All'ora inquieta del tramonto
quando l'opalescenza rosazzurra del cielo
affonda la Città nella laguna
noi
distese l'una di fronte all'altra
in questo letto anonimo d'albergo
dove unico conforto a incerti sguardi
è la nudità
che ci fa inermi e forti insieme
ci sfioriamo con dita lente
i capelli e il viso
immobili
come avversarie
di una partita a scacchi
intente a studiar la prima mossa.
Così
ci consumiamo in rapide carezze,
mentre mi perdo
sulla tua fronte ampia e liscia
dove si rispecchia l'anima.
Sei tu
che hai incrociato impetuosa
il mio cammino.
Con unghie appuntite
ti ridisegno le labbra,
lampi di lussuria i pensieri
che mi riducono in cenere
fino all'ultima scintilla
Le parole
evaporano con il respiro.
In ginocchio contemplo
il tuo corpo, la pelle chiara,
i muscoli guizzanti
I miei occhi hanno denti per divorarti
i miei seni latte per sfamarti.
Poggio la guancia
sul tuo ventre teso
e fiuto l'odore segreto,
penetrante del tuo sesso,
l'odore della nascita.
E il mio orecchio
sulla pelle elastica del ventre
si fa conchiglia nell'ascolto
del battito tumultuoso
del sangue
che accompagna la mano,
esperta giocoliera d'amore,
a trasformare il tuo piacere
in sciami di stelle salmastre
candide
sulla mia pelle abbronzata.
© Morgause
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il 03/04/2016 alle 10:36
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