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DIALETTICA. NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE (sintesi del capitolo XIII dell'Antiduhring di Engels)

Post n°80 pubblicato il 27 Ottobre 2013 da terhas1989

La negazione della negazione per Marx sta nell'espropriazione degli espopriatori come ristabilimento della proprietà individuale ma sulla base della proprietà sociale della terra e dei mezzi di produzione creati dal lavoro stesso. Abbiamo qui una proprietà sociale della terra e degli altri mezzi di produzione e una proprietà individuale dei prodotti e quindi degli oggetti d'uso. La società organizzata socialisticamente è un'associzione di liberi uomini che lavorino con mezzi di produzione comuni e spendano coscientemente le loro molte forze-lavoro individuali come una sola forza-lavoro sociale. Il prodotto complessivo dell'associazione è prodotto sociale. Una parte serve a sua volta da mezzo di produzione. RIMANE SOCIALE. Ma un'altra parte viene consumata come mezzo di sussistenza dai membri dell'associazione. QUINDI DEVE ESSERE DISTRIBUITA FRA ESSI.

Prima dell'era capitalistica esistevano, almeno in Inghilterra, piccole industrie fondate sulla proprietà privata che il lavoratore aveva dei suoi mezzi di produzione. La cosiddetta accumulazione originaria del capitale qui è consistita nell'espropriazione di questi produttori immediati, cioè nella dissoluzione della proprietà privata fondata sul lavoro proprio. Questo perché la piccola industria è compatibile solo con i limiti naturali angusti della produzione e della società e perciò a un certo livello crea mezzi materiali della sua distruzione. Questa distruzione, la trasformazione dei mezzi di produzione individuali e frazionati in mezzi di produzione socialmente concentrati, forma la preistoria del capitale. Ora quello che deve essere espropriato non è più il lavoratore indipendente che lavora per sé, ma il capitalista che sfrutta molti operai.

L'espropriazione degli espopriatori si compie attraverso il giuoco delle leggi immanenti della stessa produzione capitalistica, attraverso la centralizzazione dei capitali. Ogni capitalista ne ammazza molti altri. Di pari passo con questa centralizzazione ossia con l'espropriatore di molti capitalisti da parte di pochi, si sviluppano su scala sempre crescente la forma cooperativa del processo lavoro, la consapevole applicazione tecnica della scienza, lo sfruttamento metodico collettivo della terra, la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzi di lavoro utilizzabili solo collettivamente, la economia di tutti i mezzi di produzione mediante il loro uso come mezzi di produzione del lavoro sociale, combinato. Con la diminuzione costante del numero di magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce la massa della miseria, della pressione, dell'asservimento, della degenarazione, dello sfruttamento, ma cresce anche la ribellione dell classe operaia che sempre più si ingrossa ed è disciplinata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalistico. Il monopolio del capitale diventa un vincolo del modo di produzione, che è sbocciato insieme ad esso e sotto di esso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili col loro involucro capitalistico. Ed esso viene spezzato. Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati (negazione della negazione).

 
 
 
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Un blog di: terhas1989
Data di creazione: 24/09/2010
 

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