Creato da loredanafina1964 il 10/10/2011

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Post n°192 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da loredanafina1964

Stavolta con un sorriso. E va da sè che, come il ridere, in certi casi il sorridere nasconde ben altro. (Da adulta scoprii che durante le torture inflittegli dai nazi-fascisti mio padre rideva.

Così un mattino d'estate, eravamo a caccia nei boschi del Chianti, gli dissi: "Babbo, io devo domandarti una cosa che non mi va giù. E' vero che durante le torture ridevi?". Il babbo si oscurò poi sibilò brusco: "E con questo? In certi casi ridere è lo stesso che piangere"). Giorni fa il professor Howard Gotlieb della Boston University, l'università americana che da decenni raccoglie e custodisce il mio lavoro, mi chiamò e mi chiese: "How should you define "The Rage and the Pride", come dobbiamo definire "La Rabbia e l'Orgoglio?". "I don't know, non lo so" risposi spiegandogli che non si trattava certo d'un romanzo e nemmeno d'un reportage e nemmeno d'un saggio o d'una memoir o d'un pamphlet. Poi ci ripensai. Lo richiamai e gli dissi: "Call it a sermon, lo definisca una predica". (Vocabolo giusto, credo, perchè in realtà questo piccolo libro è una predica agli italiani. Doveva essere una lettera che i figli di Allah hanno dichiarato all'Occidente, e mentre scrivevo divenne a poco a poco una predica agli italiani). Stamani il professor Gotlieb mi ha chiamato di nuovo e mi ha chiesto: "How di the Italians take it, come l'hanno presa gli italiani?". "I don't know, non lo so". gli ho risposto. "Una predica la si giudica dai risultati, non dagli applausi non dai fischi. E prima di vedere i risultati, della mia ci vorrà qualche tempo. Non si può pretendere di svegliare all'improvviso, e solo con un piccolo libro scoppiato in due o tre settimane, un paese che dorme. I don't really know, professor Gotlieb, non lo so proprio....".

In compenso so che quando l'articolo uscì sul giornale, il giornale andò esaurito ed avvennero episodi commoventi. Ad esempio quello del signore che a Roma comprò tutte le copie di un'edicola, trentasei copie, e si mise a distribuirle per strada ai passanti. Oppure quello della signora che a Milano fece dozzine di fotocopie e le distribuì nel medesimo modo. So anche che migliaia di italiani scrissero al direttore per ringraziarmi. (E io ringrazio loro più del signore di Roma e la signora di Milano). So che il centralino telefonico e la posta elettronica del giornale rimasero intasati per moltissime ore e che solo una minoranza di lettori dissentì. Cosa che non risulta dalla scelta dei pareri che il giornale pubblicò con titoli come "E l'Italia si divise nel segno di Oriana". Mah! Se la conta dei voti non è un'opinione, e se il voto di chi è contro di me non vale dieci volte il voto di chi è con me, mi pare proprio ingiusto dire che ho diviso l'Italia in due. E poi l'Italia non ha proprio bisogno di me per dividersi in due, caro responsabile di quel titolo. L'Italia è divisa in due almeno dal tempo dei Guelfi e Ghibellini.

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Post n°191 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da loredanafina1964

Quanto alla Pearl Harbor che stavolta rischia di abbattersi su tutto l'Occidente, ecco: sul fatto che la guerra chimica e la guerra biologica appartengono alla strategia dei nuovi nazi-fascisti, non esistono dubbi. Durannte i bombardamenti su Kabul un iroso Bin Laden ce le promise, ed è noto che per quel tipo di stragi Saddam Hussein ha sempre avuto un debole. Malgrado le tonnellate di bombe che nel 1991 gli americani rovesciarono sui laboratori e sulle fabbriche dell'Iraq, egli continua a produrre germi e batteri e bacilli per spargere la peste bubbonica o il vaiolo o la lebbra o il tifo. E non dimentichiamo la rivelazione del genero che nel 1998 egli fece assassinare: " Presso Bagdad abbiamo enormi depositi di antrace". Con gli enormi depositi di antrace, immense quantità di gas nervino. Incubo che ben conobbi durante la Guerra del Golfo cioè quando in Arabia Saudita bisognava portarsi dietro la maschera antigas. le fiale d'antidoto, le siringhe per iniettarselo. (Ammesso d'averne il tempo perchè il gas nervino paralizza e soffoca in un battito di ciglia). Bè, a tutt'oggi la guerra chimica non s'è vista e quella biologica s'è limitata al carbonchio delle Anthrax Letters che perseguitano l'America. Il Bacillus Anthracis s'è rivelato meno letale di quanto si credesse. Sei morti più il tormento dei poveri postini che non pochi guardano storto, trattano con sgarbo, cacciano brontolando: "Go away, go away! To hell with your fucking mail! Via, via, accidenti a te e alla tua fottuta posta!" Manco fossero untori del 1600, sicari degli assassini. Ma la responsabilità di Saddam Hussein e di Bin Laden non è stata dimostrata. Il guaio è che la Pearl Harbor di cui parlo riguarda anche un'altra minaccia della Guerra Santa: l'attacco che gli americani s'aspettano dacchè l'Fbi lo ha segnalato con le tremende parole "It is not a matter of If, it is a matter of When. Non è una questione di Se, è una questione di Quando. Un attacco che temo più più dell'antrace, della peste bubbonica, della lebbra, del gas nervino. Un attacco che minaccia l'Europo assai più di quanto minacci l'America. L'attacco ai monumenti antichi, alle opere d'arte, ai tesori della nostra Storia e della nostra cultura.

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Post n°190 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da loredanafina1964

Insuperbiti dalla strage di New York hanno gettato la maschera e la lista è lunga. Contiene il macellaio marocchino che con democratica deferenza i giornalisti chiamano Leader Religioso della Comunità Islamica Torinese, ad esempio. Il pio Squartavitelli che nel 1989 piombò a Torino con un visto turistico, che contribuiendo più d'ogni altro a trasformare in kasbah la città di Cavour e di Costanza d'Azeglio vi aprì due delle suddette macellerie nonchè cincque moschee, e che alzando  ritratto di Osama Bin Laden oggi dichiara: "La Jihad è una guerra giusta e giustificata. Non lo dico io, lo dice il Corano. Molti fratelli qui vorrebbero partire, unirsi alla lotta". Include pure l'Imam e presidente della Comunità Islamica di Genova, altra gloriosa città profanata e trasformata in kasbah, nonchè i suoi colleghi di Napoli e Roma e Bari e Bologna. Tutti stinchi di santo occupati a inneggiare l'idolo Bin Laden oppure a difenderlo sfacciatamente, il più sfacciato è quello di Bologna dalla cui mente eccelsa è uscito il seguente verdetto: "Ad attere le due Torri è stata la destra americana che sfrutta Bin Laden come paravento. Se non è la stata la destra americana, è stato Israele. In ogni caso Bin Laden è innocente. Il pericolo non è lui. E' l'America".

Sembra un cretino e basta, vero? Invece no. In difesa della fede il Corano ammette la menzogna, la calunnia, l'ipocrisia. Qualsiasi teologo dell'Islam può confermarlo. E il 10 settembre 2001, quindi ventiquattr'ore prima dell'Apocalisse newyorkese, nella moschea di Bologna fu distribuito un volantino che inneggiando agli attentati annunciava "l'imminenza d'un evento eccezionale". Non di rado figlioletti o nipotini dei comunistri che negavano o approvavano le stragi di Stalin, i loro protettori sostengono che nella gerarchia islamica l'Imam è un personaggio innocuo e irrilevante. Un travet che si limita a guidare la preghiera del venerdì, un parroco privo di qualsiasi potere. Nossignori. L'Imam è un notabile che amministra con pieni poteri la sua comunità. Squartavitelli o no, è un alto sacerdote che manipola o influenza a piacere suo le menti e le azioni dei propri fedeli: un agit-prop che durante la predica lancia messaggi politici. Tutte le rivoluzioni dell'Islam sono incominciate grazie agli Imam nelle moschee. La Rivoluzione (sic) Iraniana incominciò grazie agli Imam nelle moschee, non nelle università come oggi si vuol far credere.  Dietro ciascun terrorista islamico c'è un Imam e io vi ricordo che Khomeini era un Imam, che i leader dell'Iran erano Imama. Ve lo ricordo e affermo che nove Imam su dieci sono Guide Spirituali quindi complici del terrorismo.

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Post n°189 pubblicato il 14 Febbraio 2015 da loredanafina1964

Sbaglia, dunque chi crede che la Guerra Santa si sia conclusa nel novembre 2001 cioè con la disgregazione del regime talebano in Aghanistan. Sbaglia chi si consola con le immagini delle donne che a Kabul non portano più il burkah e a volto scoperto escono di casa, vanno di nuovo dal dottore, vanno di nuovo a scuola, vanno di nuovo dal parrucchiere. Sbaglia chi si accontenta di vedere i loro mariti che dopo la disfatta dei Talebani si levano la barba come, dopo la caduta di Mussolini, gli italiani si levavano il distintivo fascista.

Sbaglia perchè la barba ricresce e il burkah si rimette: negli ultimi vent'anni l'Afghanistan è stato un alternarsi di barbe rasate e ricresciute, di burkah tolti e rimessi. Sbaglia perchè gli attuali vincitori pregano Allah quanto gli attuali sconfitti, dagli attuali sconfitti non si distinguono in fondo che per una questione di barba, (infatti le donne li temono in uguale misura), e quasi ciò non bastasse si litigano ferocemente tra loro alimentando il caos e l'anarchia. Sbaglia perchè tra i diciannove kamikaze di New York e di Washington non c'era nemmeno un afghano e i futuri kamikaze hanno altri luoghi per addestrarsi, altre caverne per rifugiarsi. Guarda la carta geografica a sud dell'Afghanistan c'è il Pakistan, a nord ci sono gli Stati mussulmani dell'ex Unione Sovietica, a ovest c'è l'Iran. Accanto all'Iran c'è l'Iraq, accanto all'Iraq c'è la Siria, accanto alla Siria c'è il Libano ormai mussulmano. Accanto al Libano c'è la mussulmana Giordania, accanto alla Giordania c'è l'ultramussulmana Arabia Saudita, per incominciare. I suoi vecchi e i suoi giovani che applaudono alla Guerra Santa. Sbaglia, sopratutto, perchè lo scontro tra noi e loro non è militare. E' culturale, è religioso, e le nostre vittorie militari non risolvono l'offensiva del terrorismo. Anzi la incoraggiano, la inaspriscono, la moltiplicano. Il peggio per noi deve ancora arrivare: ecco la verità. E la verità non sta necessariamente nel mezzo. A volte sta da una parte sola. Anche Salvemini lo disse in quell'antifascism-meeting dell'Irvin Plaza.

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Nonostante le similitudini di fondo, v'è un'altra differenza tra questo piccolo libro e l'antifascist-meeting dell'Irving Plaza. Perchè gli americani che il 7 maggio 1933 ascoltavano l'incompreso o quasi incompreso Salvemini non avevano in casa le SS di Hitler e le Camicie Nere di Mussolini. A sviarli dalla verità, a giustificare la loro incredulità, c'era un oceano d'acqua e d'isolazionismo. Le SS e le Camicie Nere di Bin Laden, invece, gli italiani anzi gli europei ce l'hanno in casa. Protette, di solito, dal cinismo o dall'opportunismo o dalla cretineria di chi ce le presenta come stinchi di santo. Poverini-poverini, guarda-che-pena-fanno-quando-sbarcano-dai-gommoni. Razzista-razzista, tu-che-non-li-puoi-soffrire. Bè: come già sostenevo nell'articolo apparso sul giornale, le moschee che in Italia sbocciano all'ombra d'un dimenticato laicismo e d'un risorto bacchettonesimo pullulano fino alla nausea di terroristi o aspiranti terroristi. Non a caso, con l'aiuto di Scotland Yard, dopo la strage di New York qualcuno l'hanno arrestato. Qualche arsenale di armi e di esplosivi da usare a gloria del dio-misericordioso-e-iracondo l'hanno trovato. Con l'aiuto supplementare della polizia francese e spagnola e tedesca, qualche cellula di Al-Qaida l'hanno scoperta. Ed ora si sa che dal 1989 l'Fbi parlava d'una Pista Italiana anzi di Italian Militians. Si sa che già allora la Moschea di Milano veniva segnalata come un covo di terroristi. Si sa anche che l'algerino-milanese Ahmed Ressan era stato beccato a Seattle con sessanta chili di componenti chimici per fabbricare esplosivi, che altri due "milanesi" chiamati Atmani Saif e Fateh Kamel erano coinvolti nell'attentato alla metropolitana di Parigi che da Milano gli stinchi di santo andavano spesso in Canada. Si scopre che gli epicentri del terrorismo islamico sono sempre stati a Milano, Torino, Roma, Napoli, Bologna. Che anche Como, Lodi, Cremona, Reggio Emilia, Modena, Firenze, Perugia, Trieste, Ravenna, Rimini, Trani, Bari, Barletta, Catania, Palermo, Messina hanno sempre avuto covi binladiani. Si parla di reti operative, di Basi Logistiche, di Cellule per il Traffico d'Armi, di Struttura italiana per la Strategia Internazionale Omogenea. Si rivela che i terroristi peggiori sono spesso muniti di passaporto regolarmente rinnovato, carta d'identità, permesso di soggiorno. (Tutta roba che il Ministro degli Interni rilasciava con notevole disinvoltura e generosità....).

Si conoscono anche i loro luoghi d'incontro, ora. E non sono i risorgimentali salotti delle contesse Maffei dove rischiando i plotoni d'esecuzione o la forca i nostri nonni cospiravano per liberar la patria dallo straniero. Sono le macellerie halal cioè le macellerie islamiche di cui i nostri graditi ospiti hanno riempito l'Italia perchè loro la carne la mangian solo se l'animale è stato sgozzato o dissanguato poi disossato. (Ergo chi come noi la cuoce col sangue e con l'osso è un Infedele da disprezzare, da punire). Però si incontrano anche nelle rosticcerie arabe, nei bar che a disposizione del pubblico tengono l'Internet. E, ovvio, nelle moschee. Quanto agli Imam delle moschee, alleluja!

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SEGUE AI LETTORI 5

Post n°188 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da loredanafina1964

C'era proprio bisogno di quei puntini sulle "i", comunque?

Dall'Aghanistan al Sudan, dall'Indonesia al Pakistan, dalla Malesia all'Iran, dall'Egitto all'Iraq, dall'Algeria al Senegal, dalla Siria al Kenya, dalla Libia al Ciad, dal Libano al Marocco, dalla Palestina allo Yemen, dall'Arabia Saudita alla Somalia, l'odio per l'Occidente  cresce. Si gonfia come un fuoco alimentato dal vento, e i seguaci del fondamentalismo islamico si moltiplicano come i protozoi d'una cellula che si scinde per diventare due cellule poi quattro poi otto poi sedici poi trentadue. All'infinito. Chi non se n'è accorto guardi le immagini che ogni giorno ci porta la televisione. Le moltitudini che inzuppano le strade di Islamabad, le piazze di Nairobi, le moschee di Teheran. I volti inferociti, i pugni minacciosi, i cartelli col ritratto di Bin Laden. I falò che bruciano la bandiera americana e il fantoccio coi lineamentid  di Bush. Chi non ci crede, ascolti i loro osanna al dio-misericordioso-e-iracondo o i loro berci Allah-akbar, Allah-akbar. Jihad-Guerra Santa Jihad.

Altro che frange di estremisti! Altro che minoranze di fanatici! Sono milioni e milioni, gli estremisti. Sono milioni e milioni i fanatici! I milioni e milioni per cui, vivo o morto, Osama Bin Laden è una leggenda uguale alla leggenda di Khomeini. I milioni e milioni che scomparso Khomeini ravvisarono in lui il nuovo leader, il nuovo eroe. Sere fa vidi quelli di Nairobi, luogo di cui non si parla mai. Gremivano la piazza più che a Gaza o a Islamabad o a Giacarta, e a un certo punto il telecronista intervistò un vecchio. Gli chiese: "Who is for you, chi è per voi, Bin Laden?": "A hero, our hero!" Un eroe, il nostro eroe!". rispose il vecchio, felice. "And if he dies, e se muore?" aggiunse il telecronista. "We find onother one, ne troviamo un altro" rispose il vecchio, sempre felice. In parole diverse, l'uomo che di volta in volta li guida non è che la punta dell'iceberg: la parte della montagna che emerge dagli abissi. E il vero protagonista di questa guerra non è lui. Non è neanche il paese che via via lo partorisce o lo ospita. E' la Montagna che da millequattrocento anni non si muove, non esce dagli abissi della sua cecità, non vuol saperne di libertà e giustizia e democrazia e progresso. Quella Montagna che nonostante le scandalose ricchezze dei suoi padroni (pensa all'Arabia Saudita) vive ancora in una miseria da Medioevo, vegeta ancora nell'oscurantismo e ne puritanesimo d'una religione che sa produrre solo religione. Quella Montagna che affoga nell'alfabetismo, (nei paesi mussulmani la percentuale dell'analfabetismo non scende mai al di sotto del sessanta per cento), sicchè le "notizie" le attinge soltanto dalle vignette dei disegnatori venduti alla dittatura dei mullah e degli imam. Quella Montagna che essendo segretamente gelosa di noi, segretamente attratta dal nostro sistema di vita, attribuisce a noi la colpa delle sue povertà materiali e intellettuali. Sbaglia dunque chi crede che la Guerra Santa si sia conclusa nel novembre 2001. 

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Ciao, bel post, complimenti. Ti auguro una dolce notte....
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Il verso della lepre o il raglio dell'asino invece non...
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