Through the Wire

Bloodstream.


Avete presente quella vocina interiore? No, non quella che vi avverte in certi casi, che fa affidamento su i vostri sensi per mettervi in guardia. No. Io parlo dell'altra vocina, quella che c'è sempre quando fallite in qualcosa. Delle volte non si tratta neanche solo di una, o due. Sono tante, accumulate nel tempo. Sono ormai troppe da tenere tutte insieme fitte nello stesso posto, tanto che non si sa più dove buttarle. Sarebbe più semplice lasciarle andare, non trovate? Più facile a dirsi che a farsi. Quella vocina sa ogni vostro punto debole, sa come colpirvi e ferirvi. Come la tortura cinese della goccia d'acqua, vi scava la mente sin dalla nascita; un corpo morto da portarsi appresso ovunque, in spalla, nella mente e nell'anima. Quella vocina sa come spingermi verso il limite tutte le volte, un limite dove poi c'è il vuoto. Anche oggi mi sta portando a perdermi mentre tento invano di stare ben piantata per terra. Si ha solo voglia di vegetare sul letto poi, come se restando inermi si potesse fermare in qualche modo quel flusso incessante che si ha dentro. Non si ha più nemmeno il ricordo della spensieratezza, rimane in noi come una cosa dissociata, che non ci appartiene più. Perché non farla finita allora? Non ho mai concluso niente nella vita. Non so fare nulla di concreto. Masochismo per masochismo. Aut-aut.