luna di rame

in equilibrio sul filo

 

 

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Post n°63 pubblicato il 10 Maggio 2009 da luna.di.rame

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attraverso il cortile. è molto grande, porticati sui quattro lati e un giardino nel mezzo, ci sono anche una fontana e tanti tantissimi vasi di fiori. salgo sull’ascensore e le porte si aprono al terzo piano. non ho bisogno di guardarmi intorno, di cercarla. lei è lì, solita poltrona, vicino alle grandi vetrate.
i suoi occhi sorridono, anche i miei, credo.
ogni volta la scruto, sta bene? mi sembra di sì. è felice? non lo so. mi siedo.
c’è sempre un leggero imbarazzo, credo dipenda da me perché lei si è un po’ ammorbidita con gli anni ma tra noi il solco che c’è da una vita è lì, latente… poca confidenza, non ricordo un abbraccio di mia madre da sempre e non so abbracciarla. lei sta lì dritta, le mani in grembo e gli occhi attenti. chiede oh sei andata dal parrucchiere? sa benissimo che non ci sono andata…oh finalmente hai messo una gonna…e dormi di notte? non dormo ma dico di sì.
sì sì sì.
quando sono con lei cerco nella mente l’argomento giusto per parlare e accidenti non lo trovo, mai. questo no, questo magari la manda in ansia, questo non è facile, questo non posso dirglielo. e così quando mi chiede – come va? – rispondo sempre che tutto va bene e lascio parlare lei.
mi dice come sono brave le mie figlie, come sono carine e come l’aiutano, anna poi! ogni giorno lì  a darle da mangiare a farla camminare a incentivarla a dialogare. è vero, le mie figlie sono davvero brave con lei e se la cavano benissimo, molto più di me. io a volte mi sento impacciata e sotto esame, darei non so cosa per non esserlo. e finisce che non parlo ma mi faccio domande… perché non mi ha insegnato oltre  latino e  matematica anche la confidenza, il parlare di piccole cose, la complicità fra madre e figlia? perché così maledettamente importanti le mie scarpe da ginnastica? perché l’apparenza più della sostanza?
le vorrei fare a lei, le tengo per me.
in questo periodo davvero non facile della mia vita dove le cose mi cadono addosso e non so come prenderle a calci, penso che vorrei stare seduta al suo fianco e raccontare semplicemente raccontare ma, come giustamente dicono tutti, ricordiamoci che ha 90 anni…
ogni tanto la prendo a braccetto e  camminando lentamente, lì sento la sua fragilità, andiamo alle grandi vetrate dove lo sguardo spazia fino alle rive dell’adda. indico col dito, ecco il tetto della mia casa il parco i campanili delle chiese e ancora più in là il boschetto di pioppi.
poi…ciao mamma mi raccomando! la prossima volta se c’è il sole scendiamo in giardino, va bene? e lei fa cenno di sì con la testa.
un sorriso, una mia carezza leggera sulla sulla sua mano.

 

poi le porte dell’ascensore si aprono e io sguscio dentro.      grazia

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 11/08/2007
 

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