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Folletto - 2

Post n°35 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Lycantropos

Legami con il focolare

Les petits nains de la montagne
Verdurenette, Verduret
La nuit font toute la besogne
pendant que dorment les bergers.
(Raccontino raccolto da Émile Jaques-Dalcroze. Chansons populaires romandes: Chanson à la lune . La ronde des petits nains)
Secondo la credenza il "folletto del focolare" viveva in origine nella natura (degli abitanti sotterranei sotto le colline, nei boschi o dentro le radici dei grandi alberi) e scelse di stabilirsi in un'abitazione umana (generalmente una cascina) per mettersi al servizio dei suoi abitanti, causando a volte dei problemi, e giocando, di notte, nel camino. Sono chiamati "folletti domestici" o "folletti che fanno il lavoro di valletti", secondo Jean de la Fontaine. Il nome servo alpino, risalente al XIX secolo, proviene da questa funzione.


Compiti svolti dai folletti

I folletti del focolare si occupano di una varietà di lavori in particolare per i cavalli da cui si prendono grande cura, ma anche per i bovini. I sotri Volschi curano il bestiame cambiando la loro lettiera e dando alle vacche un foraggio appetitoso; il folletto della lingua svizzera ruba agli altri fili di erba fresca per darli alla loro mucca preferita, e in bassa-Bretagna, Teuz-ar-pouliet, lo sbarazzino del mare, anche il bidone del latte.
I folletti sorvegliano, proteggono e tengono la propria casa nella quale gli abitanti gli rivolgono un grande rispetto, cucinano, consolano i bambini tristi, in poche parole si occupano di tutte le faccende domestiche del focolare con un'estrema efficienza, molto più grande di quella degli uomini. Essi possono sottomettersi a più persone, non escono e non si mostrano che la notte, e non dormono mai, da cui il proverbio francese "egli non dorme non più di un folletto". Essi frequentavano le caverne e i soffitti, il sotto dei letti e gli armadi, e rovistavano tutto a contatto con gli oggetti in ferro.
I testi riportano che essi si nutrono di rane arrostite, ma benché essi reclamano unicamente del cibo in cambio dei loro servizi. La maggior parte del tempo, si tratta del latte (delle volte rappreso) o delle pappine a base di latte. L'amore smisurato del latte è il solo dettaglio alimentare che permette di riconoscere a colpo sicuro il folletto.



Metodi per scacciarli


Questa relazione con gli abitanti del focolare non è mai data per scontata. Molto suscettibile, il folletto è attento al minimo segnale di mancanza di rispetto e si rivolta in un momento contro le persone che prima serviva. Egli può anche difendersi ferocemente: un racconto di Plouaret riporta che un carrettiere ubriaco sfidò una sera il folletto della stalla, credendo che gli facesse una concorrenza sleale.
L'uomo viene ritrovato il mattino impazzito, con la risata del piccolo essere che risuona nella sua testa e le membra tremanti. Infine, il folletto è una delle cause potenziali degli incubi. Questi sono i motivi per cui le persone desiderano a volte scacciare i folletti dai loro focolari con molteplici metodi oltre al tradizionale uso di oggetti quali l'acqua santa e le preghiere cristiane. Uno dei metodi più classici consiste nel piazzare un recipiente pieno di cereali fini (nella regione di Alvernia si tratta di miglio, piselli o le ceneri, secondo Paul Sébillot) sul cammino del folletto: se li rovescia egli è costretto a rimetterli a posto prima dell'alba e prima del canto del gallo e non tornerà più. Un altro metodo, conosciuto per sbarazzarsi di quelli che infastidiscono le ragazze a partire dal XV secolo, è di arrivare a disgustarli. Les Évangiles des quenouilles parlano di portare del pane con sé. Il folklore belga consiglia di accovacciarsi su sterco in posizione di defecazione, e mangiare una tartina in questa posizione. Il folletto esclama disgustato qualcosa come: «Ah ! Ti cakes èt magnes» («Ah! tu defechi mentre mangi», e se ne va per sempre. La gran parte dei folletti sono conosciuti per le loro reazioni di orrore di fronte a ciò che evoca i bisogni naturali.
È per questo che, nel Ducato di Limburgo, li si evita prima di stendere il letame. In Italia, un modo di far fuggire il folletto troppo intraprendente è mangiare del formaggio seduto sul water dicendo: «Merda al folletto: io mangio il mio pane e formaggio e gli caco in faccia». Una storia belga parla di una giovane fanciulla infastidita da un folletto e dei suoi genitori che posano dei gusci d'uovo intorno a lei riempiti di ramoscelli. Vedendoli il folletto dice: «Ho visto i boschi della Bastogna, i campi della Frèyir, ma non ho mai visto tanti vasi mischiati» e partì per sempre. Alcuni folletti del focolare possono vendicarsi dei tentativi fatti per scacciarli rovinando tutti gli arredamenti. In un racconto di Saint-Philbert-du-Pont-Charrault, una donna si sbarazza dei folletti che vengono presso il suo atrio riscaldando il treppiedi sul quale si posano. Più tardi la fata Mélusine rimpiazza uno dei figli della donna in sua assenza per vendicarli. I paesani hanno cercato sempre di catturare dei folletti. Un metodo del Québec consiste nello spandere della farina fine per terra e seguire le tracce che hanno lasciato fino al luogo in cui si nascondono durante la giornata.


Legami con l'acqua

Il folletto acquatico risalente al XIII secolo, apparendo in Huon de Bordeaux, la Chanson de Gaufrey e la Geste de Garin di Monglane. Malabron è un ottimo rappresentante, tutto come il Klabautermann dei paesi tedeschi. Senza dubbio perché essi sono i più primitivi, sono anche i più negativi nei racconti a loro soggetti, in particolare all'epoca medioevale.
La loro apparenza è poco dettagliata, e loro sono reputati per la loro antropofagia. Se i nani della leggenda arturiana sono quasi senza rapporti con l'acqua, altri mostri più o meno legati ai folletti sono presenti. Il Chapalu, felino acquatico nemico del re Arturo, è descritto come il re dei folletti e Christine Ferlampin-Acher lega il gatto nero del lago di Losanna, menzionato nella Vulgate Merlin, come una bestia acquatica capace di cambiare di corporatura fino a diventare un diavolo gigantesco, a un avatar di folletto generato da leggende celtiche. I giri preferiti dei folletti, al di fuori del focolare, sono quasi tutti i giorni in rapporto con le sfide e l'acqua: se gli hozier delle Ardenne e il popolano Fersé dell'Alta Bretagna attirano gli uomini nell'acqua per prendersi gioco senza gravità, i Pie-Pie-Van-Van della Meuse, e altri, cercano a annegarli.
Paul Sébillot cita qualche folletto acquatico positivo, come il piccolo buon uomo rosso della parte dieppoises, che guarda i fili dei peccati. I giri preferiti del folletto, al di fuori del focolare, sono quasi tutti i giorni in rapporto con gli equidi e l'acqua: se l'"hozier delle Ardenne" e il "cavallino Fersé dell’alta Bretagna" attirano gli uomini nell'acqua per farli divertire con dei giri senza gravità, i "Pie-Pie-Van-Van della Meuse" cercano di annegarli. Paul Sébillot cita qualche folletto acquatico positivo, tale il "piccolo buon uomo rosso di Dieppe", che protegge le lenze dei pescatori.


Legami con i cavalli


Molti ricercatori hanno notato dei legami molto forti tra folletti e cavalli. Il cavallo, animale molto a contatto con gli uomini, è anche il più adatto alle trasformazioni dei folletti. Nella letteratura medievale Malambruno e Zefiro si trasformano frequentemente in cavalli. Il nano Frocin, che in una leggenda del XII secolo sussurra ai cavalli, verosimilmente discende dal folletto.
Guillaume d'Auvergne afferma che al mattino il crine dei cavalli viene trovato intrecciato e coperto di piccole gocce di cera. François Le Poulchre aggiunge nel 1587 che un cavallo sporco, il giorno seguente può essere trovato pulito. Paul Sébillot fornisce numerose testimonianze: in Normandia il folletto porta i cavalli ad abbeverarsi; in Beauce e in Franca Contea li striglia e li nutre, rubando del fieno. In Normandia il folletto ruba le spighe d'avena più belle per darle ai suoi cavalli preferiti. L'elficologo Pierre Dubois cita numerose testimonianze di folletti che visitano le scuderie durante la notte e lasciano tracce del loro passaggio nelle criniere, che essi utilizzano per fare delle staffe e galoppare tutta la notte.
Paul Sébillot rivela che vicino alla Manica nel 1830 questa credenza è molto accreditata. I proprietari dei cavalli trovano le loro bestie coperte di sudore al mattino. Altre testimonianze simili si protraggono sino all'inizio del XX secolo. Col passare del tempo le testimonianze riportano che il cavallo da amico dei folletti diviene però loro vittima.
Le due credenze a volte coesistono. La soluzione migliore è scacciare i folletti con i metodi comuni. Le tradizioni canadesi dicono di costruire un cavallo finto che il folletto poi cercherà di cavalcare oppure di far sciogliere le trecce nel crine da una donna incinta. In Alta-Bretagna sono frequenti esorcismi, ma la popolazione non crede alle testimonianze di Sébillot: «Se si brucia il crine con un cero benedetto, il folletto non torna mai più, ma le bestie sono soggette a deperimento, per via della sua scomparsa».
Parallelamente «le sagome del folletto e del cavallo tendono ad unificarsi in un solo personaggio con il compito di far precipitare chi provi a cavalcarlo». Paul Sébillot riunisce così diverse testimonianze. Nelle isole anglo-sassoni Puck assume questa forma per spaventare la popolazione.


http://it.wikipedia.org/wiki/Folletto




 
 
 

Folletto - 1

Post n°34 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Lycantropos

Il folletto è una creatura leggendaria tipica della tradizione popolare raffigurato generalmente come un essere piccolo, burlone, agile e sfuggente, capace di volare e di rendersi invisibile.
La figura del folletto sembra aver avuto origine dai Lari, geni ari della casa. Nel folclore europeo condivide caratteristiche simili con il lutin, il coboldo, il brownie, il puck, il goblin e il leprechaun.
Abita in tane nei boschi soprattutto di conifere o presso le case degli uomini, nei cortili e nei granai. Esce quasi sempre solo di notte per divertirsi a fare dispetti alle bestie delle stalle e a scompigliare i capelli delle belle donne, a disordinare gli utensili agricoli e gli oggetti delle case.


Descrizione

Esistono differenze tra i folletti presentati nei romanzi, spesso stereotipati, e quelli delle credenze popolari. La maggior parte delle testimonianze a loro riguardo provengono dalla Bretagna. Nonostante possano essere facilmente confusi con i nani, i folletti si distinguono per qualche particolarità. La loro malizia, il loro scherzare e il loro riso sonoro sono ben conosciuti, tanto quanto la loro suscettibilità. Essi trascorrono gran parte del loro tempo divertendosi e correndo dietro i folletti femmina. Collin de Plancy cita a questo proposito un proverbio popolare della sua epoca:
"là dove ci sono i folletti femmina e il buon vino,
è là che c'è l'ossessione del folletto"
Ma all'occasione i folletti si mostrano lavoratori e guerrieri. Alcuni scritti menzionano la loro forza straordinaria, come la favola tedesca del XIII secolo citata da Pietro Dubois, nella quale uno schretel combatte un orso. Altri scritti li descrivono come dei paladini nell'avventura, e ne fanno degli spadaccini formidabili, malgrado la loro ridotta statura.
È difficile stabilire i caratteri del folletto in ragione del grande numero di ruoli che può ricoprire: legato tanto alla foresta, all'acqua, all'aria, alle dune o ai prati, protettori del focolare, dei bambini e degli animali, poi demoni notturni, ladri banditi, luridi insaziabili, è sopravvissuto attraverso racconti e scritti di folclore popolare, trasmessi per tradizione orale durante i secoli.
Il folletto è generalmente notturno, il mondo gli appartiene dopo le undici di sera fino a due ore dopo la mezzanotte, e si difende ferocemente contro gli ubriachi che lo insultano. Infine negli scritti il folletto muore generalmente per un incidente o a causa di veleno, e non è in ogni caso immortale. Claude Lecouteux ha affiancato un'associazione tra le credenze mortuarie, il piccolo popolo, l'acqua e i cavalli. Rappresenta anche la distinzione comoda anche se non rilevante fatta da più ricercatori tra i folletti terrestri e i folletti dell'acqua.


Apparenza e abitudini

In origine, i folletti non avevano una dimensione caratteristica. La loro prima descrizione è quella dell'inglese Gervasio di Tilbury, verso il 1210, il quale afferma che i "nuitons" hanno l'aspetto di vecchietti con la faccia ridente, sono vestiti di stracci cuciti insieme e sono alti mezzo pollice, vale a dire meno di 2 cm. I folletti, proprio come i nani, sono quasi sempre visti come "vecchi e piccoli", ma non sempre quanto quelli di Tilbury. Se le storie medievali non precisavano che avessero la barba, dalle trestimonianze del XIX secolo, in particolare i valloni insistono su questo aspetto. Pierre Dubois dice che "niente è più complicato che descrivere un folletto", ma evoca una taglia "da un mezzo pollice a 30 cm", la presenza di capelli folti e di una barba "che cresce da 300 anni", vestiti di stracci verdi e bruni, di (poulaines) e con un cappello appuntito rosso o verde sulla testa.
Gli abiti del folletto hanno un'importanza particolare, un buon numero di storie riporta che sono vestiti di stracci e che offrir loro dei vestiti nuovi provochi la loro scomparsa. Claude Lecounteux ne cita una a Ibourg nel XIX secolo. Alcuni folletti si occupano del cavallo grigio di un paesano, un valletto li sorprende e rivela la loro presenza al proprietario dell'animale.
Questo per ringraziarli offre loro degli abiti ma i folletti non riapparirono mai più. Racconti simili riguardano i Brownies d'Irlanda e di Scozia. Il Brownie delle Highlands scozzesi batte il grano per dei fattori fino al giorno in cui, credendo così di ringraziarlo, questi ultimi gli offrono un cappello e un abito. Se ne andò con quei doni, aggiungendo che essi sono stati stupidi ad avergli regalato quelle cose prima che avesse portato a termine il suo lavoro. Questa particolarità è probabilmente dovuta a un'antichissima tradizione orale, dato che gli stessi temi si ritrovano presso il ciclo arturiano.
Esiste anche una storia in cui Puck rivela che gli abiti che gli sono stati offerti rappresentano il salario che pone fine al suo periodo di penitenza.





Ritratto psicologico

I folletti sono molto incostanti, da cui il nome folletto (pazzerello): possono rendere molteplici servizi un giorno e commettere le peggiori stupidaggini l'indomani. La loro asocialità è conosciuta nel Medioevo poiché Maria di Francia narra di un folletto catturato da un contadino e pronto a donargli tutto ciò che voleva se non lo avesse mostrato alla gente.
La maggior parte sono furiosi quando gli uomini li osservano, la peggiore delle situazioni è quella in cui qualcuno rivolge loro la parola, e desidera da loro una risposta. Paul Sébillot e Henri Dontenville li considerano poco loquaci, Sébillot, aggiungendo anche che il folletto delle dune bretoni andrà a sfidare in un duello chiunque lo chiami. I folletti ardennesi prendono poco la parola, e sempre per lasciare dei messaggi sgradevoli, a punto tale che il folletto è diventato un sinonimo di misantropo e taciturno. In Piccardia due folletti buttano nell'acqua le persone che intendono fischiare.


Capacità


Tutte le rappresentazioni sui folletti attribuiscono loro delle capacità magiche, come quella di predire il futuro. I loro sortilegi sono particolarmente pericolosi nelle Ardenne. Un racconto molto conosciuto parla di un paesano vallone che tagliando il grano per ritirarlo prima della tempesta, vede il "nuton" del suo focolare domestico che lo aiutava trasportando una spiga alla volta. Infastidito poiché lo giudica un aiuto inutile, lo prende in giro. Il "nuton" esce dal suo silenzio e gli lancia questa maledizione:
"Spiga dopo spiga ti ho arricchito, spiga dopo spiga ti rovinerò!"
(Raccolto da Jérôme Pimpurniaux)
La variante "Spiga dopo spiga ti ho arricchito, fascio dopo fascio ti rovinerò!" è citato da Albert Doppagne e soprattutto da Pietro Dubois, che ne fa il simbolo del legame tra il piccolo popolo e la natura, e dell'importanza di rispettarlo, aggiungendo che niente è mai acquisito o definitivo con loro. Nella parte successiva della rappresentazione in effetti, il paesano vallone perde tutti i suoi possedimenti e finisce in rovina. Una storia molto simile mette in scena un donanadl, folletto tirolese che, seduto tra le corna della più bella vacca della Grünalm ("la tutta verde", vallata delle Alpi tirolesi), vede il proprietario della mandria tentare di sottometterla. Egli lo maledice dicendo "la Grünalm sarà privata d'acqua ed erba, e poi ancora d'acqua!". Poco dopo, le sorgenti si inaridirono e l'erba non ricrebbe più.
I folletti possono anche rendersi invisibili, molto spesso grazie a un oggetto come un cappello o un mantello. Essi utilizzano i loro poteri a beneficio delle persone virtuose, come in un racconto di Acheux, comune della Piccardia, raccolto da Henry Carnoy, nel quale un gobbo aiuta una banda di folletti a conoscere l'ultimo giorno della settimana, i quali, per ringraziarlo, gli tolgono la gobba. Un altro gobbo avendo appreso il fatto incontra un altro gruppo di folletti e mischia i giorni: essi lo puniscono mettendogli un'altra gobba.
Un racconto fiammingo parla di folletti che si sono stabiliti in una cascina a Linden, che costruiscono una torre sopra una chiesa in un mese in cambio di un po' di nutrimento. Infine secondo le credenze, i folletti possono spostarsi molto più rapidamente degli uomini se si sentono in pericolo.


Metamorfosi

La capacità a modificarsi e a cambiare di statura è una delle particolarità tra le più tipiche dei folletti negli scritti a loro soggetto. La capacità si trova anche presso i nani delle tradizioni popolari in stretta relazione con le credenze medioevali del doppio. Il loro ritratto psicologico (taciturni, non amanti dell'essere visti..) spiega che la maggior parte del tempo sembrano essere di piccola statura.
Mentre, è probabile che in epoche più lontane, in caso di minaccia i folletti possano crescere istantaneamente e affiancare una correzione al loro aggressore. Gli autori dei testi medioevali avrebbero sdoppiato il folletto originale dal folklore in un piccolo e debole nano, sempre visto in anteprima, e il suo protettore. Ne è un esempio la canzone di Dieudonné de Hongrie. I folletti assumono anche le sembianze degli animali, e si mutano in oggetti. Le loro metamorfosi animali sono varie, includendo soprattutto il cavallo e la rana, poi il gatto ed il serpente. Delle tracce dei geni della casa adorate sotto forma di serpenti sono presentati da epoche molto remote in Europa, l'animale condividendo un tratto in comune con il folletto, che è l'amare il latte.
Il folletto ha ugualmente la capacità di cambiare gli altri in animali in particolare in equini: nel XIX secolo, un "sotre di Lorena" avrebbe trasformato un contadino in un asino. Un certo numero di testi, tra i quali i Vangeli di Tife, legano il folletto pazzerello al folletto comune dicendo che quest'ultimo appare spesso sotto forma di una piccola luce.


I cangianti

Come le fate, alcuni folletti si dice che rubino dei bambini umani dalle culle e li sostituiscono con uno di loro, scambiandoli. Quest'ultimo ha delle volte l'aspetto di un bambino folletto, altre volte l'aspetto di un folletto molto vecchio. Per proteggersi dai furti, vengono citati molti metodi, uno dei quali è quello di acconciare il bambino con un berretto rosso che tradizionalmente è riservato ai bambini nati morti.
Il folletto, credendo il bambino già morto, si suppone non importuni il bambino. Un racconto lorenese racconta di una madre che sequestra il berretto rosso, ritrovato ai piedi della culla del suo bambino scomparso, e se ne serve per scambiarlo in cambio di soldi. Un racconto datato 1885, nel Morbihan, narra di una fata serva che guida una banda di folletti rubando i beni e i bambini degli abitanti. Una madre, dubitando che suo figlio fosse stato scambiato, pose dodici uova intorno alla pietra del suo focolare e vide i cangianti ridere e poi dire "ho quasi cent'anni, ma non ho mai visto così tanti tuorli bianchi".

http://it.wikipedia.org/wiki/Folletto

 
 
 

Goblin

Post n°33 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Lycantropos

I goblin sono leggendarie creature maligne presenti nel folklore di alcuni paesi e nel fantasy.


Caratteristiche salienti

Caratterizzati da una bassa statura, erano accusati di rapire durante la notte donne e bambini, sostituendo questi ultimi con i propri mostruosi figli. Talvolta compaiono sotto forme animali, il che rispecchia la loro natura bestiale. I goblin sono tentatori e usano sovente i frutti proibiti del regno delle fate per attirare le loro vittime. Vivono spesso in grotte sotterranee.
I goblin sono rappresentati come piccole creature umanoidi dalla pelle marroncina, ma che può variare dall'arancio al rosso scuro, e dai lineamenti appuntiti. Spesso cavalcano mostruosi pipistrelli divertendosi a lanciare zucche marce alle povere vittime.
La loro forza risiede nel numero, poiché essendo poco robusti e alquanto bassi non dispongono di grande potenza se presi singolarmente.







Fantasy odierno

Inizialmente i goblin erano dei semplici folletti, spiritelli maliziosi che si dilettavano nel burlarsi e nel raggirare gli ingenui individui che vi entravano in contatto, ma con il trascorrere del tempo e l'ampliamento cognitivo ed interpretativo di questo concetto, il loro aspetto originario è stato deformato e distorto enormemente, con il risultato riscontrabile adesso.
Nel fantasy odierno i goblin rivestono un ruolo fondamentale, costituendo una delle specie più sintomatiche forse solo assieme agli elfi, gli unici che possono esservi equiparati per importanza e fama. L'aspetto del goblin di odierna concezione è abbastanza semplice e convenzionale: sono ancora umanoidi di bassa statura, prevalentemente esili e rachitici, ma altre volte anche dotati di estrema forza fisica. Il naso è camuso, o, il più delle volte, adunco e prominente; le orecchie sono appuntite, come quelle degli elfi, ma talvolta flosce e molto lunghe, mentre il cranio è complessivamente compresso e gli occhi non sono sormontati dalle sopracciglia. Il colore della pelle può invece variare dal verde, al rosso, al marrone.
Quasi tutte le fonti attendibili dipingono i goblin come esseri crudeli, barbarici e poco civilizzati, creature spesso fetide e poco apprezzate dalle altre razze che popolano lo sconfinato universo folkloristico e fantastico. Sebbene in alcuni ambiti siano considerati molto inclini alla creatività e all'ingegno, anche al livello emotivo, cedono volentieri all'impeto e alle passioni, prediligendole quindi ad un raziocinio maggiormente ponderato e alle decisioni sofferte.
Nel fantasy odierno sono raffigurati in modi diversi, con caratteristiche diverse: Dal corpo esile e verdognolo a quello tozzo e giallognolo. Ogni cultura descrive i vari modi di uccidere o di catturare queste creature. Alcune parlano di usare frecce di legno di quercia, altre parlano di cipolle, di sale o di pomodoro. Altre addirittura parlano di cose macabre come cavare gli occhi per eliminar l'anima impura.

Nei media

I goblin fanno ormai parte dell'immaginario fantasy e sono massicciamente presenti anche nella cultura massmediatica:
L'Uomo Ragno ha molti avversari che hanno preso l'identità del suo avversario chiamato Goblin (nell'originale, in inglese, Green Goblin), che indossa una maschera verde, viaggia su un aliante a forma di pipistrello, un dispositivo volante e utilizza come arma delle zucche esplosive, nonché la sua storica nemesi.
Nel gioco di ruolo Dungeons & Dragons sono mostri estremamente deboli, stupidi e pericolosi solo in gran numero.
Nel gioco di ruolo Gothic i goblin sono piccoli animali verdi. Codardi e veloci, vivono in gruppo e presentano una primitiva intelligenza.
Nel film fantasy Labyrinth - Dove tutto è possibile sono guidati da un mago, il re dei Goblin (interpretato da David Bowie) e tormentano una ragazza.
Nel B-movie Troll 2 i goblin sono i principali antagonisti della storia.
Nella saga di Harry Potter i goblin (termine solitamente tradotto in "folletti") sono coinvolti in una serie di scommesse poco pulite con Ludo Bagman. Vengono citati per la loro abilità di costruttori.
Nei videogiochi della serie Warcraft i goblin sono dei piccoli esseri verdi avidi, intelligenti e versati nell'ingegneria.
Nel gioco di carte collezionabili Magic: The Gathering sono sempre piccoli e verdi, o più raramente rossicci, ma la loro capacità di semplice ragionamento lascia molto a desiderare. Questa loro peculiarità ha fatto sì che la maggior parte delle carte riguardanti i goblin sia a carattere umoristico, spaziando dalla loro incredibile forza numerica all'incapacità di compiere la più semplice delle deduzioni (come capire qual è la punta e qual è il manico di una lancia).
Nel wargame tridimensionale Warhammer Fantasy, i Goblin sono una razza dalla pelle verde, spesso alleata con gli Orchi.
Nel RPG Fantasy Sacred: La leggenda dell'arma sacra i goblin compaiono come una razza di cui fanno parte appunto i goblin, gli orchetti e gli orchi. Sono caratterizzati da un'intelligenza limitata e da una natura bellicosa. Sono pericolosi soprattutto in gruppi.
L'albo n. 45 della serie regolare del fumetto italiano Dylan Dog si intitola Goblin ma tratta l'argomento indirettamente. Nell'albo appunto, si sospetta che il folletto assassino sia in realtà un Homunculus, creato da un ricercatore sulla ricetta alchemica di Paracelso ma lo scopo finale della storia raccontata è una denuncia sulla vivisezione (il "Goblin" assassino del titolo, è in realtà un maschio di scimmia che uccide per vendicare la compagna vivisezionata).
Nel film Il signore degli anelli sono alleati del nemico, Sauron, ed infestano la città sotterranea dei Nani di Moria
Nel film Spiderwick sono creature maligne alleate con il signore del male, Mulgarath.
Nel gioco Woodruff e lo Schnibble di Azimuth il protagonista, Woodruff, è un Goblin.
Nel videogioco/puzzle game della CoKtel Vision Gobliiins (1991) e nei suoi successori (Gobliins 2, Goblins 3 e Gobliiins 4), appaiono como creature simpatiche ed impacciate, impiegate nel tentativo di salvare il proprio sovrano vittima dell'incantesimo voo-doo di un mago maligno o a risolvere folli enigmi di ogni tipo.
Negli Ep.110-111 (ita) 104-105 (jap) della terza serie del cartone animato Detective Conan, il nome richiama al nome della banda di malviventi e come figura sono presenti sotto forma di statuina: tre goblin che escono da un particolare orologio a cucù al centro dell'indagine.
Nel cartone animato e nei videogiochi del "Gobbo di Notre Dame".

http://it.wikipedia.org/wiki/Goblin















 
 
 

جِنّ, ǧin

Post n°32 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Lycantropos

Il termine gin[1] [ʤin:] (in arabo: جِنّ, ǧin), al plurale ginni (in arabo: جني, ǧinnī), spesso tradotto come genio, goblin o folletto, indica, nella religione preislamica e in quella musulmana, un'entità soprannaturale, intermedia fra mondo angelico e umanità, che ha per lo più carattere maligno, anche se in certi casi può esprimersi in maniera del tutto benevola e protettiva.
L'etimologia della parola è stata a lungo discussa. Alcuni studiosi fanno derivare il gin dal Genius della mitologia romana, altri dalla radice linguistica aramaica che significa "nascondersi, occultarsi". È da notare inoltre come il termine stesso si avvicini foneticamente a Gehenna, il luogo infuocato immaginato dall'Ebraismo dove le anime cattive sarebbero state purificate.


Storia

In età preislamica (jāhiliyya) i ginni erano accreditati di notevole potenza, quasi sempre in grado di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. Gli storici della religione islamica credono che tali entità fossero direttamente ricollegabili all'ostilità dell'ambiente fisico in cui vivevano gli Arabi della Penisola Arabica, tanto sedentari quanto nomadi (beduini), senza in alcun modo rifarsi a modelli allogeni.
Di tutti i ginni i più crudeli erano i ghūl, spesso resi in traduzione col termine "orco" per rifarsi a contesti occidentali noti attraverso la fiabistica; ma non meno crudeli nel tendere tranelli ai viaggiatori, in genere per ucciderli, erano gli ʿafārīt (al singolare ʿifrīt), le siʿlāt, la qutrūba, il mārid, il mārij. Relativamente innocuo era invece considerato l'ʿāmir. Tutti i ginni erano in grado di presentarsi sotto molteplici aspetti esteriori, dal momento che loro caratteristica generale sarebbe stata e rimarrebbe la loro estrema mutevolezza e la loro totale inafferrabilità.
L'islam accetta l'esistenza dei ginni, anche se ne disattiva pressoché tutte le potenzialità malefiche principali, limitandole a un fastidio più o meno accentuato.
Secondo la cultura islamica esistono anche ginni buoni e in grado di beneficare l'essere umano. Ciò perché, già all'epoca del profeta Maometto, alcuni ginni si sarebbero convertiti all'islam ascoltando le parole rivelate dal Profeta stesso.
Un tipico esempio di gin è quell'essere che, nella favolistica collegata alle Mille e una notte, Aladino libera da una lampada, al cui interno è rimasto prigioniero, in cambio dell'accoglimento di tutti i suoi desideri. Nelle fiabe, in logico collegamento a una diffusa credenza non solo islamica, un totale potere sui ginni sarebbe stato espresso a suo tempo da Salomone (in arabo Sulaymān) che è considerato come uno dei più grandi profeti precursori di Maometto.
Nel Corano è scritto che i ginni si originarono all'inizio dei tempi, come tutte le altre creature, grazie all'intervento di Allah. Essi, a differenza degli umani che avrebbero natura di terra e degli angeli la cui natura sarebbe di luce, ebbero origine dal fuoco. Ai gin, secondo lo stesso Corano e i trattati di demonologia islamici, apparterrebbe Iblis: termine certamente adattato dal greco diàbolos per indicare Satana (che, peraltro, viene chiamato Shaytān).
I modernisti islamici hanno tentato di adattare la fede nei ginni al portato della moderna scienza e qualcuno (come Muhammad ʿAbduh) ha ipotizzato che batteri e microbi non fossero ad esempio altro che ginni, in grado di produrre talora risultati fatali sul corpo umano, ma tale "lettura" non ha incontrato grande favore fra i credenti musulmani.


Il gin nella cultura di massa


La figura del gin, più spesso sotto il nome di genio, è stata ripresa diverse volte nell'ambito del cinema e della televisione, così come delle opere letterarie. Esempi lampanti sono il Genio del film d'animazione Disney Aladdin e lo stregone Jafar, il quale si avvicina molto alla natura primitiva del gin stesso, malvagia e in diretto legame col fuoco. La figura del genio è presente anche in Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta, così come nelle serie televisive Due fantagenitori (nella figura di Norm il Genio), Un genio sul divano e Strega per amore. In alcuni casi la figura del genio ha assunto anche parte dei suoi originali risvolti negativi, come nel caso del film horror Wishmaster - Il signore dei desideri oppure di Red Sands - La forza occulta (2009). Anche nella serie Supernatural appaiono ginni con intenti ostili.
Il nome della protagonista del telefilm Strega per amore, Jeannie, è un diretto riferimento al termine gin.
Più di recente sono apparsi nel film Scontro tra titani, uscito nell'aprile 2010, dove sono chiamati djinns ("dj" è uno dei modi dell'inglese di rendere il suono della "g", vedi Django), anche se l'aspetto e le caratteristiche sono piuttosto differenti dal mito classico.
Nella Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud un gin è uno dei cinque spiriti più forti; gli altri sono ʿafārīt (al singolare ʿifrīt), mārid, foliot e folletti.
Nel videogioco Prince of Persia: Le sabbie dimenticate uscito nel maggio 2010, i ginni sono creature di forma umana alleatesi con re Salomone per sconfiggere Ratash, un ʿifrīt malefico, rinchiudendo la sua armata in una roccaforte persiana. Durante il gioco Razia, l'ultima regina gin, aiuta il principe a combattere l'esercito di Ratash liberato da suo fratello.
Nella serie di videogiochi Golden Sun, sviluppata da Nintendo e Camelot, i ginni sono creature elementari benevole che aiutano i protagonisti nei combattimenti, e possono inoltre essere trovati e collezionati lungo il viaggio.
Nel videogioco Uncharted 3: L'inganno di Drake, il protagonista, Nathan Drake, è alla ricerca della mitica città di Ubar, nel deserto arabo del Rub' al-Khali, nei cui abissi Salomone gettò i gin rinchiusi dentro un recipiente di ottone, dopo che questi erano diventati malvagi. Una volta scoperta l'ubicazione e raggiunta la città, il giocatore dovrà affrontare degli esseri umani, i cui corpi, una volta uccisi, verranno posseduti da dei demoni di fuoco (ʿafārīt), rendendo necessario uccidere una seconda volta il nemico. Secondo il gioco anche Sir Francis Drake e T.E. Lawrence, anche conosciuto come "Lawrence d'Arabia", cercarono di trovare la città per impossessarsi del potere dei ginni, il primo inviato da John Dee ed Elisabetta I.



http://it.wikipedia.org/wiki/Gin_(mitologia)

 
 
 

Scelte......

Post n°31 pubblicato il 01 Settembre 2014 da Lycantropos





Elrond: Metti da parte il ramingo... diventa ciò che sei nato per essere. [ad Aragorn]







 
 
 

I RE DRAGONI DEL SOL LEVANTE

Post n°30 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos


In tempi remoti una colonia di uomini bianchi si stabilì nell’arcipelago giapponese. Parlavano una lingua dalle accentuate radici semitiche e seguivano una religione sciamanica analoga a quella dei primi Re Sacerdoti di Sumer.


armatura nipponica indossata dallo shogun Nobunaga



Il Sol Levante, l’impero del sole. Il Giappone é da sempre collegato all’aspetto solare e quindi al divino. A tutt’oggi i nipponici sono intimamente convinti che i loro antenati ancestrali fossero divinità scese dal cielo ad illuminare il paese a forma di mezzaluna, ed a seminare una cultura mistico-spirituale che si é poi splendidamente sviluppata in isolamento fino al 19° secolo, quando si aprì agli scambi commerciali e culturali con l’occidente. Ma fino ad allora il culto del “Kami” (spirito) é sopravvissuto e permane ancora oggi, integrato armoniosamente con il credo buddhista. E non é un caso che entrambi abbiano filosoficamente insito il culto del Sé Superiore.

 

Uomini bianchi

La branca di ricerca  detta “paleoastronautica”, che si occupa di trovare indizi di eventuali remoti contatti tra l’Uomo ed esseri non terrestri, sostiene a ragione, attraverso le tesi dello studioso Raymond Drake, che le isole giapponesi, alle origini, fossero state colonizzate da un’antichissima civiltà, i cui abitanti, di pelle bianca e barbuti furono portatori di una cultura sviluppatissima insegnando ai nativi il culto del proprio spirito divino e di quello degli antenati.



gli Ainu

Prova dell’esistenza di questa civiltà è rilevabile nel simbolo giapponese: il Sol Levante. Ricordiamo che quello del disco solare (alato) é anche il simbolo di Nibiru (l’ormai famoso 10° pianeta del sistema solare, cfr. HERA 1-3-5-6) da cui, secondo Sitchin scesero circa 400.000 anni fa per la prima volta gli Anunnaki o Igigi (tradotto letteralmente “coloro che dal cielo scesero sulla terra), denominati Elhoim o Nephilim nel Vecchio Testamento. Il termine “Nephilim” viene da “Nephesh”, il “sangue o gene degli dei”, secondo i Sumeri. Da Nepesh infatti deriva la parola “fish” cioè “figlio” o “pesce”. Lo stesso Gesù, simboleggiato da un pesce, denotava di appartenere alla stirpe del Sangreàl o Graal, il sangue reale (cfr. HERA 3, articolo “Il Graal degli Anunnaki). Il Pesce Rosso in Giappone è chiamato “King Yo” cioè “Re del Mondo” ed in effetti Gesù era considerato l’incarnazione di Melkitsedeq, cioè il “Re del Mondo” (si confrontino nella Bibbia : “Lettera agli Ebrei” cap.5 vers.6 e HERA n°5). Ma torniamo al Giappone. È possibile che la civilizzazione  sia stata portata nell’arcipelago da questo popolo stellare o dai loro discendenti umani. Noi propenderemmo per la seconda ipotesi. Infatti i “protogiapponesi”, gli Ainu (cfr. articolo “Stranieri Misteriosi” HERA 6 -7/8), derivano il loro nome da Kaino (cfr. HERA 7/8 “Discendenti di Caino?”) e da Anu, il grande sovrano (da sovrumano o superumano) dell’assemblea dei 12 Anunnaki, chiamata nei Salmi della Bibbia l’assemblea dei 12 Elhoim, numero che poi verrà riproposto da Gesù con la corte dei 12 apostoli. A conforto di questa tesi, c’é anche il fatto che il “terzo occhio”, la capacità di vedere con l’occhio della mente, tipica di molte antiche civiltà, viene denominato in Giappone “Ajna”, che a sua volta proviene da “Kajna” o “quello dall’occhio interiore”. É possibile che gli Ainu fossero i primi Re Sacerdoti illuminati della storia di questo paese. A tutt’oggi gli Ainu, sterminati nel corso dei secoli dal ceppo etnico cino-coreano, sono ridotti in minoranza e relegati, quasi estinti, nell’estremo settentrione del paese. Resta il fatto che gli Ainu costituiscono ancora e da sempre una civiltà fortemente sciamanica ed é molto probabile che lo stesso sciamanesimo sia stata una loro caratteristica come lo era per i primi sovrani Egizi, gli “Shemsu Hor”, per i Nephilim  o “Vigilanti” mesopotamici o per i Viracocha americani, lascito forse degli stessi Anunnaki o dei loro discendenti chiamati “Dragoni”.


Gli Yamato

Gli etnologi affermano che i primi civilizzatori in Giappone furono chiamati “Yamato” e Yamato rappresenta ancor oggi il nome mitico e mistico del paese. Gli Yamato insegnarono agli indigeni le arti, la cultura, la lavorazione del bronzo e ceramica e soprattutto la scienza sacra. Nelle tombe preistoriche sono state rinvenute alcune statuette, dette “Haniwa” tipiche del periodo Jomon, che denunciano tratti somatici non certo orientali, bensì tipicamente caucasici. È fondamentale a questo punto un’opportuna premessa. La lingua giapponese é simile alla lingua germanica, cioè é una lingua caratterizzata da parole composte. Dovremo scomporre le diverse parole oggetto della nostra analisi per dimostrare la valenza gnostico-esoterica che vi si nasconde. Peraltro la lingua nipponica ha fortissime affinità con la lingua sumerica e l’uso degli ideogrammi ricorda molto quello degli  ideogrammi cuneiformi di questa civiltà. Yamato si scompone in YAMA (montagna) e TO o do (via). Chi era questo popolo che insegnò il culto della sacralità della montagna agli indigeni, tanto più che, per chi scrive, la montagna non é altri che lo ziggurat mesopotamico o la piramide? Forse gli stessi Anunnaki o i discendenti di Noè? Bisogna inoltre ricordare che il simbolo del tridente ricorre in molte altre culture. Basti pensare al tridente disegnato sulle montagne andine o al simbolo dello Shin ebraico o ancora al tridente di Poseidone. Il tridente é sempre stato collegato a Venere e Sirio (cioè a Iside) e potrebbe essere una rappresentazione stilizzata dell’albero della vita. Altri legami tra queste diverse culture sono riscontrabili nei simboli solari del Triskel, tipico della tradizione celtica, ma presente anche in Giappone negli stendardi e nelle uniformi dei Samurai e nella Croce Uncinata o Swastica solare, propria di molte civiltà e presente già nelle prime culture del medio-oriente.  Alla pari dei Sumeri e dei Celti i giapponesi vedevano nelle corna il simbolo della potenza, e per tale motivo i KABUTO, gli elmi dei samurai erano ornati di corna. Inoltre essi possedevano la stella Davidica o Sigillo di Salomone, la stella a sei punte, oggi stendardo ebraico. Queste analogie tra Giappone e culture semitiche saranno ulteriormente approfondite più avanti nella ricerca linguistica e semantica. Per ora basti dire che la presenza nei fondali di Yonaguni, nel Mar della Cina (cfr. HERA n°1 e 4), di un’enorme struttura a gradoni testimonierebbe una matrice comune nell’origine delle civiltà di tutto il pianeta cui il Giappone non fu probabilmente estraneo.

Signora della Montagna

Certo, é difficile riscontrare in Giappone prove a sufficienza dell’innesco civilizzante da parte di una civiltà come quella Anunnaki o Atlantidea, ma riteniamo che la lingua e gli ideogrammi possano far luce sulla questione; anzi, la stessa lingua ci dice che la matrice civilizzante insegnò ad i giapponesi primitivi il culto della divinità in ogni uomo, e quindi del fuoco divino, comune a tante civiltà sul pianeta. Prima di offrire prove linguistiche su questa matrice esoterica-iniziatica della civiltà nipponica, sarebbe utile accennare all’originario culto del KAMI, e cioè allo SHINTOISMO. Lo SHINTO (Via degli Dei, culto dello spirito e degli spiriti) rimase l’unico culto fino al 552. d.C., dopo di che vi si affiancò armoniosamente, fino a tutt’oggi, il Buddhismo Zen. Il giapponese moderno, qualunque religione professi, nell’anima é sempre e comunque scintoista. SIN é la lettura giapponese del cinese SEN e la parola KAMI (spirito) ha lo stesso ideogramma di SIN. Lo scintoismo prevede che l’imperatore, il “Tenno”, sia di origine divina, poiché discendente dalla splendente dea del sole AMATERASU, che a parere di chi scrive potrebbe essere Ninti-Iside. Difatti il nome Amaterasu é composto da Yama (montagna) e Mater (madre). Ninti-Ninnarta veniva chiamata dai sumeri sia “Signora dell’embrione” che “Signora della montagna”. Fino alla fine del secondo conflitto mondiale il Tenno era la personificazione del graalico Re-Sacerdote illuminato, ma dopo la sconfitta, l’imperatore perse il potere temporale per mantenere soltanto la sua antica valenza sacro-spirituale. Da segnalare che nel corso della storia i Tenno privilegiavano i matrimoni con consanguinei per mantenere più pura possibile la discendenza e la linea di sangue, esattamente come facevano i primi Re mesopotamici e egizi di stirpe Cainita.

La Via degli Illuminati

Ma veniamo all’esame linguistico, e in particolare allo SHINTO. SHINTO sta per “SCIN” che significa “splendore”, “luminescenza” “illuminazione” e “TO” o “do” é la via. Quindi più che la via del Kami, SHINTO é la “via dell’illuminazione”. Inoltre “SCIN” in lingua ebraica significa “incarnazione dello spirito” (è il simbolo della venuta dello spirito nella materia, il sigillo regale che si pone sul petto dell’Uomo che percorrendo la “Via” raggiunge la perfezione) e SIN in giapponese significa “Cuore”. É un caso che la SCIN secondo gli ebrei sia posizionata proprio sul plesso solare, come avvenuto per Gesù? Non crediamo. L’imperatore giapponese ha come simbolo il Drago (come l’imperatore cinese, il quetzalcoatl azteco, i sovrani dragoni di Scozia) e, non a caso il drago é il simbolo della stirpe di sangue reale messianica. Drago in Giapponese é “TATU” e questo termine ci ricorda il Dio della sapienza egizio Toth e le divinità celtiche Tuata De Danaan. Peraltro “TOTU” sta per “luce” e quindi anche questo termine ci ricorda Toth (da cui e la parola Dottore, cioè illuminato).

L’uomo in giapponese é “HITO” (il suo simbolo é      e ricorda un triangolo con il vertice in alto, simbolo esoterico del fuoco divino) ove “HI” sta per “fuoco/luce” e “DO” sta per “Via”. Splendere é “TERU” che é simile a “NETER” e peraltro “TER” é “splendore abbagliante”. Ricordiamo che Gesù era prima di tutto un NETZER (da qui il termine Nazireo) e secondo i Vangeli, trasfigurò in uno splendore accecante. Lo spirito “KI” ed é rappresentato dall’ideogramma. Assomiglia straordinariamente ad una stella a 5 punte, segno iniziatico dello spirito divino che é latente in ognuno di noi, e ricorda molto anche il disegno di Leonardo dell’uomo con braccia e gambe divaricate, che nelle sue intenzioni doveva simboleggiare proprio il concetto di uomo perfetto. É un caso che anche l’albero della vita si dica “KI”? Al termine “KI” si associa “KIN” che vuol dire “Oro”, cioè il colore generato dallo splendore dello spirito, e “Regalità”. Anche tra i sumeri, gli Ebrei e le culture precolombiane l’Oro era connesso alla regalità e allo spirito splendente (Ahau kines, i Signori del Sole della cultura Maya cfr. Hera n. 3). L’Universo in giapponese è “UTYIU” cioè il “Grande Utero” e la parola Utterer in inglese significa “emettere” o “pronunciare” cioè “creare”. Anche la parola “TI” che sta per “sangue è analoga al sumero “TI” cioè “vita”, riscontrabile nella dea NIN-TI “Signora della Vita”, colei che dona il sangue. Nin-Ti nei bassorilievi veniva a volte immortalata con un’Omega tenuta tra le mani ed inoltre in moltissime culture il concetto  legato all’utero veniva rappresentato come un’Omega, basti pensare alle pettinature Hatoriche egizie, alle antefisse etrusche ed alle ceramiche Jomon su cui è stato spesso ritrovato questo simbolo. Credo che andare oltre sia ridondante. Quanto detto sul piano linguistico serve ad illuminare il fatto incontrovertibile che la civiltà giapponese sembra impastata di concetti iniziatico-esoterici, forse introdotti in questo paese dagli uomini bianchi superstiti del grande diluvio o dai loro eredi, come avvenuto per i primi popoli dell’America del Sud. L’impronta civilizzatrice, comunque, si dimostra ancora una volta comune alle prime civiltà occidentali. Dove tutto questo sia nato, se su Atlantide o attraverso gli Anunnaki (secondo le ipotesi di Gardner e Sitchin) è un rebus, la cui soluzione potrebbe rappresentare finalmente una risposta valida alle domande sulle nostre origini.
Nella lingua nipponica (dizionario Italiano – Giapponese Garzanti-Vallardi M. Scalise M. Hatzuko) sono rilevabili concetti riscontrabili in molte culture del Vecchio Mondo e di valore certamente universale. Ne presentiamo un breve insieme:

Divinità é KAMI ove KA é “spirito” e MI é “me stesso” cioè “il corpo”. Quindi KAMI sta per “corpo di luce”, cioè “fusione materia – spirito – energia”, unione espressa magistralmente dal famoso sigillo di Salomone (e dai suoi due triangoli sovrapposti), spesso ritratto negli stendardi feudali giapponesi chiamati “sashimono”.

Vivere é KURASU, ove KURA sta per “Tenebre”; per la religione infatti il piano materiale sono le tenebre che si contrappongono al piano spirituale che é luce.

Paradiso é TENGOKU ove TEN é il “punto di origine” e GOKU sta per “estremo”. Paradiso é quindi la ricongiunzione con l’Uno Divino ben simboleggiato col punto centrale della Swastika         che guarda caso rappresenterà il simbolo di una delle casate feudali del medioevo nipponico. Il TENNO (l’imperatore) ha come radice proprio TEN.

L’Inferno é ZIKAN. ZI é “tempo” e KAN é “scatola” o “cubo”. L’Inferno é quindi la scatola del tempo, il piano materiale a 4 dimensioni, simboleggiato anche dagli Egizi con un cubo che rappresentava il piano materiale altrimenti definito MALKHUT dai cabalisti.

Materia  é ZAYRYOO ove ZA é “posto” e RYOO é “dormitorio”; Il piano materiale quindi, oltre ad essere l’inferno, é anche il luogo dove si dorme, cioè lo spirito perde coscienza del piano spirituale. Non a caso gli esoteristi affermano che la vita su questo piano é un sogno e in sanscrito viene definita “Maya” cioè “illusione”. Ne parlò anche Shakespeare.

La coscienza è ISIKI. ISI sta per “pensiero” e KI é “spirito”. La coscienza é il vero pensiero dello spirito.

Il numero 1 é HITOTU, ove HI é posto e TOTU é luce; inoltre HITO é uomo e TU significa terra di origine. L’1 é il numero del creatore prima che crei il piano materiale. Per la cultura atavica giapponese l’uno é “il posto della luce” e la “terra d’origine dello spirito umano”, cioè il posto da cui tutto proviene.

Il numero 2 é HUTATO. HUTA significa chiuso. La bipolarità chiude le porte dell’infinito e dello spirito, ed il concetto é qui splendidamente reso.

E veniamo al numero perfetto, il 3. In giapponese il 3 é MITO, ove MI é “Sé stesso” e TO é “la via”. Il Tre é la sintesi dei poli opposti, é la via che porta al ricongiungimento con l’uno, tramite la conoscenza di se stessi, per cui “Via del Sé” rende bene il concetto. Nel Vangelo di Tommaso Gesù afferma: “il regno di Dio é dentro di voi”. Socrate affermava: “conosci te stesso”.

Il numero 4 é YOTTO. YO é “notte fonda”, “tenebre” e TO é “via”; Il 4 giapponese starebbe a significare il piano delle tenebre, cioè la materia, il piano a 4 dimensioni.


http://mikeplato.myblog.it/2012/08/31/i-re-dragoni-del-sol-levante/




 
 
 

Ryu-Drago giapponese

Post n°29 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos





Il drago giapponese, conosciuto anche come ryū o tatsu (龍 o 竜? "drago") è una creatura leggendaria nella mitologia e nel folklore giapponese.
Il drago giapponese è una fusione, come per molti altri aspetti del Giappone, del patrimonio culturale importato da Cina, Corea e India con il folklore e le tradizioni autoctone del Giappone. Come gli altri draghi asiatici, molti di quelli giapponesi sono associati alle precipitazioni e all'acqua, e sono tipicamente rappresentati come grandi creature serpentine, in grado di volare e con zampe munite di artigli.





http://it.wikipedia.org/wiki/Drago_giapponese



 
 
 

Yong - Drago coreano

Post n°28 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos

Draghi coreani sono creature leggendarie nella mitologia coreana e folklore . L'aspetto del drago riflette le sue influenze dalla sua controparte, il drago cinese .

Draghi coreani

Mentre la maggior parte dei draghi della mitologia europea dipendono generalmente gli elementi del fuoco e distruzione, draghi della mitologia coreana sono per lo più visti come esseri benevoli legati all'acqua e all'agricoltura, spesso considerati portatori di pioggia e nuvole . Quindi, molti draghi coreani si dice che hanno risieduto in fiumi, laghi, oceani, o anche stagni profondi all'interno di montagne.
Il simbolo del drago è stato ampiamente utilizzato, sia nella mitologia coreana e antica arte coreana.
I testi antichi a volte menzionano draghi parlanti senzienti, capaci di comprendere tali emozioni complesse come la devozione, la gentilezza, e gratitudine. Una particolare leggenda coreana parla del gran re Munmu , che sul letto di morte ha voluto diventare un "Drago del Mare Orientale al fine di proteggere la Corea".
Il drago coreano è stato detto di avere alcuni tratti specifici, in genere come il drago cinese, ma ha sviluppato una barba più lunga. E 'per molti versi molto simili in apparenza a draghi di cinese , vietnamita e mitologia giapponese .
Molto raramente un drago può essere descritta come portando un globo dei draghi noto come Yeouiju (여의주) in uno o più dei suoi artigli o nella sua bocca. Modellato dopo il mitico Cintamani gioiello o perla, si è detto che chiunque potrebbe brandire la Yeouiju è stata benedetta con le abilità di onnipotenza e di creazione a volontà, e che i draghi solo quattro dita (che avevano pollici con cui tenere le sfere) erano entrambi saggio e abbastanza potente di esercitare queste sfere, in contrasto con i draghi minore, tre dita.
Come con la Cina, il numero nove è significativo e di buon auspicio in Corea, e draghi sono stati detto di avere 81 (9 × 9) scale sulla schiena, che rappresenta l'essenza yang.




Imugi 

Mitologia popolare coreana afferma che la maggior parte dei draghi erano originariamente Imugis (pronunciato "Ee-Moo-Gi"), o draghi minori, che si diceva di assomigliare giganteschi serpenti. Ci sono un paio di versioni diverse di folklore coreano che descrivono quello che imugis sono e come aspirano a diventare pieno draghi a tutti gli effetti. Coreani pensavano che un Imugi potrebbe diventare un vero drago, o yong o mireu, se catturato un Yeouiju che era caduto dal cielo. Un'altra spiegazione afferma che sono creature senza corna simili a draghi che sono stati maledetti e quindi erano in grado di diventare draghi. Con altri conti, [ secondo chi? ] un Imugi è un proto-drago che deve sopravvivere 1000 anni per diventare un drago a tutti gli effetti. In entrambi i casi si dice che essere grande, benevolo, python -come le creature che vivono in acqua o caverne, e il loro avvistamento è associato con buona fortuna.
Nel 2007 Corea del Sud film di D-War , due Imugi sono stati visti, di cui uno è stato benevolo e l'altro male, sono stati visti in competizione per il possesso di una fonte di energia (la Yeouiju) attraverso il quale uno di loro potrebbe diventare un drago. In definitiva, il Imoogi male è distrutta da suoi momenti rivali dopo che questi aveva catturato la fonte. Qui, i due sono mostrati essere fisicamente diverso, in quanto il Imoogi male è di colore più scuro, più snello, e distinto da una cappa inflessibile simile a quello di un cobra, mentre il buon Imoogi è più pallido, tarchiato, senza cappa; e assomiglia più da vicino un pitone. La narrazione nel film implica che esistono molti Imoogi alla volta, di cui uno è designato a diventare un drago.
La serie Alosha da Christopher Pike presenta una variazione del Imugi chiamato "Koul". Un Koul è un serpente, gigantesco proto-drago che deve superare tre prove di coraggio; Venendo agli aiuti degli altri, l'atto di nuoto, e un letterale 'salto' di fede, al fine di diventare un drago. Dopo venire in aiuto degli altri, il Koul cresce gambe; dopo il nuoto attraverso l'acqua, il Koul è in grado di sputare fuoco; al momento di fare il salto della fede, della Koul germoglia immediatamente ali. Un Koul successo assomiglia a un drago europeo , mentre un Koul che ha completato solo uno o due dei suoi test assomiglia a un drago cinese o drago coreano del tipo sopra descritto.


Basilisco coreano 

Il coreano basilisco è conosciuto come un Gye-Ryong (계룡 /鷄龍), che letteralmente significa pollo-drago; non appaiono spesso come draghi. A volte sono visti come bestie-carro tirando per importanti figure leggendarie o per i genitori di eroi leggendari. Una tale leggenda riguarda la fondazione del regno di Silla , la cui principessa è stato detto di essere nato da un uovo di basilisco.

http://en.wikipedia.org/wiki/Korean_dragon





 
 
 

Sciritae

Post n°27 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos

Sciritae (Syrictæ, Syrictae, Sciritai o Skiritai) nei bestiari medievali erano una tribù indiana con narici serpente-come in luogo di un naso e le gambe storte serpentina.













 
 
 

Sarpa

Post n°26 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos

 
 
 

Nāga

Post n°25 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos






I naga (नाग "serpente", femminile "nagini") sono un'antica razza di uomini-serpente presente nella religiosità e nella mitologia vedica e induista a partire dalla tradizione orale risalente al V millennio a.C.[senza fonte]; storie di Naga fanno ancora parte della tradizione popolare di molte regioni a predominanza indù (India, Nepal, Bali) e buddhista (Sri Lanka, Sud-Est asiatico).


Divinità naga

Manasa è una dea naga della fertilità, venerata nell'Est dell'India per protezione dai morsi di serpenti
Mucalinda è un re naga che secondo il buddhismo protesse il Buddha dalle intemperie per sette giorni e sette notti durante la sua meditazione sotto l'albero di Bodhi (un esemplare molto venerato di Ficus religiosa, un cui discendente è ancora oggi conservato nel tempio di Mahabodhi)
Shesha non è in realtà un rappresentante dei naga, ma un'espansione di Viṣṇu che prende la forma di un enorme naga con mille teste, che vive nell'oceano celeste e forma il letto del dio; secondo il Mahābhārata, invece, è il capostipite dei naga, figlio di Kashyapa e Kadru. È conosciuto anche come Ananta ("senza fine") o Adisesha ("Sesha il primo").
Vasuki, fratello di Manasa, è una divinità naga protagonista, nell'Itihasa, della zangolatura del cielo, con cui gli dei ottennero il Soma dall'oceano di latte: consentì a deva e asura di usare il suo corpo come corda, ma sottoposto a gravi sforzi il suo respiro divenne alahala, il più tremendo veleno dell'universo, e rischiò di distruggere ogni forma di vita dell'universo, divinità comprese. Śiva, per salvare il cosmo, respirò tutto il veleno, ma invece di ingoiarlo lo lasciò nella sua gola, che divenne blu (da cui il suo appellativo Nilakanta, "dalla gola blu").






Caratteristiche

I naga sono particolarmente popolari nel Sud dell'India, dove si crede che donino fertilità ai loro fedeli. Secondo leggende indù, sono servi di Varuna, dio vedico delle tempeste, e si dividono in Manasa, Mucilinda, Shesha, e Vasuki. I naga vivono nel Patala, il settimo regno degli Inferi [1], e sono discendenti di Kashyapa e Kadru; sono nemici giurati dei garuda, una razza divina di aquile. La parola Naga viene dal sanscrito, e "nag" significa ancora "serpente" in molte lingue dell'India; si può osservare che "nag" o "nak" o "nakh" è parente del semita nachash e forse dell'inglese snake.
Sono anche considerati spiriti della natura, protettori di fonti, pozzi e fiumi; portano la pioggia, e quindi fertilità, ma anche disastri come inondazioni e alluvioni. Secondo alcune leggende, diventano pericolosi quando gli esseri umani danneggiano l'ambiente o mancano loro di rispetto. Vista la loro affinità con l'acqua, si dice che gli ingressi alle loro città sotterranee siano nascosti sul fondo di pozzi, laghi e fiumi profondi. I naga vengono associati anche alla sessualità, e alla seduzione. I naga custodiscono anche l'elisir della vita e dell'immortalità; secondo una leggenda, quando gli dei stavano distribuendo la vita tra le creature, i naga riuscirono a rubarne una coppa. Gli dei recuperarono la coppa, ma facendolo versarono parte del suo contenuto in terra; i naga lo leccarono dal terreno, e così si tagliarono la lingua, che da allora è biforcuta.
Il nome della città indiana Nagpur deriva da Nagapura, la leggendaria città dei Naga; si crede la leggenda dei naga possa aver avuto origine da un antico popolo.
Secondo i marinai malesi, i naga hanno l'aspetto di draghi con molte teste; in Thailandia e Giava, sono divinità della prosperità; in Laos sono enormi serpenti acquatici.

In Cambogia

In una leggenda cambogiana, i naga erano una razza di rettili che possedevano un grande regno nella regione dell'oceano Pacifico; una loro principessa sposò il primo re dell'Antica Cambogia, dando origine al popolo cambogiano. Per questo motivo ancora oggi i cambogiani si considerano eredi dei naga. I naga con sette teste rappresentati nei templi cambogiani, come ad Angkor Wat, rappresentano le sette razze della società dei naga, che hanno una mitica, o simbolica, associazione con i sette colori dell'arcobaleno. Inoltre, i naga cambogiani possiedono dei simbolismi numerologici per altri numeri delle loro teste: numeri dispari a rappresentare l'energia maschile, l'infinito, l'eternità, e l'immortalità; numeri pari per femminilità, fisicità, mortalità, temporaneità, e la Terra."
Leggende simili a quelle cambogiane sono diffuse presso gli adivasi del Sud dell'India e gli aborigeni dell'Australia; in queste versioni, i naga abitavano un grande continente nell'oceano pacifico (oggi conosciuto come perduto continente di Mu), che poi si inabissò e i cui resti formano oggi l'Indonesia e l'Australia. Questi naga avrebbero sviluppato una civiltà sotterranea e sottomarina estremamente avanzata e possiederebbero poteri sovrumani.

Lo stato indiano di Nagaland

Nel Nord-Est dell'India esiste un popolo chiamato "Naga"; vivono nello stato indiano "Nagaland" [2](che prende il nome da loro) e ritengono di essere i discendenti dei naga mitologici; nonostante la loro bellicosità e ostilità ad accettare influenze religiose esterne (rinomata fu la loro resistenza all'induismo che però per sua natura non fa opera di proselitismo), di fronte agli esperti in proselitismo quali sono i missionari cristiani anche grazie al supporto dei colonizzatori armati, i Naga hanno rinunciato alle loro tradizioni tribali. Riferimenti a questa tribù e alla loro relazione con le creature mitologiche si possono però trovare fin negli antichissimi Veda.

Specie affini

Alcune caratteristiche delle leggende si possono trovare nel pesce abissale re di aringhe.

Nei media

Il nome e la figura deformata dei Naga, compare nell'espansione del videogioco firmato Blizzard Warcraft III: The Frozen Throne, rievocata dalle profondità marine per combattere al fianco e agli ordini del cacciatore di demoni rinnegato Illidan Grantempesta.
I loro edifici si originano da pozze d'acqua circolari, sono collocabili su terreni inondati, ma dal fondale basso. Le loro unità da combattimento variano da grossi mostri serpe-umanoidi dotati di tridente e chiamati mirmidoni, a giganti tartarughe marine corazzate di punte acuminate, o unità magiche per attacchi a distanza come le sirene. Ogni unità è capace di nuotare, anche in acque profonde. Non è possibile ricorrere a questa civiltà al di fuori, quando previsto, della campagna (succede infatti di averli prima nemici e poi alleati nelle campagne degli elfi della notte e del sangue); quindi non è previsto il loro uso per la versione single player partita personalizzata, né per la versione online di battle.net. Gli stessi Naga vengono ripresi anche in World of Warcraft.
Un monster dell'anime Monster Rancher si chiama Naga e ha le sembianze di un serpente antropomorfo crestato.
Nel gioco di carte Yu-Gi-Oh! sono presenti tre creature che si rifanno ai naga, ovvero il Drago malvagio Ananta, Cyber Naga e Vaskii Rettiliana. Inoltre va ricordata Vennominaga, la più forte carta dedicata ai serpenti, nonché una delle più potenti di tutto il Gioco. Si tratta di potenti mostri di tipo rettile.
Nella serie Bakugan Naga è il nome di un drago bianco malvagio.
Nella saga di Harry Potter Nagini, il serpente-Horcrux di Lord Voldemort, prende il nome da queste creature.
Nel gioco di ruolo Dungeons & Dragons è un mostro di grandi dimensioni,che si presenta come un lungo serpente dal volto umano, con capacità ipnotiche.
Nel telefilm Lost Girl si fa riferimento al naga, nella seconda stagione, la fazione dei fae della luce è guidata dall'Ash Lachlan che è appunto un Naga.
Nel videogame Tomb Raider Underworld, nel corso dei livelli ambientati in Thailandia, Lara Croft deve affrontare dei Naga.
Il Pokémon Hydreigon è parzialmente ispirato ai naga: si tratta di un drago dalla colorazione scura dotato di tre teste, appartenente ai tipi Buio e Drago.
In The Battle for Wesnoth sono una delle razze nemiche della maggior parte delle campagne.
I Naga sono una delle razze disponibili nel MMORPG online Rappelz e sono ritratti solamente in versione femminile.
Nel puzzle RPG Puzzle & Dragons il Naga è uno dei mostri della serie "ragazze guaritrici". Può evolversi in Echidna.

http://it.wikipedia.org/wiki/N%C4%81ga

 
 
 

Borea

Post n°24 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos


Nella mitologia greca Borea (in greco Βορέας) è la personificazione del Vento del Nord, figlio del titano Astreo e di Eos, dea dell'aurora, e fratello di Noto, Apeliote e Zefiro.
Viene raffigurato come un uomo barbuto alato, con due volti e con la chioma fluente.
Borea si innamorò di Orizia, figlia del re Eretteo e la rapì. Da lei ebbe Calaide e Zete, che parteciparono alla spedizione degli Argonauti alla ricerca del vello d'oro, e Cleopatra. Con la moglie del re Driante generò invece Bute. Inoltre nell'Eneide si fa cenno a tre giovani guerrieri traci, compagni di Enea nell'esilio, che Virgilio dice appunto discendenti di Borea, senza dare notizie più precise circa questa parentela: vengono uccisi nella guerra contro gli italici per mano di Clauso.
In ricordo del presunto aiuto dato da Borea nella Battaglia di Capo Artemisio agli Ateniesi per sconfiggere la flotta persiana, furono istituite le Boreasmi, feste in suo onore.
Nella mitologia romana equivale ad Aquilone.


http://it.wikipedia.org/wiki/Borea






 
 
 

gigante Klyteros

Post n°23 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos

 
 
 

Cecrope

Post n°22 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos

Cecrope (in greco antico Κέκροψ, traslitterato in Kèkrops) è una figura della mitologia greca e costituisce il primo leggendario re di Atene.








Nella mitologia


Nacque dal suolo stesso dell'Attica, ed era rappresentato con un corpo da uomo terminante con una coda di serpente. Nell'antichità, infatti, il serpente era uno dei simboli della terra.
I miti e le leggende legati alla fondazione di Atene sono vari e complessi; in alcuni, il fondatore di Atene sarebbe stato Eretteo, al quale Cecrope sarebbe succeduto; in altre il fondatore sarebbe Erittonio.
In tutte le versioni, comunque, Cecrope risulta figlio della Madre Terra, a lui sono attribuiti i primi segni di civiltà, come l'abolizione dei sacrifici cruenti, il principio della monogamia, l'invenzione della scrittura e l'uso di seppellire i morti.
Cecrope sposò Agraulo, figlia di Atteo, dalla quale nacquero tre figlie: Aglauro, Erse e Pandroso. Ebbe anche un figlio, non si sa se dalla stessa donna, di nome Erisittone.
La tomba di Cecrope sembra sia da collocarsi, secondo il mito, sull'acropoli di Atene, nei pressi dell'Eretteo.


http://it.wikipedia.org/wiki/Cecrope






 
 
 

Bachue

Post n°21 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Lycantropos



La dea Bachue (dal linguaggio Chibcha ", quella con il seno nudo"), è una dea madre che secondo la Muisca mitologia colombiano è la madre dell'umanità. Emerse delle acque del lago Iguaque con un bambino in braccio, che crebbe fino a diventare marito e popolare la terra. Ha ricevuto adorare in un tempio, nella zona ora occupata dalla città di San Pedro de Iguaque .
La leggenda narra che dopo aver compiuto l'obiettivo di dare alla luce all'umanità, Bachue e il dio pappagallo, suo marito, divennero serpenti e restituiti alla laguna sacra. La storia di Bachue è stata menzionata dalla spagnola dell'Impero cronist, Fray Pedro Simón nel suo libro "NOTICIAS HISTORIALES" quando scrive che gli indigeni chiamavano anche "Furachogua" (cioè la buona donna), e il suo adorato come uno dei loro principali divinità. Simon menziona anche che i Muisca credevano che Bachue a volte ritorna dagli inferi per guidare il suo popolo.



http://en.wikipedia.org/wiki/Bachu%C3%A9

 
 
 

MU

Post n°20 pubblicato il 29 Agosto 2014 da Lycantropos



Il colonnello inglese, James Churchward, stanziato in India verso il 1870, durante un periodo di grave carestia, si trovava presso un tempio a recare aiuto al sommo sacerdote. Churchward fece amicizia con il sacerdote, scoprendo che entrambi avevano una grande passione per l’archeologia. Un giorno il colonnello britannico si trovava nel tempio intento a decifrare un’iscrizione. Il sacerdote, dopo averlo visto tanto impegnato in quell’impresa, aiutò Churchward a tradurre ciò che era scritto sul muro del tempio, rivelandogli anche che si trattava di una lingua estremamente antica. Il sacerdote inoltre confessò che all’interno del tempio esistevano delle tavolette scritte nella stessa lingua che parlavano della terra di origine del genere umano, il continente Mu. Queste tavolette erano state ritrovate in una delle sette città sacre dell’India (Rishi) e appartenevano ad una collezione molto più vasta. Il sacerdote disse a Churchward che le tavolette erano sacre poiché erano state scritte in un linguaggio oscuro e ricco di significati esoterici dai Sacri Fratelli, detti Naacal, venuti dalla madre patria in Asia sudorientale a portare le sacre scritture, le scienze e la religione. Le tavolette in questione sarebbero state vecchie di migliaia di anni e sarebbero state scritte, secondo il sacerdote, in Birmania o addirittura sul continente Mu. Purtroppo la sacralità e l’importanza di quelle tavolette era tale che era vietato rimuovere le loro custodie. Tuttavia una sera Churchward scoprì che il suo amico sacerdote aveva preso due tavolette e si accorse subito che erano di argilla cotta al sole ed erano impolverate. Alla fine Churchward e il sacerdote decisero di esaminare tutte le tavolette e le tradussero integralmente. Scoprirono che le tavolette parlavano della creazione del mondo e dell’uomo, il quale era comparso per la prima volta nel continente Mu. Churchward, capita l’importanza della sua scoperta, iniziò a girovagare in India, poi in Birmania e infine per tutto il mondo alla ricerca di altre tavolette. Importanti per le ricerche di Churchward furono le scoperte di William Niven in Messico. Niven infatti scoprì delle città sepolte vecchie di decine di migliaia di anni distrutte da immensi cataclismi vulcanici. Tutto ciò, secondo Churchward, avrebbe dimostrato l’esistenza di civiltà “preistoriche” avanzate, come Mu. Inoltre Niven, durante i suoi scavi trovò duemilaseicento tavolette che facevano riferimento a Mu, permettendo a Churchward di aumentare le proprie conoscenze sul continente perduto.



Churchward, dopo molti viaggi e ricerche, riuscì a tracciare una storia di Mu che qui vi presento. Il continente Mu, situato nell’oceano pacifico, era un vasto territorio ondulato che aveva come confine settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea immaginaria tracciata tra l’isola di Pasqua e le Fiji. Da est a ovest misurava 8000 Km e in senso verticale 5000 Km. Mu era ricca di vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali. Era una sorta di grande giardino dell’Eden. Il continente era abitato da sessantaquattro milioni di abitanti, divisi in dieci tribù o stirpi e governati da un re unico (che aveva poteri sia spirituali che temporali), detto Ra-Mu. Il regno di questo monarca venne chiamato “impero del Sole”. La religione seguita su Mu era unica per tutti i suoi abitanti: essi adoravano una divinità che veniva indicata con il nome fittizio “Ra il Sole”, poiché gli abitanti non ne pronunciavano mai il vero nome. Gli abitanti di Mu credevano nell’immortalità dell’anima e del suo futuro ritorno a Dio. Nel continente Mu non c’erano mai state violenze e si viveva nel benessere e nella prosperità. Mu, popolata da diverse razze, era dominata dalla razza bianca; le altre genti non avevano posizioni politiche rilevanti. La navigazione era una delle attività preponderanti dei “muani”, tuttavia essi erano anche ottimi architetti e scultori. Il materiale principale utilizzato in queste arti era la pietra. Mu era divisa in tre grandi zone ed aveva sette città principali. Da Mu partirono navi che raggiunsero tutto il mondo e portarono scienza, religione e commercio. Mu fondò diverse colonie tra cui l’impero coloniale di Mayax in America, l’impero Uighur nell’Asia centrale e nell’est Europeo e il regno dei Naga nell’Asia meridionale. Secondo le tradizioni degli abitanti di Mu, la cui terra esisteva già 50.000 anni fa, l’uomo fece la sua comparsa su questo continente. Nel periodo di massimo sviluppo per gli abitanti di Mu, la parte meridionale del continente fu sconvolta da catastrofi vulcaniche e da maremoti. Dopo questo periodo di instabilità geologica, la vita su Mu riprese e vennero ricostruite le città e i templi. Tuttavia, quando la precedente catastrofe sembrava già dimenticata, il continente Mu, circa 13.000 anni fa (poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata ad Atlantide), fu distrutto definitivamente, inabissandosi. Lo sprofondamento causò un immenso maremoto che sconvolse tutto il pianeta. Pochi sopravvissero alla tragedia, che si salvarono sulle odierne isole del pacifico, ultimi residui del continente Mu. I superstiti si imbarbarirono presto, creando solo miti e leggende sul loro glorioso passato.

Churchward, con l’utilizzo delle tavolette e di altre fonti (quali il Manoscritto troano, il Codex cortesianus, il Manoscritto di Lhasa, le iscrizioni del tempio di Uxmal nello Yucatàn, le iscrizioni del tempio di Xochicalo a 96 Km a sud – ovest di Città del Messico, il Ramayana ecc…) tradotte anche in modo molto particolare (qui faccio riferimento specialmente alle fonti classiche), non solo ha svelato al mondo l’antica storia del continente Mu e dell’origine dell’uomo e della terra, ma ha anche costituito una scienza geologica alternativa a quella tradizionale basandosi sulle conoscenze millenarie che gli abitanti di Mu avevano accumulato in materia.

http://www.acam.it/mu-il-continente-scomparso/


















 
 
 

Lemuria

Post n°19 pubblicato il 29 Agosto 2014 da Lycantropos

Il continente Lemuria ha ospitato la prima civiltà umana di cui si abbia notizia. La nascita vera e propria del continente avvenne in ambito scientifico. Ne fu per la prima volta ipotizzata l’esistenza da M.P.L.Sclater, il quale, tra il 1850 e il 1860, sostenne che in epoche preistoriche esistesse una vasta area che comprendeva territori dal Madagascar a Ceylon e Sumatra. L’idea di un antico continente in queste zone del pianeta fu suggerita da affinità zoologiche tra i territori sopracitati, tra cui la presenza del lemure che diede il nome al continente. Al contrario il naturalista Wallace sosteneva che un continente simile sarebbe stato possibile tra l’Australia fino alla Nuova Guinea, le isole Salomon e forse le isole Figji. Il continente di Wallace avrebbe anche così spiegato in che modo i marsupiali avrebbero potuto raggiungere il continente australiano. Le ipotesi di Sclater e Wallace entrarono in conflitto, sebbene ad un certo punto Wallace ammise che ci dovesse essere stato in passato un ponte di terra tra l’India e l’Australia.

La discussione continuò e Haeckel ipotizzò che il continente lemuriano, esistito probabilmente tra il Permiano e il Nummulitico, fosse la culla della razza umana, poiché lo riteneva la sede delle scimmie antropoidi. La discussione, dapprima solo scientifica, fu ripresa poi dalla teosofia che asserì che il continente Lemuria fosse la dimora della terza razza madre e il luogo di origine dell’umanità. Teosoficamente parlando, l’uomo non si sviluppò a Lemuria secondo un’evoluzione, ma attraverso un addensamento di materia che venne a formare il corpo.




Ovvero: all’inizio coloro che sarebbero diventati uomini erano entità immateriali che apparivano sulla terra con l’andar del tempo sempre più materiali e corporei. I corpi della prima razza madre, secondo quanto dice W. Scott-Elliot in “Storia della Lemuria sommersa”, erano come giganteschi fantasmi, […] perché i loro corpi consistevano soltanto di materia astrale. Successivamente la prima razza madre venne dotata di un rivestimento più denso. I corpi della seconda razza madre erano definiti eterei e anch’essi erano invisibili alla vista. I corpi della terza razza madre finalmente solidi erano composti di gas, liquidi e materia. Le ossa erano molli come quelle dei bambini (infatti non potevano reggersi in piedi) e solo verso la metà della loro storia poterono godere di una struttura scheletrica più consistente. I lemuriani di questo periodo possedevano due occhi rudimentali davanti e uno dietro – detto terzo occhio o occhio astrale – corrispondente alla ghiandola pineale che serviva come centro della vista astrale e fisica. Verso la terza sotto-razza, il corpo gelatinoso dei lemuriani si solidificò ancor di più e divenne in seguito capace di tenere una struttura eretta e, grazie all’uso del terzo occhio e di una sporgenza nei talloni, di camminare avanti e indietro. Probabilmente verso la quinta sotto-razza si ha l’uomo lemuriano definitivo. Era alto dai tre metri e mezzo ai quattro metri e mezzo, aveva la pelle bruno giallastra, la mascella inferiore allungata, la faccia appiattita. Gli occhi piccoli, penetranti e distanti l’uno dall’altro, permettevano sia la vista in avanti che lateralmente, il terzo occhio dava la vista all’indietro. Al posto della fronte aveva un rotolo carnoso, la testa era inclinata all’indietro e le braccia erano sproporzionate rispetto alle nostre ed aveva mani e piedi enormi. Attorno alla testa aveva dei capelli corti ed era vestito con pelli. Nella mano sinistra teneva solitamente un bastone e nella destra conduceva con una corda una sorta di rettile simile al plesiosauro, quale aiuto per la caccia. La settima sotto-razza diede origine ad una razza superiore. Aveva sviluppato una sorta di fronte, la sporgenza dei talloni si era ridotta, la testa aveva una forma ad uovo ed era diminuita l’altezza e la grandezza delle membra. Questa fondò un’importante civiltà che durò migliaia di anni e dominò gran parte del continente di Lemuria. Inizialmente i lemuriani erano muti, ma poi svilupparono un linguaggio primitivo monosillabico. Dopo la separazione dei sessi, il corpo dei lemuriani si solidificò e iniziò a vivere in alture dentro a capanne rudimentali. All’inizio ogni famiglia viveva in una capanna singola, poi si ritenne più sicuro vivere riuniti in comunità. Le capanne, prima costruite in legno, furono edificate con grossi massi e le armi con cui i lemuriani attaccavano i dinosauri o si difendevano da essi erano pali appuntiti di legno.

L’agricoltura era sconosciuta.

Le razze lemuriane senza ossa striscianti vivevano di quello che trovavano al suolo, mentre quelle con lo scheletro evoluto mangiavano principalmente carne, ma anche bacche e noci. Durante la sesta e settima sotto-razza, i lemuriani impararono a costruire città megalitiche e ciclopiche . Le prime città si trovavano nella zona del Madagascar e un centro urbano famoso era situato vicino all’isola di Pasqua. Le famose statue dell’isola, costruite nel periodo terminale dei Lemuro-Atlantidei, rappresentavano la fisionomia dei loro costruttori o dei loro antenati. La religione dei lemuriani non era sviluppata: avevano qualche precetto morale e adoravano un’entità suprema rappresentata dal sole. Il continente Lemuria, al contrario di quanto si diceva in ambito scientifico, assunse presso i teosofi forme ben più vaste e varie, a seconda dei periodi geologici e sprofondò a causa di una lunga serie di cataclismi vulcanici. I lemuriani morirono soprattutto per il fuoco e per il soffocamento dovuto a gas prodotti dalle eruzioni vulcaniche, ma la distruzione del Continente non fu repentina, anzi, seguì tempi geologici. Alla fine tutto venne sommerso.

http://www.acam.it/lemuria-civilta-scomparsa/

 
 
 

Umani.....

Post n°18 pubblicato il 27 Agosto 2014 da Lycantropos



 
 
 

Altantide

Post n°17 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Lycantropos















Quello che insegnavano e insegnano tuttora i Maestri Divini che nei tempi passati s'incarnavano ad Atlantide è una parte molto significativa della Conoscenza Divina che oggi possiede l'umanità.
Il libro è destinato a tutti quelli che mirano alla Perfezione.
 
Io ho cominciato a predicare alla gente la bellezza della religione e le conoscenze.
O gente, nata sulla Terra, infangata dall’alcoolismo, dal sonno e dall’ignoranza verso Dio! Smaltite la sbornia, scrollatevi dalla vostra cattiveria e svegliatevi dalla vostra stupidità!
Perché vi state dando alla morte quando vi è stato concesso di acquisire l’immortalità?
Apritevi, giratevi verso la vostra vera sostanza, voi, che siete persi e state scemando per colpa della vostra ignoranza!
Allontanatevi dalla strada tetra, iniziatevi all’immortalità e una volta per sempre respingete tutti i vizi!
Troverete il bene soltanto in Dio e mai altrove!
(Dall’appello d’Ermete agli egizi)
 





Atlantide, antico arcipelago scomparso, era composto da due grandissime isole poste nell’Oceano Atlantico, poco lontano dal Mar Mediterraneo. Lì viveva una civiltà molto avanzata. La particolarità principale d’Atlantide era quella che per molto tempo vi dominò il sistema delle conoscenze filosofiche e religiose, che permetteva a tantissima gente di svilupparsi velocemente, diventare Divini e terminare con questo la propria evoluzione.
Purtroppo con il tempo la cultura spirituale perse il suo valore poiché la gente aggressiva e involuta che prese il potere preferì la magia nera e il dominio grossolano sull’altra gente, piuttosto che i principi del vero autoperfezionamento spirituale. Allora Dio fece sprofondare le isole d’Atlantide nell’oceano.
Nonostante ciò, le superiori conoscenze spirituali furono trasportate in Egitto e negli altri paesi con l’aiuto degli Atlantidei che avevano già raggiunto la Divinità. Lì tali conoscenze continuarono ad esistere ancora per qualche tempo, essendo la base della cultura spirituale.






http://it.atlantis-and-atlanteans.org/






 
 
 

Uomo rettile - Rettiliani

Post n°16 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Lycantropos




Gli uomini rettile o uomini serpente sono creature immaginarie menzionate nella mitologia e nel folclore di varie culture, aventi fattezze di rettile.
In epoca contemporanea sono anche presenti nella fantascienza, nell'ufologia e nelle teorie del complotto[1], che per descriverli usano anche i termini di rettiloide, rettiliano, umanoide rettiliano, dinosauroide, sauriano, uomo lucertola, Homo saurus e popolo lucertola.
Il paleontologo Dale Russell, poi curatore dei fossili di vertebrati presso il Museo nazionale del Canada a Ottawa, suggerì nel 1982 un percorso evolutivo ipotetico che avrebbero potuto seguire il Troodon, un dinosauro predatore bipede, se non fosse completamente sparito nell'estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene 65 milioni anni fa.[2] L'idea è stata accolta in generale con scetticismo, anche se alcuni scienziati l'hanno ritenuta stimolante a livello congetturale.[3]

Nella mitologia

Molte culture antiche menzionano nelle loro tradizioni e nel folclore la presenza di uomini rettile.

Le Americhe
I nativi americani Hopi raccontano dell'esistenza di una razza di uomini rettile che vivrebbe sottoterra chiamata Sheti o "Fratelli Serpente". Nella mitologia precolombiana, l'Eva primordiale di nome Bachue si trasforma in un grande serpente, chiamato anche "Il Serpente del Cielo".


Europa

Il primo re mitico di Atene, Cecrope, era mezzo uomo e mezzo serpente. Nella mitologia greca, avevano servitori serpenti i Titani e i Giganti e talvolta i Giganti sono raffigurati in forma "anguiforme", ossia con le gambe formate da terminazioni serpentiformi, come il gigante Klyteros, raffigurato nel bassorilievo del fregio della Gigantomachia sull'Altare di Pergamo. Anche il vento Borea (Aquilone per i Romani) veniva descritto in forma anguiforme.

India

Nelle scritture e leggende indiane, i Naga (Devanagari: नाग) sono esseri a forma di serpente che si riteneva vivessero sottoterra, pur avendo contatti anche con gli uomini. In alcune versioni, si riferiva che tali esseri avessero vissuto su di un continente che si sarebbe poi inabissato nelle acque dell'Oceano Indiano. I testi indiani riferiscono anche di un'altra razza di uomini serpente chiamata Sarpa (Devanagari: सर्प). I Syrictæ ( In greco: Skiritai, in Latino: Sciritae), una tribù di uomini con narici simili a quelle dei serpenti al posto del naso con delle gambe a forma di serpentina.

Asia orientale
Nella cultura cinese, vietnamita, coreana e giapponese, si tramandano le leggende dei Long (Yong in Coreano, Ryu in giapponese) o dragoni, forme a metà tra il piano fisico e il piano astrale, ma raramente descritte in forma umanoide, e che possono assumere una forma tra l'umano e il rettiliano.[4] I Giapponesi raccontavano storie sui Kappa, un popolo mitologico di anfibi umanoidi.
In Cina, Corea e Giappone, i reami sottomarini sono mitologicamente popolati da Re Dragoni e i loro discendenti sono considerati umani discendenti da una razza di dragoni. Questa discendenza viene spesso rivendicata dagli Imperatori Asiatici, che si credeva fossero in grado di mutare volontariamente da una forma umana ad una forma di drago, forma ritenuta, presso le tradizioni asiatiche, migliore rispetto alla forma del diavolo.[5]

Medio Oriente

Nel Medio Oriente sono conosciuti i Jinn, uomini serpente o dragoni di cui si parla fin dai tempi più antichi. In un libro apocrifo falsamente identificato come il perduto Libro di Jasher, viene descritta una razza di uomini serpente.
Nella Genesi, Dio punisce il serpente per aver convinto con l'inganno Eva a mangiare il frutto della conoscenza
« Allora il Signore Dio disse al serpente: poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame, e più di tutte le bestie selvatiche ; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita »
Questo passo della Bibbia suggerirebbe che si riteneva che i serpenti avessero originariamente le gambe. Nell'iconografia dell'arte occidentale vi sono rappresentazioni di una donna con una coda di serpente, qualche volta con piedi da rettile, come nel quadro il Giudizio Universale di Hieronymus Bosch. Nel Medioevo il Diavolo veniva spesso raffigurato con caratteristiche rettiliformi, così come i demoni nella maggior parte dell'iconografia.

Africa

L'antico dio egiziano Sobek era riprodotto come un uomo con la testa di coccodrillo.
Nel Mali c'è una popolazione, i Dogon, che possiede un mito di fondazione che comprende un uomo rettile. I Dogon dicono di discendere dal dio Amma, proveniente dalla stella Po Tolo (Sirio B). Altri studiosi dei Dogon, tuttavia, ritengono che in realtà questa stella non sia conosciuta realmente dai Dogon, e riferiscono che l'errore possa essere riconducibile a difficoltà linguistiche o a errate interpretazioni.




Ufologia e teorie del complotto moderne

Nell'ambito dei racconti di avvistamenti di UFO, incontri ravvicinati e rapimenti alieni si sostiene in alcuni casi che gli alieni avrebbero la forma di rettili umanoidi.[6] Nella classificazione delle razze aliene elaborata dall'ufologo Brad Steiger, i rettiliani apparterrebbero al cosiddetto tipo Delta. Secondo alcuni ufologi, questo tipo di alieni ricorre nei presunti avvistamenti con minore frequenza rispetto ai grigi e ai nordici.[7]
Di extraterrestri rettiliani ha raccontato per primo Herbert Schirmer. Egli sostiene di essere stato rapito ad Ashland (Nebraska) nel 1967 da esseri umanoidi, alti tra 1,4 e 1,8 m, rivestiti da una tuta aderente, con testa sottile e allungata e pelle grigio-bianca; la bocca sarebbe stata simile ad una fenditura e non si sarebbe mossa mentre parlavano e i loro occhi sarebbero stati inclinati. Sulle tute Schirmer avrebbe visto un emblema a forma di "serpente alato". Secondo Schirmer tali esseri proverrebbero da un'altra galassia e sarebbero provvisti di basi (probabilmente orbitanti) su Venere.[8]
Alcune teorie della cospirazione extraterrestre, sviluppatesi soprattutto negli anni novanta, hanno sostenuto la presenza sulla Terra di presunte stirpi di "rettiliani" di origine extraterrestre, che secondo tali autori sarebbero in alcuni casi in grado di mutare la propria forma.[9] Secondo tali teorie sarebbero per esempio rettiliani i presunti alieni provenienti dalla costellazione del Drago, che sarebbero le "eminenze grigie", i padroni nascosti degli alieni più noti, i cosiddetti Grigi, provenienti dal sistema di Zeta Reticuli, Orione e Bellatrix.
John Rhodes raccolse insieme le testimonianze dei presunti contatti tra esseri umani e rettiliani umanoidi; ha fondato nel 1997 un apposito centro di ricerca[10], ed è apparso in televisione e alla radio per illustrare le sue presunte scoperte e le presunte prove scientifiche di sostegno alle sue teorie. Rhodes afferma che a suo dire i rettiliani umanoidi discenderebbero dai dinosauri e sarebbero quindi un sottoprodotto dell'evoluzione terrestre. Rhodes per avvalorare le proprie tesi cita le teorie di Dale Russell degli anni ottanta, relative alla descrizione di quale sarebbe potuta essere l'evoluzione dei dinosauri in specie intelligente. Secondo Rhodes l'attenzione umana sarebbe intenzionalmente spostata dai mondi sotterranei allo spazio profondo, proprio allo scopo di mantenere segreti gli argomenti riguardanti le presunte dimore dei popoli sotterranei e le loro antiche civiltà; sotto questo aspetto, le tesi di Rhodes riprendono alcune idee dei sostenitori della teoria della Terra cava, secondo cui vi sarebbe un continente abitato situato sotto la superficie terrestre. I rettiloidi delle teorie citate da Rhodes assomiglierebbero a dei tipi di entità descritti da alcune delle persone che sostengono di essere state rapite dagli alieni.
Paul Shockley, fondatore della "Chiesa acquariana del servizio universale", ritiene di essere un individuo in grado di canalizzare la "consapevolezza cosmica"; attraverso quella che descrive come una "rivelazione di consapevolezza" ha riferito dell'esistenza di una pericolosa razza di rettiliani, tra i quali sarebbero tuttavia presenti anche individui ben disposti nei confronti degli esseri umani.[11] La "consapevolezza cosmica" lo porterebbe ad affermare che anche gli esseri umani contengono DNA rettiliano-[12]
Il contattista e medium Sheldan Nidle afferma invece di ricevere messaggi telepatici dai "Bellatrixiani", una razza benevola di rettiliani proveniente dal sistema di Bellatrix[13].
Il contattista Riley Martin, autore di The Coming of Tan e assiduo ospite del programma di Howard Stern, sostiene di conoscere personalmente un certo "Targissiano", appartenente a una pericolosa razza di rettiliani che sarebbe presente insieme ad altre sei razze di alieni su di una nave madre in orbita attorno a Saturno.[14]
L'ex metronotte italiano Pier Fortunato Zanfretta sostiene di aver avuto un incontro ravvicinato del quarto tipo con alieni Rettiliani e di essere stato rapito da essi. I Rettiliani in questione si chiamerebbero "Dargos", e proverrebbero da un pianeta morente di nome "Titania", facente parte della "terza galassia". Questi alieni sarebbero del tutto pacifici, e avrebbero visto nella Terra uno dei pianeti su cui trasferirsi in futuro.
Secondo David Icke, come pubblicato nel suo libro The Biggest Secret: The Book That Will Change the World (in italiano: Il più grande segreto: Il libro che cambierà il mondo) gli umanoidi rettiliani sarebbero una presunta forza occulta che manipolerebbe e controllerebbe l'umanità. La razza sarebbe costituita da esseri alti 2,13 m e bevitori di sangue e proverrebbe dal sistema stellare Alpha Draconis. Ad essa apparterrebbero molti leader mondiali, tra cui la famiglia reale inglese,[15], Bill Clinton, Hillary Rodham Clinton, George W. Bush, Barack Obama.[16] Le opere di Icke hanno un discreto successo di pubblico, grazie anche a concetti estratti dal filone New Age.
Zecharia Sitchin afferma di aver individuato in tavolette sumere il riferimento a una razza aliena (gli Annunaki) che avrebbe creato la razza umana (mischiando i propri geni con quelli dell'Homo Erectus) allo scopo di utilizzare gli uomini come schiavi nelle sue miniere in Africa. Gli Annunaki, da sempre, abiterebbero il loro pianeta Nibiru, trasformato in una specie di "nave spaziale" mista (convivendo con le altre razze tra cui i Rettiliani) al servizio della Confederazione Galattica. Secondo Sitchin le tavolette attesterebbero che il popolo Sumero dalla "testa nera" sarebbe stato creato da questi esseri mescolando "l'essenza di vita" di "uomini e bestie". L'esistenza di uomini serpente secondo Sitchin sarebbe provata dalla concezione di regalità e dal suo collegamento alla figura del drago, definita in Babilonia come 'Sir' o dragoni (ossia "grande serpente", dal sanscrito sarpa, parola che originariamente descriveva il grande "Dio-Dragone", creatore e governatore della antichissima cultura dravidica).
Alle teorie di Sitchin si è riallacciato Laurence Gardner, secondo il quale sarebbe esistita una "Linea del Sangue dei Dragoni", una variante del Sacro Graal collocata nell'antica Mesopotamia quando gli Anunnaki sarebbero discesi sulla regione creando una linea di sangue reale attraverso una manipolazione genetica.
Non di rado le teorie degli UFO, dei complotti, delle cospirazioni, dei rettiliani vengono unificate anche con numerose varianti che contemplano elementi di fantasia fiabesca quali gnomi, elfi, folletti, figure mitologiche, etc. In altri casi sono alla base di illegali pratiche pseudo mediche (basate su non meglio identificate onde, frequenze, magnetismi, poteri mentali) ricondotte sotto l'ampia definizione di "medicina alternativa".
I fautori dell'ipotesi psicosociale sugli UFO ritengono che alla base delle teorie sui rettiliani vi siano motivi culturali. La paura verso i rettili è atavica e si ritrova anche in certe mitologie e leggende. Inoltre la narrativa di fantascienza ed in particolare la serie televisiva sui Visitors potrebbe avere contribuito notevolmente allo sviluppo delle teorie cospirative sull'esistenza dei rettiliani[17]. Lo scettico Brian Dunning suggerisce che anche un articolo pubblicato nel 1934 sul Los Angeles Times potrebbe avere dato origine a tali credenze. Tale articolo diceva che un geofisico ed ingegnere minerario aveva annunciato di avere scoperto un labirinto sotterraneo sotto la città di Los Angeles che avrebbe condotto ad una città sotterranea costruita da una razza avanzata di un Popolo Lucertola circa 5.000 anni fa per sfuggire ad una catastrofe avvenuta in superficie.[18]

Nelle opere di narrativa

Nel racconto Il volto nell'abisso del 1923 dello scrittore pulp Abraham Merritt, una donna serpente dell'era mesozoica, ultima sopravvissuta della sua specie, si allea con i protagonisti umani nella lotta per far trionfare il bene.
Robert E. Howard ha descritto nelle storie del ciclo di Kull di Valusia il popolo serpente, a partire da un racconto 1929 sul pulp magazine Weird Tales. La Marvel Comics dal 1971 inserì saltuariamente il popolo serpente nei fumetti di Conan il barbaro. Gli uomini serpente sono apparsi in seguito anche nella serie animata dedicata a Conan, prodotta nel 1992. Scrittori come Lin Carter e Clark Ashton Smith hanno inoltre fatto del popolo serpente un protagonista di alcuni racconti legati ai Miti di Cthulhu di Lovecraft.

http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_rettile

 
 
 
 
 

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