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Delinquenza minorile e dintorni

Post n°191 pubblicato il 06 Giugno 2010 da maiden.casoria
 

Come ha recentemente confermato il presidente della Corte d’Appello, a Napoli è in costante aumento la delinquenza minorile e, a differenza di quanto si registra in altre parti del Paese, tale fenomeno nella nostra città appare sganciato dall’immigrazione clandestina e si configura sostanzialmente come una ‘manifestazione’ autoctona che affonda le sue radici nell’emarginazione e nella miseria di alcune fasce della popolazione. Questo problema, spesso tenuto come nota a margine della fitta agenda dei nostri policy makers, è da ritenersi cruciale per chi desideri modificare in positivo le sorti del nostro ‘popolo’.

Oggi si parla tanto di legalità: il cardinale ne invoca la diffusione dal pulpito, si organizzano premi letterari su questo tema, si scrivono dossier sui quotidiani e sui libri, se ne parla nei talk show alla tv; e quasi sempre questa parola abusata è proferita in associazione al nome della nostra città, dove la sua applicazione risulta più carente. Ma la forma mentis delle persone, l’immaginario e i comportamenti errati di un popolo non si correggono con duelli di parole, scritte o gridate che siano. La ‘cultura’ del fregare il prossimo per avere la meglio, del delinquere per raggiungere i propri obiettivi economici più in fretta, dell’assecondare meccanismi illegali per uniformarsi al comportamento dei vicini si corregge ‘sul campo’ e quando si è in giovane età, quando cioè si è ancora in tempo per poter dare una sterzata alla propria vita nella direzione della legalità. I giovanissimi che oggi delinquono – a quanto pare sempre più di frequente, per rincorrere modelli sociali distorti o l’illusione di risollevarsi con facilità da una condizione economica difficile – sono i nostri concittadini del futuro, e se Napoli vuole avere un avvenire diverso è su questo target che le istituzioni devono lavorare ed investire.

Nella nostra regione quasi il 30% dei minorenni risulta privo di formazione scolastica o professionale e il tasso di disoccupazione giovanile è il più alto d’Italia. In particolare, è preoccupante il fenomeno della dispersione scolastica per la quale stuoli di ragazzini sono sottratti ad ogni forma di controllo sociale e se, come spesso accade, non hanno solide famiglie alle spalle, incappano con facilità nelle maglie della malavita. Altro dato da considerare è l’aggregazione di più soggetti a rischio, che nel nostro territorio è facilitata dalla presenza di veri e propri ghetti come Scampia e alcune zone del centro storico. Occorrerebbe non solo creare in questi territori iniziative culturali e laboratori, che pure sono utili, ma anche realizzare tramite le istituzioni scolastiche e di volontariato vere e proprie occasioni di evasione dalle aree a rischio favorendo la socializzazione con altri coetanei. Per i minorenni che già sono nel circuito dell’illegalità e che hanno già scontato pene detentive occorrerebbe inoltre ipotizzare percorsi di sostegno di più lunga durata rispetto a quelli attualmente previsti. Chi ha avuto occasione di visitare gli istituti penitenziari per minori della nostra città sa che molti dei ragazzi che vi risiedono, indipendentemente dai reati commessi, appaiono più come vittime del nostro sistema sociale che non come carnefici. Spesso si appassionano alle attività formative a cui prendono parte, in carcere scoprono di avere delle passioni o un talento, e nei loro occhi si accende la speranza di poter inseguire nuovi sogni. Questi giovani devono essere accolti sotto l’ala delle istituzioni e, una volta fuori, dovrebbero essere ancora seguiti con attività di ‘accompagnamento’ perché sappiano che una famiglia disagiata e compagni di quartiere fuori legge non sono il presupposto per una condanna inevitabile ad una vita nell’illegalità, perché sappiano che ci sono anche altre strade e che le istituzioni sono in grado di indicarle.

Vivien Buonocore

 
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