Creato da ShadeOfTheVampire il 20/01/2008

L'ombra del vampiro.

si aggira in ogni dove...

 

« Una notte da VampiroMessaggio #3 »

SOLO, VAMPIRO

Post n°2 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da ShadeOfTheVampire

Il sole viene schiacciato dall’avanzare del buio.
La fresca brezza della notte striscia sulla mia pelle. La mia pelle. Bianca e fredda come neve immonda.
La trasparenza a rivestire il nulla.
Le mie vene svuotate, il mio cuore spento.
L’aria che si tinge di nero, il nero che inonda, come inchiostro colato dall’alto, tutto il mondo.
La mia bocca è secca, la mia lingua è un pezzo di carne asciutto e inerte.
Ho le mani appiccicose, mi sposto i capelli dalla fronte e le dita mi rimangono impigliate tra le ciocche dure. SANGUE. Sangue ovunque su di me e ora anche sui miei capelli sottili come liane sfibrate. Sangue rappreso.
Il mio ultimo pasto. Mi lecco la pelle per sentirne il sapore. Avariato, le ore trascorse ne hanno rovinato il gusto.
Lo stomaco è un antro che rimbomba di movimenti sonori. La mente barcolla dentro pensieri sfilacciati. Ho fame.
Mi alzo lentamente, le mie ossa scricchiolanti, i piedi nudi sul pavimento.
L’attico in cui dormo è il più accogliente degli ultimi duecento anni. Non ho mai sopportato cantine, seminterrati, cunicoli o quant’altro. Gli altri come me li usano perché è più difficile essere scoperti in quei luoghi non frequentati ma io odio svegliarmi sotto il livello della terra.
La finestra è alta e le tende sono di lino blu pesante. Il cielo è striato di colori chiari, tracce morenti del giorno passato. Forse è per questo che dormo sempre negli attici, per avvicinarmi al cielo, per stare più vicino a Dio. Io, essere dannato in eterno che sguazza nella perdizione, ho bisogno di osservare quello che mai conoscerò, ho bisogno di osservare Dio.
Le persone in strada rincasano frettolose, in cerca di calore e cibo.
Cibo.
Odore di morte sulle mie mani.
I miei denti che affondano nella carne morbida, perforano i tubi delle vene e il flusso, l’incantevole, dolce flusso del sangue che confluisce in me. Divino piacere è sentire la vita scorrere dentro la mia morte infinita.
Le mie vittime… Prima c’è l’ipnosi poi il tremito del morso che si propaga come elettricità nel loro corpo, e infine l’immobilità, la pelle che scolorisce, il loro zampillo vitale che si affievolisce lentamente, verso l’oblio.
Quando vado a caccia, sento l’odore acre e pungente del dolore. Lo portano dentro alcuni umani, lo emanano dalla pelle, si affaccia dai loro occhi.
Sono loro le mie vittime preferite. Le anime perse, affogate nella sofferenza. Affondo le mie zanne nel loro collo e gli succhio via tutto quello che gli rimane con una avidità feroce di belva.
Prima di sprofondare nel sonno che mi ripara dai raggi del sole, mi piace attardarmi a pensare a quelli che ho ucciso. Così mi sfilano davanti tutte le mie prede, azzannate a morte, gli occhi sbarrati dalla paura, il sangue, rosso vivido o scuro, il sangue che zampilla fuori dalle loro vene per nutrire la mia gola arida.
Le mie vittime che muoiono per farmi esistere nei secoli, per farmi continuare ad uccidere.
La brezza notturna si alza leggera e la notte bussa alle mie finestre.
E’ leggera come me, i miei passi felpati, la mia presenza-assenza, tolgo il panno scoprendo lo specchio. Nulla, nessun volto riflesso, non esisto.
Ho fame.
Perché ho fame?
Sciacquo via i residui di sangue dalle mani, dai capelli e dalle labbra.
Questa maledetta fame.
Maledetta fame di vita.
I canini mi tirano nella bocca, le lame appuntite pronte a ferire, le mie prede lì fuori nel mondo che mi aspettano per morire. Quando vedo i loro corpi a terra, svuotati involucri di carne in putrefazione, mi piace pensare di averli salvati.
Io sono come Dio. Io sono il loro Dio. Mi prendo le loro vite senza chiedere il permesso a nessuno.
Dio dove sei? Perché non mi fermi? Perché non recidi la mia vita dannata?
La fame mi fa vorticare i pensieri, la stanza si sforma sotto i miei occhi vitrei, e la notte, la notte, la notte continua a chiamarmi in canti silenziosi, strisciati di pena. Sento che mi sto trasformando, che sto diventando il suo re immortale.
La mia fame cresce, fa tremare le mie cellule morte, mi urla nel cervello, lo trapana di bisogno, urgente, urgente, urgente.
Se riuscissi a smettere, se potessi smettere, solo smettere.
Vorrei sedermi qui all’ombra ed essere travolto da un sonno senza risveglio che interrompa il mio tormento. Bloccato in un mondo senza uscita, io, vampiro, senza salvezza, condannato all’eterno appetito. Perenne desiderio di cibo mai appagato, ogni notte la fame che riaffiora insieme al piacere di sentirmi vivo mentre succhio la vita degli altri. La schiavitù del sublime piacere del sangue, che deperisce durante giorno e si risveglia di notte.
Sono morto ma continuo a vivere.
Una risata mi sgorga dalle viscere e sommerge la stanza di dolore.
Non so piangere, non ho calore.
Se solo riuscissi ad estinguere questa fame maledetta, potrei finalmente morire.
E così spegnere questa solitudine che mi allaga.
Solo, vampiro, un vampiro sono solo.
Dalla strada si propagano le voci. Mi affaccio. Gruppi di persone che parlano e si salutano e si tengono per mano.
Io dall’alto della mia stanza, li osservo come da una torre invalicabile che svetta nelle tenebre. Freddo nella mia solitudine, li fisso in silenzio. Per sempre sarò inaccessibile a tutti.
Davanti a me si allungano notti interminabili, uguali a se stesse, cerchi che si aprono e si chiudono. In eterno, solo notti da trascorrere, da solo.
L’angoscia sale dalle viscere alla mia bocca.
Vorrei gridare.
Se solo qualcuno potesse liberarmi.
Uno spasmo.
Desiderio.
Feroce.
Di sangue.
Tento di resistere.
Fame.
Non riesco.
Non posso.
RESISTERE.

racconto di: Carlotta Servidei.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
  

 
 

AREA PERSONALE

 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 
              
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Non c' è riflesso per ricordarmi com ' ero
Non esiste luogo nel quale possa tornare
Non c' è tempo o era che mi ricordi
Esisto da sempre
Esisterò per sempre
Nell oscurità muovo i miei passi
Lenti e silenziosi senza traccia
Fatto di nebbia e ghiaccio il mio corpo
non invecchia
La mia forza non si spegne come
una candela
Ma cresce più forte di un incendio
Distruttivo come la più grande
delle tempeste
Desideratemi e odiatemi
Chiamatemi ma non con l' ulrlo della morte
Chiamatemi ma non con la forza dettata
dal terrore
Ma con parole serene
Perchè è con esse che mi avvicino a voi
mie prede
E' con esse che vi attiro nel mio abbraccio gelido
Vi darò solo ciò che mi chiederete
La vita e la morte
La forza e la debolezza
Lo splendore e l' oscurità
La bellezza e l' orrore
Ho viaggiato in ogni epoca e voi non mi potete ricordare
Nè lo potrete mai fare
E forse non lo vorrete mai fare
 
              
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

ULTIME VISITE AL BLOG

loriarturLeonor_Ashnavighetortempogoldeneye70rosettafalconesemplicementeromypbutinisimonecominellibitemortarmeraviglia74fvampirik2soloamiciziapulita_2frabonvicomiangelcilieangel
 

ULTIMI COMMENTI

 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

            

         

         

          

 
    
 
 
 

            

         

         

          

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963