Creato da loredanafina1964 il 10/10/2011

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scrivere scrivere scrivere!

 

 

dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit." LE PAGINE PIU' INTERESSANTI 3^ PUBB.

Post n°151 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da loredanafina1964

pag. XVII (dall'introduzione)

                                                         Scegliete il dialogo; perchè, giunti alle due 

                                                         biforcazioni della vita, una volta divisi, 

                                                         potremmo non incontrarci mai più.

                                                 

                                                                                                        Hafez

 

I filosofi peripatetici greci sapevano che il dialogo è il metodo di apprendimento più illuminante. Socrate, Platone, Aristotele insegnavano ai discepoli passeggiando nei giardini di Atene, non si rinchiudevano mai in aule vaste e impersonali come quelle delle università moderne. I rapporti fra i docenti e gli allievi erano diretti, intimi e personali; interrogavano e venivano interrogati, nulla era dato per scontato, ma tutto era sottoposto a un esame rigoroso. La verità veniva alla luce confrontando le idee e le opinioni attraverso la dialettica; nessuno proclamava di averla trovata una volta per tutte.

Quando incontrai per la prima volta Daisaku Ikeda, nel 1992, durante il mio pellegrinaggio lungo la Via della Seta, trovai in lui un altro Socrate, votato all'arte del dialogo. Era un uomo straordinariamente agile, tanto fisicamente quanto intellettualmente. Mi conosceva da prima che lo incontrassi. Mi mise a mio agio, intrattenendomi per tre ore in una delle chiacchierate più piacevoli della mia vita. Da lui imparai molto, sia sul piano pratico sua su quello psicologico. Fra le altre cose, la nostra conversazione riguardava i contatti avvenuti nel corso della storia fra le civiltà islamica e buddista lungo la Via della Seta. Gli suggerii che avremmo potuto continuare il discorso trasformandolo in un libro, che avrebbe fatto seguito ai uoi due precedenti colloqui con Arnold Toybee (Choose Life) e Johan Galtung (Choose Peace). 

Accettò volentieri: l'avremmo intitolato "Choose Dialogue" (Scegliere il dialogo).

Il dialogo è uno dei vari metodi di comunicazione umana. Altri sistemi includono il comando (come nell'esercito), il contraddittorio (come in tribunale), la didattica (come a scuola), la burocrazia (come negli uffici), il linguaggio scientifico (come nelle conferenze scientifiche) e quello affettivo (come fra amici o amanti). Ogni metodo ha le proprie regole. Il dialogo è allo stesso tempo un fine e un mezzo per la comprensione umana. Nel dialogo ci confrontiamo con altre persone diverse da noi ma pari, tentando di penetrare nel mondo dei loro significati tramite un processo aperto di colloquio e di investigazione. Il dialogo comporta comprensione e rispetto reciproci e permette uno scambio di stima, simpatia ed empatia. Non è il mezzo più facile per confrontarsi, ma è il più proficuo, perchè è l'itinerario più significativo verso una nuova civiltà globale, basata sugli apporti di tutte le culture del passato.

All'alba del XXI secolo il mondo si trova in una condizione critica. Una sempre più rapida comunicazione ha portato le più svariate culture e civiltà a contatto diretto nel salotto di casa, mediante la radio, la televisione o Internet. Tuttavia ciò non ha condotto a una maggiore comprensione; al contrario, l'idillio dell'Occidente con l'Oriente coltivato nell'Ottocento e nel Novecento con l'amore per l'esotismo, è stato in larga misura sostituito dal timore e dall'antipatia. Analogamente, il fascino esercitato sull'Oriente dalle meraviglie scientifiche e tecnologiche occidentali ha lasciato il posto alla paura e all'avversione per il materialismo, l'arroganza e il militarismo dell'Ovest.

Allora il terrorismo globale ha preso tragicamente il posto del dialogo globale.

Paradossalmente, però, il materialismo occidentale ha contaminato l'Oriente, così come lo spiritualismo orientale è penetrato in Occidente: si va dunque delineando una cultura planetaria.

E' giusta convinzione che vi sia qualcosa da guadagnare nell'apprendere nell'apprendere che le idee e le esperienze dell'umanità sono inevitabilmente differenti ma, quando due persone di buona volontà danno inizio a un dialogo sincero sulla propria verità, ne emerge una verità più universale. E' ciò che avvenne per millenni lungo l'antica Via della Seta, quando i mercanti e gli studiosi delle più svariate fedi - sciamanici, zoroastriani, indù, buddisti, confuciani, ebrei, cristiani e musulmani - si scambiavano oggetti e idee. A quella prima economia ne fa ora seguito una seconda, nella quale i trasporti a velocità supersonica e le comunicazioni elettroniche gettano le basi di una nuova civiltà planetaria con un incontro basato sul confronto dialettico.

_______________________________________

SCEGLIETE IL DIALOGO; PERCHE', GIUNTI ALLE DUE BIFORCAZIONI DELLA VITA,

UNA VOLTA DIVISI, POTREMMO NON INCONTRARCI MAI PIU'.

                                                                              H A F E Z 


 
 
 

Dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit." LE PAGINE PIU' ITERESSANTI 2^ PUBB.

Post n°150 pubblicato il 02 Dicembre 2013 da loredanafina1964

2^   P U B B L I C A Z I O N E

Pag. XI (dalla prefazione)

Nel corso della visita alle rovine alla Via della Seta, nell'Asia Centrale, il dottor Majid Tehranian fece tappa a Tokyo. La sua sosta, nel luglio 1992, ci offrì la prima occasione di incontrarci e parlare.

Ricordo come rimasi impressionato dall'espressione calda e solare dei suoi occhi. Quando però cominciò a parlare della guerra e dei problemi della pace, i suoi modi abitualmente pacati lasciarono il posto ad una appassionata sollecitudine. Mi resi conto di avere di fronte un uomo che nutriva nel cuore l'autentica "fiamma della persuasione".

Entrambi avevamo conosciuto i terrori della guerra durante l'infanzia, la sua in Iran, la mia in Giappone. Il dottor Tehranian è nato a Mashhad nel 1937; poco dopo scoppiò il secondo conflitto mondiale e la sua città fu bombardata e occupata dalle truppe straniere. Riguardo agli orrori di quel periodo, fu lui stesso ad affermare di "essere diventato dolorosamente consapevole che la guerra trasforma gli uomini in demoni". Con il passare del tempo il suo odio giovanile per la violenza e la collera da questo generata lasciarono il posto alla determinazione di dedicare la vita alla creazione di un mondo di pace.

In seguito, Tehranian si recò negli Stati Uniti, e là continuò gli studi alla Harvard University, dove si impegnò attivamente nel movimento per la democratizzazione del proprio Paese natale. Per questo motivo, quando fece ritorno in Iran venne immediatamente arrestato.

Dopo poco, fu rilasciato, ma per i successivi sette anni rimase sotto la costante sorveglianza della polizia.

Queste esperienze non lo distolsero però dal perseguire i propri obbiettivi. Come dice il proverbio, "la goccia scava la roccia" . Con il peso di ogni parola che si pronuncia si diviene veri e propri attivisti della pace e, nel caso del dottor Tehranian, si diventa una persona che sa battersi con la forza dell'intelletto.

Nel febbraio del 1996 fondai il Toda Institute for Global Peace and Policy Research, in modo da proseguire l'impegno di Josei Toda, il secondo presidente della Soka Gakkai, i cui ideali erano gli stessi che nutrivo da molto tempo: la famiglia umana universale, il transnazionalismo e l'eliminazione delle armi nucleari.  Chiesi a Majid Tehranian di essere il primo direttore dell'Istituto: ero rimasto colpito dai suoi sforzi per portare avanti studi utili a chi si trovava a fronteggiare realtà critiche, e sapevo che possedeva il genere di fede incrollabile necessaria a sorreggerlo nell'impresa.

Da allora il dottor Tehranian ha ampliato il suo impegno su scala planetaria, concentrandosi sui problemi più urgenti della nostra epoca e adottando come motto per il suo progetto: "Un dialogo fra civiltà per essere cittadini del mondo".

Nel febbraio 2000 si tenne a Okinawa una conferenza internazionale sul tema "un dialogo fra civiltà..." , per commemorare il centenario della nascita del presidente Toda. Il lavoro di ricerca del nostro istituto è stato pubblicato in una serie di libri, fra cui gli atti del convegno di Okinawa, relativi a una nuova agenda di pace per il millennio appena iniziato.

Terhanian è anche profondamente versato negli studi religiosi, e ha sottolineato che per svolgere una mediazione fra le civiltà è della massima importanza possedere l'apertura di cuore e di mente prodotta dalla fede.

Durante il soggiorno ad Harvard studiò sotto la guida di Paul Tillich, uno dei più eminenti teologi del Novecento, il quale ha definito l'essenza della religione "la più alta forma di sollecitudine per l'essere". Anch'io credo che si debba dedicare tutta la bontà insita nella natura umana a una ricerca di natura spirituale del vero significato dell'esistenza; da questo impegno sgorgherà la capacità di comprendere la dignità della forza vitale.

Le differenze di razza, nazionalità o cultura di per sè non creano divisioni o rivalità, che nascono piuttosto dalla mente e dal cuore degli uomini. Compito della religione è controllarli e, nel rispetto delle diversità, dirigerli verso la fonte dalla quale emana ogni principio. Volgere lo sguardo verso l'eternità, verso ciò che è universalmente valido, e in tal modo determinare una rinascita dei valori umani: questo a mio parere, è il primo requisito del tipo di religione mondiale che il nostro tempo richiede. In una fede che riconosca la varietà come una naturale manifestazione di vitalità, ogni differenza sarà accolta come salutare arricchimento della società, come saggezza nella sua forma più creativa e preziosa.

Daisaku Ikeda

________________________


 

 
 
 

Dal libro: "CIVILTA' GLOBALE di D. Ikeda e M. Tehranian- Sperling&Kupfer edit." Le pagine più interessanti 1^ PUBB.

Post n°149 pubblicato il 29 Novembre 2013 da loredanafina1964

PRIMA PUBBLICAZIONE

pag. VII  (dalla Premessa)

Un dialogo fra Isalm e Buddismo? Fra tutte le religioni, proprio queste sembrano le più distanti che si possa immaginare, nonostante oltre un millennio di storia comune. In anni recenti, alcune forme di collaborazione hanno fatto la loro comparsa nel Sudest asiatico, ma il dibattito fra musulmani e buddisti è ancora l'ultima frontiera, probabilmente il più remoto dei tereni per un confronto fecondo tra fedi religiose.

Un ponte è stato però gettato su questo apparente baratro: con un gesto ardito e innovatore, Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai International (SGI), un'associazione buddista laica sorta in Giappone, ha dato vita al Toda Institute for Global Peace and Policy Research, chiamando Majid Tehranian come primo direttore nel 1996. Una decisione senza precedenti, dal momento che Majid non soltanto non è un membro della SGI, ma non è nemmeno buddista, bensì un sufi musulmano di origine iraniana. L'iniziativa di metterlo a capo del Toda Peace Institute dimostra con chiarezza la convinzione di Ikeda che ciò che unisce i buddisti e i musulmani è molto più forte di ciò che li divide, e che gli uomini di buona volontà devono lavorare insieme, arricchendosi con la rispettiva diversità senza averne timore, se si vuole costruire un futuro di pace.

pag. VIII

Il Novecento è stato di gran lunga il secolo più sanguinario e barbarico della storia, dato che il progresso tecnologico ha incrementato la nostra capacità di uccidere, senza limiti imposti da un parallelo sviluppo morale e spirituale. Tuttavia, alla fine del secolo, mentre il microchip cambiava il volto del pianeta, è emersa una novità epocale: il dialogo interreligioso. Invece di competere fra loro, le comunità religiose cercano sempre più di imparare le une dalle altre, servendosi del confronto dialettico per esplorare il mondo delle altre fedi.

Al di là dell'emozione di scoprire affinità con persone di tradizione completamente diversa, il fenomeno ha determinato anche una "reciproca trasformazione", a mano a mano che i partecipanti approfondivano e perfezionavano la propria pratica religiosa.

Negli ultimi decenni, il risultato di questo dibattito, specialmente fra cristiani e buddisti, è stato riconosciuto non solo come una via al miglioramento della propria vita religiosa, ma anche come un nuovo, importante passo avanti nella storia religiosa dell'umanità.

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PROSSIME PUBBLICAZIONI DAL LIBRO: " CIVILTA' GLOBALE" di Daisaku Ikeda e Majid Tehranian

Post n°148 pubblicato il 17 Novembre 2013 da loredanafina1964
Foto di loredanafina1964

                                              DAISAKU IKEDA

                                            MAJID  TEHRANIAN

 

                                  

                                  C  I  V  I  L  T  A'     G  L  O  B  A  L  E

 

 

                                   Un dialogo tra Islam e Buddismo

 

 

                                       Sperling & Kupfer Editori

 
 
 

Dal libro:"MOS ME"LE non lasciarmi di Caterina Camarda-Ed. Color&more-Le pagine più interessanti 12^ PUBBLICAZ.

Post n°147 pubblicato il 17 Novembre 2013 da loredanafina1964

Pag. 180 

"Annotai subito quei versi e cercai il tuo libro" continuò, "avevo capito che uri un'anima triste e che per te scrivere era un modo per sopravvivere"

"E' per questo che..." esitai, "che mi hai detto di scrivere un libro..." 

Annuì.

"Lui... non ha mai detto una cosa del genere..."

Fece una smorfia.

"Ilir non sa neanche cosa sia un libro!" disse sarcastico, "Ma non volevo che accadesse tutto questo..." aggiunse piano.

Si alzò e si voltò verso il lago dandomi le spalle.

"Nostra madre fu costretta a sposare un uomo molto più vecchio di lei" ricominciò a parlare, "un uomo rude che lei non amava" parlava piano, "lei amava un altro, un uomo dolce e sensibile" lo sguardo perso nel vuoto, "era l'uomo della sua vita e non ha mai smesso di amarlo".

Tacque un istante, io lo ascoltavo senza fiatare.

"Lei ha fatto credere che io fossi di suo marito" riprese subito, "ma aveva un diario" mi guardò, " le è sempre piaciuto scrivere..." e sorrise leggermente, "Un giorno Ilir lo trovò e lo lesse" divenne serio, "aveva undici anni..." fissò il vuoto davanti a sè, "Lo disse a Gezim e minacciò di dirlo a nostro padre, ma lui l'avrebbe ripudiata e Gezim non glielo permise..." abbassò lo sguardo, "Mi ha sempre odiato, forse sentiva che ero diverso da loro..." la voce si perdeva nell'aria calma, "Avevo sedici anni e, temendo per mia madre, andai via da casa..." scosse la testa, "Ma lui ha continuato a odiarmi e da allora ha fatto di tutt per farmi del male".

Tacque ancora, fece per voltarsi verso di me ma ritornò a guardare il lago.

"Poi sei comparsa tu..." mise una mano sulla fronte, "Sapeva che facendo del male a te avrebbe colpito me..." sembrava soffrire a ogni parola, "L'unico modo perchè lui ti lasciasse andare era di mostrare completo disinteresse verso di te e fare in modo che tu mi odiassi..." alzò gli occhi al cielo, "Ma ti stava uccidendo lo stesso..." poi li chiuse forte, "e io non potevo fare niente" Niente!" e si portò entrambe le mani sul viso. "La donna che io amavo più della mia vita veniva uccisa giorno dopo giorno e io non potevo fare niente!" gdirò con voce rotta.

Andò sotto il mio albero, io avevo portato una mano sulla bocca, gli occhi pieni di lacrime. Cercai di alzarmi, ma ero inebetita e faticai a tirarmi su. Spostai i rami, lui mi dava le spalle, aveva posato la mano contro il tronco e fissava nel terreno.

"Tu devi tornare a casa..." parlava piano, "hai una famiglia..." quasi bisbigliando, "io non volevo condizionarti..." e mentre parlava, "non dovevo condizionarti..." la sua voce tremava, "ma non ce l'ho fatta a resistere ancora..." diventava lamento, "volevo stringerti tra le mie braccia..." quasi una preghiera, " e perdermi tra le tue..."

Si fermò e si passò una mano sul viso, da dietro non vedevo, forse un moscerino era entrato negli occhi.

"Perdonami..." disse infine in un sussurro, "Perdonami almeno tu, perchè io non potrò mai perdonarmi del male che ti ho fatto..."

Detto questo tacque del tutto e, voltandosi dalla parte opposta alla mia, se ne andò.

L'eco di quelle parole rimbalzò per parecchio tempo sulle fronde dell'albero, prima di scappare fuori e dissolversi nel lago.

__________________________________

Pag. 182

"Quel giorno in fiera..." ricominciai a parlare, "tu hai voluto leggere quanto avevo scritto..." la mia voce era bassa, "lui non l'aveva mai fatto..." faticavo a respirare, "Io ...io non sono molto brava a parlare con la gente, dico scemenze, il contrario di ciò che penso...." e il cuore batteva forte, "ma con la penna o davanti a una tastiera riesco a tirare fuori quello che ho dentro, esattamente come lo penso..." abbassai la testa, "Tu l'hai capito subito..." scuotendola lentamente, "e mi hai guardata in quel modo..." 

___________________________________

Pag. 183

La luce filtrava attraverso i bordi della tenda mentre facevamo l'amore e fu l'amore più bello, perchè consapevole dell'amore profondo.

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