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dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- "LE PAG PIU' INTERESSANTI 16^ ed ultima Pubblicazione

Post n°166 pubblicato il 29 Marzo 2014 da loredanafina1964

Un viaggio verso la pace: legami, non catene

Ikeda: Gli uomini non sono patetici, insignificanti creature fiaccamente rassegnate al loro destino. La vita è ricca di immense potenzialità. Non dobbiamo mai smettere di sforzarci di dare forma al nostro futuro.

Tehranian: Questa è la vera prova dell'essere umani. Nel nostro primo incontro del 1992, di cui serbo ancora un vivido ricordo, scoprii che eravamo due spiriti gemelli. Il giorno successivo le mandai una poesia intitolata A Gift of Frienship (Un dono di amicizia), che dice:

Ci siamo incontrati da estranei, 

ma siamo divenuti amici sinceri e affettuosi

attraverso il tempo, lo spazio,

e la lingua che ci dividono.

Abbiamo forgiato

un vincolo senza vincoli,

un legame senza catene,

un'unione senza stati

nel regno dello spirito.

Il nostro idioma del cuore 

è più dolce 

degli idiomi della lingua 

(che ci tengono separati),

ci dona

una gioia 

che ci unisce, 

nel comune desiderio

di trascendenza,

al di là

della finitezza e fragilità

dei nostri tempi, nei nostri spazi,

delle nostre lingue,

e dei nostri dolori.

 

Ikeda: Una poesia meravigliosa, che riassume perfettamente il nostro dialogo.

Esisteranno sempre in questo mondo, forze che tenteranno di spezzare i legami fra gli uomini e dividere un popolo dall'altro. Ma nessun conflitto, nessun contrasto è insormontabile: dobbiamo permettere al bene insito nelle creature umane di contrastare il male, che provoca divisione. Il dialogo, nel vero senso della parola, dovrebbe essere una specie di filo che lega gli uomini di buona volontà nel vincolo di questa solidarietà. 

L'amicizia è il gioiello più bello e prezioso che si possa avere nella vita: significa semplicemente avere considerazione per gli amici, prestare fede alla parola data e fare ciò che si è promesso di fare. Ampliare la rete dell'amicizia significa estendere la pace nel mondo. Può forse sembrare una strada indiretta per raggiungere la pace, ma in realtà è il cammino più sicuro e duraturo verso un mondo senza guerre.

                                _________________________________

 

                                        C  O  N  C  L  U  S  I  O  N  I

 

Dal professor Majid Tehranian

L'11 settembre 2001 sarà ricordato come un momento cruciale nella storia del mondo.

Quel giorno drammatico il terrorismo si dimostrò un'arma terribile, micidiale per le società aperte e vulnerabili.

Le cause alla radice della violenza terroristica possono essere individuate nell'alienazione e nell'antagonismo generati da una sistematica emarginazione di vasti settori della popolazione mondiale. Attualmente viviamo in un acquario in cui gli stili di vita più estremi - dalla ricchezza sfrontata all'indigenza - sono sotto gli occhi di tutti. La comunicazione globale si è lasciata alle spalle il dialogo globale. L'invidia e l'odio hanno sopraffatto la comprensione. Il nemico che ha fatto la sua comparsa negli attacchi di New York e Washington non era uno Stato territoriale nè una religione: erano gli elementi di punta di un risentimento molto più vasto, provocato dall'emarginazione. 

Le condizioni sociali e psicologiche create dalla globalizzazione sono il terreno di coltura per le politiche estremiste. Il disastro di New York pare averci condotto a un sistema globale frammentato. La comunità mondiale deve prestare attenzione al destino di due miliardi di vite umane emarginate e impoverite, che sopravvivono con circa due dollari al giorno.

Tuttavia, nessuno, me compreso, può sostenere che con l'eliminazione della miseria la violenza avrà fine. 

Nessuno dei più pericolosi terroristi degli ultimi anni - da Timothy McVeigh ai seguaci di Osama Bin Laden - ha sofferto la povertà materiale: quella che rivelavano era un'acuta povertà spirituale.

Gli antidoti alla violenza sono l'amore e la compassione. Gli atti di terrorismo possono scotere il mondo dal suo autocompiacimento, inducendoci a prendere coscienza della necessità di costruire istituzioni globali per garantire la sicurezza umana. Non possiamo continuare a rintanarci nel nostro bozzolo: il villaggio globale è qui, e qui rimarrà, con tutte le sue promesse e i suoi pericoli.

Da dove comincia la sicurezza dell'umanità? Dal riconoscimento, da parte di tutti noi, nati nelle più svariate condizioni in ogni angolo del pianeta, che ogni vita è sacra e deve essere protetta, in modo che raggiunga il suo pieno potenziale.

                                                                             Salaam §  namas te

                                                                             MAJID   TEHRANIAN

_____________________________________________________________________

Da  Daisaku Ikeda

I terribili fatti dell'11 Settembre 2001 si verificarono mentre andava in stampa l'edizione giapponese di questo dialogo. Avverto ancora lo sdegno e la costernazione per gli abomini che hanno privato il mondo di tante vite preziose e insostituibili. Posso soltanto rinnovare la mia convinzione, espressa in molte interviste e articoli pubblicati in quel periodo, che non siamo nati per odiarci e distruggerci a vicenda.

Lo scopo del male è dividere gli esseri umani. Questo mondo e la nostra stessa esistenza sono il terreno di un incessante conflitto fra l'odio e la compassione.  Alla fine, il male su quale dobbiamo trionfare è l'impulso all'ostilità e alla distruzione insito in tutti noi. E' indispensabile ripristinare e rinnovare la nostra fede nella bontà dell'uomo e del prossimo.

Ora più che mai dobbiamo dedicarci a un ulteriore sforzo per comprenderci e impegnarci in un dialogo autentico. Le parole che sgorgano dal cuore hanno il potere di cambiare la vita di una persona; un incoraggiamento caldo e sincero può sciogliere le barriere di ghiaccio della diffidenza che dividono i popoli e le nazioni.

Proprio per questo sono più che mai risoluto a promuovere il dialogo fra civiltà. Credo ancora - e spero che tu, lettore, condivida la mia speranza - che saranno la nostra forza e la nostra saggezza a liberare il XXI secolo dalle fiamme della violenza e della guerra, per fare della nostra epoca un'era nella quale ognuno possa vivere in pace.

Io, un buddista Nichiren, e il dottor Tehranian, un musulmano sufi, abbiamo scelto la strada del colloquio per prendere coscienza delle rispettive differenze di credo religioso e di cultura, per imparare da queste e valorizzarle, e abbiamo voluto dimostrare che possono sussistere non come un muro divisorio, ma come molteplici sfaccettature dello scintillante diamante della cultura globale.

E' mia preghiera e convinzione che la venerazione per la vita che ha illuminato queste conversazioni diventerà lo spirito dominante del nostro tempo, e che i flutti del dialogo che ci ispireranno ed eleveranno attraverso la fede nell'umanità e in noi stessi si riverseranno sull'intero pianeta. 

 

                                                                                     DAISAKU  IKEDA

                                         __________________________

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