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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 16 Marzo 2007 da fannyinblu

LA BIBLIOTECA PERDUTA DI ALESSANDRIA

La tradizione racconta di come la biblioteca perduta di Alessandria custodisse l’intero scibile umano, migliaia e migliaia di volumi andati perduti dopo il suo disastroso incendio, forse una piccola parte salvata fortunosamente e rimasta come retaggio e monito in mano ai saggi ed alle caste sacerdotali.

Storicamente, si può collocare la sua fondazione all’inizio del III Secolo a.C.; l’idea di rendere Alessandria depositaria del sapere tramite una biblioteca fu di Tolomeo I, grande cultore delle arti letterarie; egli intuì quanto fosse importante preservare, ma allo stesso tempo mettere a disposizione dei dotti, tutto il sapere dell’umanità, anche al fine di tramandarlo ai posteri.

Per dare vita alla propria idea, Tolomeo si avvalse della collaborazione di un illustre letterato dell’epoca, il greco Dimetro Falereo; grazie a questa sinergia di intenti presero vita due importanti istituzioni in Alessandria, la Biblioteca ed il Museo.

Possiamo benissimo comprendere quanto ardua fosse l’illuminazione del sovrano, in quel periodo la conservazione dei testi era per lo più affidata a privati oppure ai sacerdoti; la diffusione dei testi era molto limitata anche a causa del costo proibitivo di tavolette, papiro e pergamene. Il primo a concepire l’idea di una trasmissione dei testi sotto forma di raccolta fu Aristotele, il filosofo tramandò la sua opera letteraria ai propri allievi, tra i quali c’era Teofrasto, a sua volta molto amico di Demetrio Falereo.

Sull’esempio di quanto detto sopra, la Biblioteca di Alessandria fu proprio di tipo aristotelico, cioè basata sulla raccolta sistematica dei testi che venivano in seguito messi a disposizione di un più vasto pubblico.

La Biblioteca ed il Museo furono costruiti molto vicini l’una all’altro, i testi venivano materialmente raccolti nella Biblioteca, mentre nel Museo venivano redatte le rispettive relazioni critiche; lo scopo iniziale era quello di raccogliere i soli testi greci, ma ben presto la collezione si arricchì di opere che spaziavano in ogni campo e che provenivano da ogni parte del mondo; in virtù della sua enorme popolarità la Biblioteca venne ingrandita, fino ad avere dieci enormi sale e molte altre salette più piccole riservate agli studiosi.

Divenne in breve tappa obbligata per gli studiosi, la frequentarono assiduamente Euclide, il padre della geometria, Aristarco di Samo ed Erone di Alessandria; giunta al massimo del proprio splendore accadde però l’imprevisto, dopo quasi un migliaio d’anni dalla sua fondazione, nel 47 a.C., i romani di Giulio Cesare incendiarono una delle sezioni della Biblioteca trasformando in cenere circa quarantamila rotoli; seguirono gli incendi ad opera di Zenobia, sovrana di Paimyra, di Diocleziano nel 295 d.C., fino alla completa distruzione da parte del Generale Amr Ibnel-as, agli ordini del Califfo Omar I.

In quell’occasione il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente; era il 646 d.C. quando Omar I pronunciò le famose parole: “…….Se i libri non riportano quanto scritto nel Corano allora vanno distrutti, poiché non dicono il vero. Se i libri riportano quanto scritto nel Corano vanno distrutti ugualmente perché sono inutili”.

La Biblioteca, tutto il suo contenuto ed il sogno che essa rappresentava, vennero per sempre avvolti dalle fiamme.

Non sappiamo esattamente quali opere contenesse e quale fosse il loro reale valore, è ovvio comunque pensare che buona parte delle conoscenze antiche è stata per sempre sottratta agli studiosi e che tra queste conoscenze c’erano sicuramente le risposte a tante di quelle domande che oggi tormentano l’uomo di fronte ai misteri ancora insoluti della storia.

Tra i libri contenuti nella Biblioteca, parte dei quali, come dicevamo, vennero probabilmente sottratti all’incendio, ma andati ugualmente perduti, primeggiavano una Storia del Mondo, opera del sacerdote Babilonese Beroso, dove si parlava dell’incontro tra le civiltà mesopotamiche e gli Apkallus, semidei anfibi discesi dalle stelle, oltre che riportare avvenimenti accaduti prima del diluvio universale.

Era conservata anche l’intera opera di Manetone, il sacerdote egizio vissuto ai tempi di Tolomeo I e, secondo la tradizione, in possesso del favoloso Libro di Toth; per non parlare poi dei testi del fenicio Moco, dove si parlava di teoria atomica; oltre a rarissimi libri provenienti dall’india e numerosi manoscritti alchemici.

Una grande perdita per l’umanità, ma anche un monito per il futuro, questo oggi rimane della Biblioteca perduta di Alessandria.

 
 
 
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Un blog di: fannyinblu
Data di creazione: 01/02/2007
 

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