era seguita quella di molti coloni. La reazione non si era fatta attendere. Lo schiavo, tradito, era stato catturato, processato e condannato a essere bruciato vivo (anche se, stando alla leggenda, era riuscito nuovamente a scappare in virtù dei suoi formidabili poteri magici). Ad ogni buon conto, da quel momento in avanti la rivolta aveva incominciato a serpeggiare con sempre maggiore virulenza nelle schiere degli schiavi neri. Finché, nel corso dei disordini degli anni Novanta, il dominio francese era crollato e, per quanto poi ristabilito sotto Napoleone, non era mai più riuscito a imporsi come una volta sull'isola, in specie nelle sue zone più interne. Fino al 1859 si erano così alternati dei sovrani e dei reggenti neri, con governi instabili, fluttuanti da un'anarchia pressoché totale a momenti di dispotismo assoluto e cieco, governi comunque sempre alimentati dal potere occulto delle società magiche segrete.
La nostra studiosa sosteneva, con piena convinzione, che il fenomeno che lei chiamava "zombificazione" era l'effetto ottenuto dall'uso di una miscela velenosa che agiva in modo istantaneo. Ma nessuno le aveva mai dato retta. Finché, in tempi recentissimi, verso il finire degli anni Ottanta, un giovane antropologo americano è giunto alta medesima conclusione, scoprendo che il fenomeno veniva indotto da certe sostanze velenose tipiche dei pesce palla, un cibo che i giapponesi considerano una leccornia, ma che evidentemente deve essere cucinato con estrema cautela.
Interpellato da uno psichiatra di New York, il dottor Nathan Kline, si era trovato di fronte ad almeno due casi di straordinario interesse, che confermavano appieno come la zombificazione intuita dalla studiosa non era mito ma realtà. Il primo episodio, risalente al 1962, riguardava un haitiano di circa cinquant’anni, il quale era stato ricoverato in ospedale. Soffriva di una febbre altissima, tanto che dopo due giorni era morto ed era stato seppellito il giorno seguente. Diciotto anni dopo, un uomo si era presentato presso la casa di Angelina, la sorella del morto, dicendo di essere proprio lui. Le aveva detto di essere stato zombizzato per volere del fratello, col quale aveva violentemente litigato per il possesso di un campo. Prelevato dalla bara, era stato venduto e costretto a lavorare assieme con altri zombi. Dopo due anni il padrone era morto e lui era scappato, girovagando nell'isola per altri sedici anni, ma sempre restando nascosto. Solo quando aveva saputo che il fratello che lo aveva zombizzato era morto si era deciso a rifarsi vivo.
Verificata e assodata l'autentica identità di quest’uomo, la BBC aveva tratto un lungo filmato dalla storia. Nello stesso anno, un nutrito gruppo di zombi era stato trovato a vagare nel nord dell'isola, esattamente in quei luoghi dove il nostro zombi era stato costretto a lavorare duramente come schiavo per oltre due anni e da cui era fuggito.
Il secondo caso riguardava una donna trentenne di nome Francina, della quale a seguito di una malattia era stata riconosciuta la morte. Tre anni dopo, la madre l'aveva ritrovata in vita e riconosciuta anche per via di una caratteristica cicatrice che aveva sulla tempia. Aperta la bara, era stata trovata piena di sassi. Secondo Francina, era stato il marito geloso a ucciderla con un potente veleno.
Nel 1980 un'altra donna sessantenne, venne trovata a vagare senza meta nel suo villaggio natio fra lo stupore di tutti coloro che l'avevano conosciuta, visto che era ufficialmente morta nel 1964.
Giunto ad Hard per investigare sul fenomeno, l'attenzione di un noto investigatore si era soprattutto concentrata sulla pianta di Datura stramonium, che gli isolani chiamano la pianta degli zombi. Il primo incontro lo portò a conoscere un esperto di magia e folclore voodoo. Poi aveva intervistato il cinquantenne ritornato dalla sorella, che aveva pienamente confermato tutta la sua storia. Anche lui era stato vittima della cattiveria di un fratello invidioso. Questi era una specie di Casanova dell'isola e aveva seminato figli illegittimi un po' ovunque, che si guardava bene dal riconoscere e soprattutto dal sostentare. Alla fine delle sue ricerche, l’investigatore era giunto alla conclusione che attuare un rito di zombificazione non era sempre un atto di malvagità. Certo, le società magiche segrete non godevano di una buona reputazione, ma a ben osservare a volte erano meno negative di quanto si immaginasse e non di rado la loro opera era tesa alla protezione dei più deboli. In alcuni casi, rendere zombi un uomo era anche una sorta di castigo per la sua vita mal condotta.
Alla fine l’investigatore aveva messo in risalto tre possibili agenti velenosi a cui gli stregoni voodoo erano soliti rivolgersi. Una sostanza era ricavata da un grosso rospo, altre due invece derivavano da due diverse varietà di pesce palla, così chiamato perché in caso di necessità o pericolo, riempiendosi di acqua e di aria, è in grado di aumentare il proprio volume trasformandosi in una vera e propria palla di mare. In queste sostanze è contenuta la tetrodotoxina, un veleno tanto potente che per eliminare un uomo ne basta una dose minima. Sappiamo dal diario di bordo che il capitano Cook era stato gravemente intossicato mangiando fegato e uova di un pesce palla. Per i giapponesi si tratta egualmente di una ghiottoneria. Essi, infatti, mangiano la carne cruda di questo pesce - il piatto si chiama sashimi - ma non disdegnano anche il pericoloso fegato, che badano comunque a far bollire a lungo al fine di eliminarne tutte le tossine velenose.
Tuttavia, l’investigatore intuì che anche altri elementi concorrevano nel processo di zombificazione di un uomo. Nel suo libro a dir poco straordinario, racconta in modo avvincente i suoi tentativi di venire in possesso di una pozione magica completa. Lo scopo era, ovviamente, trasferire il tutto in un laboratorio di analisi e scoprirne le diverse componenti. Ma, pur essendo entrato in confidenza con alcuni houngan e pur avendo attivamente partecipato a numerose, impressionanti cerimonie ritualistiche dove, fra l'altro, ebbe modo di assistere a trance e a possessioni da parte degli spiriti (in un caso avvenute in modo così profondo che la giovane medium poteva tranquillamente farsi spegnere delle sigarette accese sulla lingua senza avvertire il minimo dolore) - non era riuscito nell'impresa. Quando stava per ottenere ciò che desiderava, il suo presunto "fornitore" era morto all'improvviso e un secondo che gli aveva promesso aiuto era stato stroncato da un colpo apoplettico. Le conclusioni cui l’investigatore approda sono comunque chiare: il processo di zombificazione viene ottenuto con una popone magica potentissima, ricavata da sostanze velenose in grado di indurre i sintomi della morte. Subito dopo, il mago somministra al finto morto un antidoto (l’investigatore ha provato ad esaminarne alcuni, arrivando a stabilire che la forza e la potenza dell'operatore valgono almeno quanto l'efficacia dell'antidoto in se e per sé) che induce nella vittima uno strano risveglio. Da quel momento in avanti, lo zombi è costretto a vivere come un automa. Ulteriori somministrazioni di droghe lo rendono totalmente schiavo del suo "padrone" che può disporre di lui come meglio desidera.
Nel 1984 nel corso di un programma televisivo della BBC, il presentatore ha confermato che, a quanto pare, il processo di zombificazione avviene davvero con la somministrazione di un potente veleno i cui effetti si ripercuotono sul cervello, riducendo lo stato di consapevolezza del soggetto a una sorta di continuo delirio onirico.
Alla fine della lettura del libro scritto dal nostro investigatore, una cosa appare certa: il fenomeno degli zombi, dei morti viventi, di coloro che "fanno ritorno" è indiscutibilmente reale. Tuttavia, questo non toglie che alcuni fra gli eventi etichettati come tali non possano essere ascritti ad altre tipologie di fenomeni, diversi dalla magia voodoo che sovrintende, misteriosa, alla inquietante casistica relativa agli zombi.
  

 
 
 

Matino (LE) 29/09/2009

Post n°1376 pubblicato il 27 Settembre 2011 da lilu67

 

Strani fenomeni in un casa presso Matino (LE)


Strani fenomeni si sono verificati per 4 giorni in un'abitazione di Matino (provincia di Lecce).
La proprietaria, una signora di 94 anni, in particolare ha riferito di aver visto oggetti fluttuare per la casa e rompersi come aver visto un materasso, una sedia, una tovaglie ed un divano prendere fuoco spontaneamente.

Tutto ha avuto inizio quando la signora ha notato delle bomboniere di ceramica muoversi da sole ed una di esse "volare" fuori dalla finestra. A questo si sono aggiunte una sveglia, anch'essa "volata" da una parte all’altra della stanza, delle tazzine che si sono rotte senza apparente motivo e dei rumori che provengono dall’interno di una cassapanca, per finire con uno specchio che si è scheggiato da solo.

La signora, preoccupata, ha richiamato l'attenzione di parenti e vicini e la notizia ha rapidamente fatto il giro del paese coinvolgendo anche il parroco il quale, dopo una prima indagine personale, ha ritenuto opportuno coinvolgere l’esorcista della diocesi, don Tommaso Sabato.
Ed è proprio quando nell'abitazione era presente il sacerdote che si sono verificati i fenomeni più violenti dei quali è stato testimone il sig. Stefano Romano della protezione civile che racconta:

«mentre il sacerdote visitava la casa ho visto scheggiarsi il vetro dell’anta dell’armadio ed all’interno del mobile un cuscino ha preso fuoco. Non credevo ai miei occhi. Poi ad un tratto una piccola sveglietta  di plastica ha cominciato a danzare su di una cassapanca ed all’improvviso è caduta per terra e sempre sotto i miei occhi un bracciolo della sedia nelle vicinanze di don Tommaso ha preso fuoco all’improvviso e la stessa sorte è capitata al materasso sul quale la signora era seduta. Poi su di un muro è comparso il segno di una croce nera, e dall’interno della cassapanca si sono avvertiti nitidamente alcuni colpi di bastone.
Abbiamo aperto il mobile, ma dentro non c’era nulla che potesse giustificare quei rumori».


Altre testimonianze vengono dai familiari i quali raccontano che l’anziana signora si è trovata una ciocca di capelli bruciata ed è stata colpita alla testa da un vaso da notte, mentre era sola in casa.
Durante la presenza anche un cronista ha visto la «solita» sveglietta cadere improvvisamente per terra, come se qualcuno l’avesse scaraventata giù con forza.
Davanti a tali manifestazioni si sono verificate scene di panico con i presenti che urlando spaventati si sono riversati in strada.

Da parte sua il prete esorcista don Tommaso Sabato riferisce che
«Sono stato chiamato dal parroco di Matino per verificare cosa stesse accadendo in quella casa ed ho esercitato l’unzione degli infermi alla signora, non ho praticato alcuna procedura di esorcismo e mi sono soltanto limitato a prendere atto di quello che ho visto e sentito.
Ed è vero: ho avvertito anch’io i rumori provenire da una cassapanca mentre ero in quella casa, e sebbene quanto si è verificato a Matino rientri tra i fatti già riscontrati nella casistica generale e citati dalla vasta letteratura in materia, preferisco non esprimi sul fatto che questi fenomeni possano effettivamente essere opera del demonio o di altre entità».
Quindi don Tommaso Sabato non considera i fatti di Matino tra quelli rientranti nei fenomeni di presenza demoniaca però precisa che «Quei colpi di bastone sono stati avvertiti nitidamente da tutti i presenti e tutto lascia pensare che non siano stati procurati dalle altre persone che con me erano nella stanza in quel momento. Ma da qui a dire che tutto sia opera del demonio, ce ne vuole».

Dopo la visita del sacerdote i fenomeni sono cessati.

Un'altro parere interessante sulla vicenda è quello fornito da Giorgio Romano, ricercatore e storico locale che raccoglie storie e credenze popolari legate all’occulto.
Secondo lui queste manifestazioni sarebbero riconducibili alla presenza di un’anima dannata che avrebbe vissuto in quella casa in passato e che, non trovando ancora pace, starebbe cercando di comunicare il suo disagio.
«Le storie raccontate dai nostri avi sono piene di casi simili e, guarda caso, si tratta di fatti accaduti soprattutto in case antiche. Come è quella di via Puccini.
Si narra che anime di persone che in passato sono state residenti in un posto siano rimaste lì, diciamo così, imbrigliate a causa delle azioni che hanno compiuto in vita. Il rimedio che una volta si usava per far placare l’anima, o la presenza che si manifestava all’interno della mura domestiche, consisteva nel pregare per il defunto, in modo da permettergli la salvezza e l’evoluzione dello spirito.
Può sembrare strano, ma in una mondo globale e meno romantico di quello di una volta,
ci troviamo alle prese con le stesse, identiche manifestazioni di cui si è raccontato negli anni. In questi giorni  a Matino ritroviamo quasi alla lettera un compendio dell’occultismo: tazze che si rompono, vetri che si scheggiano e - elemento da tenere in considerazione - la premura della strana “presenza” di non procurare danno alle persone o alle cose».


Va ricordato che la strada dove sorge la casa nel Seicento e nel Settecento era tragicamente famosa perchè  qui tutte le donne giudicate colpevoli di infedeltà coniugale venivano appese ad un antico albero di Carrubo e poi lasciate morire alla pubblica gogna.
La leggenda racconta che ancora per molti anni in questi vicoli si siano avvertiti strani rumori e sofferenti grida femminili.

AGGIORNAMENTO:

Lunedì 12 Ottobre, poco dopo le 8 di mattina, si è sviluppato un incendio nella casa della figlia della 94 enne signora Maria Vitali; a prendere fuoco è stato un materasso.
Pochi minuti dopo un rogo si è acceso nella casa del figlio ed in stanze diverse: sono bruciate due poltrone, la tavoletta dei sanitari e la tenda di plastica della doccia, un passeggino e un materasso.
Sono stati chiamati sia i Carabinieri che i vigili del fuoco i quali hanno esaminato quanto accaduto.
Ma sul finire della mattinata il fuoco è tornato: alle 13.30 alla presenza dei vigili del fuoco, che sono quindi prontamente intervenuti, le fiamme hanno avvolto tutto il secondo piano sempre nell'abitazione della figlia.
Allo stesso tempo le fiamme sono tornate nella casa del figlio avvolgendo un mobile che i vigili del fuoco hannocon tempestività gettato fuori dall'abitazione.

Da sottolineare che in questi momenti nelle abitazioni non c'era nessuno in quanto gli occupanti, proprio per timore delle fiamme, erano scesi in strada.
Per finire ha preso fuoco un armadio nella casa della nipote della 94enne e quindi un mobiletto nella casa del figlio.
Tutte queste abitazioni si trovano nella medesima via, a pochi metri l'una dall'altra ed è grazie anche alla collaborazione della presente protezione civile che anche questi roghi sono stati prontamente spenti ma i nervi di familiari e parenti sono stati ,messi a dura prova e non sono mancati momenti di panico.

Solo a tarda ora le dieci persone protagoniste di questa vicenda hanno trovato il coraggio di riprendere possesso delle loro abitazioni.
Va fatto notare che gli incendi hanno riguardato tutte le case nelle quali l'anziana signora è stata ospite.
Sembra infatti che i misteriosi fenomeni si accaniscano proprio contro di lei seguendola anche ora che ha lasciato la proprio abitazione, quella dove tutto è iniziato.

La signora riferisce che "questi episodi mi perseguitano. Sono più di due settimane che ogni notte avverto come dei calci alle gambe, ed è come se una mano invisibile continuasse a pizzicarmi, addirittura un paio di volte i miei capelli hanno preso fuoco senza spiegazione."

I carabinieri hanno controllato attentamente tutti i luoghi dove sono avvenuti i fatti effettuando rilievi e fotografie rimanendo per quattro ore ad indagare anche con la presenza della scientifica che ha effettuato dei prelievi.
I militari dell'arma fatto hanno aperto un altro fascicolo d'inchiesta: non si tralascia la possibilità che gli incendi siano dolosi.

Dalle analisi compiute dai vigili del fuoco tramite una termocamera sui resti degli oggetti bruciati non è stata rilevata presenza di sostanze che avrebbero potuto scatenare gli incendi.

 
 
 

titanic

Post n°1375 pubblicato il 26 Settembre 2011 da lilu67

Titanic: Sciagura o Destino?

a cura di Michele Morettini

      

Non molti sanno che i "titani" vaganti nella notte verso un terribile appuntamento erano non soltanto uno, ma almeno tre. Il primo è lui, il grande transatlantico al suo viaggio inaugurale: a quell' epoca, il 1912, è il più grande oggetto mobile mai costruito dalla mente umIl Titanic mentre salpa il 10 Aprile 1912. Solo 4 giorni lo separano dall' immensa tragedia.ana. Tra i suoi passeggeri ci sono alcune delle persone più ricche al mondo e altre tra le più povere, soprattutto emigranti pieni di speranza, alla ricerca di una nuova vita. La nave procede attraverso il nord atlantico quasi alla massima velocità. Un iceberg si trova sulla sua rotta; la collisione ferisce mortalmente l' intero vascello. Il numero delle scialuppe è sufficiente solo per metà del carico umano. I morti sono 1500, la fiducia di un era viene annientata nel giro di poche ore. Il secondo titano, non è reale, ma frutto di fantasia. Lo si trova in un romanzo di Morgan Robertson dal titolo Futility, pubblicato nel 1898, ovvero quattordici anni prima della tragedia. Il libro racconta di come un immaginario transatlantico di nome TITAN sia andato a fondo durante il suo viaggio inaugurale. Le coincidenze con l'evento reale sono sorprendenti, anche al di là dei nomi. Entrambe le navi, quella vera e quella fittizia, erano partite dal porto di Southampton, ed erano cariche di cittadini facoltosi. A entrambe le navi è fatale l'impatto con un iceberg, avvenuto nello stesso punto dell' oceano. In tutti e due i casi si registrano uno spaventoso numero di vittime, per il fatto che non si disponeva di sufficienti scialuppe di salvataggio. Uguali anche altri particolari: il numero delle eliche (3), la lunghezza (882 piedi), il numero delle scialuppe (20), il mese dell' incidente (Aprile), la velocità dell' impatto (23 nodi). Sono molti a considerare il libro in questione come uno straordinario esempio di premonizione. E una premonizione entra anche nella vicenda del terzo titano. Questa volta si tratta nuovamente di una nave vera: il vaporetto Titanian, che nell' aprile del 1935 naviga verso il Canada dall' Inghilterra. Il marinaio William Reeves è di vedetta sulla prua, e i ricordi della tragedia del Titanic lo ossessionano: la sua nave infatti sta solcando le stessa acque nelle quali era affondato il vascello quasi omonimo. Mentre si avvicina alla mezzanotte, l' ora dell' incidente, a Reeves viene d'improvviso in mente la data del naufragio - 14 aprile 1912 - che è anche la sua data di nascita. Spaventato dalle coincidenze, in un impulso improvviso il marinaio aziona l'allarme e la nave si mette in panne, fermandosi vicinissima a un iceberg celato nel buio della notte. Il TITANIAN rimane per nove giorni interi con la chiglia contro la bianca montagna gelata, immobile ma salvo, finche dei rompighiaccio non gli aprono una via di scampo attraverso la gelida distesa. Tre navi, due destini, un unico nome. Per la verità bisognerebbe aggiungerne un altra al terzetto: l'Olympic, la nave gemella del Titanic. Il nome è diverso ma la sua vicenda è legata alla tragedia del 1912. Secondo tesi suggestive, finora non provate, a rimanere vittima del naufragio non fu il vero Titanic ma il malandato Olympic, ribattezzato di nascosto e mandato incontro a una sicura triste fine per incassare i soldi dell' assicurazione. Mentre il vero Titanic, ribattezzato col nome del gemello, solcò felicemente i mari per decenni.

    

 
 
 

i miracoli di saint medard

Post n°1373 pubblicato il 19 Settembre 2011 da lilu67

I MIRACOLI DI SAINT-MEDARD
Gli stranissimi eventi che ebbero luogo, fra il 1727 e il 1732, nel piccolo cimitero annesso alla chiesa di Saint-Médard a Parigi, in apparenza sono così incredibili e irrazionali che il lettore moderno non può che ritenerli una mera invenzione. Ma farebbe male, perché ad attestarne la veridicità esiste una massa impressionante di documenti e testimonianze, fra cui alcune di medici, magistrati e pubblici funzionali del tutto rispettabili e credibili. I fenomeni ebbero inizio nel maggio del 1727, con la sepoltura del diacono Francois di Parigi, un uomo di soli trentasei anni, morto in onore di santità e autore di molte guarigioni impossibili.
Francois era un seguace del vescovo Cornelius Jansen, il quale predicava che l'uomo si poteva salvare solo in virtù della grazia divina e non tramite i suoi sforzi. Francois non aveva dubbi: tutti i suoi poteri taumaturgici provenivano direttamente da Dio. Al funerale avevano partecipato in tanti, il popolo era in lacrime. Dopo la cerimonia, il feretro del diacono era stato collocato in un loculo subito dietro il grande altare della chiesa di Saint-Médard. Poi era sfilata la congregazione e la tomba era stata ricoperta di fiori. Quindi era seguito il popolo. Un padre che accompagnava sorreggendolo il figlio storpio lo aveva fatto appoggiare sul feretro. All'istante il ragazzo era stato assalito dalle convulsioni e sembrava gli fosse preso un colpo. La gente, impietosita, lo aveva trasportato in un angolo discosto, per evitare che i suoi contorcimenti disturbassero la processione dei fedeli. Di colpo però gli spasimi erano cessati. Il giovane si era come ridestato, aveva aperto gli occhi, guardandosi attorno con sorpresa, quindi, lentamente, si era rimesso in piedi da solo. Intuita la miracolosa guarigione, un sorriso di gioia gli aveva illuminato il volto e, come d'incanto, si era messo a ballare e a saltare, piangendo e ridendo allo stesso tempo. Il padre, incredulo, lo osservava inebetito: il figlio muoveva con piena energia la gamba destra da sempre rattrappita e priva di muscoli. Qualche giorno dopo dichiarò che l'arto non solo si era riattivato, ma era diventato eguale all'altro, vale a dire tonico e muscoloso. La notizia si era diffusa in un lampo. Nel giro di poche ore paralitici, storpi, lebbrosi, gobbi e ciechi si riversarono presso la chiesa. Dapprincipio la cosiddetta gente "perbene" non aveva dato alcun peso agli eventi: la maggior parte dei seguaci del diacono era povera gente. I benestanti, infatti, preferivano affidare gli affari della loro anima ai potenti Gesuiti, colti e mondani. Ma ben presto tutti si accorsero che l'ignoranza e la credulità del popolo non poteva di certo bastare da sola a giustificare le storie incredibili che stavano ormai diffondendosi in tutta la città. Membra e arti deformi che si raddrizzavano; oscene escrescenze carnose e tumori che scomparivano senza lasciare traccia; piaghe e ferite purulente e dolorose che si risanavano all'istante. Consultati sui fatti, gli esperti Gesuiti affermarono che si trattava di frodi oppure dell'opera del diavolo. Come risultato, la maggior parte della gente di Parigi si rifiutava dunque di prendere per buono ciò che stava clamorosamente accadendo alla chiesa di Saint-Médard. Tuttavia, alcuni personaggi dalla mentalità più aperta, si sentirono incuriositi dal fenomeno e, recatisi alla chiesa, ne erano tornati assolutamente sconvolti. In alcuni casi la loro testimonianza venne scritta, come, per esempio, quella di un certo Philippe Hecquet, il quale tentò di spiegare ogni cosa ricorrendo a fenomenologie naturali. Altri, come il monaco benedettino Bernard Louis de la Taste, si scagliò invece contro coloro che ottenevano i miracoli attaccandoli sul piano teologico, senza comunque riuscire a rintracciare in essi o nei testimoni malafede o inganno. L'accumulo delle testimonianze scritte divenne così voluminoso da indurre il grande filosofo David Hume a scrivere nella sua opera “Ricerca sull'intelletto umano (1748): non sembra di potersi assegnare un certo numero di fatti miracolosi solamente a una persona... ma ciò che è ancor più straordinario è il fatto che questi eventi venivano all'istante avallati sul posto, al cospetto di giudici di indiscussa integrità morale e testimoni credibili, in un'epoca di razionalità... Mi chiedo: dove, in altro contesto, possiamo vantare un così alto numero di circostanze univoche nell'attestare la veridicità di una serie di fatti?”.
Uno di coloro che con maggiore attenzione si applicò alla considerazione degli eventi era un avvocato di nome Louis Adrien de Paige. Quando aveva parlato della questione all'amico, il magistrato Louis Basile Carré de Montgéron, questi, come primo avvertimento, l'aveva messo sull'avviso di stare bene attento a non cadere nella trappola delle falsificazioni e delle truffe ordite da personaggi dubbi e senza scrupoli. Alla fine, però, dopo le tante insistenze dell'amico, il giudice si era deciso a dare un'occhiata di persona alla chiesa, anche solo per il gusto di scoprire in quale modo l'amico, che pure riteneva esperto, era stato ingannato. I due arrivarono a Saint-Médard la mattina del 7 settembre 1731. Quando Montgéron aveva lasciato la chiesa era un uomo diverso, un uomo pronto a sfidare convenzioni e ipocrisie e persino a farsi imprigionare pur di testimoniare la veridicità di ciò che aveva veduto. La prima cosa in cui si era imbattuto appena giunto al piccolo cimitero era un numero imprecisato di donne che si agitavano a terra, aggrovigliandosi nelle posizioni più incredibili, alcune rovesciate all'indietro con la schiena fino ad arrivare a toccarsi i talloni con la testa. Tutte indossavano un lungo abito che scendeva fino ai piedi, arrotolato in vita. Paige spiegò all'amico che quell’abito era di prammatica per tutte quelle donne che desideravano ottenere un qualche miracolo grazie all'intercessione del santo diacono. Attorno a quelle donne smanianti, sin dai primi giorni si era andata intanto a schierare una piccola folla di uomini e ragazzi che seguivano le loro convulsioni con occhio al tempo critico, interessato e curioso. In compenso non mancavano gli assistenti maschi devoti al santo diacono deceduto. Montgéron rimase stupito da un fatto: alcune fra le donne in preda alle smanie venivano duramente flagellate e percosse, almeno per quello che gli era riuscito di intuire nella grande confusione di quel luogo. Gli addetti alla chiesa le battevano sonoramente con sottili verghe di metallo o di legno. Altre invece stavano coricate a terra, portando appoggiati sul corpo dei grandi pesi. Una giovane, il busto scoperto, si lasciava invece pizzicare i capezzoli da un uomo che glieli torceva con un paio di pinze metalliche. Nessuna fra le torturate si lamentava, anzi, al contrario molte sollecitavano le fustigazioni e le pene. La cosa più stupefacente consisteva nel fatto che, dopo questo, un gran numero di loro era risanata da malattie e deformità dalle quali erano afflitte da tempo. In un altro settore del cimitero, i due investigatori notarono una ragazza di non più di diciotto anni tranquillamente seduta a un tavolo. La scena sembrava del tutto normale, se non che avvicinandosi, Montgéron aveva notato il contenuto del piatto dal quale la ragazza stava mangiando: dall'aspetto e dall'odore non potevano esserci dubbi: si trattava di escrementi umani, mentre la giallastra bevanda che accompagnava ogni boccone era urina. La ragazza era stata condotta alla chiesa per essere risanata da quella che noi oggi chiameremmo una nevrosi: si sentiva spinta a lavarsi le mani ogni momento ed era così schizzinosa nei confronti del cibo da non accettare nulla che già fosse stato toccato da qualcun altro. La forza miracolosa del diacono l'aveva guarita al punto che da giorni di sua spontanea volontà si era messa a mangiare escrementi e a bere urina, con gioia e piacere, a dimostrazione che da quel momento in poi a tavola nulla più le avrebbe fatto ribrezzo. Ma la cosa ancor più eccezionale stava nel fatto che dopo ogni pranzo di questo genere, la ragazza apriva la bocca da cui le zampillava del latte. Paige ne aveva raccolto una tazza e aveva avuto modo di constatare che, almeno all'apparenza, si trattava in modo inequivocabile di latte di mucca. Passati oltre la ragazza che si nutriva di escrementi, i due curiosi investigatori stavano per affrontare un'altra, insospettata prova. In un'ulteriore parte del cimitero un gruppo di donne si era volontariamente offerto per ripulire ferite purulente e bubboni ulcerosi leccando le ferite con la lingua. Trattenendo a stento la spinta al vomito, Mongéron si era fatto forza e si era avvicinato a una piccola ragazza cui stavano sfasciando una gamba tutta in suppurazione e piena di chiazze di pus giallastro. In alcuni punti la ferita era così profonda da consentire di scorgere l'osso. La donna che si era offerta per la singolare pulizia era una delle convulsionarie, già risanata dal volere divino. Dio ora l'aveva fatta strumento per altre guarigioni, ma soprattutto per dimostrare come la sensazione del ribrezzo e del disgusto potesse venire facilmente superata applicandosi a un'opera meritevole. Malgrado tutto, anche lei era sbiancata in volto quando le avevano presentato la gamba putrefatta della ragazza. Dopo un attimo di concentrazione, rivolti gli occhi al cielo, la donna aveva pregato per qualche istante, poi si era chinata, aveva poggiato il volto sulla gamba e aveva iniziato a leccare le ferite, emettendo dalla bocca una sostanza medicamentosa che le avrebbe risanate. Finita l'operazione, che si era protratta per qualche momento, Montgéron aveva potuto constatare come le ferite fossero state tutte perfettamente ripulite dalla lingua della convulsionaria. Qualche tempo dopo Paige attestò che la guarigione della ragazza era a buon punto e che sarebbe stata senz'altro completata dopo qualche altra applicazione. Ciò che i due videro subito dopo, vinse ogni loro resistenza e ogni loro dubbio, facendo toccare con mano che in quel luogo, in quei giorni, essi erano testimoni di qualcosa di profondamente significativo. Alla chiesa era arrivata una ragazza di sedici anni, Gabrielle Moler, che aveva suscitato un grande interesse attorno a sé. Montgéron si rese conto che ciò che la riguardava faceva di lei un personaggio, come dire, celebre, eclatante, pur in mezzo a tante straordinarie prestazioni e meraviglie. Toltasi il mantello, lo aveva disteso a terra e ci si era coricata sopra, la gonna fermata ai fianchi. Con lei erano arrivati anche quattro uomini che portavano delle barre di ferro appuntite e che ora, in piedi, le si erano messi attorno. A un suo sorriso, le avevano piantato le barre nello stomaco. Ad un tratto, quando le punte avevano perforato le vesti e stavano per penetrare nella carne, Montgéron si era trattenuto a stento dall'intervenire in salvataggio della ragazza. Eppure, anche a ben scrutare, non c'era traccia di sangue. D'altra parte, nessuno si era mosso e la stessa ragazza mostrava apertamente di essere calma e serena. Quindi le barre le erano state premute a tutta forza contro il mento, rovesciandole la testa all'indietro. Sembrava inevitabile dovessero fuoriuscire dalla bocca, ma così non era avvenuto e osservando da vicino i punti di contatto non si notava alcuna ferita. Poi i quattro energumeni avevano preso delle pale metalliche col bordo affilato e le avevano premute con forza sul petto della ragazza, la quale non aveva battuto ciglio, anzi si era messa a sorridere. Il petto di una persona normale, aggredito con tanta forza e violenza da attrezzi simili si sarebbe dovuto squarciare ed invece quello di Gabrielle aveva resistito senza riportare alcuna ferita. Una delle pale taglienti le era stata piazzata proprio sulla gola e l'uomo che la maneggiava si era dato visibilmente da fare per staccarle la testa dal collo, senza ottenere il benché minimo risultato. Non le aveva neppure scalfito la pelle del collo.
Completamente frastornato, Montgéron aveva seguito altri esperimenti. Ad un certo momento Gabrielle era stata battuta con violenza con una specie di grande manganello di ferro pieno e sul suo corpo disteso a terra era stato lasciato cadere dall'alto e più volte un peso di 25 kg senza che la ragazza desse segno di sofferenza. Infine, proprio davanti ai suoi occhi, Montgéron l'aveva vista mettere la testa in un falò senza neppure scottarsi. Lui si trovava così vicino al fuoco da avvertirne il forte calore, eppure né i capelli né le ciglia della giovane erano stati bruciati. Quando poi Gabrielle, afferrato un carbone ardente aveva fatto segno che l'avrebbe messo in bocca, i nostri due curiosi indagatori non ce l'avevano fatta a resistere e se n'erano andati. La curiosità li aveva però riportati altre volte presso la chiesa, fino a quando Montgéron non ritenne di aver raccolto materiale sufficiente per redarre il primo dei suoi volumi dedicati ai fatti miracolosi di Saint-Médard. Credendo di fare chissà quale bella figura, Montgéron ne aveva fatto dono al re Luigi XV, il quale ne era stato così fortemente scosso, da indignarsi e ordinare di lasciare in carcere il povero autore. Ma Montgéron non si era certo arreso; sapeva di poter corroborare ciò che raccontava con la testimonianza di molte persone e così, appena uscito di prigione aveva pubblicato altri due volumi di meticolosi rendiconti, pieni di osservazioni e attestazioni scientifiche riguardanti quei fatti straordinari. L'anno successivo l'imprigionamento di Montgéron - vale a dire il 1732 - le autorità parigine deciso che ciò che stava accadendo a Saint-Médard stava andando avanti ormai da troppo tempo e, non essendo uno spettacolo edificante, avrebbe dovuto cessare una volte per tutte. Venne così ordinato di chiudere il cimitero. C'era però un particolare di cui non si era tenuto conto: le convulsionarie avevano scoperto che quelle loro prestazioni straordinarie potevano ottenerle anche in altri luoghi e dunque, imperterrite, avevano continuato nelle loro attività. Un altro scettico incallito come lo era stato Montgéron, era lo scienziato La Condamine. Pure lui però ebbe modo di cambiare opinione. Un giorno del 1759 aveva infatti assistito a un evento per lo meno singolare. Una ragazza, conosciuta come sorella Frangoise, si era fatta crocifiggere per alcune ore a una croce di legno. Mani e piedi erano stati inchiodati con lunghi chiodi di ferro e il costato trafitto con una punta metallica. Esaminando la ragazza, La Condamine ne aveva ovviamente constatato le ferite e il singolare fatto che sanguinavano quando venivano rimossi i chiodi, tuttavia le sue condizioni non potevano certo dirsi gravi, dal momento che un simile supplizio avrebbe provato in modo ben peggiore qualunque altro soggetto. Raccontati i fatti, che dire dal nostro punto di vista di osservatori del XX secolo? Per alcuni studiosi si trattò di un caso, forte e imperioso, di ipnosi collettiva, di suggestione di massa. Ma anche se questa ipotesi potrebbe in qualche modo spiegare i casi come quelli della mangiatrice di escrementi o delle leccataci di ferite purulente, diventa meno credibile al cospetto di casi come quello di Gabrielle Moler. Questo, infatti, ci rimanda più che altro alle cerimonie ritualistiche di dervisci e fachiri. J.G. Bennett, per esempio, nel suo libro “Witness”, descrive una cerimonia derviscia in cui un uomo coricato a petto nudo usciva indenne da una prova sconvolgente: due energumeni premevano con tutta la loro forza due lame affilate e appuntite come rasoi sul suo ventre, saltando e accanendosi nel vano tentativo di squartarlo o per lo meno ferirlo. Ciò che in queste circostanze si attiva sembra possa definirsi come il prevalere della mente sulla materia, qualcosa di ancora più profondo e potente dell'ipnosi, non ancora compreso e meritevole di tutta la nostra attenzione di studiosi. Riteniamo che smettere di andare a caccia di una soluzione di ordine scientifico per i miracoli di Saint-Médard sarebbe un atteggiamento da sciocchi. Nel frattempo però non lasciamoci neppure troppo sviare o ingannare dalle spiegazioni troppo superficiali degli scettici incalliti.

 
 
 

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cok guzel oyunlar
Inviato da: çok güzel oyunlar
il 01/12/2016 alle 21:17
 
grazie..
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il 11/09/2016 alle 19:51
 
thank you.
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il 11/09/2016 alle 19:50
 
Ciao....Un abbraccio tutto bene???
Inviato da: Angel_De_Cristal
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LA VITA OLTRE LA MORTE

"A te che piangi i tuoi morti"    "Se mi ami non piangere! Se conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo;se potessi vedere e sentire quello che io sento e vedo in questi orizzonti senza fine e in questa luce che tutto investe e penetra,non piangeresti se mi ami! Sono ormai assorbito nell'incanto di Dio,dalle sue espressioni di sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto! Ci siamo amati e conosciuti nel tempo:ma tutto era allora così fugace e limitato! Io vivo nella serena e gioiosa attesa del tuo arrivo fra noi: tu pensami così;nelle tue battaglie pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, e dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più puro e più intenso, alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore! Non piangere più se veramente mi ami!"

(Agostino)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

FANTASY

Citazioni nei Blog Amici: 21
 

Smetterò di amarti

solo quando un pittore sordo

riuscirà a dipingere il rumore

di un petalo di rosa

cadere su un pavimento

di cristallo

di un castello mai esistito...



 

 

 

 

 

 
 

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