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La rivoluzione cristiana

Post n°31 pubblicato il 16 Aprile 2014 da myfriend.mi
 

Natalía Ginzburg (Palermo, 14 luglio 1916 – Roma, 7 ottobre 1991), è stata una scrittrice italiana, figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento. Natalia Ginzburg, scrittrice atea, nel 1988 scrisse su l’Unità un articolo intitolato Non togliete quel crocifisso.

In esso si opponeva all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, ma sottolineava l’importanza della presenza del crocifisso nelle aule. “È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza” e che “ha cambiato il mondo”. Gli atei non possono negare che molti, anche non religiosi, sono stati, come Gesù, traditi a causa della propria fede e per il loro modo di concepire il prossimo. Non c’è posto per tutti nelle aule, ma “il crocifisso li rappresenta tutti”.

 

Natalia Ginzburg, L’Unità, 22 marzo 1988

Il crocifisso è l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine.

E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini.

E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto.

 

Le radici della nostra civiltà

Non mi interessa qui parlare dell'avere fede o meno in Gesù. Mi interessa sottolineare come quest'uomo e il cristianesimo facciano parte delle radici della nostra civiltà. Su questo c'è, tra gli storici (credenti e non credenti), una sostanziale uniformità di giudizio. E, quindi, in questi giorni di Pasqua voglio rendere omaggio a quest'uomo così importante per la storia dell'occidente.

Come ho già detto in un altro post, ci sono un sacco di cantanti che usano la propria arte per attaccare Gesù e il cristianesimo e per propagandare una visione dell'Homo che è in netto contrasto con i valori del cristianesimo che sono stati, insieme ad altri, accolti anche negli articoli della nostra attuale Costituzione.

Per cui, per rendere degnamente omaggio a quest'uomo, e per sottolineare quanto siano imbecilli questi sedicenti "cantanti", riporto alcune clip del famoso film di Franco Zeffirelli, Gesù di Nazareth.

 
 
 
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