Creato da angiolhgt il 01/09/2011

Deliri di notte

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Post n°140 pubblicato il 03 Aprile 2015 da angiolhgt

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Commenti al Post:
ossimora
ossimora il 03/04/15 alle 19:59 via WEB
Tanker Enemy è lo sciochimichista , il complottaro . Mah . Che dirti non mi piace questa mania di vedere tutto con l'ottica del "comblotto comblotto " e della disinformazione svenduta per Controinformazione .La storia che i vaccini fanno malissimo ed il loro calo , ha riportato diversi casi encefalite da morbillo come complicanza . meglio darsi una calmata e convincersi che spesso una cosa è esattamente ciò che è.
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 03/04/15 alle 22:06 via WEB
L'aereo di Ustica è caduto per un fulmine a ciel sereno ..sono dei complottisti quei rompiballe dei parenti e anche i giudici ci si mettono ad inventarsi non so che cervellotica storia su certi mirage e missili storie da james bond....
 
ziryabb
ziryabb il 03/04/15 alle 20:41 via WEB
Mi piace. Da giovane ho contratto la complottite cronica e non ci sono mai guarito. Adoro il complotto.
Ricostruzione fatta molto bene. Ipotesi plausibile che non si è sentita nei media.
Ora ho il sospetto che il N.Y Times faccia parte del complotto. Dopo avere pubblicato il contenuto delle registrazioni "anticipando" il procuratore, il quotidiano newyorchese ha adottato la versione ufficiale in tutti i suoi successivi articoli.
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 03/04/15 alle 22:08 via WEB
vale il commento per ossimora
 
ossimora
ossimora il 04/04/15 alle 11:37 via WEB
Il 10 settembre 2011, dopo tre anni di dibattimento, una sentenza emessa dal giudice civile Paola Proto Pisani, ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di 42 (quarantadue)[139] familiari delle vittime della Strage di Ustica. Alla luce delle informazioni raccolte durante il processo, i due ministeri sono stati condannati per non aver fatto abbastanza per prevenire il disastro (il tribunale ha stabilito che il cielo di Ustica non era controllato a sufficienza dai radar italiani, militari e civili, talché non fu garantita la sicurezza del volo e dei suoi occupanti) e fu ostacolato l’accertamento dei fatti[140]. Infatti, secondo le conclusioni del giudice di Palermo, nessuna bomba esplose a bordo del DC-9, bensì l'aereo civile fu abbattuto durante una vera e propria azione di guerra che si svolse nei cieli italiani senza che nessuno degli enti controllori preposti intervenisse. Inoltre, secondo la sentenza, vi sono responsabilità e complicità di soggetti dell'Aeronautica Militare Italiana che impedirono l'accertamento dei fatti attraverso una innumerevole serie di atti illegali commessi successivamente al disastro. Il 28 gennaio 2013 la Corte di Cassazione, nel respingere i ricorsi dell'avvocatura dello Stato ha confermato la precedente condanna, sentenziando che il DC-9 Itavia cadde non per un'esplosione interna, bensì a causa di un missile o di una collisione con un aereo militare, essendosi trovato nel mezzo di una vera e propria azione di guerra.[141]. I competenti ministeri furono dunque condannati a risarcire i familiari delle 81 vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli[141]. La sentenza fu accolta favorevolmente dall'associazione dei familiari delle vittime
 
 
ossimora
ossimora il 04/04/15 alle 11:56 via WEB
E' stata lunga ma la verità su Ustica è uscita , anche se era apparsa subito ovvia, i corpi erano pieni di tracce di ordigni.
 
ossimora
ossimora il 07/04/15 alle 10:54 via WEB
QUESTO MI SEMBRA UN INTERVENTO INTERESSANTE...E NON MERAMENTE COMPLOTTISTADicono che il giovane pilota Andreas Lubitz avesse sofferto di crisi depressive e avesse tenuto nascoste le sue condizioni psichiche all’azienda per cui lavorava, la Lufthansa. I medici consigliavano un periodo di assenza dal lavoro. La cosa non è affatto sorprendente: il turbo-capitalismo contemporaneo detesta coloro che chiedono di usufruire dei permessi di malattia, e detesta all’ennesima potenza ogni riferimento alla depressione. Depresso io? Non se ne parli neanche. Io sto benissimo, sono perfettamente efficiente, allegro, dinamico, energico, e soprattutto competitivo. Faccio jogging ogni mattina, e sono sempre disponibile a fare straordinario. Non è forse questa la filosofia del low cost? Non suonano forse le trombe quando l’aereo decolla e quando atterra? Non siamo forse circondati ininterrottamente dal discorso dell’efficienza competitiva? Non siamo forse quotidianamente costretti a misurare il nostro stato d’animo con l’allegria aggressiva delle facce che compaiono negli spot pubblicitari? Non corriamo forse il rischio di essere licenziati se facciamo troppe assenze per malattia? Adesso i giornali (gli stessi giornali che da anni ci chiamano fannulloni e tessono le lodi della rottamazione degli inefficienti) consigliano di fare maggiore attenzione nelle assunzioni. Faremo controlli straordinari per verificare che i piloti d’aereo non siano squilibrati, matti, depressi, maniaci, malinconici tristi e sfigati. Davvero? E i medici? E i colonnelli dell’esercito? E gli autisti dell’autobus? E i conducenti del treno? E i professori di matematica? E gli agenti di polizia stradale? Epureremo i depressi. Epuriamoli. Peccato che siano la maggioranza assoluta della popolazione contemporanea. Non sto parlando dei depressi conclamati, che pure sono in proporzione crescente, ma di coloro che soffrono di infelicità, tristezza, disperazione. Anche se ce lo dicono raramente e con una certa cautela l’incidenza delle malattie psichiche è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, e il tasso di suicidio (secondo il rapporto del World Health Organization) è cresciuto del 60% (wow) negli ultimi quarant’anni. Quaranta anni? E che potrà mai significare? Che cosa è successo negli ultimi quarant’anni perché la gente corra a frotte verso la nera signora? Forse ci sarà un rapporto tra questo incredibile incremento della propensione a farla finita e il trionfo del Neoliberismo che implica precarietà e competizione obbligatoria? E forse ci sarà un rapporto anche con la solitudine di una generazione che è cresciuta davanti allo schermo ricevendo continui stimoli psico-informativi e toccando sempre di meno il corpo dell’altro? Non si dimentichi che per ogni suicidio realizzato ce ne sono circa venti tentati senza successo. E non si dimentichi che in molti paesi del mondo (anche in Italia) i medici sono invitati a essere cauti nell’attribuire una morte al suicidio, se non ci sono prove evidenti dell’intenzione del deceduto. E quanti incidenti d’auto nascondono un’intenzione suicida più o meno cosciente? Non appena le autorità investigative e la compagnia aerea hanno rivelato che la causa del disastro aereo sta nel suicidio di un lavoratore che ha sofferto di crisi depressive e le ha tenute nascoste, ecco che in Internet si è messo in marcia il solito esercito di cospirazionisti. “Figuriamoci se ci credo”, dicono quelli che sospettano il complotto. Ci deve essere dietro la CIA, o forse Putin, o magari semplicemente un gravissimo errore della Lufthansa che ci vogliono tenere nascosto. Un vignettista che si firma Sartori e crede di essere molto spiritoso mostra un tizio che legge il giornale e dice: “Strage Airbus: responsabile il copilota depresso.” Poi aggiunge: Fra poco diranno che anche l’ISIS è fatta da depressi.” Ecco, bravo. Il punto è proprio questo: il terrorismo contemporaneo può avere mille cause politiche, ma la sola causa vera è l’epidemia di sofferenza psichica (e sociale, ma le due cose sono una) che si sta diffondendo nel mondo. Si può forse spiegare il comportamento di uno shaheed, di un giovane che si fa esplodere per uccidere una decina di altri umani in termini politici, ideologici, religiosi? Certo che si può, ma sono chiacchiere. La verità è che chi si uccide considera la vita un peso intollerabile, e vede nella morte la sola salvezza, e nella strage la sola vendetta. Un’epidemia di suicidio si è abbattuta sul pianeta terra, perché da decenni si è messa in moto una gigantesca fabbrica dell’infelicità cui sembra impossibile sfuggire. Quelli che dappertutto vedono un complotto dovrebbero smetterla di cercare una verità nascosta, e dovrebbero invece interpretare diversamente la verità evidente. Andreas Lubitz si è chiuso dentro quella maledetta cabina di pilotaggio perché il dolore che sentiva dentro si era fatto insopportabile, e perché accusava di quel dolore i centocinquanta passeggeri e colleghi che volavano con lui, e tutti gli altri esseri umani che come lui sono incapaci di liberarsi dall’infelicità che divora l’umanità contemporanea, da quando la pubblicità ci ha sottoposto a un bombardamento di felicità obbligatorio, da quanto la solitudine digitale ha moltiplicato gli stimoli e isolato i corpi, da quando il capitalismo finanziario ci ha costretto a lavorare il doppio per guadagnare la metà.
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 08/04/15 alle 08:15 via WEB
La depressione è uno stato della coscienza ma anche una malattia, credo che il suicidio da malessere "occidentale" sia un prodotto più "singolo" che sociale, sia l'esito endogeno di una intima profonda paura della morte, della malattia, della condizione disperata di solitudine e privazione. Ma la parola depressione è vaga, troppo per abbracciare comportamenti estremi. Il suicidio è un fatto complesso, va da quello culturale giapponese a quello rituale di certe sette- e qui la matrice sociale è evidente-, a quello per trovare sollievo da una vita ritenuta impossibile da sostenersi. Quello del pilota è ancora più complesso perchè si coniuga con una ecatombe e non credo animata da spirito puramente omicida penso piuttosto che abbia trovato solo così quel coraggio che gli mancava condividendolo: una forma di condivisione come contrappasso di una condivisione negata, una esclusione vendicata includendo.
 
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