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RITUALI D'AMORE

LE LETTURE VANNO BENE PER AVERE UN’IDEA SUL DA FARSI. MA CIÒ CHE CONTA È LA MESSA IN PRATICA, NEL FARE QUOTIDIANO, DI QUELLO CHE ABBIAMO COMPRESO E APPRESO. E ANCOR DI PIÙ RENDERE PARTECIPI GLI ALTRI DELLE NOSTRE CONQUISTE E DELLE NOSTRE REALIZZAZIONI. UNA PRECISAZIONE: NON È CULTURA, È IL MIO VISSUTO QUOTIDIANO. VI RICORDO( A TUTTI ) CHE UNA MANGUSTA TIENE A BADA 7 SERPENTI !! NON SOLO IN SENSO LETTERALE..

 

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allegra gioia... fondersi

Post n°689 pubblicato il 12 Novembre 2018 da furia19781
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Relazioni moderne e amori d'altri tempi.

Relazioni nate da internet che iniziano con parole scritte

che compaiono sul monitor, scritte da qualcuno mai visto,

di cui non sappiamo niente, nessuna informazione che provenga

dall'impatto visivo, dal suono della voce, dall'odore di un corpo,

dal racconto di altri. Amori d'altri tempi impregnati dalla

trepidante attesa d'una lettera scritta da un innamorato

che spesso non aveva ancora un volto.

La modernità dell'era tecnologica ha qualcosa in comune

con quel tempo in cui la lontananza richiedeva

tempo per essere colmata.

La parola scritta sul desktop e il platonico carteggio

seducono con la stessa intensità e il medesimo impatto emotivo.

In entrambi i casi il corpo viene dopo oppure mai.

Uno degli esempi che possono essere utili a comprendere

come sia possibile sentirsi affini a qualcuno che non si è mai

conosciuto personalmente ma di cui si sono lette le parole

è il legame empatico che si crea con uno scrittore o un poeta.

Probabilmente ognuno di noi ha vissuto l'esperienza

del conoscerlo e comprenderlo attraverso i suoi scritti.

Dopotutto i poeti ancora prima degli psicanalisti hanno

parlato di empatia.

Eppure al pensiero che con uno scambio di e-mail o da

una conversazione in chat, possa sbocciare una relazione

densa d'affetti, proviamo, chi più chi meno, un certo scetticismo;

nonostante questa nuova, forse non più di tanto, modalità

di interazione stia entrando sempre più a far parte della comunità

. Forse molto presto non ci sarà più differenza tra comunità

virtuale e comunità reale, là dove non c'è una contrapposizione

ma una successione temporale. Virtuale non è irreale è solo

ancora non reale, cioè potenziale.

"La parola virtuale proviene dal latino medievale virtualis,

derivato a sua volta da virtus, forza, potenza.

Nella filosofia Scolastica virtuale è ciò che esiste in potenza

e non in atto.

Il virtuale tende ad attualizzarsi, senza essere tuttavia

passato ad una concretizzazione effettiva o formale"

(1)
Il virtuale ha una relazione stretta con ciò che è potenziale

aumentando la potenza del potenziale.

Questo può contribuire a spiegare il motivo per cui le chat

abbiano tanto successo così come gli "incontri in rete"

senza avere la pretesa di chiarirli in toto.

Uno dei motivi che induce le persone a cercare amici in internet

e non solo nel mondo reale, è che in rete se ne possono

incontrare molti di più, in modo che le probabilità che ve

ne siano di maggiormente rispondenti alle proprie aspettative

aumentano.

Potrebbe essere il parallelo virtuale delle grandi discoteche,

dove la similitudine sta nella grande potenzialità offerta da

una moltitudine di individui mentre la differenza è nell'ordine

sequenziale del primo impatto.

Nelle grandi discoteche viene prima il corpo, l'immagine visiva,

l'impatto emotivo-corporeo. In rete viene prima la parola,

il pensiero espresso verbalmente, la descrizione di sé attraverso

l'esclusivo uso delle parole.

In entrambi i casi si cerca la moltitudine per selezionare

o per continuare a giocare con le potenzialità,

a seconda se si è mossi dal desiderio di scegliere o da

quello di mantenere e ampliare le possibilità.

In rete si può trovare chi gioca, in modo più o meno pericoloso,

ad entrare ed uscire da chat e mailing list senza rivelarsi mai,

nascondendosi dietro identità fantasiose, soggetti che

non entrano mai in relazione autentica con nessuno.

C'è anche chi lo fa per scegliere tra tante possibilità,

qualcuno con cui confrontarsi, aprirsi e approfondire

la conoscenza.

Tentiamo ora di comprendere il funzionamento

comunicativo utilizzato per selezionare, aprire un varco

emotivo nella giungla delle parole, dei sintagmi, delle frasi

, e dell'uso frequente in rete di neologismi.

"L'uso di neologismi è interessante:in alcuni casi,

la parola nuova è incomprensibile, un atto non comunicativo.

In altri casi (es:deparanoizzatore),

il neologismo serve per creare un gergo comune alla

comunità virtuale. E' un atto comunicativo, divertente e creativo."

(2)
In che modo accade che in una chat, in un social network,

qualcuno venga attratto da qualcun altro?

Cosa suscita l'uso di un nickname, di una parola,

di una frase, di un neologismo o di una modalità sintattica?

Perché ciò che attrae un individuo non è quello che

attrae un altro individuo?

Cosa si cerca nell'altro? La maggior parte delle ricerche

(3) ha portato alla constatazione che la prima forza

che attrae è la somiglianza.

Ci sentiamo attratti da qualcuno simile a noi, qualcuno

con cui supponiamo di poter condividere un'esperienza

vissuta o un comune sentire. Da cosa deduciamo che è simile a noi?

Cosa c'è nell'uso che fa delle parole che ci consente

di decodificare la somiglianza e ci fa sentire empaticamente attratti?

Si tratta di qualcosa che proviene dalle parole scritte e

che stimola in noi l'identificazione.

Costruiamo un'immagine dell'altro utilizzando contenuti intrapsichici,

ci rappresentiamo il nostro potenziale interlocutore

attraverso qualità che gli attribuiamo.

L'identificazione si nutre di proiezioni, si attua una

trasmigrazione di contenuti intrapsichici che offre il

primo ingrediente utile a fondare una sorta di comunicazione

affettiva, una alleanza-relazione empatica.

L'altro tuttavia è anche diverso dall'immagine che noi

ci siamo costruiti e dopo i primi approcci interattivi basati

sulle similitudini, affioreranno le differenze,

sia tra i due soggetti e sia tra l'altro rappresentato e l'altro reale.

Un es: se un soggetto si sente diverso dagli altri e fatica

a riconoscere come suoi simili gli amici e le persone che

frequenta, nel momento in cui si imbatte, navigando in rete

, in qualcuno che si è attribuito il nickname "alieno"

insorge subito l'identificazione.

E' sufficiente l'attribuzione di un nickname per far

sorgere l'embrione di una simpatia "dal gr:sym-pàtheia

(V.pàthos)" una prima affinità, da approfondire e verificare.

Il primo aggancio si è tuttavia già realizzato.

Il nostro navigatore si metterà in contatto con "alieno" e forse,

attraverso uno scambio epistolare, confermerà un sentire

comune o viceversa potrà scoprire che "alieno"si identifica

invece con un invasore venuto dallo spazio con il compito

di distruggere i terrestri ed impossessarsi del pianeta.

In questo secondo caso l'esito dello scambio si perderà

nelle trame della rete.

Proviamo invece ad ipotizzare che il nostro navigante trovi in

"alieno" una persona simile a lui, che si sente un diverso,

i due continueranno a scambiarsi parole e frasi a cui entrambi

attribuiranno lo stesso significato semantico.

In questo caso è possibile ipotizzare che sia già nata una

relazione empatica tra i due. Relazione empatica basata

sull'identificazione, dove il monitor funge da Campo Relazionale.

Il computer ha un ruolo importante e fondamentale perché è

il LUOGO della interazione, funge da TERZO, non appartiene,

non è intrinseco a nessuno dei due, è altro, ed è anche il mezzo

attraverso il quale l'incontro è reso possibile.

Al tempo stesso separa, scinde le due individualità,

impedisce loro di "fondersi", sostituisce, prende il posto

di una sorta di "componente cognitiva" che limita

e controlla la confusione di identità

. Al tempo stesso facilita il processo di interazione

attraverso una sequenza di proiezioni da una parte

e introiezioni dall'altra e viceversa, processo che fonda

e alimenta la relazione empatica.

 

*da

-Ricerche sui gruppi. -Organo del Laboratorio di Ricerca -

 

 
 
 
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