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loredanafina

scrivere scrivere scrivere!

 

 

Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 141

Post n°202 pubblicato il 20 Maggio 2015 da loredanafina1964

U L T I M A    P U B B L I C A Z I O N E

Gli americani dicono che si può. Per dimostrarlo rompono il vincolo, trasferiscono le vecchie bandiere nella bandiera a cinquanta stelle, e parlando un'unica lingua cioè la medesima lingua si innestano fra loro. Dimenticano la patria che hanno abbandonato, diventano americani. Io-sono-americano. Ma sebbene l'America sia un fenomeno irripetibile perchè sorto in un continente quasi vuoto, senza passato e senza vette di civiltà, viene sempre il momento in cui lo io-sono-americano torna ad essere io-sono-cinese o sono-italiano o sono-africano eccetera. Viene sempre il momento in cui un americano capisce che il vincolo non era rotto. Che anche parlando l'unica lingua ossia la medesima lingua pensa e sente nella lingua della patria abbandonata. Del resto anche l'Unione Sovietica tentò di fare ciò che vuol fare l'Unione Europea. Abolì le patrie e, incollando l'uomo di Mosca con l'uomo di Odessa, la donna di Pietroburgo con la donna di Samarcanda, creò una super-Patria. Un super-Stato, una super-Nazione. Ma appena l'ideologia comunista crollò, tutti si scollarono e ripresero le vecchie bandiere. Così a coloro che pretendono di ripetere in Europa l'irripetibile fenomeno americano dico: non ci riuscirete mai. La vostra super-Patria, il vostro super-Stato, la vostra super-Nazione tenuta insieme dall'ideologia del denaro e basta, si sfascerà come l'Unione Sovietica. Noi possiamo fare soltanto ciò che diceva mio padre, cioè una Grande Famiglia che ci impedisca di guerreggiare fra noi, ammazzarci fra noi come ci si ammazzava tra Firenze e Siena o durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. (E non è poco). Il guaio è che nelle famiglie c'è sempre qualcuno che vuole comandare sugli altri, imporre la sua egemonia. Nonchè qualcuno che tradisce. Che porta in casa il nemico, che vende sè stesso e i propri figli e i propri fratelli al nemico. L'Europa d'oggi è proprio questo, così alla prima domanda rispondo: l'Europa che vorrei è tutto il contrario di ciò che è. E che continuerà ad essere finchè si sfascerà come un castello di carte, di bugie e di inganni.

Quanto alla seconda domanda, il discorso è breve. Perchè è un discorso che riguarda la mamma, e la mamma resta la mamma anche se di comporta male. Anche se partecipa al tradimento. Anche se ti fa soffrire. Così, e a costo di sembrare retorica o ingenua, rispondo: semplice, caro mio, semplice. L'Italia che vorrei è un'Italia che si oppone alle Italie in cui non mi riconosco: un'Italia ideale. Un'Italia coraggiosa, dignitosa, seria, un'Italia che non si consegna al nemico. Che non si lascia intimidire da chi spalanca le porte al nemico, che non si lascia ricattare o rincretinire dalle bestialità dei Politically Correct. Che va fiera della sua identità, che saluta la bandiera bianca rossa e verde mettendo la mano sul cuore non sul sedere. L'Italia, insomma, che sognavo quand'ero ragazzina e non avevo un paio di scarpe decenti ma credevo in un futuro migliore. E sai che aggiungo? Aggiungo che a pensarci bene quest'Italia non è un'Italia ideale. E' un'Italia che nonostante tutto esiste. Zittita, ridicolizzata, sbeffeggiata, diffamata, insultata, ma esiste. Quindi guai a chi me la tocca. Guai a chi me la invade, guai a chi me la ruba. Perchè (se non l'hai ancora capito te lo ripeto con maggiore chiarezza) che a invaderla siano i francesi di Napoleone o gli austriaci di Francesco Giuseppe o i tedeschi di Hitler o i compari di Osama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem.

Stop. Quello che avevo da dire l'ho detto. La rabbia e l'orgoglio me l'hanno ordinato. La coscienza pulita e l'età me l'hanno consentito. Ora basta. Punto e basta.

 

Oriana Fallaci

New York, settembre 2001

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F  I  N  E  

 
 
 

Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 139

Post n°201 pubblicato il 20 Maggio 2015 da loredanafina1964

 

Qual'è la mia Europa? qual'è la mia Italia? Oddio, il primo quesito è difficile. Dacchè stiamo diventando una provincia dell'Islam la parola Europa mi ricorda la battuta con cui nell'Ottocento l'austriaco Metternich avviliva i nostri patrioti del Risorgimento: "L'Italia non esiste. L'Italia è una mera espressione geografica". Bè....Nonostante l'ovvio e intrinseco interesse che aveva a dire una tale sciocchezza, mi son sempre chiesta se Metternich non fosse guidato da un maligno gusto del paradosso. L'Italia non è mai stata una mera espressione geografica. Anche quando languiva divisa in Stati e staterelli, tagliata a pezzi come un pollo arrosto, era un paese sentimentalmente e culturalmente unito.

Dalle Alpi allo Ionio si parlava italiano, si scriveva in italiano, si pensava in italiano, e le nostre radici affondavano dentro un humus comune. L'Europa, no. D'accordo: quando la cultura alla quale appartengo, la civiltà di cui nonostante le innumerevoli pecche vado orgogliosa, le attribuisco una fisionomia ben precisa. Le riconosco un'identità che va ben oltre i connotati geografici del continente posto fra l'Atlantico e il Mediterraneo, il Mar Nero e il Mar di Norvegia.

Però quell'identità, quella fisionomia, le deriva dal passato di cui non mi stanco mai di parlare. Il passato che parte dall'Antica Grecia e dall'Antica Roma poi prosegue con la Rivoluzione Cristiana, il diffamato Medioevo, il Rinascimento, l'Illuminismo, le lotte per la libertà e l'ugualianza, le conquiste della modernità. Un passato da cui non si prescinde e che tuttavia l'Europa d'oggi rinnega, cerca di spegnere, incominciando dal cristianesimo di cui siamo imbevuti. Ma neanche il cristianesimo basta ad amalgamare la babele di lingue e il mosaico di paesi che compongono l'Europa. Neanche lui basta a render l'Europa un'entità compatta come l'altra fisionomia dell'Occidente ossia gli Stati Uniti d'America. Sai perchè? Perchè l'humus nel quale affondiamo le nostre radici non è mai lo stesso. E' formato da elementi diversi e spesso in contrasto fra loro. (Ammetterai che fra un normanno e un catalano o fra un parigino e un siciliano v'è più differenza di quanta ve ne sia fra un torinese e un napoletano, o un milanese e un pugliese). E, sopratutto, non è un humus che parla la medesima lingua. L'Europa parla francese, inglese, danese, norvegese, ungherese, portoghese, finlandese, cèco, polacco, slovacco, bulgaro, rumeno, lituano, estone, lèttone, eccetera. E ciascuna di queste lingue rappresenta una patria. Una natura, una storia, un retaggio di idee e abitudini e di effetti, quindi un tesoro da salvaguardare.

La Patria non è un'opinione. O una bandiera e basta. La Patria è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. E' un legame che non si può estirpare come un pelo inopportuno.

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Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 85

Post n°200 pubblicato il 28 Aprile 2015 da loredanafina1964

Sai, quando mi dispero e tremo per la nostra civiltà minacciata dai Wakil Motawakil, per la nostra civiltà umiliata da coloro che li difendono, non sempre ho dinanzi agli occhi le apocalittiche scene con cui questo discorso è incominciato. I corpi che a dozzine cadono delle finestre degli ottantesimi e dei novantesimi e dai centesimi piani, la prima Torre che implode e inchiotte sè stessa, la seconda che si scioglie come se fosse un panetto di burro. Alle due Torri che non esistono più, infatti, si sovrappongono i due millenari Buddha che i Talebani distrussero lo scorso marzo in Afghanistan. Le due immagini si mischiano, si uniscono, diventano la medesima cosa, e penso: ma se ne è già dimenticata, la gente, di quello scempio? Io no. Infatti quando guardo la coppia dei piccoli Buddha che tengo nel mio living-room e che un vecchio monaco perseguitato dagli Khmer Rouges mi regalò a Phonom Penh durante la guerra in Cambogia, mi si stringe il cuore. E anzichè due piccoli Buddha d'ottone vedo i due immensi Buddha che incastonati dentro la roccia stavano nella vallata di Bamiyan. La vallata da cui mille e mille anni fa transitavano le carovane provenienti dall'Impero Romano e dirette in Estremo Oriente. L'incrocio da cui passava la leggendaria Via della Seta, amalgama d'ogni cultura. Li vedo perchè di loro so tutto. Che il più antico (Terzo Secolo) era alto trentacinque metri. L'altro (Quarto Secolo), quasi cinquantaquattro metri. Che entrambi avevano il dorso saldato alla roccia ed erano coperti di stucco policromo. Rosso, giallo, verde, viola. Che avevano il volto e le mani d'oro sicchè al sole brillavano in maniera accecante, sembravano mastodontici gioielli. Che all'interno delle nicchie ora vuote come orbite vuote le pareti lisce contenevano affreschi di squisita fattura, che fino all'arrivo dei Talebani anche gli affreschi erano rimasti intatti.....

Mi si stringe il cuore perchè verso le opere d'arte io ho il medesimo culto che i mussulmani hanno verso la tomba di Maometto. Per me un'opera d'arte è sacra quanto per loro è sacra la Mecca, e più antica è più sacra è. Un fossile, una terracottina, una monetina, una qualsiasi testimonianza di ciò che fummo e di ciò che facemmo. Il Passato mi incuriosisce più del Futuro e non mi stancherò mai di sostenere che il Futuro è un'ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt'al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie. Il Passato invece è una certezza, una concretezza, una realtà stabilita. Una scuola dalla quale non si prescinde perchè, se non si conosce il Passato, non si capisce il Presente e non si può tentar di influenzare  il Futuro coi sogni e le fantasie. E poi ogni oggetto sopravissuto al Passato è prezioso perchè porta in sè un'illusione di eternità. Perchè rappresenta una vittoria sul Tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della Morte. E come le Piramidi, come il Partenone, come il Colosseo, come una bella Chiesa o una bella Sinagoga o una bella Moschea o un albero millenario, ad esempio le sequoie della Sierra Nevada, i due Buddha di Bamiyan mi davano questo.

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Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 56

Post n°199 pubblicato il 28 Aprile 2015 da loredanafina1964

Non sto parlando, ovvio algi avvoltoi che oggi se la godono a veder le immagini delle macerie e ridacchiano .."bene-agli-americani-gli-sta-bene". Sto parlando alle persone che pur non essendo stupide o cattive, si cullano ancora nella prudenza e nel dubbio. sto parlando a coloro che sbagliano in buona fede. E a loro dico: sveglia, gente, sveglia! Intimiditi come siete dalla paura d'andar contro corrente oppure d'apparire razzisti, (parola oltretutto impropria perchè il discorso non è su una razza, è su una religione), non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata all'Inverso. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia e dalla cretineria dei Politically Correct, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione. Voluta e dichiarata da una frangia di quella religione forse, (forse?), comunque una guerra di religione. Una guerra che essi chiamano Jihad, Guerra Santa. Una guerra che forse non mira alla conquista del nostro territorio, (forse?), ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime: alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà, all'annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci....Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto.

Da vent'anni lo dico, da vent'anni. Con una certa mitezza e non con questa collera, con questa passione, vent'anni fa su tutto ciò scrissi un articolo di fondo. Era l'articolo di una persona abituata a stare con tutte le razze e tutti i credi, d'una cittadina abituata a combattere tutti i fascismi e tutte le intolleranze, d'una laica senza tabù. Ma che nel medesimo tempo era l'articolo d'una persona indignata con chi non sentiva il puzzo d'una Guerra Santa a venire, e ai figli di Allah gliene perdonava un pò troppe. 

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Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 49

Post n°198 pubblicato il 17 Marzo 2015 da loredanafina1964

"Ex pluribus unum, da tutti uno". Insomma, Tutti per Uno. Anzi, quando ho saputo che i bambini lo imparano a scuola e lo recitano come da noi si recita il Pater Noster, mi sono addirittura commossa. Ah, se l'Italia imparasse questa lezione! E' un Paese così diviso, l'Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all'interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Non si preoccupano che per la propria carrieruccia, la propria gloriuccia, la propria popolarità di periferia e da periferia. Pei propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono. Si accusano, si sputtanano... Io sono assolutamente sicura che se Osama Bin Laden facesse saltare in aria la Torre di Giotto o la Torre di Pisa, l'opposizione darebbe la colpa al governo e il governo darebbe la colpa all'opposizione. I capoccia del governo e i capoccia dell'opposizione, ai propri compagni o ai propri camerati. E detto ciò lasciami spiegare da che cosa nasce la capacità di unirsi, rispondere uniti alle disgrazie e al nemico, che caratterizza gli americani.

Nasce dal loro patriottismo. Io non so se in Italia avete visto e capito quel che è successo a New York quando Bush è andato a ringraziar gli operai (e le operaie) che scavando nelle macerie e in quella specie di caffè macinato cercano di salvare qualche superstite ma non tiran fuori che qualche naso o qualche dito. Senza cedere, tuttavia, senza rassegnarsi. Sicchè gli domandi come fanno ti rispondono: " I can allow myself to be exeausthed, not to be defeated. Posso permettermi di essere esausto, non d'essere sconfitto".

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Il fatto è che l'America è un paese speciale, caro mio. Un paese da invidiare, di cui essere gelosi, per cose che non hanno nulla a che fare con la ricchezza eccetera. E sai perchè?

Perchè è nata da un bisogno dell'anima, il bisogno d'avere una patria, e dall'idea più sublime mai concepita: l'idea della Libertà anzi della libertà sposata all'idea dell'uguaglianza. Lo è anche perchè, quando ciò accadde, l'idea di libertà non era di moda. L'idea di uguaglianza nemmeno. Non ne parlavano che certi filosofi detti Illuministi, di queste cose. Non li trovavi che in un costoso librone di diciassette volumi più diciotto illustrati detto Encyclopedie ed edito da un certo Diderot e da un certo D'amlembert, questi concetti. E a parte gli scrittori e gi altri intellettuali, a parte i prìncipi e i signori che avevano i soldi per comprare il librone o i libri che avevano ispirato il librone, chi ne sapeva nulla dell'Illuminismo? Non era mica roba da mangiare l'Illuminismo! Non ne parlavan neppure i rivoluzionari francesi, visto che la Rivoluzione Francese sarebbe incominciata nel 1789 ossia quindici anni dopo la Rivoluzione Americana che scoppiò nel 1776 però era sbocciata nel 1774. (Dettaglio che gli antiamericani del bene-agli-americani-gli-sta-bene ignorano o fingono di ignorare). Ma sopratutto, l'america è un paese speciale, un paese da invidiare, perchè quell'idea venne capita da contadini spesso analfabeti o comunque indeducati: i contadini delle tredici colonie americane. E perchè venne materializzata da un piccolo gruppo di leader straordinari, da uomini di grande cultura e di grande qualità: the Founding Fathers, i Padri Fondatori. Ma hai idea di chi fossero i Padri Fondatori, i Benjamin Franklin e i Thomas Jefferson e i Thomas Paine e i John Adams e i George Washington eccetera?!? 

Erano tipi, i Padri Fondatori, che il greco e il latino lo conoscevano come gli insegnanti italiani di greco e di latino (ammesso che ne esistano ancora) non lo conosceranno mai. Tipi che in greco s'eran letti Archimede e Aristotele e Platone, che in latino s'eran letti Seneca e Cicerone, Virgilio e Ovidio, e che i principi della democrazia greca se l'eran studiati come nemmeno i marxisti del mio tempo studiavano la teoria del plusvalore. (Ammesso che la studiassero davvero). Jefferson conosceva anche l'italiano. Lui diceva "toscano". In italiano parlava e leggeva con gran speditezza.

E fu con questi leader straordinari, questi uomini di grande cultura e di grande qualità, che nel 1776 anzi nel 1774 i contadini spesso analfabeti e comunque ineducati si ribellarono all'Inghilterra. Fecero la guerra d'Indipendenza, la Rivoluzione Americana.

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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
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