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« Codici di Nag HammâdiCodice I Codice Jung »

Codice I Codice Jung

Post n°73 pubblicato il 15 Settembre 2016 da Lycantropos

Lo gnosticismo e Carl Jung: l’importanza della conoscenza di se stessi.


La parola gnosticismo ai nostri tempi non è molto diffusa. Ben più comune è infatti il suo contrario, agnosticismo. Agnostico letteralmente significa ignorante, che non conosce, e per estensione ateo, senza alcuna fede. Eppure lo gnosticismo è più antico. All’opposto degli agnostici, essi sono conoscitori. Gnosis infatti in greco significa conoscenza. Gli gnostici sono vissuti maggiormente durante i primi tre-quattro secoli dell’era cristiana. Molti di loro si consideravano cristiani o giudei o appartenenti agli antichi culti egizi, babilonesi, greci o romani. La loro non era una setta o una nuova religione ma si trattava di persone che avevano in comune la convinzione che la conoscenza diretta e personale della verità dell’esistenza è lo scopo supremo della vita umana.
Questa conoscenza della verità, o gnosi, non è razionale o scientifica e nemmeno filosofica, ma è una conoscenza che nasce dal cuore in modo intuitivo e per questo è chiamata nel Vangelo della Verità Gnosis kardias, o conoscenza del cuore. La fede quindi non è cieca accettazione di un dogma ma illuminazione e trasformazione interiore, un processo psicologico profondo.
Gli gnostici non negavano la verità di Gesù e neanche le leggi divine, visti come mezzi per arrivare ad una verità che, una volta ottenuta, non avrebbe avuto bisogno di leggi o di fede. Come per la moderna psicologia, per loro la teologia e l’etica sono tappe nel cammino verso la conoscenza di se stessi.
È facile immaginare come questa attitudine che richiedeva all’uomo l’esercizio della sua piena libertà sia stata osteggiata, repressa e condannata come eresia dalle religioni ortodosse. I testi di teologia ancora oggi si riferiscono agli gnostici come la prima e la più perniciosa di tutte le eresie. L’imperatore Costantino e i suoi crudeli vescovi praticarono il genocidio contro gli gnostici. A questo primo olocausto purtroppo ne seguirono altri. L’ultima grande esecuzione risale al Rogo di circa 200 gnostici nel 1244 nel castello di Montsegur in Francia. Ebrei e Cristiani hanno odiato e perseguitato gli gnostici con persistente determinazione.





Vediamo di capire il motivo di tanto odio.

Gli gnostici si differenziavano per la loro attitudine verso il mondo. Essi rifiutavano il denaro, il potere, il governo, la famiglia, le tasse e tutte le obbligazioni a cui un membro della società è sottoposto, rifiutando così l’intero sistema. Ritenevano che la vita umana non possa esaurirsi all’interno delle strutture rigide della società. Nessuno perviene alla sua verità essendo quello che la società vuole che sia o che faccia. In realtà, famiglia, società, chiesa, professione, politica, etica e comandamenti, nessuno di essi conduce al benessere vero dell’anima, ma al contrario spesso queste sono proprio le trappole che ci tengono lontani dalla vera spiritualità.
Possiamo immaginare dunque il motivo per cui è stata considerata a lungo l’eresia più perniciosa, perché non riconosce nessun potere terreno e si basa su intuizioni che possiamo sentire solo col cuore.
Lo gnosticismo non mira a una trasformazione del mondo ma di se stessi e della propria attitudine verso il mondo. Se vogliamo ottenere la Gnosi, la conoscenza del cuore che rende libero l’essere umano, dobbiamo liberarci prima del falso cosmo creato dalla nostra mente condizionata.
Ma per capire meglio dobbiamo analizzare, seppure brevemente, i cardini dello gnosticismo.
Per gli antichi gnostici l’essere umano non è solamente una creatura fatta di materia, mente ed emozioni ma ha anche una terza componente che essi chiamano pneuma, cioè spirito. È grazie al risveglio e al cammino di questa componente che inizia il processo di Gnosi.
Questa componente spirituale non si esprime attraverso dottrine o dogmi ma attraverso l’uso di mitologia e simboli nei sogni, nelle visioni e negli stati alterati della coscienza. I simboli rivelano un cammino di sviluppo psicologico o spirituale.
Secondo gli gnostici la condizione dell’essere umano è determinata essenzialmente da due stadi: la discesa dell’anima umana dal mondo di luce, avvenuta nel passato, e il suo destino che è il ritorno a quel mondo di luce perduto.
Come molte religioni o quasi tutte, gli Gnostici affermano che l’essere umano ha perduto la sua condizione di interezza e felicità e si è trovato a vivere in un mondo in cui regnano il male e la sofferenza. Ma a differenza delle altre religioni la colpa di questa caduta non dipende dall’uomo ma dal creatore. Sappiamo che il creatore viene chiamato dagli gnostici Demiurgo, o architetto, perché non è il vero dio e proprio da questa interpretazione della deità e da ciò che ne deriva nasce il blasfemismo degli gnostici .
Nella visione gnostica il vero Dio non è il creatore dell’universo , ma “emana” da se stesso la sostanza di tutto quello che c’è nel mondo, visibile e invisibile. Tutto è Dio, perché tutto consiste della sostanza di Dio.
Gli Eoni sono delle divinità intermediarie che esistono tra gli esseri umani e il vero Dio, sono in realtà emanazioni di Dio. Gli eoni erano spesso rappresentati in coppie maschio/femmina dette sizigie. Nel loro insieme, essi costituiscono il pleroma, la “regione della luce.” Quando un eone chiamato Sophia “emanò” senza il suo eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore, una coscienza imperfetta, un essere che divenne il creatore del Kosmos, la materia e la psiche, che egli creò ad immagine del pleroma ma in modo imperfetto. Questo essere, ignaro delle sue proprie origini, crede di essere l’unico vero dio, ma è solo il demiurgo.
L’essere umano rispecchia il dualismo del mondo: in parte è fatto dal falso creatore demiurgo ed in parte ha la luce del Vero Dio. Ha una componente fisica e psichica, e una spirituale, una scintilla divina, di cui generalmente gli esseri umani ignorano l’esistenza, imprigionati come sono nel mondo materiale e delle emozioni. La morte libera la scintilla divina dalla sua prigione ma se non c’è stato un lavoro di gnosi è probabile che l’anima si rincarni in un altro corpo. Allo stesso modo, nel corso della storia, gli esseri umani evolvono dall’essere schiavi del materialismo alla libertà spirituale, tramite l’etica della religione.
Gli esseri umani dunque sono intrappolati in un mondo fisico dalla ignoranza delle loro vere origini, della loro natura essenziale e del loro destino. Dei Messaggeri di luce provengono dal Vero Dio per assistere gli uomini in questo processo di Gnosi. Alcune di queste figure più importanti sono Seth (terzo figlio di Adamo), Gesù e il profeta Mani. La maggior parte degli gnostici considera Gesù come la principale figura di salvatore.
Gesù non salva dal peccato ma dall’ignoranza che è causa del peccato. Gesù porta la conoscenza, la Gnosi del vero Dio. Non è tramite la sua crocifissione che Gesù porta la salvezza ma semplicemente con il suo insegnamento e con la sua vita. Il processo di conoscenza comunque rimane individuale, perché ciascun individuo arriva alla sua salvazione attraverso il suo personale cammino. Il compito dei messaggeri di luce è soltanto quello di risvegliare la scintilla divina. Gli gnostici rifiutavano anche l’etica o la moralità come un sistema di regole da seguire imposte dall’esterno, perché le regole sono del demiurgo e servono i suoi propositi. La moralità deve nascere da se stessi, dalla propria illuminazione.

Questi concetti, ripresi dal Teosofismo, dalla psicologia di Jung e dalla cultura degli anni 60 e 70, sono ormai entrati a far parte del nostro tempo. Ci sono anche molte analogie con il buddismo e la stessa religione cristiana. Ma in particolare Jung ha contribuito alla corretta interpretazione dello gnosticismo e alla sua diffusione nella cultura del nostro secolo.
Jung afferma un vecchia credenza gnostica quando dice che l’Io deve diventare pienamente cosciente della sua alienazione dal Sé prima di poter ritornare a uno stato di comunione con l’inconscio.
Come Jung gli gnostici non rigettano necessariamente il mondo, che essi riconoscono come uno schermo su cui il Demiurgo della mente proietta il suo sistema ingannevole. Come molte delle persone sensibili e meditative vissute in tutte le ere gli gnostici cercarono la verità dentro se stessi. Molti si ritirarono in comunità o diventarono eremiti, altri continuarono a vivere all’interno della società pur non riconoscendola come portatrice della verità, esattamente come avviene oggi.
Barbara Hannah, collega di Jung ricorda che lo psicoanalista le aveva detto a proposito degli Gnostici di sentirli come un gruppo di amici che lo capivano. Fin da ragazzo Jung amava Schopenhauer, il grande filosofo tedesco, vicino alle idée gnostiche. Schopenhauer enfatizzava la sofferenza del mondo e il Creatore per lui non era tutto bontà o tutta saggezza, né il cosmo era una perfetta armonia, e la volontà creatrice del mondo era cieca e imperfetta.
È stato grazie all’influenza di Jung che si è potuti arrivare alla pubblicazione della raccolta più grande di testi originali Gnostici mai scoperti nella storia, il Codice Nag Hammadi.
I testi gnostici erano stati dati al rogo come eretici e si pensava che non ne esistesse più alcuna traccia, finché lo scozzese James Bruce scoprì in Egitto degli antichi frammenti di papiro contenenti delle scritture. In seguito nel 1945 un contadino egizio, scavando nelle vicinanze della montagna di Jabal al- Tarif vicino al Nilo, nell’alto Egitto, rinvenne una intera collezione di codici gnostici. Apparentemente facevano parte della biblioteca del complesso monastico fondato in quella zona da Pacomio, monaco Copto.
Di fondamentale importanza per dare al ritrovamento dei codici l’attenzione che meritava fu proprio l’interesse da parte di Jung e del suo collaboratore prof. Gilles Quispel, che ne curò la traduzione e la pubblicazione . Infatti Quispel acquistò uno dei codici a Brussel e ne cominciò la traduzione. Il codice fu chiamato Codice Jung e fu presentato al suo Istituto a Zurigo in occasione del suo 80° compleanno. Fu così il primo tra i ritrovamenti di Nag Hammadi ad essere reso disponibile agli studiosi.
Così come lo gnosticismo la psicologia di Jung si fonda sull’interpretazione dei simboli mitologici e dei sogni come espressione delle esperienze interiori. Quando nel 1940 gli fu chiesto se lo Gnosticismo fosse filosofia o mitologia rispose che gli Gnostici in realtà hanno a che fare con immagini vere, come sono vere quelle che anche ai tempi moderni possono scaturire in persone che vivono esperienze psicologiche profonde. Gli gnostici a suo parere esprimevano immagini archetipali che esistono al di là del tempo e delle circostanze storiche.
In termini di psicologia Junghiana possiamo dire che essi perseguivano più di ogni altra cosa l’esperienza della pienezza dell’essere e davano espressione alle loro esperienze nel processo di individuazione con un linguaggio poetico e mitologico.
Così facendo tiravano fuori del materiale psichico molto significativo e ispirante, anche il contenuto dell’inconscio collettivo e le varie forze e immagini archetipali.
Jung non si dichiarò mai Gnostico come seguace di un credo, così come non si dichiarò mai seguace di alcuna particolare religione ma indubbiamente era molto vicino allo gnosticismo e contribuì alla sua interpretazione.
Vedeva nello gnosticismo l’espressione della battaglia universale dell’uomo per ritrovare la sua pienezza, concetto molto vicino alle sue teorie psicoanalitiche. L’individuazione, o il processo di trasformazione interiore si basa, come per gli gnostici, non sulla fede in qualcosa di esterno ma su una esperienza interiore della psiche, che è la fonte di ogni vera conoscenza.
Secondo Jung il materiale inconscio dell’essere umano rivela l’esistenza di un potenziale spirituale più alto, fonte di intuizione, e nell’uomo c’è anche la spinta a trovare la pienezza dell’essere e accedere a quel potenziale spirituale.
Prima della comparsa del processo di gnosi o di individuazione l’anima umana è dominate da molte forze cieche e stupide (proiezioni e compulsioni inconsce, come il Demiurgo e gli Arconti degli gnostici).
L’analogia con Jung risulta evidente se pensiamo all’Io umano alienato, l’Io cosciente che si è allontanato dall’originaria interezza dell’inconscio, ed essendo inconsapevole delle sue radici nell’inconscio stesso, tuttavia avvertendo dentro di sé la pulsione costante al ritorno alla condizione di una felicità perduta, ricrea un mondo attorno a sé con le sue proiezioni inconsce.
Come il demiurgo gnostico l’Io alienato, cieco e arrogante, proclama che non esiste altro dio al di fuori di se stesso. Crea il suo proprio cosmo non tenendo conto della verità superiore, e per tale ragione il cosmo non può che essere falso e parziale.
Per gli gnostici il processo di conoscenza della verità superiore avviene tramite la sofferenza. La psiche deve concedersi l’esperienza del buio, della paura e dell’alienazione. Infatti anche per Jung il processo di individuazione ha come prima fase il confronto con la parte del proprio inconscio definita Ombra.
Non si tratta di pessimismo fine a se stesso. Per gli gnostici il pessimismo cosmico, cioè il riconoscimento del male nella vita del cosmo verrà compensata dalla liberazione dell’anima dalle tenebre, dall’oppressione e dall’ignoranza, e dal suo ritorno nell’unione con il Pleroma. Questo può essere paragonato al Sé di Jung. Questo Sé, la pienezza dell’essere, è unico per ogni individuo e è raggiunto principalmente con l’integrazione dell’Io con l’inconscio e con l’integrazione degli opposti, come luce e buio, maschile e femminile, bene e male, all’interno della psiche dell’individuo stesso.
La prova più evidente dell’orientamento gnostico di Jung è comunque il suo lavoro Sette sermoni ai morti. Qui Jung sceglie proprio Basilide di Alessandria, maestro religioso dello gnosticismo cristiano primitivo, come autore dei sermoni, e usa con precisione termini come Pleroma e Abraxas per simbolizzare degli stati psicologici e il suo concetto di processo di individuazione.
Infine Jung si è occupato di alchimia, uno dei rami più importanti di quella che talvolta è stata chiamata tradizione Pansofica o teosofica. Secondo Jung questa tradizione ha assunto molte forme nel corso dei secoli ed era stata ripresa nel diciannovesimo secolo dal movimento teosofico creato da Elena Blavatsky. Anche l’Alchimia era stata una manifestazione della tradizione gnostica. Jung riconobbe una forte similitudine tra il processo di trasformazione simbolizzato dagli gnostici come il viaggio dell’anima attraverso le regioni eoniche e il simbolismo di Paracelso della trasfigurazione della vile materia nell’oro.
In conclusione possiamo dire che Jung è stato uno gnostico in quanto vero conoscitore della psiche umana, che ha fatto della conoscenza la ragione della sua vita, e perché ha ripreso in chiave moderna i contenuti dello gnosticismo dei primi secoli dell’era cristiana, interpretandoli nel loro simbolismo e introducendoli nella vita comune attraverso la sua visione della psiche umana.

http://alexiameli.altervista.org/lo-gnosticismo-e-carl-jung-limportanza-della-conoscenza-di-se-stessi/

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