la luna nera

ECONOMIA POLITICA. OGGETTO E METODO. (sintesi del capitolo I, seconda parte, dell'Antiduhring di Engels)


L'economia politica è la scienza delle leggi che regolano la produzione e lo scambio dei mezzi materiali di sussistenza nella società umana. Non può essere la stessa per tutti i paesi e per tutte le epoche storiche. E' una scienza STORICA: si occupa di una materia che appartiene alla storia, di una materia in continuo cambiamento.Con le differenze nella distribuzione appaiono le differenze di classe. La società si divide in classi privilegiate e diseredate. Lo Stato all'inizio nasce da raggruppamenti naturali di comunità dello stesso ceppo al fine di tutelare i loro interessi comuni e per proteggersi all'esterno. Da ora in poi assume il fine di mantenere con la forza le condizioni di vita e di dominio della classe dominante contro la classe dominata. La moderna produzione capitalistica ha appena trecento anni, ma è divenuta dominante da appena cento anni, cioè dall'introduzione della grande industria. Essa ha dato origine a contrasti nella distribuzione- da una parte concentrazione dei capitali nelle mani di pochi, dall'altra, concentrazione nelle grandi città delle masse pauperizzate- contrasti che necessariamente la conducono alla rovina.In ogni periodo, il nesso tra la distribuzione e le condizioni materiali di esistenza di una società è così insito nella natura delle cose da rispecchiarsi nell'istinto popolare. Sino a quando un modo di produzione si trova nella fase ascendente della parabola del suo sviluppo, è salutato con gioia perfino da coloro che nel modo di produzione ad esso corrispondente hanno tutto da perdere. Sino a quando questo modo di produzione resta socialmente normale si è anche completamente soddisfatti della distribuzione, e se una protesta si eleva, essa parte dal seno delle stesse classi dominanti (Saint Simon, Fourier, Owen) e da principio non trova nessun favore fra le masse sfruttate. Solo allorché il modo di produzione in oggetto ha percorso un buon tratto della sua parabola discendente, allorché esso è sopravvissuto a se stesso, allorché le condizioni di esistenza sono in gran parte scomparse e il suo successore batte alla porta, solo allora la distribuzione, che diventando sempre più diseguale, appare ingiusta, solo allora le sopravvivenze si appellano alle cosiddette giustizie eterne.La scienza economica non può vedere nell'indignazione morale, pur giustificata che essa possa essere, un argomento, ma solo un sintomo. Il suo compito è dimostrare che gli inconvenienti sociali di recente emersi sono conseguenze necessarie del modo di produzione vigente, ma che ad un tempo sono sintomi del suo imminente dissolvimento, e di scoprire nelle forme del processo economico in dissolvimento gli elementi della futura nuova organizzazione della produzione e dello scambio, che eliminerà questi inconvenienti.La scienza economica che sinora possediamo si limita quasi esclusivamente alla genesi e allo sviluppo del modo di produzione capitalistico: comincia con la critica delle sopravvivenze delle forme feudali di produzione e di scambio, dimostra la necessità della loro sostituzione con forme capitalistiche, sviluppa quindi le leggi del modo di produzione capitalistico e delle forme di csmabio ad esso corrispondenti, sotto l'aspetto positivo, cioè sotto l'aspetto per cui esse assecondano i fini generali della società, e conclude con  la critica socialista del modo di produzione capitalistico, cioè con l'esposizione delle sue leggi sotto l'aspetto negativo, con la dimostrazione, mediante il suo peculiare sviluppo, questo modo di produzione porta al punto in cui esso si rende impossibile.Questa critica dimostra che le forme capitalistiche di produzione e di scambi diventano sempre più un vincolo insopportabile per la stessa produzione, che il modo di distribuzione, che quelle forme necessariamente determinano, ha prodotto una situazione delle classi che di giorno in giorno diventa sempre più intollerabile, quell'antagonismo che diventa ogni giorno più acuto tra i capitalisti, sempre in minor numero ma sempre più ricchi, e salariati pauperizzati sempre in maggior numero e le cui condizioni nel complesso diventano sempre peggiori, e infine che quelle abbondanti forze produttive che si sono prodotte in seno al modo di produzione capitalistico, che da questo non possono più essere dominate, aspettano solo di essere prese in possesso da una società organizzata per la cooperazione secondo un piano, al fine di assicurare  tutti i membri della società tutti i mezzi di sussistenza e alle loro capacità un libero sviluppo: e ciò in una misura che precisamente andrà sempre crescendo.E poi mi dicono che essere comunista nel 2013 è assurdo! Assurdo è voler continuare con questo modo di produzione che impedisce a ciascuno di noi di realizzarsi a pieno!