Il Fiore e la Spada

Introspezione...


Parlavo su msn con un amico ieri, durante le lunghe ed interminabili otto ore di lavoro. L'argomento, guarda un pò, erano le relazioni, le aspettative, i problemi che ognuno di noi affronta nel suo costante conflitto con l'esterno. Uno degli interrogativi era sull'umana aspirazione a far durare le cose (ogni cosa) per sempre. Il mio amico mi trasmetteva il suo disagio di fronte alla possibilità che una relazione piacevole potesse finire, come spesso accade. E qui sono iniziati i dolori, almeno per me. Mi sono reso conto, non per la prima volta, che al contrario io accetto e do per scontato il cambiamento. Insomma, per me la fine di qualcosa non è solo una possibilità, ma una concreta certezza. Se questo punto di vista di certo mi ripara dalla sofferenza della privazione, dall'altro lato temo mi separi dal pieno abbandono in qualcosa. Eppure... non è la sensazione dell'effimero che aumenta la gioia del vivere? Si dice che i romani ai banchetti portassero anche uno scheletro, per ricordare agli invitati la presenza della morte nel loro futuro ed invitarli a godere al massimo del presente (memento mori). Chissà se funzionava davvero...Mentre mi interrogo sulla mia accettazione del cambiamento e sul mio non-attaccamento alla realtà, torno al lavoro dato che, come sempre, in mia assenza non si è risolto da solo.Riassunto: non sono fatto per le relazioni personali.