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Milano chiude a -4%, banche giù

Post n°642 pubblicato il 11 Luglio 2011 da Lucky340
 

Roma, 11 lug. (TMNews) - Un'altra giornata ad alta tensione sui mercati. Dopo il passato "venerdì nero", in cui i titoli di Stato della penisola sono stati investiti da una ondata di vendite allarmistiche che ha trainato al ribasso la Borsa di Milano, il copione si è ripetuto spegnendo tentativi di limitare le perdite in mattinata, mentre tutte le Borse europee tornavano ad accusare un'ondata di cali a catena tirandosi dietro anche Wall Street. A fine seduta a Piazza Affari il Footsie-Mib ha lasciato sul terreno il 3,96 per cento, mentre in precedenza aveva segnato cali anche superiori al 4,5 per cento. Intanto i titoli di Stato del Belpaese sono tornati nel mirino, in un clima di rinnovate paure sui rischi di contagio ad altri paesi dell'area euro delle difficoltà che hanno già coinvolto Grecia, Irlanda e Portogallo.

A innescare questo allarmismo, nella passata seduta, sembra esser stata l'incertezza che tocca il quadro politico italiano, e che potrebbe ripercuotersi sull'approvazione parlamentare della manovra di risanamento dei conti pubblici approntata dal governo. Il tutto non si è arrestato, anzi si è accentuato mentre secondo alcune indiscrezioni di stampa hanno pesato voci incontrollate sulla necessità di raddoppiare a 1.500 miliardi di euro la dotazione del fondo europeo anti crisi, per fare fronte a difficoltà in altri paesi. Questo ha portato ad altri cali dei prezzi delle emissioni italiane già presenti sul mercato, e speculari aumenti dei rendimenti che hanno fatto ampliare il differenziale (spread) di rendimento rispetto ai bund della Germania: tra Btp italiani a dieci anni e bund ha segnato un nuovo massimo dall'entrata nell'euro, a 305 punti base.

Intanto dalla Germania è arrivato l'appoggio alla manovra economica presentata dall'Italia. Per il ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Shauble "l'Italia è nel mezzo di una decisione sul bilancio che non è facile, ma la proposta presentata dal ministro dell'Economia è molto convincente" e ancora: "Non ci sono dubbi che l'Italia prenderà le giuste decisioni" per quanto riguarda la manovra finanziaria e i conti pubblici. Intanto la Commissione europea propone di vietare alle agenzie di rating di fornire valutazioni sui Paesi europei oggetto di aiuti internazionali.

E se all'Italia è andata male non è andata molto meglio alle altre Borse europee, mentre oggi forti vendite hanno colpito anche i titoli di Stato della Spagna, anche in questo caso portando a nuovi massimi sui rendimenti, ben oltre il 6 per cento sulla scadenza decennale. La Borsa di Madrid ha chiuso al meno 2,69 per cento, Parigi al meno 2,71 per cento, Francoforte meno 2,33 per cento, Londra meno 1,03 per cento. Giù anche Wall Street, con il Dow Jones al meno 1,06 oper cento negli scambi di metà seduta e il Nasdaq al meno 1,71 per cento. Si sono accentuati gli indebolimenti dell'euro, a 1,4047 dollari è finito ai minimi da un mese e mezzo sulla valuta Usa, segnando un nuovo minimo storico sul franco svizzero.

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Commenti al Post:
Lucky340
Lucky340 il 11/07/11 alle 22:11 via WEB
di Mario Lettieri Paolo Raimondi
Finalmente la grande stampa nazionale sembra capire i giochi sporchi delle agenzie di rating e ha cominciato a sfidare le loro sentenze sullo stato di salute dell’economia. L’ultima riguarda il Portogallo i cui titoli sono stati declassati a livello junk, spazzatura.
A risvegliare un senso di difesa dell’interesse nazionale sono state le valutazioni negative sulla manovra di finanza pubblica e sulla situazione delle 16 maggiori banche italiane. Finora i rating delle agenzie sono stati usati come clava da molti politici contro gli avversari.
Nel 2006 quando abbassarono il rating italiano, l’opposizione gridò al fallimento del governo di Romano Prodi, che pure riuscì a ridurre il debito pubblico di circa 3 punti senza una politica di lacrime e sangue. Adesso gli annunci di abbassamento del rating da parte delle agenzie offrono il destro per asserire tout court che le politiche economiche non vanno bene. È legittimo opporsi alle varie scelte governative. Ma perché consegnare il governo dell’economia e la nostra sovranità nelle mani delle agenzie di rating? In tempi non sospetti abbiamo sollevato seri dubbi sui comportamenti delle tre sorelle, Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, e sui loro conflitti di interessi. Nel 2006 in uno studio, citando i resoconti ufficiali, dimostrammo che i loro executive board, i direttori ed gli alti dirigenti provenivano dalle maggiori banche d’affari e dalle principali corporation americane. Oggi non è cambiato niente. Moody’s e S&P controllano oltre il 40% del mercato del rating. Moody’s vanta direttori provenienti da Citigroup, Chase Manatthan Bank, American Express e altri big. S&P è una controllata della McGraw-Hill, un gigante privato dei servizi finanziari, dell’informazione e dei media. È guidata anche da uomini provenienti dalle grandi banche a cominciare da Citigroup. Guarda caso proprio dalle banche che dominavano e dominano il mercato dei derivati Otc. Tutto legittimo, ma le agenzie di rating non ci parlino di trasparenza, indipendenza e garanzie contro possibili conflitti di interessi! Già in questa commistione appare lampante il conflitto di interessi, aggravato dal fatto che le agenzie sono pagate dalle banche per certificare i loro prodotti finanziari, come i Cdo e gli Abs.Titoli derivati su altri titoli di dubbio valore, quali ipoteche, mutui, carte di credito: debiti spesso difficilmente solvibili. Quasi tutti certificati con il bollino della tripla A. Si ricordi che più del 90% dei Mbs con rating AAA emessi nel 2006-2007 è stato poi declassato al livello di junk. In Italia ed in Europa la stampa parla solo delle difficoltà della Grecia o del Portogallo. Ma non dà il dovuto risalto alla decisione della Sec di avviare azioni legali nei confronti di alcune agenzie di rating, tra cui S&P, per il loro ruolo nella valutazione del merito creditizio di titoli legati ai mutui che hanno causato la crisi finanziaria. Nel mondo la credibilità delle tre sorelle è in discussione. La Cina ha la sua Dagong, che ha tagliato da AA ad A+ il rating del debito americano e poi a quello del Regno Unito. Sotto la spinta cinese in Malesia è stata costituita l’Associazione asiatica delle agenzie di rating con il compito di riformare il sistema e creare nuovi e condivisi standard internazionali di. Anche il premier russo Vladimir Putin ha annunciato che il suo governo era intenzionato a creare proprie agenzie. L’Europa mostra di essere troppo succube dei vecchi poteri finanziari. Continuiamo a ritenere urgente l’intervento dei governi per dettare norme stringenti a mercati finanziari, sistema bancario e agenzie di rating. Queste ultime sfuggono a qualsiasi seria regolamentazione.
* Sottosegretario dell’Economia nel governo Prodi * Economista
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