Creato da luna.marea il 22/09/2007

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GUARDA CHE LUNA


Guarda che luna, guarda che mare,
da questa notte senza te dovrò restare
folle d'amore vorrei morire
mentre la luna di lassù mi sta a guardare.

Resta soltanto tutto il rimpianto
perché ho peccato nel desiderarti tanto
ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire
guarda che luna, guarda che mare!

Ma guarda che luna, guarda che mare,
in questa notte senza te vorrei morire
perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire
guarda che luna, guarda che mare!
Guarda che luna, guarda che mare! Che luna!

 

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Post n°42 pubblicato il 22 Aprile 2008 da luna.marea
Ricordi: una porta sul passato


Ho una strana memoria: se qualcuno i chiedesse cosa ricordo, per esempio, della mia infanzia, risponderei nulla anche dopo averci riflettuto per un po'.
Non è che io non abbia memoria della mia vita trascorsa, soltanto non riesco a richiamare i ricordi a comando. Poi... quando meno me lo aspetto arrivano tutti di colpo e mi investono come  una valanga. Perlopiù sono tutti associati ad odori e sapori vari.
L'altro pomeriggio avevo un languorino  e ho preparato una cosa che mi faceva spesso mia madre quando ero piccola: il pane tostato e spalmato con del burro ed insaporito con il sale. In se per se la merenda è semplice, quasi modesta e mi ah ricordato con quanto amore mia madre la preparava nel cucinino della mia vecchia casa mentre mio padre riposava nella stanza accanto in vista della lunga notte che lo aspettava.
E dopo i ricordi si susseguano senza sosta!
L'acqua bollita con la foglia di alloro e al scorza del limone, comunemente noto come "canarino", mi riporta ai lunghi e freddi, a volte piovosi, pomeriggi domenicali trascorsi d'inverno nella casa di campagna dei nonni. Li andavamo a trovare ogni fine settimana e dopo alcune ore dal lauto pranzetto c'era il rito del canarino. Ci riunivamo in cucina, tutti attorno 'o luci, il braciere che a turno riscaldava la stanza in cui ci trovavamo al momento. Mia nonna riempiva il pentolino con l'acqua e gli aromi e poi lo metteva a bollire sulla cucina a legna che fungeva da stufa aggiuntiva. Mentre aspettavamo che bollisse l'acqua si chiacchierava di cose che non saprei dire se fossero importanti oppure no... spesso però, ricordo, chiedevamo al nonno di recitarci le sue poesie e se non arrivava il canarino ad interromperlo l'avremmo ascoltato per ore.
Tutte le volte che passo davanti ad un panifico con il forno a legna, mi viene in mente che, sempre in campagna dai nonni, ce n'era una grandissimo, almeno dal punto di vista di osservazione di una bambina poi, crescendo la bimba, il forno di è rimpicciolito. Si usava sempre con l'arrivo della bella stagione, a cadenza settimanale.  Mio nonno era l'addetto alla manutenzione e all'accensione del forno... lo vedo ancora li con i suoi calzoni corti e la canottiera. Nonostante gli anni il suo fisico asciutto mostravo muscoli ancora possenti.
La nonna era l'impastatrice... olio di gomito e duro lavoro di braccia e polsi. Ho imparato ad impastare il pane vedendolo fare a lei.
Su due sedie poste una di fronte all'altra, mia madre e mia zia alloggiavano la "maidda", la vasca di legno dove versavano più di dieci chili di farina al cui centro la nonna adagiava il panetto di lievito naturale ricavato dall'impasto precedente. La zia versava l'acqua tiepida e la nonna, con tutta la sua forza, impastava. Nel frattempo mia madre preparava il tavolo della cucina: vi disponeva sopra dei teli e li spolverava con della farina, servivano ad accogliere le forme di pane che man mano la nonna realizzava. Ancora farina e altri teli servivano per proteggere i pani ed in fine venivano celati dalle coperte. A questo punto bisognava spettare che avvenisse il miracolo della lievitazione. Stavo li, a fissare il tavolo in attesa che succedesse qualcosa ma, il richiamo del gioco mi distraeva e quando tornavo a guardare il tavolo, il miracolo era già avvenuto.
Iniziava così la processione dei pani verso il forno. Prima di gettarlo in quell'inferno rovente, praticavano sulle vastedde crude, ancora per poco, dei piccoli buchi con i rebbi di una forchetta e poi... era la fine. Mio nonno chiudeva il forno e lo siggillava con delle vecchie pezze per evitare che il calore si disperdesse.  Ora non saprei dire quanto tempo dovesse passare, se un quarto d'ora, venti minuti, mezz'ora o forse di più, so solo che quando il nonno riapriva il forno l'odore del pane caldo penetrava dalle narici e arrivava fino allo stomaco tutto di corsa. La fame veniva da sola. Qualcuno dei grandi prendeva una vastedda ormai cotta e dopo averla aperta in mazzo la condiva con sale, olio e peperoncino. La si mangiava ancora calda, ci si dovevano bruciare le mani e la bocca ma... era buonissima.
I ricordi mi assalgono trascinati dagli odori e dai sapori: se chiudo gli occhi vedo e sento l'odore del fieno e della stalla dei fattori nostri vicini dai quali compravamo il latte appena munto. Ora sono arrampicata sugli ulivi e riempio la sacca di frutti che poi travaso nel sacco di iuta più grande che finirà il suo viaggio al frantoio. Sento ancora il frastuono assordante dei macchinari e poi un altro piccolo miracolo: da una parte le olive ancora intere e dall'altra il verde chiaro dell'olio appena spremuto ha un profumo un po' asprigno che punge nel naso e nella gola.
L'odore del legno giovane è quello delle verghe di ulivo che mio nonno usava per intrecciare canestri.
L'odore del sugo è quello che mia madre preparava il sabato sera per portarlo in campagna per il pranzo della domenica.
Quanti ricordi!
La mia era una famiglia numerosa e allegra ma, come ogni cosa, tutto prima o poi finisce. Tutto si estingue. Il sono cresciuta, i nonni se ne sono andati, la campagna non mi appartiene più...
Restano dei teneri ricordi, talvolta celati dal caos quotidiano, che, ripescati dal mare del passato, riaffiorano dolcemente.
 
 
 

Post N° 41

Post n°41 pubblicato il 14 Aprile 2008 da luna.marea


AAA Principe azzurro vendesi.


immagineStufe della vostra vita da single e siete alla ricerca dell’uomo ideale, l’uomo perfetto, insomma il classico principe azzurro e non lo avete ancora trovato? Niente paura... cliccando qui troverete l’uomo dei vostri sogni. Pensate: é pulito, non dice mai di no e c’è sempre quando avete bisogno di lui. Inoltre non fa mai domande e non vi contraddice, non controlla mai la carta di credito, non mastica con la bocca aperta, non russa, non lascia la tavoletta del water alzata ma, soprattutto, non ti guarda storto quando torni a casa con il tuo 2349mo paio di scarpe nuove.

Bastano 3,99 dollari e potrete portare a casa un simpatico pupazzetto che, messo a mollo nella vasca da bagno per circa 72 ore, "cresce" del 600% e sarà a vostra disposizione in qualunque momento lo desideriate e non vi farà sentire mai sole.

Che dite... non è una favola!?

 
 
 

Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 03 Aprile 2008 da luna.marea
 
Tag: Sesso

Dolce come Miele...




Parlare di sesso non sempre è facile; molti ci provano, pochi ci riescono. Il rischio maggiore è quello di scadere con volgari banalità infarcite da squallidi doppi sensi. A tal proposito vedrò di non cadere in questa trappola evitando i luoghi comuni. Sicuramente meglio della fonte da cui ho tratto ispirazione non potrò fare ma, mi cimento ugualmente.

Per quanto ne possano pensare coloro che professano qualunque religione monoteista, il sesso è uno dei pochi piaceri che la vita ci riserva.
In certi casi, tuttavia, fare sesso può rivelarsi una pratica imbarazzante a causa dei molti tabù che ci inibiscono e che altro non sono se non il retaggio culturale appesantito dall'educazione religiosa che la maggior parte di noi ha ricevuto in tenera età. Ma non sono solo i condizionamenti culturali a frenare la "passione", a volte gli ostacoli possono essere di natura fisiologica: ad esempio, cunilingus e fellatio (o le ami o le odi, non ci sono vie di mezzo) possono generare quell'imbarazzo di cui sopra a causa, per l'appunto, della zona anatomica da trattare. Beh, diciamolo chiaramente, avere un incontro ravvicinato con le parti intime del partner non sempre è una esperienza gradevole perché proprio da li fuoriescono liquidi e umori per nulla allettanti.
A tal proposito, vi siete mai chiesti che sapore ha il sesso? Salato, dolce, amaro? Non è facile rispondere a questa domanda per il semplice motivo che il sapore dell'intimità varia da una persona all'altra e a complicare le cose si aggiunge che ognuno ha una percezione gustativa del tutto personale. Così le risposte, per quanto possano essere differenti tra loro, saranno tutte veritiere.
Pare sia stato appurato che il sapore dell'intimità sia fortemente influenzato dall'alimentazione quotidiana e allora... "dimmi cosa mangi e ti dirò di che sai"... carne, asparagi e spinaci le conferiscono un sapore più acre mentre la frutta le renderebbe piacevolmente più dolci.
Ovviamente chi consuma abitualmente notevoli quantità di frutta è sicuramente avvantaggiato ma, se siete degli incorreggibili carnivori non temente e soprattutto non disperate: a rendere più piacevole certe pratiche sessuali ci ha pensato la Blue Mountain Nutraceuticals con lo “Sweet Release”, in italiano dolce rilascio, una sorta di integratore alimentare a base di sostanze vegetali che, assicurano, migliora sensibilmente il sapore e l'odore delle secrezioni genitali. Basterà assumere due pillole al dì e dopo qualche settimana il vostro "umore" sarà decisamente cambiato.
E' possibile acquistare Sweet Release qui, alla modica cifra di circa 15 dollari; attualmente è disponibile in due versioni "Hard Apple" per lui e "Soft Citrus" per lei.
L'azienda produttrice e coloro che già ne hanno fatto buon uso assicurano un netto miglioramento dell'intesa sessuale con conseguente impennata delle prestazioni. Oltretutto lo Sweet Release, essendo realizzato con primizie provenienti da agricolture biologiche, svolgerebbe una azione benefica su tutto l'organismo umano migliorandone lo stato di salute in genere oltre che fortificare il sistema immunitario e tenere sotto controllo il livello di colesterolo... e allora perché aspettare, entrate nel giardino dell'Eden dalla porta principale, mai alcun futto fu meno proibito.


 
 
 

Post N° 39

Post n°39 pubblicato il 28 Marzo 2008 da luna.marea
 
Tag: libri

Un amore di libro.


Finalmente e con rammarico ho finito di leggere Alta fedeltà di Nick Hornby.
Finalmente perché ce lo avevo sul comodino da un bel po', non che fosse un libro noioso ma semplicemente, con due lavori, una casa, una figlia piccola, un marito, una suocera e due gatte sul groppone mi sento tanto Wonder Woman ma senza super poteri, così la sera arrivo talmente stanca che dopo qualche pagina.... "me cala la palpebra".
Con rammarico perché ogni volta che arrivo alla fine di un libro mi resta addosso una sgradevole sensazione di vuoto. Mi dispiace finirlo perché mi sono talmente affezionata alla storia e ai suoi personaggi che quando chiudo l'ultima pagina so già che mi mancheranno.
Nick Ho
rnby racconta storie semplici ma mai banali, riuscendo a  toccare fino  in fondo l'animo umano con una naturalezza disarmante. Chiunque, leggendo le sue storie, può specchiarsi e riconoscersi nei personaggi da lui accuratamente descritti poiché credo che ciascuno di noi può essere attraversato, chi più chi meno, dalla medesima inquietudine di cui Hornby ci parla attraverso i suoi "attori".

Rob è un ragazzo che dopo diversi disastri amorosi decide, in pieni anni '80, di lasciare l'università e trovarsi un  lavoro. Inizia a fare il d.j.  al Groucho club ma quando il datore di lavoro decide di chiudere bottega si impiega nell'unico posto dove lui sia ferrato in materia: un negozio di dischi.  Qualche anno più tardi, decide di aprirne uno tutto suo, il Championship Vinil in cui può vendere i dischi che gli piacciono. Molti sono usati altri addirittura da collezione, qualche cassetta ma tutto rigorosamente in vinile (vuoi mettere il fascino del vecchio caro e nostalgico LP con il freddo ed impersonale CD?). Il negozio non gli rende una fortuna ma pare che tutto vada bene finché la sua ragazza, Laura, non decide di lasciarlo apparentemente senza un reale motivo. Questo evento lo porta a fare i conti con se stesso e dal momento che la storia si ripete da quando lui era adolescente si chiede dove, come, quando e perché abbia sbagliato.
Nick Hornby palesa il punto di vista degli uomini senza appesantirlo con inutile maschilismo e fa breccia per tutto il racconto con la  sua tipica leggera e azzeccata ironia. Lo consiglio  a tutti coloro che vorrebbero saperne di più su se stessi e sull'altra metà del cielo.

 
 
 

Frivolezze.

Post n°38 pubblicato il 26 Marzo 2008 da luna.marea
 



Un po'di fondotinta per nascondere le preoccupazioni...


Il kajal per tracciare nuovi percorsi...

Un po' di ombretto per ammiccare all'amore...

Un tocco di fard per scacciare la sfiga...

Un po' di rossetto per sorridere alla vita.

Oggi mi sento così...







 
 
 

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