UN MICIO PER AMICO
Il gatto che va costantemente solo e un luogo per lui equivale a un altro, e se guardi bene la notte potrai vederlo camminare, coda al vento, solo nella sua selvaggia solitudine, giusto come ha sempre fatto (Rudyard Kipling - Il gatto che andava sempre solo)
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Lo scandalo dell'Iva agevolata sulla propaganda elettoraleLunedì, 21 gennaio 2013 - 09:39:00 di Guido Beltrame
Le città iniziano ad essere inondate dai manifesti elettorali, si voterà anche in varie regioni e, in quelle zone, il numero delle affissioni sarà ancora maggiore. Niente di male, se non fosse per il solito “articolino” della “leggina”…che frega il contribuente. E' l'art. 18, comma 1, della legge n. 515 del 1993, che prevede, infatti, l'applicazione dell'IVA con aliquota ridotta del 4% "per il materiale tipografico, attinente alle campagne elettorali, commissionato dai partiti e dai movimenti, dalle liste di candidati e dai candidati". Come se non bastasse, poi, per effetto delle disposizioni recate dall'articolo 7, comma 1, della legge 8 aprile 2004, n. 90, l'aliquota agevolata è stata estesa ad altre tipologie di beni e servizi (ad esempio acquisto degli spazi d'affissione, di comunicazione politica radiotelevisiva, di messaggi politici ed elettorali sui quotidiani e periodici, all'affitto dei locali e agli allestimenti e i servizi connessi a manifestazioni).
Tutti sappiamo che l’aliquota IVA del 4% è riconosciuta ai beni di prima necessità, quelli indispensabili per la nostra sopravvivenza, alimenti e farmaci in primis. Con tutto il rispetto, se i partiti e i candidati dovessero sostenere un maggior costo per la loro campagna elettorale (pagando l’IVA al 21% come noi tutti comuni mortali), nessuno ne soffrirebbe, nessuno morirebbe di fame o per assenza di cure. Ad oggi l’astinenza da “cartellone elettorale” non ha causato neanche un raffreddore. Le recenti inchieste hanno portato alla luce lo sperpero di denaro pubblico operato dai partiti che, con quei soldi, hanno comprato di tutto; ecco, nessuno si lamenterebbe se quei fondi sperperati venissero utilizzati per pagare un’IVA più alta (che poi torna nelle casse dello Stato e quindi a beneficio di noi tutti).
Presidente Monti, sommessamente, ci permettiamo di suggerirle di introdurre una norma che, a partire dal 1 gennaio 2013, elevi l’aliquota IVA, per tutto ciò che concerne materiale elettorale e servizi annessi, dal 4% al 21%. Sì, lo sappiamo che lo Statuto del Contribuente vieta l’introduzione di norme fiscali retroattive, ma lo Statuto è stato violato da Lei, e da tutti i politici che l’hanno preceduta, diverse volte. Se venisse introdotto l’innalzamento dell’IVA, la quasi totalità dei contribuenti, ne siamo certi, non invocherebbe lo Statuto, non lo vivrebbe come una violazione di un suo diritto.
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