Creato da luloca il 10/03/2006
Liberi come l'aria.
In questo blog sono graditi tutti gli interventi, se in tema con l'argomento del post. Potete dire qualunque boiata, purché non lo facciate in maiuscolo o in grassetto. La prima regola del vivere civile é quella di non prevaricare gli altri, e chi lo fa,oltre a non meritare la mia stima, si rivela solo un gran cafone.
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Post n°122 pubblicato il 06 Ottobre 2007 da Aurelito77
Niente parole d’amore per un fucile
di Aurelito77
Un fucile uccide
Per questo è stato creato
Non ha scelta
Niente parole d’amore, per un fucile
La sua bocca è tuono
La sua lingua un lampo
La sua voce è morte
Solo quello sa dire
Un fiore è bellezza disarmata, disarmante,
bellezza che incombe alta
al di sopra delle lame affilate dell’erba spada
Lassù l’ha posto il sangue della terra,
noi, i globuli rossi del piano economico mondiale,
il tramonto che arrossa quelle stesse lame
E ugualmente esso non ha scelta
È venuto al mondo come simbolo
e morirà su una bandiera
Ora, io sono certo di non sbagliare
quando affermo che Erica è nata per l’amore,
per tenere i fiori lontani dalle bandiere
e gli uomini lontani dai fucili
E nemmeno per Erica c’è scelta
L’amore non sceglie, si fa scegliere
Un fucile, un fiore, Erica
Morte, bellezza, amore
Questi i loro nomi
Questi i loro compiti
E da ragazzo ho corso a spaccapolmoni
lungo prati sterminati
E da soldato mi sono addormentato
stretto ad un fucile
E se l’ho fatto è perché questi sono i compiti
di un ragazzo e di un soldato:
calpestare le bandiere
e dormire abbracciato alla morte
E dopo, da poeta,
ho raccolto in fila la bellezza di tutti i fiori
e ognuno di essi l’ho armato con un fucile di morte
Poi ho sistemato Erica all’altro capo dell’amore
e ho dato l’ordine
Perché questo è infine il compito di un poeta:
mischiare le carte e gridare “fuoco”
LETTERA SPALANCATA DI AURELITO A GEORGE W. BUSH
Signor Presidente: il destino di pochi uomini è di comandare eserciti e dominare nazioni. Quello di una moltitudine è di obbedire al comando dei pochi, chinando la testa. Ad altri ancora è dato di scegliere tra una fuga perpetua e una morte altrettanto eterna.
Signor Presidente: il vostro nome è scritto tra i pochi, il mio tra i fuggiaschi. VOI tenete in mano ambedue le liste, ed entrambi i nostri nomi sono scritti col sangue della mia gente.
Signor Presidente: VOI avete compilato le liste e VOI ogni giorno le aggiornate. Siete sempre e solo VOI ad aggiungere e togliere nomi, ad affondare la penna nel calamaio rosso del mio popolo.
VOI costringete noi a pregare il dio mercato al soldo multinazionale sull’inginocchiatoio dell’economia globale.
VOI avete tracciato confini a separare popoli e innalzato muri altissimi tra uomo e uomo, e tra l’uomo e l’idea stessa che l’uomo ha di sé.
E così facendo, lasciando che a parlare per VOI fossero - ancora e sempre - il vostro denaro e il vostro fucile, VOI avete falciato filari e filari di giovani alberi finché non ne è rimasto nessuno dove appendere la vostra sanguinaria bandiera.
Signor Presidente: in nome di tutto ciò che ho di più caro a questo mondo, vi dico che la sbilenca Babele che VOI avete edificato, le sue pareti in oro massiccio, le sue fondamenta di schiavi disumani, il suo tetto di bombe pronte a cadere, tutto questo sarà spazzato via dai semi dell’odio che VOI avete generato e sparso.
Vi prometto che i muri che avete innalzato attorno allo spirito dell’uomo e a tutto ciò che ha reso l’uomo grande, scivoleranno a terra allo stesso modo in cui un giorno scivolerà il vestito dal corpo di Marabel.
Ne sentiremo soltanto il lieve fruscio. E ciò che vedremo in sua vece, sarà ciò che da sempre avremo voluto vedere.
La mano che ha scritto questa lettera, Signor Presidente, è la mano di tutti gli uomini liberi.
Aurelito
Aurelito, sulle nuvole di questo cielo carico di speranza, cerca di prestare orecchio ai discorsi dei santi, ma i santi parlano d'altro... come sempre.
Buona morte, aeroplani carichi di bombe "intelligenti". E buonanotte, Europa...
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UNA PROFEZIA DI PIER PAOLO PASOLINI.
Alì dagli Occhi Azzurri uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini, e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua. Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci asiatici, e di camice americane. Subito i Calabresi diranno, come malandrini a malandrini: «Ecco i vecchi fratelli, coi figli e il pane e formaggio!»
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