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Dal libro "MOS ME"LE non lasciarmi" di Caterina Camarda Ed. Color&more le pagine più interessanti 8^ PUBBLICAZ.

Post n°143 pubblicato il 17 Novembre 2013 da loredanafina1964

Pag. 100

"Siamo rimasti soli" disse piano avvicinandosi, "ora mi farai vedere cosa sai fare..." e cominciò a carezzarmi il viso, "Non aver paura..." poi scese sul collo, "se collabori non ti farò male, anzi..." io tremavo, " vedrai che ti piacerà..." non volevo, "io sono un ottimo amante..." ma sapevo di cosa era capace.

Fece per baciarmi, io scostai la testa di lato appiattendomi contro il muro, non ce la facevo, non ce la facevo proprio, il cuore batteva forte e respiravo a fatica, lui mi prese la testa da dietro senza scomporsi e l'avvicinò a sè, quindi mi baciò piano.

La sua lingua era grossa e il suo sapore mi infastidiva, ma la mano dietro mi impediva di staccarmi, le lacrime cominciarono a scendere lentamente. Fece per sollevarmi la maglietta, provai a fermarlo ma lui me la sfilò lanciandola lontano, poi prese ad accarezzarmi il seno passando la sua grossa e viscida lingua dappertutto e abbassandomi un pochino i jeans.

"No...no per favore..." piagnucolai con un filo di voce.

Mi guardò e sorrise, poi si tolse la giacca e la buttò a terra, la stessa cosa fece con camicia e pantaloni continuando a guardarmi in silenzio, mentre io cercavo di coprirmi con le mani, mi vergognavo da morire. 

Si avvicinò ancora, feci per allontanarmi.

"Non vorrai che chiami Mark, vero?" disse afferrandomi per un braccio.

Avevo capito solo il nome, scossi la testa cominciando a piangere in silenzio.

"Brava..." disse baciandomi sul collo, "così mi piaci..." e mi fece stendere sul letto sfilandomi completamente i jeans.

Gli lasciai fare tutto quello che voleva senza opporre ulteriore resistenza, non c'era nulla che potessi fare per evitarlo e ormai speravo solo che finisse in fretta. E infatti finì in fretta, poi lui si addormentò e io scesi dal letto, andai in bagno a lavarmi, tornai in camera a prendere la mia roba e uscii avvolta nel suo accappatoio.

Mark era ai piedi della scala e, quando mi vide, salì bloccandomi a metà rampa. Non avevo la forza di reagire, ero stanca, mi sentivo svuotata, così mi lasciai schiacciare contro la parete.

"No!" scosse la testa, "Non così! Ti voglio più combattiva!" e mi lasciò andare.

Continuai a scendere, l'accappatoio era scivolato in parte scoprendomi le spalle, arrivata alla porta della mia camera l'aprii ed entrai, tolsi l'accappatoio e lo lasciai cadere a terra fuori, volevo che niente di lui entrasse ancora nella mia camera, poi chiusi la porta. Nell'attraversare la stanza al buio, completamente nuda, la mia roba in mano, sollevai lo sguardo verso la telecamera sopra la scrivania.

"Spero ti sia piaciuto..." dissi amaramente a mezza voce.

Andai all'armadio, presi maglietta e mutandine pulite, le infilai e mi ficcai sotto il trapuntino, restai sveglia fino a notte alta.

Il giorno dopo mi alzai presto, più presto del solito, avevo dormito pochissimo e alle cinque ero già completamente sveglia. Mi lavai e mi vestii, poi scesi. Non c'erano tazze nel lavandino, bevvi il solito caffelatte ma senza mangiare nulla e andai alla villa, il sole stava sorgendo in lontananza e il silenzio avvolgeva ogni cosa. La radio era spenta, nella sala c'era pochissima luce ma presi ugualmente la fusaggine e cominciai a disegnare un nuovo riquadro.

La mia mente era in apnea, non riuscivo nemmeno a pensare, disegnavo e basta. Quando Ardian arrivò come al solito verso le dieci, mi resi conto che non avevo idea di che ore fossero perchè la radio, che mi diceva l'orario, era rimasta spenta e avevo disegnato tutto il tempo come un automa, finendo tre riquadri. Entrò senza dire una parola, lasciò sul tavolo il termos e il sacchettino dei biscotti e fece per allontanarsi.

"Hai visto Ardian..." gli dissi senza voltarmi, lo sentii fermarsi, "te l'avevo detto che non avresti potuto aiutarmi..." e continuai a disegnare.

Sentii che usciva chiudendo la porta.

Per il resto della settimana la scena alla sera si ripetè più o meno uguale, salvo per Mark che non mi fermava più all'uscita dalla mansarda ma si limitava a guardarmi con un ghigno di biasimo e, per il resto della settimana, l'architetto continuò a non rivolgermi nè uno sguardo nè una parola. La radio era sempre rimasta spenta e io mi ero ben guardata dal chiedergli di accenderla, le poche volte che per sbaglio l'avevo incrociato avevo solo sentito l'odio per lui riempirmi il cuore.

Quella domenica restai a letto, la notte avevo dormito poco come al solito e mi ero svegliata presto, ma era domenica e la domenica difficilmente riuscivo a lavorare, era più forte di me, dovevo fare qualcosa di diverso. A fatica tirai le sette.

"Non ce la faccio più..." mi dissi, "andrò al algo ..." e mi alzai.

Come ogni domenica in giro non c'era nessuno, feci colazione e uscii dalla casa. Guardai la moto e la grossa macchina nera, abbassai la testa e misi le mani in tasca addentrandomi nel bosco. Il lago era sempre bellissimo, quella settimana non c'ero mai andata, così mi sedetti al masso sotto al mio albero. Non avevo con me il blocco, mi sentivo talmente svuotata da non avere nemmeno due parole da scrivere, così mi rannicchiai su me stessa e chiusi gli occhi, godendo solo di quello che il lago potesse offrirmi a quell'ora del mattino.

Forse mi appisolai, un rumore mi fece aprire gli occhi, mi alzai spaventata tendendo l'orecchio e appiattendomi contro l'albero.

"Non violare anche il mio luogo sicuro, non farlo...." pregavo tra me temendo fosse Ilir.

Attesi un pò poi, non vedendo nessuno, guardai fuori attraverso le foglie dell'albero ma non si vedeva granchè, allora provai a uscire ma miente, non vedevo anima viva.

"Forse qualche animaletto..." pensai e mi voltai per tornare sotto l'albero.

Un altro rumore mi fece girare di nuovo ma stavolta ne avevo capito la provenienza, così mi diressi cautamente nella sua direzione. Mi fermai di colpo, l'architetto stava camminando a testa bassa lungo la riva del lago, la sigaretta in mano, andava in là molto lentamente.

"Maledetto bastardo...." pensai indietreggiando.

Inciampai su qualcosa e persi l'equilibrio, emisi un leggero suono mentre cercavo di non cadere a terra ma, in quel silenzio, tanto bastò a fargli sollevare la testa. Si voltò e mi vide. Non avevo intenzione di parlargli, così mi girari per andarmene.

"Aspetta!" disse venendomi vicino.

"Va via..."  gli risposi senza fermarmi.

Lui mi afferrò un braccio.

"E lasciami!" strattonai per liberarmi. "E' mai possibile che qui tutti vogliate mettermi le mani addosso!"

Mi lasciò facendo un passo indietro.

"Hai ragione, scusa..."  disse piano, "volevo solo dirti che stai facendo un buon lavoro".

Lo fissai negli occhi, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene.

"Con lui, intendi dire..." la mia voce era una lama.

Non rispose, i suoi occhi parevano tristi.

"Non temere..." strinsi forte le labbra, "anch'io mantengo sempre le promesse..."

Mi guardò stupito, non capiva.

"Avevo detto che l'avrei fatto e lo stò facendo..." dissi, "non ho bisogno di te nè di nessun altro!" lo fissai con rabbia, "So badare a me stessa, l'ho sempre fatto..." volevo che sapesse quanto lo odiavo, "sono capace di fare qualunque cosa e di trasformarmi in chiunque, anche in una..." esitai, "anche in una..." non riuscivo a dirlo, "...puttana..." mi fermai a prendere fiato, il cuore martellava forte, "Non è difficile, sai, basta estraniarsi.... ce la faccio benissimo..."

Lui continuava a guardarmi senza dire nulla. Abbassai la testa davanti agli occhi l'immagine di lui che mi faceva spogliare e mi toccava, poi mi baciava e mi leccava con quella lingua grossa e bagnata, mi riempiva di saliva dappertutto, era rivoltante il suo odore mi dava il voltastomaco, mi obbligava a partecipare con la minaccia di chiamare Mark e infine mi veniva sopra e entrava con forza seguendo il suo istinto come un animale.

Dopo qualche minuto tutto finiva, non c'era sentimento, non c'era grazia, non sentivo niente, solo dolore e schifo.

"E' rude..." dissi a voce bassa soprapensiero, "mi fa sempre male..." avevo appena detto il contrario.

Mi accorsi che stavo per mettermi a piangere.

"Non ho bisogno di te!" alzai la voce e sollevai la testa, "Non ho bisogno di nessuno!" quindi mi girai fuggendo via di corsa.

Arrivai alla casa che non avevo più fiato, feci le scale a fatica ed entrai in camera, mi buttai a peso morto sul letto poi, finalmente scoppiai in un pianto liberatorio.

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Ciao, bel post, complimenti. Ti auguro una dolce notte....
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:)
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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
Inviato da: dakota_07
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grazie :) NMHRK
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